domenica 12 maggio 2013

L’Amico invisibile

Ma come corre questo tempo! Mi sembrava domenica solo ieri e invece ci risiamo già! Ed è anche una domenica importante....o almeno una volta lo era. Oggi è l'Ascensione. Oggi nella mia parrocchia si celebrano le prime comunioni. Bambini vestiti di bianco, che vivono per la prima volta un mistero grandissimo, che ci viene tramandato da duemila anni. Mi chiedo se è giusto impegnare l'ingenuità, la fiducia, l'inconsapevolezza dei bimbi in una scelta che non è la loro, ma il frutto il più delle volte di una tradizione neanche più vissuta da parte degli adulti. E' così ipocrita il nostro mondo di adulti! Che ci fa fare cose delle quali magari non ci importa un fico secco, solo per il fatto che lo fanno tutti e usa così.
Per i bambini però, fortunatamente è un'altra cosa. Quel momento di incontro col divino, viene vissuta in tutta la sua integrità, purezza e fiducia. Il domani non importa, Domani è un altro giorno. Oggi ci sono solo occhi spalancati oltre il cielo e gioia nel cuore. Questo bisogna che me lo ricordi sempre, ogni volta che mi viene la voglia di sputare sentenze, perché il mondo cambierà anche  e sicuramente peggiorerà pure, ma i bambini, sono sempre bambini...........e per fortuna!!!!




Quando ho cominciato a scrivere la riflessione sull’argomento che volevo trattare, e cioè sulla prima Comunioni, sono partita a testa bassa facendo alcune considerazioni sulla superficialità e l’ignoranza con le quali oggi viene affrontato dalle famiglie dei ragazzi questo Sacramento così importanti nella vita di ogni uomo, e anzi, siccome il verbo usato mi sembrava troppo riduttivo, avevo rincarato la dose, sostituendolo con ‘ bistrattato ‘.
Sì! Ci siamo, mi sono detta quasi compiaciuta di me stessa, oggi il sacramento della Comunione è proprio bistrattate, ha perso il suo effettivo significato per assurgere a una festa mondana e molto laica…..c’è rimasto ben poco della spiritualità che dovrebbe caratterizzare questo evento così basilare per il cammino di ogni uomo. …oggi si pensa solamente alla festa, al pranzo, ai regali….
E’ a questo punto della mia riflessione che è accaduto qualcosa che ha interrotto il mio infervorato discorsetto. Un’immagine è passata con un flash velocissimo davanti ai miei occhi e un anellino d'oro impreziosito da una pietra di acquamarina si è ripresentato prepotentemente alla mia memoria, come un potente talismano che ha aperto una porta chiusa ormai da tanti, troppi anni….E non c’è stato niente da fare!

Quel giorno, la prima cosa che risvegliò i miei sensi fu il profumo. Nell’aria si spandeva un delizioso aroma di caffè e di cornetti appena sfornati, che invogliava a uscire subito dal letto…cosa che feci immediatamente. In cucina c’era un gran fermento. La trovai affollata , di persone e di risate e improvvisamente mi ricordai. Quello era il giorno della mia prima comunione e i miei parenti erano venuti da lontano per festeggiarmi. Alcuni avevano dormito a casa mia e altri erano arrivati mentre io ero ancora nelle braccia di Morfeo. Li guardai e loro mi guardarono, mi abbracciarono, mi coccolarono. Sentivo che erano contenti per me, sentivo che quel giorno io ero una piccola principessa alla quale tutti si inchinavano. Quella fu la mia sensazione di bambina.
Quando la mamma mi aiutò ad indossare il mio semplice abito lungo di picchè, che un gesto di civetteria materna aveva arricchito di un ampio cerchio in fondo alla sua gonna, e le sue sapienti mani ebbero sistemato sulla mia testolina una cuffietta guarnita con un velo di tulle, guardandomi allo specchio sentii veramente di essere una principessa e seppi dentro di me che quello sarebbe stato uno dei giorni più importanti della mia vita. Non sapevo perché, ma capivo che era così. O meglio sapevo che quel giorno avrei fatto la conoscenza del mio migliore amico e che questo amico sarebbe rimasto con me tutta la vita, e se io fossi stata buona e brava lui sarebbe stato contento di me e ogni volta che io avessi avuto bisogno di lui , lui ci sarebbe stato. Il suo nome era Gesù e già ne avevo sentito parlare nelle mie preghierine di bimba piccola, ma oggi, oggi sarebbe stata una cosa molto diversa perché l’avrei incontrato dentro il mio cuore, così mi aveva detto il parroco quando mi aveva preparato insieme a tanti altri bambini a questo incontro. Non riuscivo a immaginare che cosa potesse dire essere amica di Gesù, di un amico invisibile, ma dentro di me sentivo una grande aspettativa e tanta gioia, e questa gioia la vedevo riflessa negli occhi dei miei genitori e anche in quelli dei parenti che mi erano venuti a trovare e questo bastava a fare di me una persona felice.
L’incontro col mio amico, fu pieno di emozione, perché non sapevo se sarei riuscita a fare le cose per bene, come mi avevano insegnato. Sarei riuscita ad aprire per bene la bocca, a non far cadere la particola, e deglutire senza masticare? Invece andò tutto benissimo e quando il sacerdote passò al bambino successivo, respirai di sollievo perché ero stata brava e ora il mio più grande amico nessuno avrebbe potuto togliermelo più. Mi girai a guardare il babbo e la mamma e mi accorsi che avevano una luce splendente dentro gli occhi e il loro sguardo posato su di me fu la cosa più bella che ricordo di quel giorno, perché sentivo quasi tangibilmente, epidermicamente, il loro bene che mi avvolgeva in un caldo abbraccio. Che momento bello fu quello e come mi fece sentire l’importanza di tutto quello che avevo appena vissuto! Tutto il resto, pranzo, dolci, regali, compreso l’anellino che tanti anni dopo sarebbe balzato alla mia mente dai recessi del ricordo, furono solo un contorno degno di quel giorno memorabile, che non doveva essere dimenticato per tutto il resto della vita.
Io non sapevo che cosa fosse Gesù per i miei genitori, ma sapevo che era amico anche di loro, perché anche loro, tanti anni prima avevano avuto un giorno come il mio, e tanto mi bastava. Non chiedevo altro che l’affetto dei miei e la sicurezza che loro mi davano, e in quel giorno così speciale sapere che da allora in poi avrei potuto contare per sempre anche su un amico del tutto particolare, che era anche amico del babbo e della mamma, per me fu una cosa bellissima.


A questo punto tutte le parole di accusa che avevo intenzione di rivolgere a quei poveri genitori che non hanno altra colpa che quella di vivere in un contesto sociale che ci vuole tutti proiettati verso un’idea dell’avere piuttosto che a quella dell’essere…cadevano miseramente, perché sapevo che anche loro avrebbero avuto la stessa splendida luce nei loro occhi quando avrebbero guardato il loro bambino vivere il giorno più importante della sua vita, proprio come li ho avuti io da madre, quando ho guardato i miei bambini vivere un giorno speciale e andare incontro all’amico invisibile che resterà sempre al fianco di ciascuno di noi, e anche nei momenti in cui noi non ci ricorderemo di lui, lui sarà lì, a sostenerci, a indicarci la strada, a ridarci la speranza .
Sono trascorsi tanti anni da quando ero piccola e tante cose sono cambiate nell’evolversi del tempo che ci fa conquistare nuovi traguardi e ci toglie vecchie usanze, ma un padre e una madre sono sempre un padre e una madre e anche nel materialismo in cui oggi ci dibattiamo non c’è genitore che non speri che suo figlio possa dare e ricevere bontà, possa elargire e avere in dono amore, possa sperare e dare speranza. Gesù oggi come ieri ci dice che questo è possibile se lo seguiremo nella sua strada, e che per ogni pecorella che si aggiunge al suo gregge è giusto fare festa.
Pranzi, regali, che prima erano semplici e ora sono diventati più dispendiosi, fanno parte di questo cambiamento di vita che attanaglia la nostra società, cambiamento del quale siamo tutti colpevoli e allo stesso tempo tutti innocenti, ma l’amico invisibile che entra nel cuore di ogni bambino che in un giorno speciale della sua vita si affida a lui, sorride di queste cose, perché il suo mondo non è il nostro mondo, e il suo tempo non è il nostro tempo. Lui resta in attesa che la Verità si faccia strada nel cuore di ciascuno di noi e intanto ci aiuta a crescere.



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