Ieri passando accanto a una libreria, ho gettato uno sguardo distratto alla sua vetrina e con la coda dell'occhio , mentre me ne andavo ho letto il titolo di un libro; "Mio nonno era un ciliegio".
Questo titolo mi ha fatto sorridere lì per lì, ma poi ogni tanto mi tornava in mente con una sorta di tenerezza e alla fine non ho resistito e ho cominciato a pensare a che tipo di alberi potevano essere stati i miei nonni.
E così con questa scusa ho ripercorso l'esistenza di quelli che sono stati i miei nonni, persone ormai relegate nel baule dei ricordi, e che invece grazie a quel titolo bizzarro, sono balzati nuovamente alla mia mente e al mio immaginario. "Senz'altro il nonno Beppò era un olmo, un bell'albero robusto e la nonna Luisa un salice, così elegante ed etereo" mi sono detta con convinzione "invece il nonno Enrico era un noce, forte ma snello e la nonna Isolina un melo, rotondeggiante e piccolo".
Cominciata per gioco, questa trasposizione invece è diventata talmente interessante da farmi continuare la ricerca anche per altri parenti, amici e conoscenti e alla fine mi sono ritrovata con un giardino, che è poi quello della mia vita, pieno di alberi grandi e meno grandi, che insieme però creano il contesto in cui si è dipanata tutta la mia esistenza e mi sono detta che in un giardino così vale proprio la pena di viverci, di muovercisi, di cercare rifugio quando in questo , quando in quell'altro albero, riparandosi all'ombra delle sue fronde o nutrendosi dei frutti dei suoi rami, fronde e frutti inestinguibili che il tempo ha tramutato in pillole di saggezza, che di tanto in tanto è giusto assaggiare.
E poi la domanda fatidica: "Ma io che albero sono?" Se aspetto che me lo dicano gli altri mi sa che aspetterò invano. Forse è il caso che cominci a pensarci da me............................e.....a proposito tuo nonno che albero è?
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