Per i bambini però, fortunatamente è un'altra cosa. Quel momento di incontro col divino, viene vissuta in tutta la sua integrità, purezza e fiducia. Il domani non importa, Domani è un altro giorno. Oggi ci sono solo occhi spalancati oltre il cielo e gioia nel cuore. Questo bisogna che me lo ricordi sempre, ogni volta che mi viene la voglia di sputare sentenze, perché il mondo cambierà anche e sicuramente peggiorerà pure, ma i bambini, sono sempre bambini...........e per fortuna!!!!
Quando ho cominciato a
scrivere la riflessione sull’argomento che volevo trattare, e cioè
sulla prima Comunioni, sono partita a testa bassa facendo alcune
considerazioni sulla superficialità e l’ignoranza con le quali
oggi viene affrontato dalle famiglie dei ragazzi questo Sacramento
così importanti nella vita di ogni uomo, e anzi, siccome il verbo
usato mi sembrava troppo riduttivo, avevo rincarato la dose,
sostituendolo con ‘ bistrattato ‘.
Sì! Ci siamo, mi sono
detta quasi compiaciuta di me stessa, oggi il sacramento della
Comunione è proprio bistrattate, ha perso il suo effettivo
significato per assurgere a una festa mondana e molto laica…..c’è
rimasto ben poco della spiritualità che dovrebbe caratterizzare
questo evento così basilare per il cammino di ogni uomo. …oggi si
pensa solamente alla festa, al pranzo, ai regali….
E’ a questo punto
della mia riflessione che è accaduto qualcosa che ha interrotto il
mio infervorato discorsetto. Un’immagine è passata con un flash
velocissimo davanti ai miei occhi e un anellino d'oro impreziosito da
una pietra di acquamarina si è ripresentato prepotentemente alla mia
memoria, come un potente talismano che ha aperto una porta chiusa
ormai da tanti, troppi anni….E non c’è stato niente da fare!
Quel giorno, la prima
cosa che risvegliò i miei sensi fu il profumo. Nell’aria si
spandeva un delizioso aroma di caffè e di cornetti appena sfornati,
che invogliava a uscire subito dal letto…cosa che feci
immediatamente. In cucina c’era un gran fermento. La trovai
affollata , di persone e di risate e improvvisamente mi ricordai.
Quello era il giorno della mia prima comunione e i miei parenti erano
venuti da lontano per festeggiarmi. Alcuni avevano dormito a casa mia
e altri erano arrivati mentre io ero ancora nelle braccia di Morfeo.
Li guardai e loro mi guardarono, mi abbracciarono, mi coccolarono.
Sentivo che erano contenti per me, sentivo che quel giorno io ero una
piccola principessa alla quale tutti si inchinavano. Quella fu la mia
sensazione di bambina.
Quando la mamma mi
aiutò ad indossare il mio semplice abito lungo di picchè, che un
gesto di civetteria materna aveva arricchito di un ampio cerchio in
fondo alla sua gonna, e le sue sapienti mani ebbero sistemato sulla
mia testolina una cuffietta guarnita con un velo di tulle,
guardandomi allo specchio sentii veramente di essere una principessa
e seppi dentro di me che quello sarebbe stato uno dei giorni più
importanti della mia vita. Non sapevo perché, ma capivo che era
così. O meglio sapevo che quel giorno avrei fatto la conoscenza del
mio migliore amico e che questo amico sarebbe rimasto con me tutta la
vita, e se io fossi stata buona e brava lui sarebbe stato contento di
me e ogni volta che io avessi avuto bisogno di lui , lui ci sarebbe
stato. Il suo nome era Gesù e già ne avevo sentito parlare nelle
mie preghierine di bimba piccola, ma oggi, oggi sarebbe stata una
cosa molto diversa perché l’avrei incontrato dentro il mio cuore,
così mi aveva detto il parroco quando mi aveva preparato insieme a
tanti altri bambini a questo incontro. Non riuscivo a immaginare che
cosa potesse dire essere amica di Gesù, di un amico invisibile, ma
dentro di me sentivo una grande aspettativa e tanta gioia, e questa
gioia la vedevo riflessa negli occhi dei miei genitori e anche in
quelli dei parenti che mi erano venuti a trovare e questo bastava a
fare di me una persona felice.
L’incontro col mio amico, fu pieno di emozione, perché non sapevo se sarei riuscita a
fare le cose per bene, come mi avevano insegnato. Sarei riuscita ad
aprire per bene la bocca, a non far cadere la particola, e deglutire
senza masticare? Invece andò tutto benissimo e quando il sacerdote
passò al bambino successivo, respirai di sollievo perché ero stata
brava e ora il mio più grande amico nessuno avrebbe potuto
togliermelo più. Mi girai a guardare il babbo e la mamma e mi
accorsi che avevano una luce splendente dentro gli occhi e il loro
sguardo posato su di me fu la cosa più bella che ricordo di quel
giorno, perché sentivo quasi tangibilmente, epidermicamente, il
loro bene che mi avvolgeva in un caldo abbraccio. Che momento bello
fu quello e come mi fece sentire l’importanza di tutto quello che
avevo appena vissuto! Tutto il resto, pranzo, dolci, regali, compreso
l’anellino che tanti anni dopo sarebbe balzato alla mia mente dai
recessi del ricordo, furono solo un contorno degno di quel giorno
memorabile, che non doveva essere dimenticato per tutto il resto
della vita.
Io non sapevo che cosa
fosse Gesù per i miei genitori, ma sapevo che era amico anche di
loro, perché anche loro, tanti anni prima avevano avuto un giorno
come il mio, e tanto mi bastava. Non chiedevo altro che l’affetto
dei miei e la sicurezza che loro mi davano, e in quel giorno così
speciale sapere che da allora in poi avrei potuto contare per sempre
anche su un amico del tutto particolare, che era anche amico del
babbo e della mamma, per me fu una cosa bellissima.
A questo punto tutte le
parole di accusa che avevo intenzione di rivolgere a quei poveri
genitori che non hanno altra colpa che quella di vivere in un
contesto sociale che ci vuole tutti proiettati verso un’idea
dell’avere piuttosto che a quella dell’essere…cadevano
miseramente, perché sapevo che anche loro avrebbero avuto la stessa
splendida luce nei loro occhi quando avrebbero guardato il loro
bambino vivere il giorno più importante della sua vita, proprio come
li ho avuti io da madre, quando ho guardato i miei bambini vivere un
giorno speciale e andare incontro all’amico invisibile che resterà
sempre al fianco di ciascuno di noi, e anche nei momenti in cui noi
non ci ricorderemo di lui, lui sarà lì, a sostenerci, a indicarci
la strada, a ridarci la speranza .
Sono trascorsi tanti
anni da quando ero piccola e tante cose sono cambiate nell’evolversi
del tempo che ci fa conquistare nuovi traguardi e ci toglie vecchie
usanze, ma un padre e una madre sono sempre un padre e una madre e
anche nel materialismo in cui oggi ci dibattiamo non c’è genitore
che non speri che suo figlio possa dare e ricevere bontà, possa
elargire e avere in dono amore, possa sperare e dare speranza. Gesù
oggi come ieri ci dice che questo è possibile se lo seguiremo nella
sua strada, e che per ogni pecorella che si aggiunge al suo gregge è
giusto fare festa.
Pranzi, regali, che
prima erano semplici e ora sono diventati più dispendiosi, fanno
parte di questo cambiamento di vita che attanaglia la nostra società,
cambiamento del quale siamo tutti colpevoli e allo stesso tempo tutti
innocenti, ma l’amico invisibile che entra nel cuore di ogni
bambino che in un giorno speciale della sua vita si affida a lui,
sorride di queste cose, perché il suo mondo non è il nostro mondo,
e il suo tempo non è il nostro tempo. Lui resta in attesa che la
Verità si faccia strada nel cuore di ciascuno di noi e intanto ci
aiuta a crescere.
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