lunedì 30 marzo 2015

Dalì

Era entrato nella nostra vita un giorno di novembre, piccolissimo gatto indifeso, che stava sul palmo della mano. Non mangiava e tremava dal freddo. Capimmo subito che sarebbe rimasto con noi, appena ci guardò con i suoi grandi occhi. Capimmo anche che non sarebbe rimasto a lungo, ma ci impegnammo fin da subito a rendere la sua vita il più possibile piacevole insieme a noi e agli altri gatti di cui diventò subito il beniamino.
Non riuscivamo a dargli un nome, forse perché intuivamo che non sarebbe rimasto a lungo con noi, poi via via che comunque anche lui cresceva, secco, allampanato, con quegli occhi grandi e geniali, i lunghi baffi, sapemmo che non avrebbe potuto chiamarsi in altro modo se non Dalì.
Due giorni fa Dalì se ne è andato, chiedendo come ultima cosa nella sua vita terrena di restare in nostra compagnia fino all'ultimo istante.
E' solo un gatto, dirà qualcuno, è vero, è solo un gatto, ma noi gli abbiamo voluto bene, è stato dei nostri, ha lasciato l'impronta della sua zampa nei nostri cuscini, nei nostri cuori e nei nostri ricordi. L'affetto non ha confini, o per lo meno noi non li conosciamo.

martedì 17 marzo 2015

Febbre

Ora capisco come ho fatto a scrivere il mio ultimo post, dove ho mandato alle ortiche tutte le mie inibizioni.......e ci credo! Avevo la febbre a trentanove e mezzo ma ancora non lo sapevo!!!! Altro che fantasia, quella sensazione di essere sulle nuvole, era febbre, semplicemente febbre, alla quale oggi si è aggiunto un formidabile mal di gola che mi da la sensazione di essere in un calderone in ebollizione.
Non che me ne sia pentita, no davvero,ma ben dificilmente avrei scritto ciò che ho scritto, se fossi stata del tutto presente a me stessa, e non perché non credessi alle mie parole,ma semplicemente perché in genere ci vergogniamo di esporle così pubblicamente.
Insomma, sia stato quello he sia stato, fatto sta che ho fato chiarezza dentro di me e mica è poco!

lunedì 16 marzo 2015

sorella fantasia

E' inutile negarlo e quindi non lo nego. Io sono un'artista. Certo!.....ma un'artista delle cazzate.   Me ne accorgo ogni volta che vado a rileggere qualcosa che ho scritto. Per carità....io credo fermamente a tutto quello che scrivo, ci credo nel momento in cui scrivo e le parole illusorie che mi vengono così facili, sono tutte autentiche, come del resto i sentimenti. E' questa la cosa tragica, o comica, chissà! Bisogna vedere da che punto di vista si guarda la cosa. Io mi do ogni volta uno scopo nuovo nella vita, una mèta da raggiungere, una salita da affrontare. E le salite le affronto veramente con lo spirito stakanovista che mi contraddistingue, nella stupida convinzione che dopo ogni salita ci sia sempre una discesa.....e magari sarà anche vero, ma non sempre, e non è detto che la discesa sia sempre meno faticosa, ma sicuramente offre più occasioni di fare degli scivoloni iperbolici. Però fino ad oggi sono andata avanti così, e le illusioni che mi costruisco come castelli delle fate, alla fine fanno di me una persona sempre pronta a rimettersi in discussione, a ritrovare il sorriso e a dare in parte agli altri una serenità che io non sento neanche un pò. Tutto questo fino a ieri l'altro. Durante la mia passeggiata mattutina è ormai arcinoto che mi piace immergermi nella natura e nella sua contemplazione, nel volo degli uccelli, nello stormire delle fronde, nei primi fiori che fanno capolino nei campi. Tutto ciò mi rigenera e mi spinge molto spesso a pensare a san Francesco, alla sua vita, alla sua scelta, per cui quando tornando verso casa sul viale di san Biagio, mi sono venute in mente le parole 'vai e ripara la mia chiesa', non mi sono stupita per niente, per quante volte le ho lette o sentite o guardate in un film. Il problema è cominciato da allora in poi, perché quelle parole non mi hanno più lasciato e me le sono ritrovate in ogni momento delle mie giornate, per cui a un certo punto ho cominciato a pensare quale chiesa potesse esserci da riparare lì nei dintorni. San Biagio no, perché i lavori sono appena terminati, le altre chiese mi sembrano tutte in ottimo stato......per cui le ho scartate tutte, e poi che avrei potuto fare io per riparare una chiesa? Allora il mio pensiero è corso alle edicole che sono sparpagliate nei dintorni,ma anche quelle sono tutte seguite e accudite piuttosto bene. Boh! 
Il mio vero problema è la fantasia, perché quando non so rispondermi a una domanda che mi fanno o che mi faccio da sola, chiedo il suo aiuto, e anche stavolta lei è stata veramente gentile anche se piuttosto rozza nell'esprimersi perhé mi ha apostrofato esattamente con queste parole: "O gonza che non sei altro....credevo tu fossi più intelligente sai!? Possibile che non hai capito che la chiesa da riparare sei te?"
"Iooo?" le ho risposto completamente, genuinamente sorpresa "E che cavolo c'entro io?"
"La tua anima,o il tuo cuore, chiamalo come vuoi, è quella la chiesa che devi riparare, quella dove ogni volta andavi a pregare e a cercare conforto...non ricordi neanche più?"
Sono rimasta senza parole.
"cerca di fare mente locale via! Non la chiesa degli stucchi, dei paroloni, delle prediche senza fine e senza capo né coda, se non quella dell'autocompiacimento.....ma quell'altra, quella semplice della tua infanzia e della tua giovinezza, quella della preghiera per i tuoi cari o per il tuo amore, quella del profumo della primavera e del sole che filtra dalle feritoie delle piccole finestre del tuo cuore......non luci abbacinanti, non effetti spettacolari, ma tenui raggi di sole che vanno a parlare col silenzio. Quella è la tua chiesa, quella che evidentemente devi riparare, quella nella quale non sei più entrata per tanto ...troppo tempo, altrimenti avresti visto in che stato è!"
"E tu potresti farmela nuovamente vedere,magari per un attimo? le ho domandato sapendo che stava dicendo il vero. La mia fantasia è un portento e non ha esitato neanche un momento, forse perché io l'immagine l'avevo già davanti agli occhi e poco dopo una chiesina piccola si è materializzata davanti ai miei ricordi. Ma com'è ridotta. Tutta diroccata, abbandonata, con le erbacce che le crescono intorno e persino nelle fessure delle pietre. L'unica cosa che mi conforta è la piccola campana che ancora è al suo posto, anche se nessuno la suona più!"
"Da quanto tempo il tuo cuore non suona più veramente a festa?" mi ha chiesto impietosa la fantasia. Non ho saputo farle nient'altro che un breve cenno della mano a dimostrazione che il tempo è veramente tanto, così tanto che non so neanche più come si fa!"
"Ora sta a te!" mi ha detto lei e se ne è andata, lasciandomi con la mia nuova consapevolezza. Ce la farò a riparare la mia chiesa? In questo momento mi dico tristemente di no, ma poi chi lo sa? E anche queste parole che ho appena scritto sono come le tante altre illusioni di cui sembra che non possa fare a meno di nutrirmi? Non lo so, quello che so è che anche ora queste parole mi vengono in mente, quasi a stimolarmi di ripartire per una nuova salita, incurante della fatica, per andare dritta verso una mèta che non so dove sia, ma che dentro di me voglio sperare che invece sia là....proprio dietro a quel poggio, o a quello oltre, o a quella cima che intravedo appena.Bisogna che non perda assolutamente la voglia di camminare,magari non solo fuori, ma anche dentro di me.

domenica 8 marzo 2015

Essere donna

Oggi sarà anche la festa della donna, ma io mica me ne sto accorgendo tanto!E' da stamani che scucchiaio, per preparare un pranzo che abbia il diritto di chiamarsi tale, e non una delle solite sbobbe che da un pò di tempo a questa parte riesco a imbastire con tanta fantasia e deplorevoli risultati. Bah! Si vede che la cucina ormai fa parte dei carismi delle donne, anche se, chissà perché, gli chef più prestigiosi sono tutti uomini.
Ma non divaghiamo! Oggi festa della donna e mi piace riportare una frase scritta dalla Fallaci, che riassume in poche parole quello che è anche il mio pensiero.
Essere donna è un richiamo della vita alla vita, e non intendo solo un richiamo squisitamente fisico volto al mantenimento della specie, ma più che altro un richiamo mentale e spirituale a quello che è la vita stessa nella sua essenza primitiva. Forse, proprio perché l'intuizione è la  nostra caratteristica peculiare  noi donne, istintivamente sappiamo che cosa è il significato vero della vita, anche se la nostra debolezza, derivata da secoli di sottomissione, ci impedisce  di affermarlo con il vigore che necessiterebbe.
Vita non è lavoro, vita non è amore, vita non è avere, perché si può anche vivere in funzione del lavoro, o dell'amore o dell'avere, ma alla fine, e anche con sorpresa, ci si accorge che non si è vissuto, ma abbiamo solo fatto a gomitate per ottenere ciò che pensavamo ci fosse indispensabile. 'Non accumulate tesori in terra' dice qualcuno, anche se sembra che non sia mai stato di moda ascoltare quello che ha detto!
Vita invece è aprire gli occhi ogni mattina e respirare, con la consapevolezza di avere avuto un dono, vita è mettersi in cammino, fisicamente o metaforicamente, non importa, per  soddisfare quella curiosità che ci è stata regalata con l'intelligenza; ma vita è anche stare appollaiati su una colonna come uno stilita, in contemplazione di ciò che abbiamo e che non riusciamo più a vedere....e dunque vita è scelta, scelta di essere se stessi, diversi da chiunque altro e nel caso di noi donne diverse non solo tra di noi, ma principalmente diverse dagli uomini, e non per razzismo, o femminismo, ma semplicemente perché siamo state fatte in altro modo e noi non potremo mai essere ciò che è un uomo, come l'uomo non potrà mai esere ciò che siamo noi. Questa diversità, lungi dal dividerci, dovrebbe essere motivo di arricchimento mentale e spirituale per entrambi se il trattino uomo-donna, viene inteso come libertà. Il lavoro, l'amore, l'avere, dovrebbero far parte della nostra vita come strumenti e non diventare lo scopo della vita stessa, che è tutt'altro e che senz'altro può diventare amore, ma quello vero, quello che lascia qualcosa di sé all'altro e agli altri, gratuitamente, senza aspettare niente in cambio, quello che resta vicino,anche quando il mondo ti getta via e si allontana seguendo i propri idoli. 
Questa secondo me è l'intuizione che hanno le donne, tutte le donne. E' una sfida al secolarismo, un tentativo di riappropriarsi del valore di essere uomo e donna, padre e madre, una sfida alla vita per la vita. Uno scopo da perseguire. E termino con questo aforisma di Einstein, che credo non avrebbe mai pensato, quando l'ha buttato giù, che potesse servire per la festa delle donne.

Per avere una vita felice e' necessario dedicarla ad uno scopo,e non a delle persone o delle cose.
Albert Einstein