venerdì 17 febbraio 2017

Il gesto dell'ombrello

Perbacco sì! Ancora una volta il raggio di sole è arrivato a sciogliere il cubo di ghiaccio che era diventato il mio cuore. Il mio cuore? Ma vogliamo scherzare? Io , tutta io, ero diventata un cubo di ghiaccio. Chi ha saputo guardare, in questi lunghi mesi, che poi sono diventati anche anni, mi ha potuto vedere dentro un sarcofago di ghiaccio, un pò come il mammut che fu ritrovato anni fa. Lui stringeva ancora nella sua bocca, ranuncoli e fiori selvatici dei quali oggi si è persa l'esistenza....a me avrebbero trovato ancora le tracce dell'ultimo bombolone che avevo mangiato la mattina. Potenza del ghiaccio che penetra lentamente, indurisce il cuore, ma non arriva a ottenebrare del tutto la mente e quindi il pensiero continua ad andare, al rallentatore, come se qualcuno gli avesse dato una grossa mazzata...ma continua....
Io pensavo che stavolta non ce l'avrei fatta ad uscire fuori dalla fredda torre, dove ero entrata e che sembrava non avere porte per poter uscire, né finestre! E invece! 
E invece proprio oggi,  non so da dove, non so il perché, non so il come e neanche il momento preciso in cui è accaduto, ma  il raggio di sole della mia 'invincibile estate', che molto gentilmente mi ha prestato Camus, mi ha trovato, ha perforato il ghiaccio con la forza di un trapano che buca senza arrendersi, ed è arrivato fino a me. Ed io, novella principessa, che non si risveglia col bacio del principe, ma con quello di un raggio di sole che si chiama voglia di vivere, sono riuscita al liberarmi un'altra volta dai tentacoli del freddo che mi avevano avvolto....e una volta fatto questo, per dirla con parole eleganti, ho fatto quello che si chiama 'il gesto dell'ombrello'. In altre parole ho allargato le braccia e poi, con gesto ampio ho appoggiato la mano destra sull'avambraccio sinistro (eh! eh sono mancina...), proprio all'altezza del gomito e poi con una sferzata di energia ho accompagnato il braccio sinistro e la mano chiusa a pugno in quel gesto liberatorio, che in genere per essere più incisivo è accompagnato da poche parole semplici e sentite, ma irripetibili, visto che sono una signora di una certa età, e ho mandato due o tre persone  e forse anche qualcosina di più, al diavolo. E sono stata bene, nuovamente avvolta dalla mia invincibile estate che è di nuovo con me. E mai, mai mi ribellerò, quando l'estate arriva nell'inverno della mia vita e mi riporta sui sentieri che voglio percorrere. Mai.

mercoledì 15 febbraio 2017

Marradi free news


 ........a un certo punto di una delle mio giornate, nel mare grigio è spuntata un'isola verde. Mi è venuta subito voglia di scrivere e senza pensarci su, ho fatto un articolino che ho mandato alla testata "Marradi free news". Dopo mi sono sentita contenta per almeno dieci minuti, anche se non speravo in una sua pubblicazione. Invece non solo l'hanno pubblicato, ma il Direttore del giornale, veramente molto gentile,  mi ha comunicato con una e-mail che è stato inserito anche nel blog della Biblioteca comunale. Una piccola soddisfazione nel mare delle delusioni che mi circonda in questo lungo momento, ma più che altro il sapere che ora un esile filo mi lega a questo paese che considero un pò anche il mio.




Caro Marradi ti scrivo…. di Giuly

Posted by editor on febbraio 8th, 2017

mercoledì 8 febbraio Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo integralmente la lettera inviataci



Caro Marradi,

nello stesso momento in cui mi sono accinta a scrivere questa lettera, ho saputo che non avrei potuto mandarla a nessun altro che a te, come paese, come luogo, come ricordo. Il fatto è che io di te conosco la tua splendida natura, i tuoi boschi, il fiume che scorre sotto casa mia, e canta l’eterna canzone della vita, il castellone che richiama antiche gesta, ma non conosco più i tuoi abitanti, le tue abitudini, anche se cerco di tenermi informata leggendo tutte le notizie che posso trovare.

Io, non so neanche se ho ancora qualche parente alla lontana nelle tue case, ma l’affetto che mi lega a te, non solo è duraturo, ma è cresciuto nel tempo, via via che io invecchiavo e sentivo sempre di più il mio senso di appartenenza ai monti che ti circondano, che forse, impropriamente, chiamo ‘i miei monti’. Io non sono nata nella tua terra, ma i miei genitori sì e tutti gli anni, per tanti, tantissimi anni, sono venuta a passare le mie vacanze nel verde in cui sei immerso, nelle acque che ti scorrono fin sotto le strade e porto dentro di me ricordi legati quasi tutti alla mia infanzia e a quella dei miei figli. Ricordi fatti di risate, di scampagnate, di bagni nel fiume, di marachelle, di schiacciata al rosmarino del forno di Marino, di grigliate di castrato e salsiccia matta, di tortelli di ricotta del ristorante delle Scalelle, di funghi porcini raccolti da quell’inestimabile fungaiolo che era mio zio Gianè, che, quando manifestavo la voglia di mangiarli mi diceva: “ora te ne vado a prendere qualcuno!” e tornava sempre con il panierino pieno, ma non mi ha mai rivelato il posto in cui andava.

Anche ora, quando faccio una scappata veloce a trovarti, ho i miei punti fissi dove voglio sempre andare. Il Bar Bianco è la prima delle nostre tappe perché un bombolone come lo mangio lì ha qualcosa di speciale, solo per il fatto che anche quello fa parte dei ricordi belli, allo stesso modo in cui ce l’ha l’acqua della fonte di Campigno, che non sarà neanche più potabile, ma è così buona, così buona! E poi una scappatina a veder passare il treno, che una volta era la littorina, che di strada ferrata ne ha macinata tanta e lì torno a ricordi anche più antichi, che non ho mai vissuto se non attraverso le parole dei miei genitori quando mi parlavano della guerra. Quanti episodi, per me come novelle, quando ero bambina e guardavo la cassetta delle munizioni che in segno di pace era diventata il frigorifero delle birre e della coca-cola, sotto il getto della fonte di Biforco, ormai da troppo tempo secca. Di fronte c’era il bar della Morina, dove un merlo,nonostante tutto, fischiava ancora “Allarmi siam fascisti!”. Piccole storie, ma storie vere. Spaccati di vita.

La mia visita si conclude al cimitero, proprio sotto la stazioncina. Lì c’è il mio babbo, la mia famiglia, le mie radici.

La cosa bella, che ho scoperto di te caro Marradi, è che ogni volta che torno, trovo sempre la stessa accoglienza calda, libera, gioiosa. Almeno così la intendo io, per cui spero di vederti presto e se mi permetti ti mando una piccola cosa che ho scritto un po’ di tempo fa. Non è una poesia, ma uno stato d’animo. Un ricordo e niente più.



Temporale



Risplende di vita la mia valle

verde di fresca acqua trasparente,

brillante di colore che degrada

nel blu di lontani orizzonti.

Ed il mio sguardo si perde su nel cielo

dove giocano nuvole e pensieri

che correndo si intrecciano e si perdono

lontano, più lontano,

nei vellutati muschi e nelle felci

dei boschi superbi dei castagni

e più giù, nelle rive

del sonante ruscello di acque pure.

Ed ecco il sole che filtra tra le foglie

mentre il tuono con lontano fragore se ne va.

Io resto lì, non più donna ma bambina,

e rivedo la mano a me vicina

“Non temere, il temporale non c’è più

dammi la mano…vieni piccolina!”

Come vorrei ancora quella mano

nei temporali della vita mia!

Così sicura e così cara.

“Eccomi babbo” dico

e non ho più paura.



Con affetto

Giuliana Parrini (per tutti Giuly)








venerdì 10 febbraio 2017

That's Amore



That's Amore 



Niente paura! Non ho alcuna intenzione di salire in cattedra e dare una lezione sull'amore, anche perché mi sembra di ricordare di non averci capito poi così tanto. Questa è solo  la prefazione di qualcosa che vorrei scrivere e che ho dentro di me, ma che non vuole venire fuori. Non riesco ad andare avanti.Chi mi sa dare una spintarella?



La teoria è quando si sa tutto e niente funziona.

La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché.

Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica:

non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!

Albert Einstein

In teoria so che queste sono colonne



La pratica mi dice che devono servire a catalogare, a dividere, a ordinare qualcosa



Però teoria e pratica messe insieme mi fanno capire senza ombra di dubbio che la cosa non funziona e io non so il perché
Mi viene un dubbio!!
Per caso si sta parlando della mia vita?
Giuly



Perché ho scelto questo titolo ? Ma semplicemente perché questo racconto libero è intriso di amore, anche quando l'amore sembra che non ci sia e il suo posto sia stato occupato da uno sconosciuto neanche tanto simpatico. E' un amore che senz'altro si esprime in mille sfumature ognuna delle quali va a formare un tassello del mosaico della mia vita. La mia vita, fatta inizialmente di tanta teoria, che potrei chiamare ideali, alla fine si è risolta con la pratica del vivere quotidiano.
Teoria e pratica comunque non mi hanno fatto capire neanche un po' a che punto sono del mio cammino, perché ad ogni curva il paesaggio cambia e io mi ritrovo sempre davanti a scenari imprevedibili che alcune volte mi annichiliscono, altre mi amareggiano in sommo grado altri ancora per fortuna mi fanno sognare cose nuove.
Questa mia vita mi ha dato tanto anche se io non me ne sono accorta fino a non molto tempo fa e allora vorrei restituire un po' di quell'amore che l'ha pervasa anche alle persone che mi sono care ma non solo a quelle, anche alle persone che conosco ma non solo a quelle, anche alle persone che attraversano la mia strada ma non solo a quelle, anche alle persone che mi sono sconosciute ma non solo a quelle, anche alle persone che detesto cordialmente ma non solo a quelle
.............
un momento!!!
forse se dicevo a tutto il mondo facevo prima?

lunedì 6 febbraio 2017

Vivere





VIVERE È LASCIARSI BAGNARE DALLA PIOGGIA


Vivere è lasciarsi bagnare dalla pioggia,
correre incontro al domani
inseguire i propri sogni.

Vivere è sbagliare e perdere
rialzarsi e ricominciare
credere ancora che il bello ci sarà.

Vivere è ridere per chi si ama
piangere per chi si ama 
andare incontro a chi si ama.

Vivere è distruggere le barriere,
costruire ponti invisibili
progettare un mondo nuovo.

Vivere è non cullarsi nell'odio
non essere indifferenti
capire fino in fondo cos'è la libertà.

Vivere è lasciarsi inondare dal sole
capire che l'aria è di tutti
che la terra non è mia né tua ma è nostra

Vivere è sapere che ogni uomo è vita
che non è né mio, né tuo, né nostro
essere consapevoli che l'uomo è di se stesso.

Vivere è guardarsi negli occhi
e nonostante il tempo che passa 
riconoscersi per uomini veri.

Tutto il resto è solo esistere.

K. B.

domenica 5 febbraio 2017

Puppy-dog

Nella vita possono capitare tante cose, che neanche te le sogni. Certe volte sono cose proprio brutte, ma altre fortunatamente sono belle, altre ancora ridicole, altre divertenti....piccole cose, che alla fine fanno fare anche una bella risata liberatoria.
A me ieri è capitata proprio una di quelle divertenti.
Avevo portato Plinio, il mio puppy-dog a fare la sua passeggiata mattutina, ma non sapevo cosa mi aspettava.
 Plinio dal giorno prima aveva al collo un collare di quelli gonfiabili, una specie di salvagente intorno al collo, per provare a fargli smettere il brutto vizio che ha di corrersi dietro alla coda, e di mordicchiarsela, fino ad aver tramutato il suo bel pennacchio in una miserevole coda da pantegana. L'aveva accettato tranquillamente e devo dire che in casa funziona proprio bene, perché non solo da allora non si è più corso per niente dietro ala coda, ma  è stato  più tranquillo. Così è stato deciso di lasciarglielo anche nelle passeggiate, che in genere sono molto vivaci e molto attive per entrambi, per lui da un punto di vista decisamente fisico, per me..... più lessicale, visto che mi ritrovo a dire improperi di ogni genere, ma sempre con bon ton,  causati ed enfatizzati sempre di più, dal fatto che  il signorino ha anche il vezzo di tirare a cento all'ora e di tuffarsi di tanto in tanto contro qualche automobile, anche se preferisce di gran lunga nell'ordine crescente: le api, lo scuolabus, i pullman e i camion, dei quali i tir sono i suoi preferiti.
Appena siamo usciti sembrava tutto tranquillo e già mi complimentavo con me stessa, per la felice idea di lasciare il bel ciambellino azzurro al collo del mio adorabile cucciolone, ma è bastato svoltare l'angolo...............
E' bastato svoltare l'angolo e Plinio ha cominciato a fare salti rocamboleschi, atterraggi disastrosi, nei quali con un sorrisino di compiacimento (lo vedevo bene mentre arricciava il labbro in un gesto tipicamente suo) cercava di coinvolgere anche me. Ci siamo fermati, l'ho accarezzato, gli ho fatto vedere chi comanda, imponendogli di mettersi seduto, cosa che con una punta di stupore, ha fatto quasi subito, l'ho premiato con un biscottino al cinghiale, e così, rassicurata, sono ripartita. E per un po' è andato tutto bene, ma la sua era solo una tattica, perché non appena siamo arrivati nel viale di San Biagio, dove i profumini sono molto più allettanti e sono tanti, ma proprio tanti, di tutte le forme e di tutti i colori, a seconda di che tipo di croccantini mangiano gli amici dell'uomo, Plinio è nuovamente diventato un acrobata, ma stavolta uno di quelli proprio eccezionali, che fanno salti mortali e capriole, riuscendo, non si sa come, a non rompersi l'osso del collo. Venivo strattonata in qua e in là, mentre con il mio sacchettino decorato di fiorellini (sono un'irriducibile raccogli-cacca- del- mio -cane, in mezzo a cacche di tutti i tipi che spuntano al posto dei fiori per tutto i percorso del viale......ma stavolta è stata veramente dura!!!!!........) cercavo di raccogliere il fiore che Plinio con garbo e un ricciolo in cima aveva piantato per me . A un certo punto non riuscivo più ad andare ne' avanti ne' indietro, mentre dai finestrini delle automobili che passavano (poche per fortuna) mi arrivavano sguardi stupiti e divertiti. A quel punto, ci siamo guardati negli occhi, Plinio mi ha fatto vedere chi comanda e mi ha dato due possibilità: o mangiarmi un biscottino al cinghiale o levargli il salvagente, salvando così la sua dignità...  e proseguire la passeggiata. Ho scelto la seconda opzione...e non l'avessi mai fatto! A quel punto il mio puppy ha cominciato a saltare in maniera ancora più atletica, fino a ritrovarmi per due o tre volte naso  a naso, per strapparmi di mano quello che ha creduto il suo nuovo giocattolo. Ero stanca, ma proprio stanca! Mi sono messa a pensare a una soluzione e alla fine faticosamente, un pò a intermittenza si è accesa la lampadina. Il collare gonfiabile, me lo sono messo intorno al mio collo e così la passeggiata si è salvata, io anche, Plinio pure, e quando sono arrivata a casa e mi sono guardata allo specchio, devo dire che non mi stava neanche male! In giro si vedono degli scaldacollo molto più pacchiani!

mercoledì 1 febbraio 2017

Io e la Bandiera


Risultati immagini per bandiera d'italia a brandelliL'ho vista ieri sera, quando potavo fuori il mio cane per l'ultima passeggiatina prima di andare a letto. Era lì la bandiera, davanti alla strada, ritta sul suo pennone, come sempre del resto, ma chissà perché ieri sera mi ha detto qualcosa, mi ha comunicato un pensiero. Sventolava in morbide onde contro un cielo foriero di pioggia, avvolta a tratti da una leggera nebbia, mostrando i suoi colori, che al buio apparivano più smorzati, ma sempre ugualmente belli, sempre riconoscibili. Era la bandiera dell'Italia. Mio malgrado, mi sono ritrovata a pensare alle tante bandiere italiane, che ho visto nell'arco della mia vita e le ho fatte scorrere davanti agli occhi del ricordo. Piccole, grandi, immense, scolorite dal sole, fatte a pezzi dal vento impietoso, bucate dal fuoco nemico (io ne ho una), rattoppate....ma tutte ugualmente dignitose e tutte con lo stesso identico messaggio di identità e di libertà, anche quelle, che cugine miserevoli di altre più blasonate che svettano sui palazzi importanti del nostro paese, si aggrappano tenacemente fino all'ultima fibra del loro essere al pennone che le sostiene, quasi a dire: "Io, sarò me stessa fino all'ultimo soffio di vento che mi accarezzerà o mi scuoterà , fino all'ultimo raggio di sole che mi illuminerà o mi brucerà. Sarò io, liberamente io, sempre e solamente io.".
Ieri sera ho pensato che mi sarebbe piaciuto essere quella bandiera, che sventolava così pacatamente nella tempesta che si stava avvicinando, per poter dire a mia volta:" Io, sarò me stessa fino all'ultimo soffio di vento, che mi accarezzerà o mi scuoterà, fino all'ultimo raggio di sole che mi illuminerà o mi brucerà. Sarò io, liberamente io, sempre e solamente io".