domenica 27 dicembre 2015

Il sole nel pozzo

 L'ho già detto, ma ripeterlo non fa male. In casa mia ci sono tanti orologi...almeno uno in ogni stanza e ognuno va a modo suo. Nessuno ci crederà a quello che sto per dire, ma invece è proprio vero, almeno per me. Fino a non tanto tempo fa passavo il tempo a spostare le lancette in modo che tutti i miei orologi fossero sincronizzati, ma non l'avevo mai vinta su di loro, per cui a un certo punto ho desistito e ora sono molto più contenta. Cominciai a lasciarli andare, nello stesso istante in cui decisi di togliermi l'orologio dal polso, avvertendo dentro di me, così, improvvisamente, non cercato, non voluto, ma venuto da lontano a farmi un regalo.....un gran senso di libertà. Immediatamente seppi che avrei lasciato in pace gli orologi di casa, rispettando la loro autonomia, il loro modo di essere stati costruiti, impostati, e questo senso di libertà aumentò esponenzialmente con gli anticipi o ritardi dei miei capricciosi amici. Il primo colpo di grazia me lo dette il grandissimo orologio che è in camera di mia figlia, quando lei decise di rimetterlo un'ora avanti agli altri, ma quello più grosso in assoluto l'ho avuto dal mio orologio a pendolo, quando dopo essere stato ricaricato da me, l'ho toccato con le mie mani costringendolo ad andare avanti di tre ore esatte. Nel momento in cui vorrò far tornare la cosa allo stato primitivo, basterà che lo chieda a mio figlio, ma al momento mi va bene così. L'orologio è perfetto e vedere quella pendola che si muove avanti e indietro mi da un senso di pace e di serenità, specie in questo momento in cui riflette le lucine dell'albero di natale, solo che invece di battere mezzogiorno, quando le lancette sono entrambe sovrapposte sulla verticale, batte le tre. Della qual cosa me ne accorgo solo se voglio accorgermene, altrimenti ormai mi passa del tutto inosservata, ma quando me ne accorgo allora la mia immaginazione prende il volo e comincio a domandarmi quali sono i luoghi in cui il fuso orario è avanti di tre ore rispetto a noi. 
Mia madre, che non è fantasiosa come me e che vorrebbe in definitiva sapere l'orario giusto, anche stamani mi ha detto che non ci si capisce più niente, ed io mi sono ritrovata a rispondeerle con una piccola frase, che tuttosommato potrebbe diventare anche un aforisma: "Il Tempo è bello quando è libero. E' un illuso chi crede di poter chiudere il Tempo tra due parentesi". Il bello è che credo veramente a queste parole e ora che cerco, per quanto mi è possibile naturalmente, di disumanizzare questa bellissima e misteriosa dimensione, mi sembra di conoscerla un pochino di più, forse perché mi danno una mano il sole e le stelle, le ombre dei cipressi e dei campanili. Per non parlare del piccolo pozzo che ho davanti casa, che sarà profondo si e no mezzo metro, ma che il sole lo riflette come tutti gli altri pozzi e quando è mezzogiorno per gli altri, perbacco è mezzogiorno anche per lui.

venerdì 25 dicembre 2015

Non tutto ciò che brilla è luce

Ecco...il Natale è passato e ho aspettato volutamente di essere in fondo alla giornata per poter capire cosa mi ha lasciato   quest'anno.
E' stata una giornata tranquilla, dedicata alla famiglia nella maniera in cui è stato possibile. Infatti, non avendo altri momenti a disposizione, abbiamo fatto la 'Colazione di Natale', con la tavola apparecchiata a festa e il buffet imbandito per l'occasione. Passare lo sguardo sulle buone cose che c'erano è stato quasi più godurioso che mangiarle. Stamani mi sono alzata alle sei e ho preparato la schiacciata col formaggio e col pecorino. C'era un profumino in casa! E poi i bomboloni, i croissants, la torta di castagne e la regina di tutte le torte; la superba sacher preparata da mia figlia. Insomma un lusso incredibile. Caffè e latte servito nelle belle tazze di Ginori, adagiate sulla ormai vetusta tovaglia natalizia, che guai a chi me la tocca! Ma non c'era gioia. Forse c'era fretta, forse altri pensieri che aleggiavano sopra di noi, non so, ma quella gioia intima,semplice, fatta di piccole cose e di tanta voglia di stare insieme, quella non c'era. Poi è iniziato il rito tribale dell'apertura dei regali, quel momento in cui un salotto per bene si trasforma in tre secondi in una concimaia di carte, cartine, fiocchi, stelline, dopodiché ci siamo accorti che mancava poco all'una, per cui abbiamo dovuto rimandare la laboriosa preparazione dei tortellini a data da destinare...credo a domani, mica tanto più in là. Il mio regalo è stato bellissimo. Mi hanno fatto un cellulare fotonico che, come dice quello, io speriamo che me la cavo. E così arrivati quasi alle otto e pronti per tornare a cena, ci accorgiamo di non avere per niente fame e che anzi, pensare al cibo, ai dolci, alle cascate di cioccolata della quale in genere vado ghiotta, mi fa quasi venire la nausea. 
No! non ci sto! Possibile che il Natale sia tutto qui? Un'inutile giornata godereccia, che alla fine ti lascia sbattuto come un cencio e col solo desiderio di dormire? Così mi sono messa a pensare ai miei Natali ormai trascorsi e messi in naftalina, ma mai dimenticati...e improvvisamente mi è tornato in mente che in ogni Natale della mia vita c'è stato sempre un attimo, magari breve come un flash e altrettanto intenso, in cui ho sentito tangibilmente 'che era veramente Natale' . Pensa e ripensa, alla fine ho scoperto quale era stato il Natale, il mio Natale di quest'anno. Toh! Non l'avrei mai creduto, ma è proprio così. Lo spiego in poche parole.
Tre sere fa, tornavo a casa mia a piedi verso le dieci di sera. Sono passata per il corso, tutto addobbato con luci festanti, mentre dalle vetrine dei negozi facevano capolino babbi natale, renne, alberelli decorati e miriadi di lucine di tutti i colori. Gli archi antichi dei palazzi erano stati tutti incorniciati e lo spettacolo era veramente bello. Insomma un tripudio di luce abbacinante.
Arrivata in cima al corso, ho svoltato a sinistra per scendere verso casa e........la strada si è presentata nella sua usuale penombra, schiarita dalla luce giallastra di un lampione, ma giù in fondo la chiesina di Sant'Antonio abate, abbellita da piante e da una casa di cartone a simulare un presepio, mi si è stampata nella retina e mi ha allargato il cuore. Quella chiesina, così sola, così piccola, con quelle piante intorno e la cura di mani volonterose che l'avevano trasformata in un presepio, mi ha commosso e ho capito immediatamente che le altre luci sfavillanti non tenevano neanche un pò il confronto con quella piccola luce, che però spandeva intorno a sé un calore improvviso che veniva a scaldare il mio cuore e i miei pensieri. Quello è stato il mio Natale, un anelito alla semplicità, al silenzio, all'essenzialità della vita.
Tanti auguri a tutti.

giovedì 17 dicembre 2015

Mamma mia!

Non ho avuto il tempo, .....ma no, ma no....molto meglio essere sinceri e ricominciare.
Non ho avuto la voglia di scrivere in questi giorni, e vai a sapere perché.
 In effetti non sono stati giorni diversi da quelli in cui  invece mi ritrovo a sciorinare un mare di amene bischerate, per poter in qualche modo manifestare, rendere condivisibili i miei stati d'animo, le mie certezze, le mie insicurezze e quel ballino di seghe mentali che mi tiro dietro da tutta una vita.
Già rileggendo queste poche righe, mi sto accorgendo che oggi pare voglia venir fuori prepotentemente la sessantottina che c'è in me. Non glielo permetterò, almeno non nel lessico e cercherò di riappropriarmi di quel linguaggio che non prevede parole volgari, anche se.........lasciatemelo dire! Una di quelle parole certe volte rende più di un libercolo di buone maniere e chiarisce perfettamente il concetto che si vuole esprimere.
Eppure in questi giorni ho avuto delle vere e proprie emozioni, qualcuna bella, qualcuna un pò meno, ma insomma sono stata protagonista della mia vita.
La prima bella emozione l'ho avuta quando ho fatto clic sul mouse per inviare il mio manoscritto all'Editore. Ho fatto clic e.....mi si è aperta una griglia sotto i piedi e io sono caduta nel vuoto improvviso della mia mente, nella quale in quel momento passavano soltanto nuvole leggere e anche un pò colorate devo dire.
 Lo leggerà? Lo cestinerà subito? Mi arriverà mai un segno di risposta? "La contatteremo noi solo se saremo interessati" c'era scritto nella mail di ritorno che è arrivata poco dopo il mio invio. Non risponderanno mai, lo so già al novantanove per cento.....ma quell'un per cento che rimane mi fa sognare. Per me non è poco.
Un'altra emozione, sembrerà strano a chi non è un pò come me (non oso definirmi), l'ho provata quando mi è venuto incontro per la strada quello che sarebbe diventato il mio albero di natale. Il giorno prima non c'era, il giorno dopo era lì. Un grande ramo di pino con delle fantastiche pigne ancora attaccate, che aspettava pazientemente la mia passeggiata mattutina. La logica avrebbe voluto che tornassi indietro a prendere la macchina e caricarcelo. Ma no! Lui era lì, in quel momento, era mio, lo sentivo....e se fosse passato qualcuno e me l'avesse preso? E così me lo sono caricato in spalla e per quasi un chilometro ho arrancato sbuffando, incurante degli sguardi degli attoniti automobilisti  che passavano e l'ho portato a casa.
Da quel momento tutto ha cambiato aspetto intorno a me e casa mia si è adornata di alberelli, presepi, decorazioni e luci e luci. Uno spettacolo! E  pensare che quest'anno volevo fare poco o niente! Bella la coerenza vero?
E poi ieri... e chi l'avrebbe mai detto? Sono andata alla Posta e al ritorno sono passata per Piazza Grande, per dare un'occhiata alle decorazioni di Natale. Una volta lì, mi sono ricordata della Porta Santa e quasi controvoglia sono entrata in cattedrale. E invece! Mi è piaciuto essere lì   ho  deciso di passarci dieci minuti standomene in silenzio dietro una colonna. E invece! Una signora dopo un pò mi si è avvicinata e mi ha detto che se volevo confessarmi, il sacerdote era nel confessionale. Ho detto che non ero venuta per confessarmi, che ero lì non sapevo neanche io perché. E invece!  Quelle parole mi sono rimaste dentro, per cui dopo un pò, mi sono avvicinata al confessionale e ho detto "E' permesso?" Il prete che c'era dentro si è affacciato alla tendina e mi ha guardato un pò allibito. "Sarebbe possibile confessami, ma non nel confessionale? Mi piace di più se vedo gli occhi di chi mi ascolta!" Il prete si è dimostrato immediatamente disponibile (mi è sembrato che non piacesse neanche a lui stare lì rintanato), è uscito e siamo andati a sedere in una panca dove abbiamo fatto una bella chiacchierata, nella quale sono riuscita a svuotare il sacco e dire tutto ciò che in questo lungo anno mi ha rattristato.....e dopo è stato proprio un bel momento di pace, lo devo proprio ammettere. Il mio interlocutore era all'altezza della situazione e ha saputo mettere al posto giusto i tasselli che io non riuscivo a inserire nel mosaico della mia vita. 
Ora? Ho sempre un sacco di problemi, un sacco di aspettative, un sacco di speranze, un sacco di bene,che mi porto dietro giorno dopo giorno. Ho anche un sacco di ricordi brutti, che però, grazie a quel momento che ho vissuto ieri, posso mettere nel famos mosaico, con l'importanza che hanno, senza cercare di tirarmeli dietro e senza cercare di cancellarli come ho fatto fino ad ora, perché non ci riuscirei mai, così mi è stato detto dal mio arguto interlocutore. Così ho fatto e mi sento più leggera.
Mamma mia che tirata! E quante cose avrei ancora da dire.....meglio di no, vero?

giovedì 3 dicembre 2015

A Semola


Ai suoi occhi verdi
pieni di mistero
al suo incedere claudiante
alla sua zampa di velluto
di ladro sopraffino
ai suoi lunghissimi baffi
al suo carattere schivo
eppur pieno di fusa
al suo arrotarsi le unghie sul divano
ai suoi salti impensabili sopra gli armadi
alla sua coda inerte e insensibile
alla sua lotta per sopravvivere
alla sua voglia di vivere
al di là della logica e dei neuroni
al suo affetto per noi
al nostro affetto per lui
a Semola

lunedì 30 novembre 2015

c'era una volta

C'era una volta....
"Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori.
"No ragazzi, avete sbagliato! C'era una volta un giornalino.......!"

Non era un vero e proprio giornale, ma alla fine, dagli oggi, dagli domani, eravamo riusciti a regalargli una sua dignità. Era un giornalino non pretenzioso, scritto da persone entusiaste, assemblato da persone di buona volontà, letto da persone semplici e anche da persone più acculturate, non siamo troppo modesti via.....
Anche perché nell'arco degli anni, non è che fosse andato a risciacquarsi in Arno, forse aveva scelto un fiume un pò più vicino, un pò più nostrano, ma insoma anche lui si era ripulito ben benino, sia nel modo d scrivere, che in quello di presentare i suoi articoli. Insomma era diventato  proprio un gran bel giornalino, che aveva varcato non solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali, un giornalino dove di tanto in tanto, anche alcune penne che sapevano il fatto loro, non disdegnavano di scrivere qualcosa.
Una volta in un convegno tenuto da un giornalista di dichiarata fama, tutti i nostri giornali locali tirati a lucido e giustamente orgogliosi delle loro livree, si raccontarono con tanti aneddoti e tante vicende. Il nostro giornalino ascoltava, intimidito da tutti quei nomi blasonati e stava zitto, ma ascoltando, imparava.
Poi a qualcuno, non ricordo più chi, venne in mente di paragonare le testate che rappresentavano ad altrettante navi. E così si cominciò a paragonare i propri giornali alle portaerei, alle navi da crociera, ai rimorchiatori....insomma a tante navi importanti e di bella presenza. Fu allora che un refolo di vento birichino agitò la testa di chi rappresentava il silenzioso, timido, impaurito giornalino, e quasi senza rendersene conto, alzò la mano per chiedere la parola,che fu concessa, accompagnata da sguardi con quella benevolenza che confina con la pietà
"Ho sentito parlare di tante navi, tutte grandi, tutte maestose, tutte forti. Bene anch'io identificherò il giornalino che mi onoro di rappresentare con una barca. Che barca siamo noi? Semplicemente una barca a remi, dove, se vogliamo guadagnare il largo, dobbiamo remare con lena, incuranti della fatica. Sappiamo che non potremo mai raggiungervi in mare aperto, ma sappiamo anche un'altra cosa.....che i ponti, che i moli, che gli approdi che a voi sono negati, per noi saranno sempre aperti." Quando guardai il mio giornalino, mi accorsi che era cresciuto di almeno due centimetri, per quanto era orgoglioso di quelle parole, dette con l'incoscienza che solo il suo rappresentante poteva avere.
Però quelle parole non sono state veritiere purtroppo, o forse in senso inverso lo sono state anche troppo, perché a un certo punto è mancata la volontà dei rematori e la barca si è fermata in uno scoglio. 
Ora, sembra che qualcuno ci voglia riprovare e io auguro a tutti quei qualcuno di non stancarsi di remare e di portare il giornalino in acque belle, piene di sole e di domani.

venerdì 27 novembre 2015

Però...brindo alla vita


Un modo come un altro per celebrare un anniversario e nonostante tutto  ricordare il passato, vivere nel presente, credere nel domani e volere sempre brindare alla vita.

Un cin cin con me. Grazie

 https://www.youtube.com/watch?v=78a5daYFY0s


lunedì 23 novembre 2015

Jack-Jack



 Quando Jack-Jack è arrivato da noi era così! Un povero gattino paralizzato e impaurito dalla brutalità dell'uomo, ma non ci siamo arresi, non abbiamo perso la speranza e con tante cure e molto amore oggi Jack -Jack è così:

Mai arrendersi, mai perdere la speranza, mai smettere di credere che domani può essere migliore di oggi.

domenica 22 novembre 2015

L'ora del tè

Prima di parlarne le ho lasciate  volutamente decantare,le due orette trascorse insieme a una persona che imparo a conoscere sempre un pò di più. Siccome mi erano sembrate proprio tanto piacevoli, ho pensato di averle idealizzate. E invece no! E' stato proprio piacevole il tempo trascorso in compagnia  di A, piacevole e speso bene. Non è strano che due persone che si sono viste per anni e anni, abbiano cominciato a conoscersi solo ora? Eppure è così ed è così bello accorgersi che la vita ci riserva sempre delle sorprese, alcune delle quali, come questa, proprio simpatiche! Ed è così bello accorgersi che anche nei momenti più duri dell'esistenza, ci sono questi attimi così caldi, che si imprimono nella mente con due tazze da tè.
Per l'occasione avevo ripreso dalla vecchia vetrina della mia nonna le tazze da tè di Ginori, che la mia mamma mi aveva regalato tanti anni fa e alle quali, per praticità avevo sempre preferito le grosse tazze di tutti i giorni. Sono così contenta di averlo fatto, perché la vecchia cassa militare del mio babbo, con quelle tazze e il vasetto di fiori selvatici era proprio carina e hanno fatto da contorno alla bella atmosfera che si è creata tra di noi. Almeno a me è sembrato così. Il libretto con le poesie di Paul Eluard che A mi ha regalato era un invito irresistibile, già a cominciare dalla carta con cui era avvolto, e il biglietto di auguri che lo accompagnava.....semplicemente delizioso. Anche ora, quando ripenso a quel tempo passate insieme, mentre il mio nipotino giocava con il computer, una volta tanto un pò meno rumorosamente del solito,  mi sembra di venire avvolta dalla stessa atmosfera e provo un senso di calore così confortante! Davvero certe volte la felicità ci viene incontro nelle piccole cose e non ci vuole chissà che per provarla. Basta avere la compagnia  giusta, parlare e sapere vicendevolmente che chi ascolta capisce ciò che si vuol dire. Non occorre di più.

venerdì 20 novembre 2015

Preludio di Natale

Chissà perché l'altra Giuly, quella che non si stanca mai di essere ottimista, di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, di cavalcare le ali della speranza, è venuta a trovarmi stamani. Saranno state le sei e mezzo, quando mi ha tirato fuori bruscamente dai miei sogni, con un'immagine che non si affacciava più nei miei pensieri da tanti anni: un gigantesco albero di natale, fatto di centinaia di lampadine colorate, costruito sulla grande facciata della chiesa prospiciente la piazza. Una meraviglia quando si è illuminato, e una meraviglia ancora più grande quando sono corsa a guardarlo dalla parte più alta del paese!!
" Te lo ricordi?" mi ha detto la Giuly buona? "Certo che me lo ricordo, e se anche non me ne fossi voluta ricordare ci hai pensato te!" ho risposto cercando di allontanare l'immagine, ma non c'è stato niente da fare, me ne sono accorta subito, perché l'altra Giuly si è seduta sul bordo del mio letto e ha continuato a parlare come una macchinetta. "Allora ti ricorderai anche l'enorme stella, che fu fatta l'anno dopo vero?" "Me la ricordo, certo che me la ricordo. E ricordo anche il tempo che ci volle per farla montare e illuminare....ma il risultato fu strepitoso, così bello, che alla fine anche quelli che erano venuti a fare il lavoro, diretti dalla mia inesperta regia, furono contenti e dopo ci intrattenemmo in piazza a brindare nel freddo e nel gelo, fino all'una di notte".
Ecco, ora l'altra Giuly, ha smesso di parlare e mi guarda aspettando qualcosa da me. Sa che non la deluderò, perché i ricordi che ha messo in movimento sono così tanti, che alla fine non posso fare a meno di sorridere e di continuare. Stavolta parlo io, la Giuly cattiva, quella tagliente, quella del risentimento, quella piena di amarezza, o che così voleva essere per difendersi.........ma non è possibile essere così davanti a ricordi così belli che la vengono a trovare e allora con la vivacità che può trovare uno alle sei e mezzo del mattino continua: "E ti ricordi della strega Perlacchia?  della recita dei ragazzi quando misero in scena il Cantico di Natale? Altro che recita quella! Avrebbe potuto figurare benissimo in un teatro! E i pranzi, pieni di gente allegra? E la capanna di Natale fatta in piazza, grande come una vera capanna, mentre il nevischio gelava le mani e i nasi e io mi aggiravo intorno a tutti i ragazzi che la costruivano con thermos pieni di the bollente? E il presepio vivente, fatto con niente, ma così dolce, così dolce!!! E la catasta di legna che bruciava allegra nella notte, vicino a un distributore di benzina?  E poi spumante e panettone per festeggiare il Natale e più che altro tanta voglia di stare insieme, di trattenere quel momento nel quale tutti i ragazzi si stringevano intorno a me, a noi, per scambiarci un regalino, ma più che altro per continuare a darci quell'affetto, quell'abbraccio che non è mai finito. poi ti ricordi..............." e dentro di me, continuo ad elencare all'altra Giuly tutta una serie di fatti, di episodi, piccoli e grandi, che sono dentro di me e stamani vengono fuori con l'impeto di un fiume in piena. E capisco che l'altra me stessa non ha fatto un viaggio improvvisato, per venire da me a svegliarmi, ma qualcosa che doveva fare, per darmi un preludio di Natale, per farmi ritrovare quella parte di me che credevo di aver dimenticato e messa in un angolo scuro del mio cuore. Qualche volta bisogna che mi decida a ringraziare questa importuna, che viene a trovarmi nei momenti più impensati, perché sento in questo momento che con lei è venuto a trovarmi anche il Natale, con la sua forza, la sua magia, anche se questi sono giorni bui, di paura, di dolore, di guerra combattuta a pezzi,  di incertezza per il domani .....e non solo per me, ma per il mondo intero. Questi ricordi che provengono da quella che mi sembra essere un'altra vita, so che mi daranno la forza per vivere il mio nuovo natale, comunque esso sia.

lunedì 16 novembre 2015

Sopra tutto






Sui miei quaderni di 
scolaro
sulla mia cattedra e sugli
alberi
sulla sabbia sulla neve
scrivo il tuo nome

Su tutte le pagine lette
su tutte le pagine bianche
pietra sangue carta o
cenere
scrivo il tuo nome
.....
Sulla meraviglia delle 
notti
sul pane bianco dei  giorni
sulle stagioni fidanzate
scrivo il tuo nome
.....
Sui miei rifugi distrutti
sui miei fari crollati
sui muri della mia noia
scrivo il tuo nome

Sull'assenza senza
desiderio
sulla solitudine nuda
sui gradini della morte
scrivo il tuo nome

sulla salute ritornata
sul rischio scomparso
sulla speranza senza ricordo
scrivo il tuo nome

E per il potere d'una parola
ricomincio la mia vita
sono nato per conoscerti
per nominarti

Libertà.
                         Paul Eluard




Ieri ho condiviso con la persona che mi ha mandato questa bellissima poesia, un momento di  grande emozione, fatto di impotenza, di dolore, di rabbia, di voglia di alzare comunque sempre la testa per difendere  ciò che ciascuno deve avere come diritto: la libertà. 
Sopra ogni altra cosa, sopra tutto....la libertà!

venerdì 6 novembre 2015

Viva Giuly

E così anche questo compleanno è passato. E che compleanno ragazzi! Roba che forse era preferibile acciaccarsi i diti dei piedi con un martello. E pensare che per me questo giorno è sempre stato così importante!!! E lo è stato anche oggi, nella sua decadente consuetudine. Non si può fare il pranzo, perché gli altri hanno impegni più importanti? Va bene lo stesso! Si fa la cena e non importa se la mia cena vegetariana faceva proprio schifo , se le pastine che ho comprato in pasticceria facevano schifo anche quelle, l'importante era essere lì, intorno a un tavolo, con una bottiglia di spumante dimenticato in un angolo, che servirà per il prossimo compleanno di qualcun altro, ma esserci e sentirsi più forti del destino e della vita che passa. Si può brindare anche con un vino da due soldi alla vita o anche con un bicchiere d'acqua, o meglio ancora anche solo col pensiero, mentre gli altri parlano, discutono, e per un attimo sentirsi padroni del nostro domani.
"Brindo a voi ragazzi, a tutti voi, che stasera siete qui  e siete a Boston e a Chicago, alzo il mio calice ricolmo di speranze per la vostra vita e di auguri per i vostri giorni futuri. Oggi di tanti anni fa, sono nata io, in una piovosa domenica di novembre e un'anonima infermiera ha scritto sul vetro appannato della finestra "Viva Giuly". Oggi, a distanza di tanto tempo e guardando voi e i vostri figli con gli occhi del cuore e della mente, anch'io non posso fare a meno di essere d'accordo con quella sconosciuta e ripetere una volta di più "Viva Giuly".

domenica 1 novembre 2015

Oggi santi per caso

"Auguri!" "Auguri di che?" mi viene risposto. "Oggi è la festa di tutti i Santi!" dico io, credendo che il mio interlocutore l'abbia dimenticato. Mi devo subito ricredere. "Ma va! Ma che santi e santi!" mi dice ridendo. Non aggiungo altro e improvvisamente mi sento sola, anche se ad essere sincera un pò di disagio, un qualcosa che mi si allargava dentro senza saperlo definire, l'ho avvertito anche stamani quando sono andata a Messa e ho ascoltato l'omelia del predicatore. Lì per lì, non ho approfondito, ma poi ho cominciato a pensare e ho capito che il suo discorso era fatto più per abitudine che per vero e proprio convincimento. Belle parole, senz'altro, un invito a diventare sempre migliori, se non proprio santi, senza dubbio, un'accettazione non dico felice, ma serena dei problemi, della povertà, dell'ingiustizia, pure quello, non dico che non sia encomiabile, ma mancava quel qualcosa che cambia un bel discorso in una convinzione sincera e vissuta, quel tanto da  far venire voglia a chi ascolta di metterla subito in pratica. Esco dalla Messa non senza aver fatto la mia buona azione, per aver avvertito che c'era un ladruncolo in chiesa, ma non mi sento affatto soddisfatta. Che ne so io se quel povero cristo era veramente un ladro o semplicemnte qualcuno che aveva fame, un santo caduto per il languore incoercibile dello stomaco?
Al ritorno passo per i giardini e trovo zucche rotte, spiaccicate, lattine di birra, cappelli di strega. Un altro modo di essere santi oggi. Ripenso alla mia infanzia, alle fotografie dei nostri morti messe religiosamente sul frigorifero e illuminate da una serie di lumini che mettevano allegria nella stanza. Ripenso alle visite al cimitero e agli incontri con persone che non vedevamo da un anno e per un attimo ritrovo il senso di calore, di appartenenza, che sentivo allora. Sembrerà strano, ma che allegria in quel cimiterino e che aria di festa e che sensazione di vicinanza. Non tutti erano credenti, neanche allora, ma tutti avevano nel cuore le loro tradizioni, la loro cultura, gli insegnamenti che venivano da lontano.
Oggi tutto è diverso, e non è colpa di Halloween, no davvero, la colpa è solo del nostro essere disincantati e per quelli che hanno ancora nel cuore l'amore per il proprio retaggio, (che poi è come l'amore per la patria, proviamo a pensarci), non c'è più posto, perché culture diverse possono coabitare ed anche amalgamarsi, come possono farlo anche religioni diverse, ma quando quello che è rimasto è il nulla, diventa sempre più difficile andargli incontro con i sentimenti.
Torno a casa e accendo il mio lumino davanti al ritratto di mio padre.Quella fiammella mi rianima e mi preparo a festeggiare ugualmente questa giornata, perché oggi era un giorno di festa, è un giorno di festa e la festa si celebra anche a tavola, in maniera un pò diversa da quella degli altri giorni. Ma anche qui non trovo risposta. E' un giorno come tutti gli altri, lo capisco dalle risposte che mi vengono date, e allora sento che l'impalcatura del mio castello comincia a vacillare e prima che accada l'irreparabile, mi rinchiudo in me stessa, mi blindo con la caparbietà che mi distinse anche quando cercarono di togliere la festa dell'Epifania, a festeggiare da sola un giorno che non c'è più.