venerdì 22 aprile 2022

Mila 18


Guardare dei bei film mi è sempre piaciuto, e per belli intendo che mi lascino qualcosa dentro, ma ormai mi accade raramente di trovarne qualcuno che mi prenda a tal punto , fino a farmi pensare di essere uno dei suoi protagonisti. Oggi ho nuovamente assaporato questa sensazione, guardando un film su You Tube.

Il suo titolo è "La rivolta del Ghetto di Varsavia", ed è un film del 2001, che fino a stasera io non sapevo neanche che esistesse.



Pensavo, come mi succede spesso, di guardarne soltanto un po'e forse all'inizio è stato così, e l'ho fatto solo perché tanti anni fa avevo letto il libro "Mila 18" che mi aveva letteralmente entusiasmato, fino a leggerlo e rileggerlo tante di quelle volte , che alla fine avevo dovuto rifargli una copertina che tenesse insieme le pagine che non riuscivano più a stare unite.

Invece mi sono ritrovata ad essere sempre più interessata da ciò che vedevo, fino ad esserne completamente, catturata, al punto di vivere le emozioni e le sensazioni dei protagonisti. Sensazioni che perdurano anche ora e che mi hanno fatto riflettere sull'uomo in generale.

 C'è tutto l'uomo in questo film; l'uomo con  le sue paure silenti, il suo coraggio che non pensava di avere,i suoi  ideali ritrovati, il suo sacrificio, il suo onore. Tutte molecole della vita di ciascun uomo. Molti di noi non sapranno mai che sono anche nostre, perché non abbiamo mai avuto il bisogno di scoprire la loro esistenza. Ci vogliono delle alchimie strane per rivelarle a se stessi, ma quando ciò accade, l'uomo non diventa un eroe, e se lo diventa è perché lo dicono gli altri, a lui non interessa, va semplicemente oltre se stesso, verso gli altri.

Così questo film andrà a far parte della lista dei miei preferiti, che non sono molti, no davvero, ma che sono inossidabili.

Che dire di più?  "Mila 18" sono solo una parola e un numero, ma sono molto di più. Sono la Storia.

domenica 17 aprile 2022

Nella Resurrezione la Libertà


Oggi, non è facile parlare di Resurrezione, perché nei giorni difficili di una
guerra insensata e fratricida, è più facile e immediato parlare di morte
piuttosto che di vita. Si muore sul campo di battaglia e questo è l’aspetto più
cruento di questa guerra, ma piano piano si muore anche nella vita
quotidiana, strangolati dalle sanzioni che vengono fatte e dal loro esacerbato
ritorno.
Questa guerra, nata in un luogo in un preciso momento, si sta allargando
come una nuvola velenosa per avvinghiarsi come una pianta malefica anche
nei paesi limitrofi, cercando di annientali nei loro punti nevralgici e più deboli.
Una guerra questa, fatta senza l’uso delle armi, ma con risvolti umanamente
devastanti. Si muore anche di recessione, di costi vertiginosi dei beni
indispensabili per il lavoro e per la sussistenza, di mancanza di lavoro.
Soffriamo perché vediamo vite spezzate, occhi senza più luce, soffriamo
perché le nostre certezze sono scomparse tutte in un attimo e ci siano resi
conto che quella Pace che pensavamo ormai fosse la compagna abituale
dei nostri giorni, era solo una mera illusione nella quale ci siamo cullati, e
soffriamo molto di più per la nuova consapevolezza della nostra debolezza,
che si manifesta nell’incapacità di saper affrontare a testa alta i sacrifici che
dovremmo fare, che sicuramente sarebbero pesanti, ma che ci renderebbero
meno vulnerabili , meno attaccabili, e sicuramente più liberi. Quant’è difficile
parlare di resurrezione, nella distesa di macerie fisiche, materiali,
psicologiche, morali, mentre viene ucciso il diritto alla libertà.
 

Sai cos’è
quella linfa vitale
che ti obbliga ad andare
a correre a volare?
Ti scorre nelle vene
come fuoco d’amore
t’incalza ti sostiene
in tutte le tue prove
Ti dice non voltarti
supera le tue pene
vai avanti sempre sai
più su oltre le cime
dei monti azzurri
che vedi là lontano
degli orizzonti al mare
dove vola il gabbiano
oltre ogni meta ambita
oltre la stessa vita
Sai cos’è?

è qualcosa che sa d’immensità
Il suo nome?
Si chiama Libertà
 

Libertà!
 

Quant’è bella questa parola e quanto uso improprio ne è stato sempre fatto.
Se leggo attentamente il Vangelo però mi rendo conto che è lì che trovo il
vero significato della libertà. La libertà di sbagliare e quella di redimersi del
figliol prodigo, la libertà del samaritano che si ferma per sua scelta a
soccorrere un nemico, la libertà di curare di sabato quando c’è il bisogno di
farlo, la libertà di cui è intrisa ogni parola del discorso della Montagna, la
libertà di pregare nel segreto della propria camera, lontani dalle ostentazioni
e dai perbenismi, la libertà di scegliere l’onta della croce......sono tutti preludi al dono della nostra Pasqua che esplode con la potenza della Resurrezione, regalandoci la libertà più grande che è quella dello Spirito.

 Questa è la nostra Pasqua.
 

L’accettazione del seme che muore per rinascere a nuova vita, una vita
nuova, che possa trovare nell’amare il prossimo come se stessi, il principio
del riscatto dell’umanità.
Questa nostra umanità, della quale parliamo tanto spesso, non sentendocene
parte e pensando sempre che le sue miserie non siano anche quelle di
ciascuno di noi, è il trait d’union che lega la creatura al creatore, è un piccolo
passo che ci separa da lui, ma che ci ostiniamo caparbiamente di non voler
fare, in nome di un prestigio e di un potere personale che cesserà nello
stesso momento in cui cesseremo di esistere.
Da duemila anni ascoltiamo queste parole, sentendole belle, vere e giuste,
ma non riusciamo a viverle, e non siamo ancora totalmente consapevoli che
solo se riusciremo a impegnarci con noi stessi a risorgere per prima cosa
dentro noi , tornando all’essenzialità della vita, sapremo capire appieno il
valore della Resurrezione e della vera Libertà. 

 

PS- Mi rendo conto che parlare di Resurrezione per me è così difficile, che riesco a farlo solo riempiendomi la bocca di parole prese a prestito. Se riuscissi a farlo usando solo parole mie, vorebbe dire aver superato i miei limiti, mentre ancora sono molto lontana dall'averlo fatto. Mentre della Libertà, riesco a capirne l'essenza in tutta la sua estensione e a porre anche quei paletti, che non facciano travalicare le regole del nostro vivere, la Resurrezione  per me rimane un mistero inafferrabile, che da sempre sovrasta l'uomo e lo spinge a farsi domande. E siccome anch'io faccio parte del genere umano, anch'io mi faccio domande, che, se sono pragmatica, portano solo a questa conclusione: 

"O ci credi o non ci credi". Vie di mezzo non ce ne sono.

Ma io non sono pragmatica per mia natura, e dunque continuo a farmi domande che si posano sempre sul

 grande prato verde della Speranza.


venerdì 15 aprile 2022

I tempi cambiano

 Se è vero, come mi ha detto qualcuno, che le visite che si fanno ai Sepolcri nel giovedì santo, hanno poco a che vedere con la fede, perché sono solo antiche tradizioni arricchite nel tempo dalla fantasia popolare, è anche vero che la nostra fede, e parlo non solo della mia, ma anche di quella di altre persone che erano con me, da queste visite ne è uscita,  sicuramente  un po' dispiaciuta.


Sappiamo benissimo che il significato dei Sepolcri è ben più profondo, di quello esteriore,  che abbiamo sempre visto ed ammirato nel tempo, ma sappiamo altrettanto bene che ogni cosa dismessa, non sarà più ripresa, e nel tempo andrà solo a finire o nel dimenticatoio, o per bene che vada, in un tiepido ricordo di tempi migliori.


Ieri, trovare le chiese, con le porte aperte, tranne una, completamente chiusa, e tra l'altro quella a me più cara,  e vederle così vuote, così fredde, non è stato proprio un bel momento.

I tempi cambiano, è vero e questi ultimi anni hanno modificato il nostro modo di vivere, ma forse proprio per questo, per questa fragilità ritrovata e questa solitudine nella quale ci ha fatto piombre la storia dei nostri giorni, specialmente quella di questi ultimi terribili giorni, sentivamo il bisogno di ritrovare qualcosa di noi, qualcosa che ci ha accompagnato nella nostra vita....e che non abbiamo trovato.


I tempi cambiano e con essi il nostro modo di pensare, o forse è più giusto dire che è il nostro modo di pensare che si rinnova continuamente che fa cambiare i tempi, ma alla fine che importa? E' così e basta, e forse è anche giusto che sia così!

I tempi cambiano e fanno provare piccoli dispiaceri, che durano il tempo per farci sopra delle brevi riflessioni.....poi un'alzata di spalle e via!

Si riprende la strada che riporta a casa, consapevoli, che a differenza di tante altre persone, per noi quella casa è ancora una certezza.

Mi incammino nell'aria che sa di primavera, per una strada di campagna dove trovo la profusione di fiori e di rami di ulivo, che quest'anno non ho trovato nelle chiese vuote. Questi per me, in questo momento sono i Sepolcri, così parte della vita che si rinnova. Respiro profondamente guardando il cielo, oggi così sereno, liberando le sensazioni che sono dentro di me......non ci sono parole che salgono verso l'alto, per raggiungere il volo delle prime rondini, se sono rondini, solo immagini che vengono da lontano, profumi di ciambelle e di fiori che si mischiano insieme, serenità che a un tratto mi sento dentro.......e capisco che tutto questo è la mia muta preghiera, fatta della fede del fanciullino che è ancora dentro di me, e che  non ne  vuole proprio sapere di sparire, e della consapevolezza della donna che non solo non si arrende ai tempi che cambiano, ma che cerca di farli suoi nell'unica maniera che sa...con l'introspezione e con la fantasia.

Una volta ho scritto "Cammino e la vita cammina con me". Oggi so che per quello che mi riguarda, è proprio così.

 


domenica 10 aprile 2022

Fino alla fine dei tempi

La domenica delle palme, ci ricorda l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, ma non posso fare a meno di pensare che la sua entrata trionfale sia una storia di contrasti, come tante altre  che ci ha presentato la storia.

Basta pensare a quanti personaggi illustri hanno percorso nei millenni il "red carpet" da vincitori e poi  sono sprofondati nell'oblio,se va bene,  o sono diventati simboli negativi, dei quali si cerca di cancellare persino le tracce.

Questa però è una storia un po' diversa dalle altre. E' la storia di un Re che venne in mezzo a noi, come uno di noi, ed entrò in Gerusalemme, montando un'asina e non un destriero;che non indossava corona e porpora, ma la semplice tunica della gente comune, a dimostrazione che non cercava la gloria del mondo, e non veniva a conquistare con la forza e con le armi, come i re terreni.

Portava in dono un messaggio di giustizia, di pace, da fare con se stessi e  con il prossimo. In definitiva un messaggio d'amore, che a dirla così sembra roba da poco e che invece è la chiave di volta della stabilità del mondo intero.

Ma non fu capito neanche da quelli che gli stesero davanti fronde di palma e mantelli, e proprio dagli stessi, fu additato,deriso, rifiutato, nel momento stesso in cui si accorsero che  non avrebbe assecondato il loro desiderio di rivalsa, di vendetta, di morte verso altri uomini.

Fu consegnato alla croce e forse solo in pochi si accorsero allora, che la vera entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme cominciava in quel momento.Non aveva cercato la gloria del mondo, ma in quel momento cominciava  la sua gloria fino alla fine dei tempi.

Oggi questa storia si ripete nei riti della nostra chiesa e ci apre la strada a quella che sarà la Pasqua, verso la quale ci avviamo con una fiducia che ci giunge da lontano, ma  io penso che anche il non credente, quello che vede in Gesù solo un uomo  vissuto storicamente, non possa fare a meno di pensare e guardare con grande rispetto e ammirazione  colui che è venuto a portare un messaggio di pace, di giustizia, di amore, sacrificando se stesso per il bene di tutti gli uomini; e di pensare a lui come a una guida che ci indica una strada non sempre facile da seguire, è vero,  ma sulla quale vale la pena di incamminarsi per cercare di diventare un pò meno 'io' e un po' più 'noi'.