mercoledì 30 aprile 2014

Una tramvata di gioia

Avete mai provato a ricevere una tramvata di gioia in pieno muso?
Se sì, allora potete capire come mi sento io stamani che l'ho appena ricevuta.
Se no, vi auguro di provarla quanto prima.
Le tramvate di gioia, fanno vacillare, rendono le gambe gelatinose, e il cervello se ne va in vacanza a tempo indeterminato, nel senso che ciascuno ha i suoi tempi di ripresa, per cui non c'è lo stesso metro di misura per tutti.
Quando poi la suddetta tramvata arriva dopo un periodo di stress elevato al quadrato, si vacilla ancora di più. Se poi arriva in condizioni particolari, strane e bellissime, come è arrivata a me, allora non resta altro da fare che sedersi e aspettare che le forze ritornino, e che quel senso di beata stanchezza che segue sempre a un forte rilassamento nervoso, abbia il suo sfogo.
Cosa che sto facendo io, da circa tre ore a questa parte.....................e pensare che stamani avevo detto che avrei dovuto fare tante di quelle cose prima di andare al lavoro! Ma che importa? Questo è un momento da godersi nel silenzio più assoluto e nella pace dell'anima. Il resto verrà!

martedì 29 aprile 2014

Come una novella


 


Parlando di santi, come ho fatto negli ultimi due post, non posso proprio fare a meno di parlare del 'mio' santo....., il mio burbero santo, quello a cui mi rivolgo sia nei momenti tristi che in quelli gioiosi della mia vita, da  tanti anni ormai, quello che sa tutto di me, ma proprio tutto, quello che con i suoi occhi pare sempre che mi dica: Tu si pproprio 'na capa dura.............................. 



Questa novella comincia in una calda giornata d’estate di diversi anni fa e precisamente quando suonò il telefono alle terme, alle 12,30; cinque minuti prima dell’uscita dal lavoro. Ricordo che mi stavo cambiando e feci appena in tempo a prendere la comunicazione. All’altro capo del filo c’eri tu, che io immaginavo tra i verdi boschi che ti avevano visto affrontare la salita della Colla per andare a Marradi, e ora, pensavo, in quelli altrettanto verdi del Casentino che ti dovevano riportare a casa dopo quello, che era stato senz’altro il giro più lungo che avevi fatto in bicicletta.
Invece, con il tono di voce che ti è proverbiale, un po’ ironico, un po’ sorridente, un po’ irridente, mi dicesti di non preoccuparmi, ma eri all’ospedale, già dalla notte precedente, quando, novello Pantani, come poi tutti ti chiamarono, a due passi dal traguardo ti eri dovuto fermare sopra un prato e da lì chiamare I, che era corsa in tuo soccorso.
Il giorno dopo, mi avevi avvertito e io invece di girare verso Montepulciano, avevo girato verso Chianciano ed ero venuta subito da te, neanche preoccupata più di tanto, perché ti avevo sentito, e la tua voce mi sembrava serena. E infatti ti ho trovato tranquillo, appoggiato ai cuscini del letto, ma eri comunque sempre te, e mi sono ulteriormente tranquillizzata. Ho parlato con i medici che mi hanno detto che non c’era niente di grave e poi mi sono seduta vicino al tuo letto per poter parlare un po’, farti qualche domanda. Ero troppo contenta di sapere che tutto andava bene, per arrabbiarmi e brontolarti per lo sforzo che avevi fatto.
Fino al momento in cui qualcosa è cambiato, con una rapidità tale, che non ho fatto neanche in tempo ad allarmarmi. Mi sono letteralmente pietrificata. Non avevo mai visto un uomo piovere e tu in quel momento piovevi. L’acqua ti scendeva da tutte le parti, non c’era più una parte del tuo corpo che non colasse. E tu cambiavi espressione e ti allontanavi da me. Ho suonato immediatmente il campanello e  sono venuti subito i medici e mi hanno detto di uscire, ma mentre me ne andavo velocemente, con lo stomaco e il cuore in subbuglio, lo sguardo mi è caduto per un breve attimo sulla sponda del tuo letto, a sinistra in alto. C’era l’immagine di un santo, che ancora non era tale.
P. Pio è entrato in quel momento nella mia vita e non ne è più uscito. Ti raccomandai a lui, e stranamente mi sentii pervadere da una calma che in quel momento frenetico, mi stupì tantissimo.
Non mi era simpatico p. Pio. Non ero mai riuscita a farmelo piacere, né mi ero mai posta tante domande sul perché non mi piacesse. Era così e basta. Ma da quel momento io seppi che gli dovevo qualcosa. Però finì tutto lì e per un bel pezzo è stato lontano dai miei pensieri, anche se sentivo che non era più un perfetto estraneo come prima, e ogni volta che se ne parlava , mi ritrovavo ad associarti a lui e ad avere il desiderio di approfondire la sua conoscenza. Ma finiva tutto lì.
Poi venne il film in televisione con Castellitto e mi ritrovai affascinata non so se dal personaggio o dall’interprete, ma senz’altro questo mi spinse a conoscerlo ancora di più.
Negli anni che seguirono ebbi solo altri due motivi per ricordarmi di lui.
Il primo fu un giovane di diciotto anni che era alle Terme con i genitori e faceva il bagno dermatologico. Non ricordo il cognome, ma il nome mi rimase impresso: si chiamava Francesco Pio. Dopo qualche giorno, a conoscenza un po’ più approfondita con la madre, lei stessa mi spiegò il perché di quel nome. Se un giorno vorrai conoscere la sua storia, te la dirò volentieri,è una bella storia, una di quelle che ti riconciliano con l'esistenza,  ora sarebbe una novella dentro un’altra novella.
Il secondo motivo mi si presentò sempre alle terme (tu sai che lì è un viavai di persone), sotto le sembianze di un uomo molto gentile, ma poco loquace. Infatti per tutto il periodo della cura ci siamo scambiati solo le indispensabili parole di cortesia. Fu l’ultimo giorno, che, già pronto per andarsene, mi venne a salutare e tirando fuori dal taschino della giacca un’immaginetta, me la porse con queste parole: “La prenda per piacere. Questo è il mio ringraziamento per quanto ha fatto per me,e per la sua gentilezza”.
Lo guardai stupita e lui se ne accorse. “Non le piace p. Pio?” “Non molto, …mi dispiace! Ho uno strano rapporto con lui” risposi sorridendo. “Non importa. La prenda lo stesso. Vedrà che le sarà utile”. La misi nel taschino della mia divisa e non ci pensai più. Ma quando il giorno dopo ne misi una pulita, qualcosa al di là della mia volontà, mi fece prendere l’immaginetta e trasferirla nel nuovo taschino. E così è stato per tutta la stagione.
Finito il lavoro a ottobre la riposi insieme a tutte le altre immagini dei santi di cui ho una piccola collezione e la dimenticai.
Fino all’anno successivo, quando scoppiò il caso M, e anche noi, come te, vivemmo momenti di vera angoscia e di assurda impotenza e dico assurda, perché non è ammissibile che ci siano episodi di così vergognosa inettitudine nella società del terzo millennio.
Nel frattempo anche la mia conoscenza di p. Pio si era fatta più profonda e cominciavo a sentire una strana simpatia per quest’uomo e per la sua storia, e la sua immagine era sempre di più associata ad un’altra figura di grande spessore,( che aveva intrecciato con p. Pio, momenti profondamente umani e di fiducia ) che sono sicura, sarà quella di un gigante della storia , cioè a Giovanni Paolo II; GPII, come poi l’ho sempre chiamato dopo la sua morte. In quelle giornate ho vissuto momenti particolarissimi, uno dei quali molto intenso insieme a tuo fratello, pensa un po’. Ma anche questo se te lo raccontassi, sarebbe un’altra novella dentro la novella, per cui se un giorno la vorrai conoscere me la chiederai.
Il giorno che per la seconda volta io e tua sorella partimmo per Roma, con una cartellina piena di documenti, di mail frenetiche che erano giunte da te, di nomi da contattare, di indirizzi, poco prima di uscire di casa ritornai precipitosamente sui miei passi perché volevo prendere l’immagine di S. Francesco e metterla nella cartellina. Ti è sempre piaciuto s. Francesco, e pensavo che ti avrebbe protetto in quel difficile momento. Aprii la scatolina e cercai subito l’immagine che misi frettolosamente nella cartella, ma mentre la richiudevo, sentii qualcosa di urgente dentro di me che mi diceva che non quella dovevo prendere, ma l’immagine di p. Pio. E fu ciò che feci senza peraltro abbandonare l’altra. Mi dissi che i santi non sono gelosi tra di loro. Sennò che santi sarebbero?
Furono giorni lunghi, quelli che precedettero la risposta che attendevamo. Però ogni tanto, quando mi veniva lo sconforto, vedevo davanti a me l’immagine di p. Pio, che con un breve sorriso mi diceva: “Andrà tutto bene”. E così è stato!
Da alloro però il burbero frate è diventato il tuo protettore e ogni volta che c’è stato qualcosa sono sempre ricorsa a lui.
E non solo per te! 
Tratto da "Come una novella" 



Questo è solo l'inizio del mio rapporto di fiducia con p. Pio, perché ci sono stati tanti altri episodi in cui la sua presenza nella nostra famiglia è stata tangibile, momenti che però sono troppo personali per poter essere divulgati. Momenti che si vivono solo con gli amici più intimi.
 Ecco! P. Pio per me è un amico e sembrerà strano a chi ha già letto del mio particolare rapporto con la fede e del mio amore per la scienza, che molte volte mette in discussione la fede stessa. Non so che rispondere, e dico che accetto questa mia ambivalenza senza pormi domande, perché l'una cosa non esclude l'altra.
I suoi occhi col loro sguardo penetrante, mi fanno inequivocabilmente capire quando sbaglio, ma mi infondono anche una grande forza, nei momenti in cui anche la speranza vacilla, e questa forza riescono a darmela in maniera tale, che io mi affido a quegli occhi, con la tranquilla ficucia di un bambino e non ho più paura, neanche ora, momento particolare della mia vita, pieno di molteplici tensioni,  perché il suo sguardo mi sta dicendo: 'Andrà tutto bene!'.

lunedì 28 aprile 2014

Quel giorno ad Assisi

Pare proprio che il viaggio ad Assisi fatto da papa Giovanni XXIII sia da annoverare tra i giorni della Storia, Beh! Quel giorno c'ero anch'io! Con tutta l'incoscienza dei miei undici anni, ero partita col gruppo guidato da p. Gregorio, un frate francescano, per andare a rendere omaggio al 'Papa buono', che tutti già allora chiamavano così. Per me, sinceramente, il papa, a quell'età che era allora la mia, era solo una figura lontana, irraggiungibile, vestito in maniera strana e diversa da tutti gli altri uomini, e secondo me anche un pò ridicola, e forse anche secondo lui, che  infatti cominciò a rifiutare determinate forme di protocollo, intoccabili fino ad allora, tipo la sedia gestatoria......Del resto eravamo negli anni '60, i mitici ed effimeri anni del boom economico,  quel periodo in cui tutto cominciava a cambiare con una rapidità tale che non si riusciva a stare al passo. Ma le sue parole erano belle ed era bello anche il modo che aveva di comunicarle alla gente, con semplicità, con dolcezza.......come un nonno insomma! Che razza di nonno fosse, si è capito solo dopo e forse solo dopo l'hanno capito anche coloro che lo hanno eletto al soglio pontificio. Un gigante, un innovatore!
Quel giorno ad Assisi, per me fu più che inpellegrinaggio,  una bella gita, fatta insieme a tanti altri ragazzi del mio paese, un giorno di svago, un giorno diverso, fino al momento in cui ci si riunì tutti alla stazione ferrroviaria, per salutare la bianca figura che affacciata al finestrino impartiva a tutti la sua benedizione. E l'entusiasmo con cui sventolavo il mio fazzoletto insieme agli altri, non era simulato, ma caldo e sincero , anche se inconsapevole, perché certo allora non riuscii a capire che quel semplice viaggio in treno aveva il significato di una prima grande apertura verso ol mondo che cambiava.
Insomma......se questa è stata una giornata storica, anch'io ho fatto la mia parte nella storia, semplicemente sventolando un fazzoletto, senza neanche immaginare lontanamente che stavo salutando un Santo.

domenica 27 aprile 2014

A Karol

Dedicata a quel bambino che si chiamava Karol e che è rimasto sempre in un angolo del cuore del grande uomo che diventò Giovanni Paolo II



Forse

se son con te

solo col cuore

meno importante

è la mia preghiera?



Forse

se non vengo

tra la folla

meno vero

è il mio affetto?



Forse

se mentre

ti fanno santo

io lavoro

penso meno a te?



Tu lo sai

che sei sempre

nel mio cuore

oggi come ieri

oggi come domani

per ammonirmi

per insegnarmi

per indicarmi la via

come sempre hai fatto

dal giorno in cui

ti ho affidato me stessa

e più che me, i miei cari.



Oggi tu sarai santo

e io la solita donna

ma per me sei stato

santo subito

fin dal momento in cui

venni a portarti

il mio ultimo saluto
 insieme ad altri

milioni di saluti

Non chiedermi perché
piccolo Lolek

non saprei cosa dire

sono cose che si sentono

e che si vivono

e non hanno risposte



giuly








sabato 26 aprile 2014

Lampi di felicità: le giostre

Sono arrivate le giostre e come tutti gli anni sono spuntate magicamente in quel luogo che una volta si chiamava 'lo sterro' e che aveva il nobile compito di far muovere le gambe ai nostri ragazzi che lì, si cimentavano in entusiasmanti partite di pallone, e avevano l'altrettanto importante compito di  far passare i bollenti spiriti e dare una ripassatina, se ce ne fosse stato bisogno, alla ricca collezione di bestemmie, che da toscano doc, ogni ragazzo ha sempre conosciuto e colorato di sfumature personali .......senza cattiveria, senza voler far del male a nessuno e tantomeno voler offendere o essere blasfemo.....ma solo come intercalare volgare ma molto macho, almeno così è sempre stato ritenuto.
Io ho sempre detestato la bestemmia, anche quando ero ragazza e non perché sia una puritana o abbia orecchie troppo gentili per ascoltare le turpitudini, ma solo perché " se ci credi non puoi bestemmiare, se non ci credi che bestemmi a fare?". E invece a primavera, quando l'aria era tiepida e si cominciava a tenere le finestre aperte, queste litanie insolite e molto molto fantasiose, arrivavano fin nella mia camera e mi infastidivano, anche perché alcune volte erano talmente esotiche, artistiche, impensabili, che riuscivano anche a tirarmi fuori un sorriso e pur non volendo si stampavano nella mia mente e mi costringevano a rielaborarle.
L'arrivo delle giostre metteva termine a tutto ciò per una ventina di giorni, perché allora dalla mia finestra entrava solamente la musica che mi piaceva tanto. Ed erano sempre tutte le ultime novità e io sulle note di "Michelle" sognavo, sognavo, mentre la mia penna scorreva veloce sul quadeerno nella fretta di finire i compiti per poter andare a divertirmi sugli autoscontro, sui dischi volanti, ma più che altro sui 'calci in culo', quelle catene volanti a cui sono appese i sedili. Ero una campionessa in quelli e dopo il primo giro, tutti gli altri li facevo gratis, insieme al compagno che mi spingeva alla conquista del fiocco appeso al pallone. Che meraviglia!
L'ho rivisto ieri il 'calcio in culo' e mi sono stupita di vederlo ancora, segno evidente che comunque i ragazzi continuano a divertirsi con le stesse cose anche cinquant'anni dopo. In questo almeno non c'è stato conflitto generazionale! Un attimo di felicità tutto per me, nel momento in cui ho pensato che anche i miei nipotini forse proveranno le stesse sensazioni che provavo io allora....tanto tempo fa! E il pensiero fugace, mentre passavo oltre con la macchina, che forse se i grandi capi del mondo qualche volta si facessero un pò di giri su un bel 'calcio in culo, forse la vita sarebbe migliore!

venerdì 25 aprile 2014

La differenza


Finalmente Rocco torna a farsi sentire e decide di farlo a primavera, quando tutto si rinnova e la vita ritrova la sua forza vigorosa che la spinge a cercare orizzonti lontani, limiti da superare, nuove emozioni da provare..........e lo spirito si affina in questa continua ricerca di sé,fino ad uscire dai rigidi schemi delle stesse leggi fisiche che regolano l'universo intero, per andare più in alto, verso luoghi ancora sconosciuti ed eterni.


E' la vita che abbiamo dentro
che fa la differenza
una pietra cade a terra
e lì rimane
un seme cade a terra
sale
produce rami, foglie
la vita
supera le leggi fisiche
non si può arrestare
il movimento dell'uomo è verso l'alto
ci vuole coraggio
ci vuole cuore
e il cuore
ribalta la forza di gravità

giovedì 24 aprile 2014

Mal d'orecchi

Oggi sto un  pò meglio, ma per due giorni h avuto un mal d'orecchi (lo so che si dice orecchie, ma non renderebbe) tremendo, roba, che Pinocchio a me mi faceva un baffo!!
Non ero in grado neanche di ragionare bene, figuriamoci di lavorare. Eppure ho dovuto farlo lo stesso per portare in fondo degli impegni che mi ero presa e ai quali non potevo disattendere. Il risultato? Boh! mi hanno detto che è stato buono, anche se io non me ne sono resa conto.
Eppure anche un semplice mal d'orecchi può essere un insegnamento importante. A me ha fatto capire che è inutile che mi gonfi, mi dica brava, mi senta indispensabile e invincibile, quando basta quel semplice dolore, che è tremendo, è vero, ma che in confronto ad altri è proprio una pippa, .......per mandarmi in tilt e farmi sentire piccola piccola. 
Oggi sto meglio e sono molto umile, anche se so che durerà poco. Infatti per come siamo stati impastati, noi uomini abbiamo sempre il bisogno di sentirci forti, al centro dell'universo e meglio degli altri. Mica è colpa nostra se siamo fatti così. Di questo risultato molti danno la colpa al 'peccato originale' ........altri vanno più in su....proprio ai piani alti. Mah! Che devo dire? Non siamo cattivi, siamo solo un pò tronfi!

lunedì 21 aprile 2014

In lode della "Bizza"


"Siamo grati al  bambino che rimane sempre dentro di noi anche quando siamo adulti! E' lui che ci permette di continuare a fare le "bizze" anche quando siamo grandi e più che altro a non farci sentire in colpa quando le facciamo,.... in barba alla nostra saggezza."
Da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly



La "Bizza"! Quel momento unico, esaltante e fortunatamente di breve durata che accarezza il nostro Io più profondo, che scende in lizza per riaffermare il proprio potere............Quel vento capriccioso che improvvisamente agita i capelli  e la ribellione.............Quel momento di trasgressione agli schemi canonici della vita..........Ah! Cara "Bizza"!  Meno male che ci sei! Altrimenti ti avrei inventato io.......


Ogni tanto una bizzarria nella vita ci sta bene! Ci vuole proprio!! Ogni tanto quel bambino che è dentro di noi è giusto che si faccia sentire, non solo nell'innocenza, nella purezza, nella semplicità, come vorrebbero gli esegeti, ma anche in una sana, liberatoria, simpatica "Bizza".L'impotante è non esagerare!

domenica 20 aprile 2014

Un giorno....a Pasqua


 Quando scrissi questo racconto, mi immedesimai talmente in esso, che anche oggi rileggendolo, mi sembra di calpestare  quella terra, testimone dei fatti che vi si svolsero, e guardando lontano, se alzo un pò lo sguardo posso ancora scorgere una croce, muta testimone del nostro andare, e più su, un cielo che brilla oltre le nuvole della quotidianità.

Buona Pasqua a tutti.






Un giorno…a Pasqua

Seduto sul muretto fatto di ciottoli riarsi dal sole, perdo il mio sguardo sulla valle appena poco più in basso di me. Sono qui da un po’ di tempo, scontento di me e degli altri, scontento dei posti i cui sono nato e ho sempre vissuto. Da un po’ di tempo qualcosa si agita dentro di me, senza che io riesca a darle un nome, ma non se ne vuole andare. E’ come se cercassi qualcosa, qualcosa che mi dia una spinta maggiore a vivere la mia vita. Possibile infatti che la vita di un uomo sia solo fatta di sole che nasce, di lavoro per un pugno di cibo, di sole che muore? Non ci voglio ancora credere, anche se qui tutto sembra confermarlo.
Non è facile per un uomo dei nostri giorni vivere a Gerusalemme. La vita è dura e le prospettive per il domani sono scarse, specialmente se hai moglie e figli da sfamare. La nostra non è una terra facile. Arida per il grano, ma in compenso ricca di oliveti,…ma gli oliveti non sono per tutti! Ci vogliono un bel po’ di denari per avere un oliveto e io non ce li ho davvero. Anche la pastorizia da i suoi buoni frutti e il nostro è sempre stato un popolo di pastori, ma anche i bei tempi in cui la vita scorreva più serena tra le varie tribù della mia gente è finito. Ma non è tanto questo che mi amareggia, quanto la mancanza di libertà. Io mi sento un uomo libero, dentro di me so di avere diritto alla mia libertà, alla mia terra, ai miei orizzonti, ai miei progetti, all’armonia del vivere nel rispetto degli altri, ma ormai ciò non è più possibile da tanto tempo. Soggiogati da un popolo straniero, governati tirannicamente da un governatore della nostra gente che si è asservito all’invasore, il mio popolo langue in un letargo nel quale si spengono tutti gli ideali, tutte le attese ed anche la libertà è diventata un miraggio lontano, quasi privo di significato. Ci siamo abituati all’inedia della sudditanza e le nostre mente brillanti, di cui siamo sempre andati tanto fieri, pare che siano state coperte dalla sabbia del deserto. Ma io sono giovane e il mio sguardo punta lontano,verso un mondo migliore, verso una nuova prospettiva di vita, verso una società in cui tutti siamo uguali e ciascuno di noi abbia il diritto di dire il suo pensiero senza la paura di subire punizioni fisiche e morali. Questo è un periodo importante per noi. Tre giorni fa abbiamo festeggiato la Pasqua, e quale giorno migliore per ricordare queste cose? E’ il giorno in cui il mio popolo è stato liberato dalla schiavitù dell’Egitto, il giorno del riscatto, il giorno in cui la terra promessa non è stata più soltanto un sogno,ma è diventato un progetto. E questa terra che cos’è ora? Di chi è ora? E noi chi siamo? ……ma cos’è questo rumore?....Chi è che grida?.......Dove sta andando tutta quella gente?

Mi passa vicino un uomo. Anche lui sta correndo verso non so che cosa. Lo prendo per un braccio:
“Che succede?” gli chiedo allarmato. Forse si sta preparando una sommossa? In questi giorni ogni tanto scoppia un tafferuglio!
“Come…non lo sai?” risponde quello sbigottito
“Che cosa?” domando altrettanto sbigottito
“L’uomo di Nazareth è resuscitato” mi dice lui quasi tremando
“Che vuol dire questo?” sono sempre più allibito
“Stamani alcune donne sono andate alla sua tomba,….ma dico non hai mai sentito parlare del Nazareno?”
“Sì, qualcosa ho sentito, parlavano di miracoli, e ho saputo anche che lo avevano arrestato, ma poi non so che cosa sia successo”.
“E’ successo che l’hanno condannato e l’hanno crocifisso, lassù, sul calvario, dove crocifiggono tutti i malfattori. Poi è stato sepolto e davanti alla sua tomba hanno messo una pietra che neanche una coppia di buoi sarebbe riuscita a spostare di un millimetro….e per essere ancora più sicuri che nessuno avrebbe provato a trafugare il suo corpo, lo hanno piantonato i soldati…….bada bene, non i nostri soldati, ma quelli dell’esercito di Roma, che non si sono più spostati da lì”
“Ebbene?.....”
“Ebbene stamani alcune donne che andavano a pregare sulla sua tomba si sono trovate davanti alla tomba…vuota. Ti puoi immaginare l’emozione, ma questo ancora non è niente. Mentre scappavano di corsa per andare ad avvertire i suoi discepoli, presumo, il Nazareno si è manifestato ad una di quelle donne,… mi pare che si chiami, aspetta…..Maria, sì Maria di Magdala e le ha detto che era risorto………per cui tutta la gente va a vedere che cosa è successo, per rendersi conto…….e tu che fai non vieni?”
“Non so…non subito comunque, non mi piacciono queste manifestazioni di massa. Mi sbaglio o le stesse persone hanno chiesto a gran voce la sua condanna poco più di tre giorni fa?”
“Sì è vero, ma che vuol dire, tutto è stato fatto in buona fede. Insomma fai come ti pare, io vado”.
Lo guardo allontanarsi. Sono frastornato, poi un pensiero improvviso mi spinge a richiamarlo a gran voce:
“Ehi, ehiiiii! Fermati un attimo”
Si volta e mi guarda spazientito.”Che vuoi ancora ?” mi chiede sgarbatamente
“Il nome. Come si chiama l’uomo di Nazareth?” domando stupito io stesso di una simile domanda
“Gesù, si chiama Gesù!!!” e scappa via
Rimango trasognato a guardare davanti a me la splendida giornata di aprile che trionfa in tutto il suo profumo primaverile. Il sole è caldo e la natura intorno rinasce a nuova vita. Come l’uomo di Nazareth. Chissà perché, ma non sono stupito. Non so spiegarmi come mai,ma questa notizia mi ha scaldato il cuore e ha allentato la tensione che si è accumulata dentro di me in tanti mesi di insoddisfatte domande senza risposte. Sento che dentro di me sta nascendo qualcosa di nuovo,che non ha nome, o per lo meno che ancora no lo ha. E’ solo una sensazione di nuovo, ma non la scaccio, anzi, la stringo forte dentro di me. Chissà forse dovrei andare anch’io a vedere cosa è successo, per capirci qualcosa di più! In quel momento un rumore delicato di passi mi fa voltare. E’ una donna e avanza verso di me lentamente, nel suo viso un’emozione intensa, ma dolce e pacata. Il suo viso non mi è nuovo, ma non so dove l’ho vista e comunque mi ritrovo contro ogni mia abitudine a rivolgerle subito la parola:
“Anche tu vai a vedere la tomba vuota?”
“No- mi sorride lei – ci sono già stata!”
“Ma tu sai perché questo Gesù è stato condannato a una infamia così orribile come la crocifissione?” domando incuriosito “Cosa poteva aver fatto di tanto tremendo? Aveva forse ucciso qualcuno, ma qualcuno potente, intendo?!”
“No davvero, aveva solo parlato, aveva espresso le sue idee, ci aveva parlato di un mondo migliore, di amicizia, di amore, di giustizia”. Risponde lei come inseguendo un suo pensiero
“Ma per simili cose, non si crocifigge una persona” le dico scettico
“Questo lo pensi tu! A volte le parole sono più forti delle spade”. Continua lei tranquillamente
“E scusa, si può sapere cosa mai ha detto?”
“Certo! Strano che tu non lo sappia, perché quel giorno ad ascoltarlo c’era una moltitudine di persone, ma non importa, te lo dico io”
“Ti ascolto”
“ Bene! Quel giorno sulla montagna, mi pare ora in questo momento,da quanto sono vive in me le sue parole,ci disse questo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli. Beati quelli che piangono, perché saranno consolati, Beati i miti, perché erediteranno la terra, Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati, Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia, Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio, Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male a causa mia; rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così, del resto, perseguitarono i profeti che furono prima di voi. …..ecco queste furono le parole che disse e queste parole sono state la sua condanna, ma saranno la nostra salvezza”. La voce si è un po’ incrinata
“Perché saranno la nostra salvezza?”
“Perché sono parole di libertà, sono parole fatte per l’uomo di tutti i tempi, e quindi dei nostri tempi. Ma saranno le parole anche per i tempi futuri. Sono la libertà di essere Uomo………e la sua croce, la vedi lassù? È ancora ben visibile, non sarà più un segno di sconfitta, ma un segno per ogni uomo che veda in un altro uomo una persona diversa da sé, ma uguale a sé nel diritto di vivere, di scegliere, di pensare, di amare”.
“Ma tu chi sei?” le domando rapito dalla sua voce e dal suo parlare
“Nessuno. Sono solo una donna…..ma altri ti diranno le stesse cose che ti ho detto io. Oggi Gesù di Nazareth è risorto e da oggi il mondo non sarà più lo stesso”
La donna ha proseguito il suo cammino, lasciandomi lì, pensieroso, mentre le strane parole che ha appena pronunciato cominciano a prendere forma entro di me, si allargano dentro di me, diventano una strada dentro di me. Percorrerò quella strada con i miei figli, e i figli dei miei figli, e i figli dei figli dei miei figli. Sarà difficile, lo so, ma finalmente ho ritrovato la forza di vivere………………………………....................................................

20 Aprile 2014. Seduto sul muretto fatto di ciottoli riarsi dal sole, guardo la terra dei miei padri. Oggi è Pasqua in questa mia terra martoriata e così difficile da vivere. Gesù di Nazareth è risorto e le sue parole sono dentro di me, si allargano dentro di me, diventano una strada dentro di me. Percorrerò quella strada con i miei figli, e i figli dei miei figli, e i figli dei figli dei miei figli. Sarà difficile, lo so, ma finalmente ho ritrovato la forza di vivere.

sabato 19 aprile 2014

Pioggia

 La pioggia nel pineto




Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,

piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.


Anch'io piovo in questa vigilia di Pasqua. Piovo con la stessa dolce tranquillità con cui stamani scende la pioggia dal cielo, con la stessa sua partecipazione che ristora le foglie appena nate, con lo stesso sentimento presente e allo stesso tempo distaccato con cui stamani scendono perle di cristallo sul mondo. 
"Taci." dice il poeta e mi trovo d'accordo con lui. La pioggia, qualsiasi pioggia nella vita va ascoltata in silenzio. 

venerdì 18 aprile 2014

Amen




"Ineluttabilmente amo"
da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly





Eh già! Proprio così........e lo dico con la rassegnazione di chi ormai sa di non sapere fare diversamente. Amo tutto perché amo la vita, anche quando la vita non mi ama, o forse sembra che non mi ami.



Amo i miei ricordi,
 il giorno presente,
 i sogni futuri.....
Amo la gente.

Amo i fiori
che nascono nei campi
e la rugiada che li bagna...
Amo la natura.

Amo l'alba leggera
e il tramonto di fuoco
e il sole e le stelle...
Amo l'infinito.

Amo il sogno
e il pensiero lontano
e la luce che fu....
Amo l'eterno.



giovedì 17 aprile 2014

Un pezzetto di cielo



Altro che primavera!
 Qui c'è una tramontana
 che rischia di
 farmi cadere il naso. In compenso c'è un cielo....ma un cielo....ma un cielo....... che mi ripaga di tutto il freddo che ho sentito mentre ieri pomeriggio me ne andavo a fare una passeggiata a passo di carica su per la salita del vecchio ciimitero, che è una di quelle salite che se non si sta attenti si rischia di ribaltare, da quanto è erta. Eppure anche i cipressi che mi guardavano dall'alto della loro vetustà, da una parte e dall'altra della ripida strada sterrata, sorridevano e mi dicevano : "Ma hai visto che cielo?" e io rispondevo: "Eh! l'ho visto, l'ho visto!!" e continuavo a camminare mentre una strana pace, una ancora più strana allegria mi scivolavano dentro senza sapere il  perché........anche perché in questi momenti non ho certo grossi motivi per essere allegra . Eppure quel solletichino che sentivo all'interno del mio cuore era proprio allegria, non c'era dubbio, me l'hanno confermato poco dopo una farfalla che mi svolazzava intorno con la sciarpa al collo, e un uccellino col cappuccio in testa, che ci voleva prprio,  visto il freddo che faceva. Eppure anche loro mi dicevano chi in un modo, chi in un altro: "Ma hai visto che cielo?" e io rispondevo:"L'ho visto, l'ho visto!" e proseguivo il mio cammino.
Poi all'improvviso, un grosso rumore che veniva da lontano e che si avvicinava rapidamente, mi ha costretto a sollevare la testa e a guardare proprio quel cielo e così ho visto passare proprio sopra di me un 'caccia' che mi è sfrecciato sopra con la sua linea sinuosa e areodinamica, non prima di avermi detto: "Ma l'hai visto che cielo??" e non ho fatto in tempo neanche a rispondergli che era già sparito verso un altro orizzonte e un altro destino. 
E io ho capito che mi sentivo in sintonia col mondo intero, col mondo della natura e quello dell'uomo e che anche se sarebbe stato solo per un breve attimo, era comunque un attimo da trattenere, da custodire, da scrivere per poter ricordare.........perché sono quegli gli attimi che contano nella vita, quelli che ci fanno capire cosa sarebbe la vita se invece di attimi potessero diventare lunghi momenti e poi tempo che scorre nell'eternità.
E questa meraviglia la devo alla tramontana, e quella gioia che mi solleticava dentro era un pezzetto di cielo che era sceso dentro di me.....o forse io ero salita fino da lui, chissà!

mercoledì 16 aprile 2014

Come Forrest Gump

Domenica scorsa c'è stato l'ingresso ufficiale del nuovo vescovo della nostra città. Eh già! perché noi quassù sul nostro cucuzzolo ci fregiamo del titolo di città, anche se per girare il centro storico ci vuole poco più di venti minuti.......però camminando a passo veloce.
E stato un momento che ha richiamato veramente tanta gente, giunta da tutta la diocesi e anche dal luogo di provenienza del nostro nuovo pastore, che spero tanto per lui e per noi voglia puzzare di pecore, proprio come ha esortato papa Francesco.
Essendo anche la domenica delle Palme il mio immaginario aveva previsto il suo ingresso a dorso d'asino, ma i nostri tempi moderni logicamente prevedono asini di tutt'altro tipo e così è stato, per cui è arrivato a bordo di una bella vettura scortato da un bel pò di motociclisti, che sono andati ad accoglierlo all'inizio della nostra diocesi e l'hanno guidato fino alla sua nuova casa, facendo la loro bella figura con un giubbottino verde pisello su cui era scritto 'motociclisti diocesani' o roba simile. Non ero a conoscenza di questo club, ma la mia ignoranza in materia è veramente tanta!
Già le premesse facevano capire che la scenografia della cerimonia sarebbe stata grandiosa e così è stata......ricca di sindaci, vescovi, preti che sono giunti da tutte le parti.......per non parlare del 'popolo di dio'.
che era veramente tanto e molto assortito.
'Il popolo di dio' è stato anche motivo di una bella, franca risata.Anche gli scout erano in servizio e hanno fatto la loro parte proprio come si deve e meno male che ci avevano sistemato in fondo alla chiesa, ma proprio in fondo, perché così i bambini si sono potuti anche muovere un pò, chiacchierare e farsi anche qualche bella risata. Una di queste risate, dicevo, è derivata proprio dal 'popolo di dio', che ogni tanto veniva fuori durante la cerimonia. Alla fine un ragazzo mi si è avvicinato e mi ha chiesto: "Ma si può sapeere chi è sto popolo di Dio?" questo  a dimostrazione di quanto siano pratici del linguaggio chiesaiolo. "Siamo noi...ignorante!" gli ho risposto ridendo. Da quel momento è facile immaginare che questo intercalare è diventato parte di noi.................
Meno male che io la messa l'avevo presa la mattina, perchè durante la cerimonia che si è svolta la mia attenzione, lo dico molto sinceramente, è stata uguale a zero. Fin dall'inizio avevo adocchiato una grossa colonna, sdraiata in terra, proprio vicino a una porta laterale. Un sedile comodo anche se un pò freddino, ma mi è andato bene così. Mi sono messa a sedere lì e dopo un pò qualcuno mi ha imitato, visto che non ero stata diffidata dal farlo, e così è stato anche facile mettersi a parlare. Poi i vari 'qualcuno' si alzavano per uscire un pò, magari a fumarsi una sigaretta, e il loro posto veniva rimpiazzato subito.....e si cambiava argomento. A un certo punto mi è venuto proprio da sorridere perché mi è venuto in mente la scena del film 'Forrest Gump' nel quale si vede la panchina nella quale lui è seduto sempre in compagnia di persone diverse alle quali racconta la sua storia. .........però è stato un modo piacevol di passare tre ore. E che la cerimonia fosse durata così tanto mi è stato fatto notare da una 'lupetta' che a un certo punto è venuta verso di me e mi ha detto senza mezi termini: "Senti! sarà anche bello, sarà anche simpatico, sarà importante........ma quando è troppo è troppo!" e non mi sono sentita di darle torto!

lunedì 14 aprile 2014

Ubi maior minor cessat

Stamani guardo la pagina bianca del mio nuovo post con un'espressione che penso sia da perfetta idiota. Non so che scrivere, non ho idee, non c'è niente che metta in moto il mio cervello. Asolto immobile, davanti alla tastiera i rumori che provengono dall'esterno di me stessa, cercando di trovare in loro, uno stimolo, una spinta..........macché!

Help! Di tutto ciò che avevo scritto si sono salvate solo queste poche righe iniziali che non promettevano niente di buono, ma internet si è improvvisamente disconnesso e si è perso tutto il resto. Quando i segni del destino sono così evidenti, marcati e tangibili, chi sono io per voler riscrivere il sacco di idiozie che mi erano venute fuori stamani?

domenica 13 aprile 2014

Se io fossi.......

Se io fossi una nave, vorrei essere senz'altro un brigantino, lo snello veliero a due alberi che solca i mari veloce e leggero. Avrei potuto scegliere di essere qualsiasi altra nave, tanto immaginare non costa niente,  ma chissà perché le pluridecorate superpippone che se la tirano tanto, non mi piacciono, e anche se mi piacciono le caravelle, non ho molta simpatia per Cristoforo Colombo, anche se scoprì l'America.....ma la scoprì poi veramente?
Insomma mettiamo che io oggi sono un brigantino e sono un brigantino ormai 'scafato' tanto per rimanere in tema. Le mie vele sono tutte bianche, ma proprio bianche, senza neanche una mèche, a parte quelle indefinibili che il tempo e la natura ha pensato di distribuire sapientemente, rendendo l'aspetto piacevole. Il mio legname è stagionato ma ancora solido e anche se ho solcato il mare della vita da ormai parecchio tempo, ogni nuova partenza mi mette addosso sempre una certa eccitazione e anche oggi che sto per aprire una pagina nuova di questo mare non posso fare a meno di chiedermi con la stessa curiosità di sempre: "E adesso che succederà?", sapendo che nessuno potrà rispondermi e che la risposta l'avrò solo dopo che , seguendo la mia nuova rotta, riuscirò a guadagnare l'approdo nel porto sicuro, che mi ripara dalle procelle.
Ma quanti viaggi....quanti viaggi si devono fare nella vita! Alcuni in compagnia di altre navi e allora è bello solcare insieme il mare e lasciare dietro di noi le scie spumeggianti divertendoci a volte anche in sfide di ardite virate......................altre volte, il più delle volte questi viaggi sono solitari, in compagnia solo dei gabbiani che ti accompagnano fino a che il loro occhio acuto riesce a scorgere la costa della sopravvivenza,....... poi sei solo.
Allora l'unica cosa che si può fare è confidare nella bravura e nella saggezza del  nocchiero....e in un pizzico di fortuna. Il mio è un bravo nocchiero e io ho molta fiducia in lui, ha saputo salvarmi nelle grandi tempeste, e anche stavolta so che non mi lascerà in balìa delle onde. Alla fine giunge per tutti i brigantini del mondo il momento di affrontare il mare più difficie, che è il mare nostrum, non proprio quello dei Romani, ma quello proprio nostro, quello che è dentro di noi. Chi ci si è già avventurato me lo descrive come un mare infido, pieno di gorghi, di scogli........e di sirene......pare che Scilla e Cariddi siano niente a confronto.......ma se si riesce ad attraversarlo, anche se si arriva un pò malconci dall'altra parte, il gioco è valso la candela.
A me giocare è sempre piaciuto!

venerdì 11 aprile 2014

Chiacchierata

Oggi ho fatto una bella chiacchierata con una persona non comune, una di quelle persone che nella vita hanno tutto, proprio tutto, almeno apparentemente, che sono dinamiche, volitive, in gara con il tempo pr arrivare ad assolvere i loro interessanti impegni................e poi le ritrovi inaspettatamente fragili e infelici!

Ma io vorrei sapere perché la nostra vita è tutta un correre............ma per arrivare a che?
Eppure io sono sicura che la vita è un'altra cosa e quella che invece noi chiamiamo 'vita' è soltanto un grosso equivoco, uno specchietto per le allodole, un qualcosa che ci siamo costruiti addosso, anzi no, mi correggo, che ci è stato costruito addosso da sapienti burattinai tutti molto umani, anche se di umano hanno solo le fattezze e al posto del cuore una calcolatrice e invece del cervello un computer. Eeeeeehhhh! Sono stati bravi....niente da eccepire! ci hanno detto che la vita è successo e per avere successo bisogna correre essere sempre un pò più avanti agli altri, saper dimostrare di essere efficienti ed efficaci, e che non basta essere cavallini trottanti o galoppanti, no, no! bisogna essere cavallini rampanti, un pò come quello della Ferrari. E poi?
Poi quando ti accorgi che hai corso tanto e che per arrivare primo..... altro che cavallino rampante....ti sei anche arrampicato sugli specchi, hai steso nemici e amici, hai salutato chi ti vuole bene per arrivare dove volevi arrivare e che alla fine ci sei anche arrivato e in bocca hai sapore amaro, allora capisci a quanto hai dovuto rinunciare per avere in tasca quel portafoglio gonfio, che però sai che potrebbe anche svuotarsi rapidamente......... per cui non puoi mollare la presa neanche se tu lo volessi e puoi concederti solo il lusso del rimpianto. Eh sì! La vita è anche questa e qualche volta può diventare anche rimpianto. Rimpianto per quelle quattro risate  che non hai fatto con gli amici, rimpianto per non avere avuto il tempo di parlare un pò con tua madre, con tua moglie, con tuo marito,  di interessarti della sua vita, rimpianto per esserti ritrovati i figli grandi senza neanche sapere come hanno fatto, illustri sconosciuti ai quali tu pensi di aver dato tutto, ma proprio tutto anche a costo di grandi sacrifici, senza mai domandarti se questo era il tutto che loro avrebbero voluto da te...... rimpianto per quella passeggiata al tramonto che hai sempre rimandato, perché tanto c'è tempo! E vaii e vaiiii! Ci sono cose che i soldi non potranno mai comprare e quando ti accorgi che invece sono proprio quelle le cose che tu vorresti e non puoi più avere..............beh! non vorrei essere nei tuoi panni. Anche perché, credimi, non ci sono proprio......il mio borsellino è costantemente vuoto e devo fare tanti conti per far quadrare il bilancio e sicuramente i miei figli non mi saranno più grati di quanto lo siano i tuoi con te, ma questo senso di pienezza che mi da la vita, la mia vita,  vissuta nell'essenzialità, mi ripaga delle mille cose che non ho, e che non desidero neanche più. Per mia fortuna sono sempre stata un pò così, ma poi i casi della vita mi hanno indotto ad esserlo anche di più e sai che ti dico?.....Alla fine sono contenta così, dei miei tramonti violenti e mozzafiato, della pioggia che solca il vetro della macchina e che le spazzole usurate  non riescono mai a togliere del tutto, del sole nell'angolino del mio orto, dove a occhi chiusi sento lo sciabordio delle onde di un mare che è solo nel mio immaginario, del libro nuovo che mi rigiro tra le mani, come un tesoro prezioso, prché l'ho desiderato e alla fine l'ho ottenuto, del vento che mi spinge su per le salite del mio paese, della mia borsa fatta con un maglione infeltrito, che porto con soddisfazione sapendo che nessuno ne avrà mai una uguale. Ma se il borsellino è vuoto, la mente è piena, aperta a nuovi incontri, a nuove esperienze, la mente vaga alla ricerca del bello, dell'inusuale, della poesia, del colore, dell'emozione che lascia il volo di una rondine, o gli occhi di un bambino, che ho visto stamani.....incredibili occhi celesti spalancati sul mondo........e lo spirito si affina e se ne va sempre più lontano dalle ipocrisie, dai compromessi, dall'umanizzazione che vogliamo fare a nostra immagine di Dio.......è meglio il mio, no! il mio è migliore, che dici solo il mio è il vero dio, .................basta sermoni, basta pistolotti...............possibile che ancora non si capisca che l'uomo è tutt'uno col creato? e che il creato è tutt'uno con dio? L'aveva capito Francesco, quello di Assisi, e credo l'abbia capito quest'altro Francesco,  quello che vive i nostri giorni............................anche se l'uomo di Nazareth ce l'aveva già detto ......ma quante cose ci ha detto......non accumulate tesori in terra, non preoccupatevi del domani..... a ciascun giorno basta la sua pena .....ma noi uomini siamo di dura cervice............e allora torno a domandarmi perché correre, correre, correre? Affannarsi per avere invece che per essere?  Tanto per quello che è il divenire della nostra vita l'avere non conta.