giovedì 31 maggio 2012

The Help

Ho terminato di leggere "The Help", scritto da Kathriyn Stockett, proprio ierisera.
Finalmente un romanzo recente che mi ha lasciato soddisfatta di ciò che ho letto, del modo in cui è scritto, dell'ambientazione!

La storia si svolge negli Stati Uniti degli anni sessanta, più precisamente a Jackson, in Mississippi, dove il tema del razzismo è ancora molto sentito. Sono gli anni in cui Bob Dylan comincia a testimoniare con le sue canzoni la protesta nascente.

Sono anche anni di conquista tecnologica e conquista di libertà per la donna che cerca il suo spazio fuori dalle usanze che caratterizzano la società di quel periodo.

Secondo me insomma un libro che vale la pena leggere.

mercoledì 30 maggio 2012

La Torre del Silenzio


Nella casa di Fuf, ci credereste? c'è posto anche per una torre. E'  la mia Torre del Silenzio, un'immagine che mi porto dietro fin dall'infanzia, un'immagnine nella quale affondano le mie radici.
La Torre è tante cose, tanti stati d'animo che coabitano dentro di noi. A volte sono tristi come questo ......................................



SOLA

Sono entrata nella torre del silenzio
E ho chiuso la porta dietro di me.
Ho salito gli scalini che portano alla vetta
E da lì ho guardato
Il deserto della mia vita.
Terra bruciata e alberi nudi
Che tendono le braccia
A un cielo di piombo.
Dove va un animale ferito
A leccarsi le ferite?
Forse nella tana, forse nel bosco.
Dove va invece l’uomo?
Dentro se stesso,
dentro una torre di silenzio
dura come il diamante.
Sola, senza più nessuno
Che mi faccia del male
Percorrerò la mia strada.
Sola, guarderò i miei alberi
Senza la speranza di nuove foglie verdi.




.....................altre volte parlano di attimi di gioia profonda che prima di essere condivisa con chi ci sta intorno ha bisogno di un momento di totale appartenenza al nostro essere



UN ATTIMO
Questa è la mia Torre del Silenzio

Un battito di ciglia
Un attimo di vita…e in esso
Un volo di gabbiani
Un arcobaleno
Un cielo stellato
Un campo di lucciole.
Com’è breve quell’attimo
E come è eterno!
Un battito di ciglia
E la vita prosegue
Il suo cammino.





Piccolo fiore






Io non so se voi credete ancora alle favole, ma io ci credo.
Ci credo perché ho bisogno di crederci, ho bisogno di pensare che nella nostra vita ci possa essere qualcosa al di là della logica e della razionalità. Ho bisogno del sogno e della sua poesia, ho bisogno di questa dimensione per ritrovare la parte più vera di me.

Per questo la mia favola è dedicata a tutti sognatori e a quelli che ancora possono diventarlo, ma in modo particolare è dedicata a Senny, principessa di questa favola







C’era una volta…..o forse c’è stato solo nella mia fantasia, ma insomma c’era, un cavaliere che correva nel deserto alla ricerca di un palazzo trasparente a forma di cubo, perché gli avevano detto che vicino a quel cubo che era brillantissimo, tutto di cristallo purissimo, ci sarebbe stata un fanciulla che lo aspettava, la donna a lui predestinata.
Il cavaliere era un bel giovane, sembrava quasi un principe azzurro, anche se di azzurro non aveva proprio niente. Infatti era tutto vestito di nero e neri erano anche i suoi occhi e i suoi capelli.
Non conoscevo il suo nome, perché ogni volta che provavo a domandarlo, il giovane spariva nel niente e la favola non poteva continuare. Ma correva, correva giorno e notte, su e giù per quel deserto, alla ricerca di una fanciulla che non riusciva a trovare. Solo molto tempo dopo mi sono accorta che stava correndo dentro un quadro che avevo dipinto io tanti anni prima, e che lui riusciva ad ampliare i suoi orizzonti solo nella misura in cui io potevo allargare con la fantasia quel dipinto di 30x40 centimetri che tra l’altro aveva anche una grande cornice , oltre la quale anche per me era difficile andare.
Naturalmente come ogni cavaliere che si rispetti, anche lui aveva il suo cavallo, che era proprio un bel cavallo, non giallo come quello di D’Artagnan, o con un nome impossibile, Ronzinante, come quello di Don Chisciotte.
Il cavallo di questo cavaliere oltre a essere decisamente bello aveva anche un nome di tutto rispetto: Jo, diminuitivo di Joloso, che poi non era nient’altro che una contraffazione di goloso. E goloso lo era davvero, tant’è che nel periodo in cui aveva vissuto nel far west, non disdegnava assolutamente noccioline e un buon sorso di wisky. Non si sa per quali vicissitudini Jo a un certo punto della sua vita si era ritrovato a servire un cavaliere tutto vestito di nero. A lui la cosa non interessava minimamente e non si faceva le strane domande degli uomini, che vogliono sapere sempre il perché di ogni cosa, non riuscendo mai a trovarlo. A lui questi passaggi temporali facevano lo stesso effetto di una folata di vento e ora si trovava benissimo in questo deserto così strano, in compagnia di un bel giovane, che cercava l’amore. L’ultima volta che Jo aveva cercato qualcosa si era trattato di oro….di pepite d’oro, di molte pepite d’oro. Ora erano in cerca di amore e per Jo …andava bene anche quello, purché alla fine gli portasse cose buone da gustare.

Provavo tenerezza per quel giovane uomo che si affannava alla ricerca del suo amore, e per quel suo cavallo fiducioso in tutto ciò che la vita gli riservava e avrei voluto aiutarli, invece che starmene passiva, mentre questi girovagavano senza meta nel deserto del mio quadro. Avevo dipinto quella tela in un momento in cui il mio stato d’animo non permetteva se non al deserto, di entrare a far parte della mia vita. Il risultato era stato una distesa sconfinata di sabbia, talmente uniforme, che all’orizzonte non si intravedeva neanche il presagio di qualche altra cosa. Tra l’altro era anche un deserto piatto, senza dune, il che non dava nemmeno l’illusione che dall’altra parte ci potesse essere qualcosa di diverso.
Il mio cavaliere intanto si era fermato, era sceso da cavallo e Jo, rimanendo fermo accanto a lui, cercava col muso qualcosa di commestibile che non avrebbe mai trovato, di questo ero sicura, perché quando avevo dipinto, non avevo messo neanche un filo d’erba, figuriamoci, radici, o frutti, o alberi, seppure rinsecchiti. Niente di niente
“Il deserto è deserto, perdindirindina – parlottavo tra me e me – quando uno entra nel deserto, specialmente in un deserto come il mio non può aspettarsi di trovare qualcosa da mangiare e neanche da bere”. Dopo questa considerazione, non mi rimase altro che rimanere impietrita. Mi rendevo conto che stavo per commettere un omicidio, anzi un doppio omicidio, perché per me Jo aveva la stessa importanza di questo cavaliere….a proposito, ma come poteva chiamarsi questo cavaliere?
Nel momento stesso in cui osai pensare al nome per il mio bel tenebroso, il giovane scomparve dalla mia visuale, e nel quadro rimase solo uno sconsolato Jo, che si mise a guardarsi intorno, forse cominciando a chiedersi dove diavolo fosse finito, non solo il suo cavaliere, ma lui stesso. In effetti credo che la sua mente equina cominciasse a elaborare la mancanza di qualsiasi cosa da mangiare, e ciò, iniziavo a rendermi conto, non gli era assolutamente gradito.
Dovevo assolutamente trovare qualcosa che permettesse a Jo di mangiare e di bere, ma come fare ? Del resto vederlo così solo, senza nessuno con cui poter scambiare almeno un nitrito, mi infastidiva oltremodo, per cui cominciai a spremermi le meningi e a cercare qualcosa. Ma cosa?
Però una cosa l’avevo capita. Al giovane intruso del mio quadro, non piaceva che nessuno si facesse gli affari suoi, non voleva far sapere chi era, e spariva a comodo, incurante anche di lasciare il suo cavallo in balìa di se stesso e dei pericoli che avrebbe potuto incontrare. Decisi in quel momento che non avrei più pensato a lui cercando di capire chi era, ma per esigenze mie gli avrei appioppato un nome, che si sarebbe portato addosso a dispetto di se stesso. Il primo nome che mi venne in mente fu Ego, ma lo scartai immediatamente. Non mi piaceva cominciare la mia favola con qualcosa di così negativo, poi mi venne in mente Cogito, ma anche stavolta, non so perché lo scartai subito. In fin dei conti non sapevo nemmeno se riusciva a pensare, o se quell’aria meditativa era solo apparenza e invece dietro quella fronte si celava il vuoto più assoluto. L’unica cosa di cui ero certa è che era solo, solo con un cavallo. Immediatamente seppi che quello era il nome che gli volevo dare, lo sentivo mentre lo scrivevo. Solo con un cavallo! Che bel nome! Mi faceva venire in mente qualcosa di già sentito, o di molto simile, poi quasi subito realizzai che avevo sentito un nome altrettanto affascinante quando ero andata a vedere il film “Balla coi lupi”. Non solo! Mi si riaffacciò alla mente anche un grande poster in bianco e nero, con Charlie Chaplin seduto su un gradino con accanto un cagnolino. Qualcuno, molto sensibile, vi aveva tracciato di traverso un nome “Solo con un cane”! Del resto se uno poteva chiamarsi Balla coi lupi, o Solo con un cane perché il mio cavaliere non avrebbe potuto chiamarsi Solo con un cavallo?
E in quel momento seppi anche quello che dovevo fare. Non so se avrebbe funzionato, ma di sicuro ci avrei provato e anche molto velocemente.
Lavorai tutta la notte e anche parte del giorno successivo, ma alla fine avevo preparato un altro quadro, nel quale avevo rappresentato il deserto, un altro deserto, stavolta pieno di cactus e anche di erba e di strane piante grasse, che speravo fossero commestibili. Ci avevo anche dipinto un bel palazzo, un palazzo trasparente, a forma di cubo, dove speravo, prima o poi la fanciulla tanto cercata, sarebbe andata a ripararsi dal sole cocente. Il cavaliere l’avrebbe trovata e il mio incubo sarebbe finito. Ma come fare per permettere al mio cavaliere di andare nell’altro quadro?
Provai ad accostarlo al primo deserto, sperando che in una delle sue scorribande a cavallo, facesse un balzo un po’ più grande e passasse di là, ma per quanto mi sforzassi e lo incitassi pregandolo prima, e insultandolo dopo, lui fece sempre finta di non accorgersi di niente e continuò a correre come un matto nel deserto sabbioso, senza erba, senza neanche un filo d’erba.
“Brutto stupido – lo incitavo io – possibile che non capisci che in questa maniera al massimo tra due giorni sarete morti sia te che il tuo cavallo?”
La mancanza di una qualsiasi risposta mi fece arrabbiare a tal punto che non ci vidi più. Dalla rabbia presi la tela che avevo appena dipinta e la spiaccicai su quell’altra, in modo che i due disegni vennero a contatto in tutta la loro grandezza, poi quasi con un urlo liberatorio li ristaccai e li buttai da una parte. Mi ero proprio scocciata.
“Se non interessa a te caro Solo con un cavallo, figurati a me che importa! Io da mangiare ce l’ho e anche da bere se è per questo!”. Non avevo ancora finito di pronunciare queste parole che mi ero già resa conto di una cosa. Nel mio nuovo quadro non avevo messo neanche un po’ d’acqua.
“Ma si può essere più stupidi di così?” bofonchiai tra me e me “Ma tanto a che serve darsi da fare, non riuscirò mai a farli passare dall’altra parte.”: Ciò nonostante il mio sguardo corse ai poveri inutili deserti della mia vita, perché non ero ancora pronta ad arrendermi, anche perché io non sono mai pronta ad arrendermi, lo so ormai per esperienza, e gli ostacoli mi spingono ad andare avanti. Ciò che feci anche quella volta.

Ripresi il quadro in mano per cercare di inserire almeno un rigagnolo d’acqua in tutto quell’asciutto e meno male che lo feci. Non senza stupore, mi accorsi quasi subito che i miei due eroi facevano parte del mio nuovo deserto , forse non avevano aspettato altro, ma erano stremati. Jo toccava quasi il muso in terra e Solo con un cavallo, non se la passava meglio, completamente stravaccato dietro un cactus del quale sfruttava fino all’ultimo millimetro di ombra. Mi fecero nuovamente tenerezza. “Ma se non ci fossimo noi donne il mondo cosa sarebbe?” mi domandai filosoficamente, mentre aprivo il mio tubetto di colore azzurro e lo mischiavo col bianco che avevo già nella tavolozza. Avrei fatto un bel ruscello per questi poveri amici, ma mi resi conto già dopo le prime pennellate che non mi sarebbe venuto fuori niente di meglio di una pozzanghera, anche se una pozzanghera grande. Infatti né l’umano, né l’equino mi davano modo di finire il mio lavoro. Entrambi si erano avventati nell’acqua appena dipinta e ci si erano letteralmente gettati dentro. Non so chi dei due fosse più animale, ma dai suoni gutturali che sentivo, mi sembrò che Solo con un cavallo, si desse un gran daffare. Risi contenta! Sapevo di aver salvato la loro vita e ciò per il momento mi bastava! Per il momento il mio intervento non era più necessario. Avevano da mangiare e da bere e io avevo tanto da fare, altro che starmene appiccicata a un quadro a inventare la trama di una favola! Decisamente riposi i miei pennelli e chiusi la scatola con un tonfo secco, spensi la luce e…. “Ehi! Ps ps!” possibile che avessi sentito una voce? Riaccesi immediatamente le luce nello stesso momento in cui la voce si faceva risentire, calda e forte, come se fosse a un metro da me.
“Ehi, mi senti? Guarda da questa parte, sono qui nel ruscello che hai appena dipinto per noi. Ti volevo ringraziare, perché ci hai salvato la vita!”.
A quel punto non sapevo se stavo per svenire, se avevo le palpitazioni, se ero decisamente impazzita, o se la cosa fosse vera come alla fine speravo
“Non c’è di che” mi ritrovai a rispondere. Non mi era venuto niente di meglio da dire. Ci sarebbe stato tempo dopo per approfondire la conoscenza. Al momento mi sentivo pervasa da una strana timidezza che non riuscivo a spiegarmi. Il giovanotto decisamente era consapevole della sua avvenenza. Infatti mi si mostrò spudoratamente a torso nudo, sicuro del fatto suo. Brutto vanesio ma chi ti credi di essere?
Solo con un cavallo parlò di nuovo “Ora che mi sono rimesso un po’ in forze corro nuovamente a cercare il mio amore. Lo devo trovare. Grazie di aver fatto il palazzo di cristallo. Forse Yasmin è lì che mi aspetta!”
“Sei molto innamorato di lei” non potei fare a meno di dire
“Tantissimo, non amo nessuno quanto lei”
“Deve essere una ragazza bellissima per aver suscitato una simile passione!” scherzai io
“Non lo so, non l’ho mai vista se non nei miei sogni. Ma di lei vedevo tutto fuorché il viso. Ma la sua voce! Mi sono innamorato della sua voce. Tu non puoi capire che voce ha la mia Yasmin”
“La tua Yasmin? Allora vi siete già rivelati il vostro amore?” ero sbigottita da quella strana conversazione
“No, cioè sì. Io nei miei sogni glielo dico continuamente, ma ancora non l’ho trovata e non ho potuto neanche sfiorarla con una mano”.
“Mio caro, mi sembra una situazione molto ingarbugliata. Tu che stai dentro i miei quadri, questa Yasmin che forse c’è anche lei, però non lo sai e infatti non riesci a trovarla….ma non ti sembra di lavorare un po’ troppo di fantasia?”
“Non lo so” rispose mesto e voltandomi le spalle se ne andò rapidamente al galoppo su un Jo decisamente ringalluzzito. Ma come si fa a dire di un cavallo che è ringalluzzito?.
E’ vero che avrei potuto richiamarlo, ma il mio deserto anche se era grande quanto il primo, in prospettiva era talmente profondo che per arrivare all’ultimo cactus che si vedeva giù in fondo si dovevano fare almeno trenta chilometri. E lui era già lontano.
“Uffa, meno mi impiccio di questa storia e meglio sto! E’ già tanto che gli permetto di stare nel mio quadro….gli ho fatto il palazzo, che altro vuole da me?”. Stavolta spensi la luce e con decisione uscii dalla stanza dando un colpo secco alla porta.
Il mattino dopo stavo decisamente meglio. Ero convintissima di essermi sognata tutto quanto, quadri compresi. Non vedevo l’ora di ricominciare la mia giornata che era fatta di cose molto più concrete e senz’altro al di fuori di ogni deserto. La mia camera mi piacque come non mai! Piena di allegro disordine, nel quale solo io riuscivo a districarmi, parlava della mia vita più di un libro aperto. Alle pareti poster delle Piramidi di Giza, un ritratto di Sean Connery in kilt, l’uomo ideale di tutte le mie aspirazioni, una gigantografia del mio cane con un occhio azzurro, una recensione di un magnifico e gigantesco Pavarotti, di quando a Londra immortalò per sempre il “Nessun dorma”. E poi libri sparsi in ogni dove, da quelli di archeologia, ai romanzi di Ken Follet, ai classici più famosi fino ad arrivare ad Eco e il Nome della rosa, per non parlare di Dan Brown e il suo Codice da Vinci, affascinante e intrigante come non mai. Su tutti gli ultimi libri di un’agguerrita Fallaci, cassandra maledetta e scomoda dei tempi nostri…e l’ultima pazzia…l’Enigma dei numeri primi, libro stupendo, esaltante, pieno dell’intelligenza dell’uomo e della sua fantasia. Mai avrei immaginato che la matematica fosse anche fantasia, mai avrei immaginato che l’avrei capita così bene, sentendo mie le ipotesi e i teoremi più arditi che abbia elaborato mente umana. L’ho potuto fare con la fantasia, sembra strano vero? Certo non più strano che veder scorrazzare un cavallo e un giovanotto nei quadri dipinti da me.



Mi stiracchiai fino alla punta del dito mignolo del piede sinistro e non contenta rifeci la prova, scoprendo di crogiolarmi in quello stiracchiamento sbadiglioso che precede sempre qualsiasi mia giornata, bella o brutta, piovosa o piena di sole, monotona o ricca di avvenimenti.
“Ora una bella colazione e poi al lavoro!”. Ah! Mi sono dimenticata di dirvi chi sono e cosa faccio. “Chi son? Sono un poeta, e cosa faccio ? Scrivo! E come vivo? Vivo!”. Mi piacerebbe poter rispondere così, sulla musica della Boheme, ma il mio lavoro è decisamente più normale. Sono semplicemente una correttrice di bozze e a tempo perso una mediocre pittrice, anche se devo confessare che l’odore dei colori, della trementina, dell’acqua ragia, mi sono familiari da sempre, come il croissant che mangio tutte le mattine. Però amo il mio lavoro se non altro perché mi permette di lavorare a casa mia e senza orari frustranti. Ho soltanto una scadenza per consegnare le bozze lette e corrette, alla casa editrice, per cui se a un certo momento della lettura di qualche manoscritto, mi accorgo che mi è venuta voglia di dipingere, non faccio altro che smettere e cambiare tavolo. I miei due tavoli parlano di me molto esaurientemente, mostrando la mia doppia personalità. Molto ordinato e molto grigio il primo, fa bella mostra di sé con un computer, una macchina da scrivere piuttosto vecchia e tanti fascicoli, diligentemente impilati. Il secondo, è di un’allegria e di un disordine unici. Tubetti di colori che si rincorrono su tutta la superficie, tavolozze, spatole, pennelli, pennellini, teorie di matite coloratissime e tante, anzi tantissime boccette ne siglano la mìse, insieme a tele e album da disegno, appoggiati negligentemente su un cavalletto tutto macchiato di colore. Questo è il mio studio e il mio ufficio, in definitiva insieme alla mia camera e a una minuscola cucina, la mia casa, quella in cui a volte sogno cavalieri vestiti di nero che rincorrono fanciulle trovate a loro volta nei sogni.
“Ma che sogno strano che ho fatto stanotte!” mi appresto a dire alla fotografia di Dedo, che mi guarda dalla mensola poco più in alto della scrivania. Parlo tantissimo con Dedo, (all’anagrafe Demetrio Donati) perché è il mio migliore amico, colui al quale non mi riesce di nascondere nulla, che mi legge nel pensiero e sa quando sono triste. Il bello è che lui lo sa molto prima di me! Questa è una cosa che mi ha sempre stupito, ma che ho sempre accettato con naturalezza allo stesso modo con cui bevo un bicchiere d’acqua.
Con Dedo tutto è semplice perché non c’è amore tra noi ma solo una solida amicizia che è cresciuta con il tempo, senza incrinarsi mai una volta. Eppure è un bel ragazzo con incredibili capelli neri e occhi color del mare in tempesta. Sarebbe facile innamorarsi di lui per ogni ragazza, ma non per me. Io sogno qualcosa di diverso, qualcosa di romantico e di affascinante, mentre Dedo invece è molto tranquillizzante, molto comprensivo, molto accomodante, molto prevedibile. Proprio l’amico che ciascuno vorrebbe!
“Già, proprio uno strano sogno!” e mentre dico queste parole lo sguardo mi cade sulla tela nella quale ho dipinto un bel deserto. Davvero niente male!
Decisamente il mio cavaliere nero se ne è andato a dorso del suo cavallo. Eppure è stato un bel sogno! Resta il palazzo trasparente a forma di cubo. Per un momento da quanto era trasparente non l’avevo nemmeno visto, ma ora i miei occhi si stanno dilatando a dismisura perché ho scorto qualcosa di strano in quel quadro, qualcosa che prima non c’era e ora invece si sta materializzando in tutta la sua bellezza. Una ragazza sta uscendo dal palazzo. Dire che sta uscendo, mi sembra troppo riduttivo. Sta decisamente scalciando e tirando qualcosa dietro, qualcosa che ha tutta l’aria di essere una valigia e anche una valigia assurdamente grande., tanto grande che non ce la fa quasi a spostarla.
“Se invece di stare lì impalata tu mi dessi una mano a tirare questo coso, te ne sarei grata!” Mi apostrofa con fare di chi è abituato a essere obbedito.
“Yaaaaasmin!?” domando reticente e incredula
“E chi altri sennò?” risponde la ragazza risentita. “Mi hai fatto te e non sai neanche chi sono?” prosegue senza nessuna pietà per il mio sbigottimento.
“Ma io non ti ho dipinto. Davvero non ti ho mai vista. Io ho dipinto solo il palazzo di cristallo trasparente e nient’altro”. Mi trovo a rispondere piena di perplessità.
“Eh già! E dentro quel palazzo, chi pensavi ci abitasse? Pecos Bill?”
Guardo allibita la bellissima ragazza che ho davanti ai miei occhi. Come è possibile che una simile bellezza, possa racchiudere tanta aridità dentro di sé?


“Allora ti vuoi decidere a darmi una mano?” Mamma mia ma chi si crede di essere questa?
Do voce al mio pensiero e: “Ascolta io non sono la serva di nessuno, tantomeno la tua. Prova a chiedermi in modo migliore che cosa vuoi e forse qualcosa otterrai. Chi ti credi di essere la Principessa sul pisello?”
A tutto ero preparata tranne a ciò che è accaduto immediatamente dopo. La bellissima fanciulla si è accasciata ai piedi della sua valigia, scoppiando in un pianto dirotto. Non sapendo cosa fare non ho trovato niente di meglio da fare che tirare fuori un kleenex e provare a darglielo, ma ciò si è dimostrato subito impossibile. Sarebbe stato come se a me avessero offerto un lenzuolo matrimoniale per asciugarmi le lacrime. Però questo l’ha fatta immediatamente ridere e ha fatto ridere anche me. La tensione si è sciolta come per incantesimo e io mi sono ritrovata davanti una bella ragazza che se invece di essere vestita con quegli abiti assurdi con cui l’aveva formata la mia fantasia, avesse avuto un paio di jeans e una maglietta, avrebbe potuto essere Monica Bellucci, forse con qualche centimetro in più e un po’ di tette in meno. Ma insomma siamo lì.
“Senti Yasmine mi vuoi dire perché piangi? Mi sembra che hai tutto per poter essere felice. Hai un bellissimo palazzo di cristallo, un cavaliere bellissimo che ti sta cercando in lungo e in largo per offrirti il suo amore e tu…cerchi di scappare per caso?”
“Certo che cerco di scappare. Non mi piace niente di tutto ciò. Non mi hai fatto come volevo essere io…….”e tirando su col naso ha cominciato nuovamente a piangere rumorosamente.
“Aspetta! Aspetta! Fammi capire! Perché dici che ti ho fatto io? Io non ho fatto un bel niente…….”
“Non è vero! Io sono nata dalla tua immaginazione e che ci posso fare se volevo essere immaginata in un’altra maniera?”
“Ma scusa, cos’è che non ti piace di te?”
“Niente mi piace….Prima di tutto il nome. Non mi piace di chiamarmi Yasmine. Non ho niente contro tutte le Yasmine del mondo ma Yasmine non sono io…………Io ecco potrei essere Desireè”
“Beh! Se è solo questo il problema di qui in avanti ti chiamerò Desirè”
“No non Desiré con una e e basta ma Desirée. Io posso essere solo Desirée”
“E va bene sarai Desirée… e se poi ne vuoi anche un’altra di e non fai altro che dirmelo. Sono gratis”comincio a perdere la pazienza
“Ma figurati! Il nome è solo una piccola cosa. Per quello che riguarda la casa mi potrebbe stare anche bene. E’ bella e confortevole, ma io non voglio essere una principessa, oppure se proprio devo esserlo voglio essere una principessa moderna, dei tempi nostri, una che vive la sua vita senza aspettare che a farla vivere sia un cavaliere del quale non conosco nemmeno il nome”
“Si chiama Solo con un cavallo” Troppo tardi mi accorgo di aver fatto un altro errore
“Solo con che?” La ragazza ha sbarrato gli occhi, ma per fortuna ha smesso di piangere
“No guarda, non è il suo vero nome. Sono io che l’ho chiamato così perché non sapevo che nome dargli!”
“Lo vedi quanti errori fai?”
“Non mi sembra che un nome, per quanto fantasioso sia la cosa più importante. Non so se hai visto bene quanto sia bello il nostro cavaliere”
“E con questo? Non è il mio tipo. Io voglio scegliermelo da me il ragazzo, e non che una stupida donna con una fantasia deprecabile, mi voglia fare accoppiare con chi pare a lei”. La ragazza sta andando decisamente fuori dal seminato
“Ehi carina. Aspetta un attimo. Io non voglio fare accoppiare proprio nessuno. Figurati che questa cosa io ero sicura di averla sognata e continuo a crederlo anche ora, solo che ora si tratta proprio di un brutto sogno”.
“Troppo facile così mia cara…..a proposito ma tu come ti chiami?”
“Io? Io sono Lara”
“Senti Lara, ascoltami. Da donna a donna. Ma se a te qualcuno ti portasse a casa un uomo e ti dicesse: ti devi mettere con questo, tu che faresti?”
“Lo manderei al diavolo ecco che farei!” ho ribattuto risentita.
“E allora perché non posso farlo io?”.
Il suo ragionamento non fa una piega: La capisco benissimo, solo che ho ancora davanti a me l’espressione estasiata di Solo con un cavallo quando parlava della sua Yasmine.
La ragazza ora è più tranquilla. Si è seduta sull’enorme valigia e mi guarda con uno sguardo più sereno. Niente da ridire. Ha degli occhi incredibili. Sarà anche frutto della mia immaginazione, ma mi sembra di aver fatto proprio un bel lavoro. Mi affretto a dirglielo, ma lei mi precede
“Senti Lara, ti ringrazio per avermi fatto come sono, perché sono veramente bella, lo vedo anche da me. Purtroppo per te mi hai dotato anche di una personalità”.
Annuisco. E di una personalità anche molto forte mi pare!
“Vedi Lara, io come avevo cominciato a dirti, se devo proprio essere una principessa, sarò una principessa. Mica ci sputo sopra a tutto questo ben di dio…….però sarò una principessa come dico io”
“E cioè?”.
“Voglio essere una cantante. Voglio diventare una cantante famosa e voglio anche innamorarmi, certamente, ma il ragazzo deve piacere a me, non a te. Io voglio un giovane che abbia gli occhi sognanti, che sia dolce, simpatico, disponibile,……..ecco guarda…..un ragazzo come quello della fotografia che hai su quella mensola”.
Sbarro gli occhi inorridita. “Ma quello è Dedo!!!!!!!!”
“Dedo sì, anche il suo nome mi piace. Ma chi è Dedo, tuo fratello?” chiede speranzosa
“Ma niente affatto. Dedo è il mio migliore amico e non credo proprio che tu saresti la ragazza adatta a lui”
“E perché mai?” mi domanda nuovamente imbronciata
“Beh! Per prima cosa lui è un tipo tranquillo e tu, mi pare sei un vulcano instabile……e poi santo cielo, ti rendi conto che tu stai dentro un quadro?”
Yasmine Desirée pensa un po’ e poi il suo volto si illumina
“Questi sono affari tuoi. Pensa al modo di tirarmi fuori di qui. Io voglio conoscere Dedo, o lui o nessun altro e tu mi devi aiutare perché in fin dei conti hai delle responsabilità verso di me”
“Già, però ce le ho anche verso Solo con un cavallo….e anche verso Jo se è per questo” sospiro sconsolata
“Sei una scema! Sei una scema! Sei una scema!” Continuo a ripetermelo ininterrottamente, mentre guardo Desirée con due e, che aspetta che io le dica qualcosa. “Ma perché invece di metterti a sognare, quella sera non sei andata a farti una bella passeggiata, o magari non hai invitato Dedo a cena e ascoltato le sue noiosissime chiacchiere sull’ultima musica che ha composto e che nessuno suonerà mai?”
“Lara! Lara! Ohi, dico a te, mi senti?”
“Certo che ti sento, e penso a come posso farti conoscere Dedo, ma non so proprio come fare. Credimi, io vorrei vedere tutti i miei amici felici e contenti, ma non sono una fata, non ho la bacchetta magica e non conosco nessuna pozione che mi possa aiutare. Io sono solo una persona dotata di troppa immaginazione e mi sono fregata con le mie stesse mani.”
“Con questo mi vuoi dire che non mi aiuterai?. Non ci credo. Non sei la persona che lascia a piedi gli altri. L’ho capito quando hai disegnato il ruscello nel deserto e il palazzo trasparente. Senti, facciamo così… Io ti prometto che per ora non scappo, però tu tieni lontano Solo con un cavallo, e poi pensiamo a qualcosa che possa farmi conoscere questo ragazzo così simpatico” e il suo sguardo si posa con adorazione sull’immagine di Dedo. Anch’io lo guardo automaticamente domandandomi come posso fare a tenere il mio amico fuori da questa storia, ma non lo so. Tra l’altro domani deve venire a cena da me e improvvisamente non mi sento più a mio agio, sapendo che Desirée comunque potrà guardarlo indisturbata e ascoltare quello che ci diremo.
O bene Ci penserò domani.
“Desirée, ascoltami bene. Cercherò di fare qualcosa, ma non so che. Quello che so è che ora devo lavorare e anche parecchio, per cui se permetti la finisco qui. Ci risentiamo poi! Ciao”
“Ciao Lara e per piacere non dire a Solo con un cavallo che mi hai visto, altrimenti mi sa che nasceranno guai”.




Stamani appena mi sono svegliata stavo decisamente meglio. Chissà perché con la luce del sole tutto sembra più semplice, più risolvibile.
“Uffa, non voglio più pensarci, ho troppe cose da fare. …..Allora.! intanto mi metto a correggere le bozze, perché le devo riconsegnare entro la settimana, poi, non sarebbe male mi mettessi a dipingere un po’. E’ da tanto tempo che non lo faccio, e credo che mi servirebbe molto per allentare la tensione di questi ultimi giorni………Poi dovrò imbastire qualcosa per la cena di stasera con Dedo, anche se lui, non è esigente davvero. L’ho sempre detto io che Dedo è un uomo da sposare!”
Involontariamente mi sono messa a ridere pensando a Dedo sposato. Chissà perché, ma non riesco proprio a vedercelo! Dedo è Dedo, è la persona disponibile ad ascoltare le mie paturnie, ad entusiasmarsi per i miei paesaggi, ad accettare il mio carattere lunatico e fantasioso.
“E’ davvero l’amico migliore che uno potrebbe avere!” dico ad alta voce sorridendo alla sua immagine che mi guarda dalla cornice azzurra che la imprigiona.
“E Desirée con due e?”
“Ma che cavolo vuole quella! Non esiste nemmeno e si ostina a darmi tutti questi grattacapi! Come vuoi che faccia stupida pupattola a programmare un appuntamento tra te e Dedo, se tu non esisti? Eh!? Me lo dici come faccio?....E siccome sappiamo entrambe che tu non esisti, non rompere più e lasciami lavorare!” Ma possibile che anche ora l’immagine di quella ragazza venga a scompigliare i miei pensieri? Sbatacchio un po’ di suppellettili, per chiedere conferma che ho ragione di mandare Desirée con due e al diavolo.
“E Solo con un cavallo, che fine avrà fatto? Potevo aver inventato solo lui? Invece nossignori, cretina che non sei altro, ti sei andata a complicare la vita. Se ci fosse stato solo lui avrebbe continuato a girovagare per il deserto col suo stupido cavallo, tanto a questo punto non gli mancava né da bere né da mangiare, e tutti saremmo vissuti felici e contenti”.
“Ne sei proprio sicura?”
“Certo che sono sicura, strasicura….ehi! Un momento, questa cosa non l’ho detta io!”
Mi giro di scatto perché so da dove proviene quella voce! Solo con un cavallo mi sta guardando dal mio quadro, mentre poco più in la Jo, bruca intorno a una pozza d’acqua. Mi guarda per un momento fa una specie di nitrito che mi ha tutta l’aria di disapprovazione e poi non si cura più di me. Forse ha sentito che gli ho dato dello stupido.
“ Certo che non l’hai detto te! Sono stato io e te lo ripeto. Ne sei proprio sicura? Non sai che da soli si sta male? Guardati! Chi hai te oltre il tuo amico Dedo? Sei talmente sola che per avere compagnia sei stata costretta a inventare noi. Noi abbiamo portato movimento nella tua vita pianificata, noi ti abbiamo fatta sentire indispensabile, arrabbiata, tenera, debole. E tu mi vieni a dire che è meglio essere soli? Ma a fare che?” Solo con un cavallo è molto serio mentre mi dice queste cose ed io comincio a intuire che la mia giornata, cominciata così bene, sta per essere rovinata inesorabilmente.
“Ehi giovanotto! Sei troppo filosofo per i miei gusti e poi scusa, chi ti ha permesso di entrare negli affari miei? Pensa piuttosto a te, e a quella schizofrenica della tua principessa dei miei stivali, che non riesci neanche a tenertela vicino!” Troppo tardi mi accorgo dell’errore che ho fatto
“Che vorresti dire? Hai visto Yasmine? Dove l’hai vista? Perché non me l’hai detto subito?” Solo con un cavallo comincia ad arrabbiarsi e devo dire che è veramente bello vedere uno tutto vestito di nero, con gli occhi neri e i capelli neri, diventare nero di rabbia.
“E va bene l’ho vista! Quanto a dirtelo dimmi tu come facevo, visto che te ne sei andato via come un fulmine e sei sparito dietro quelle dune, con la velocità di un ghepardo!” e indico le dune del mio quadro
“Ma che ti ha detto? Ti ha parlato di me? Hai visto quant’è bella?” Come vorrei che qualcuno dicesse queste cose a me con lo stesso tono di voce, mi dico sospirando
“Quanto a essere bella, lo è davvero. Anzi! Bellissima. Per il resto ha un carattere pestifero e bizzoso e se fossi in te, andrei a cercarmi un’altra ragazza. Il mondo è pieno di belle ragazze anche più di Yasmine o Desirée, come vuole che la chiami io!”
“Oh che bel nome! Ancora più bello! Come le si addice”
“Oh che bel tonto! Possibile che non ti accorgi di stare a sprecare il tuo tempo dietro a quella, quando potresti fare cose molto più intelligenti?
“Del tipo?”
“Beh! Mica potrai stare sempre dentro questo quadro. Dovrai pure guadagnarti la vita in qualche modo, non credi?” rispondo spazientita
“Tu non ti preoccupare per me, non ho assolutamente bisogno di lavorare e se volessi potrei togliermi tutti gli sfizi di questo mondo. Ma io voglio una cosa che per ora mi sfugge. Voglio Yasmine, o meglio Desirée. Anch’io da oggi la chiamerò con questo nome.!”
“Senti mio caro Solo con un cavallo….
“Come mi hai chiamato?” mi chiede ridendo
“Solo con un cavallo. Non so in quale altro modo posso chiamarti. Non mi vuoi dire il tuo nome, e a me non andava di parlare con una persona della quale non conosco neanche il nome. …..Allora mi è venuto in mente questo” rispondo piano, quasi scusandomi
“Certo la fantasia non ti manca!” continua ridendo
“A te invece!!! Vero?” ribatto piccata.
“ Senti Lara, smettiamo di punzecchiarci. Ti domando scusa se posso averti dato l’impressione di intromettermi negli affari tuoi. Lungi da me! Ma continuo a chiederti che tu ti intrometta nei miei, visto che noi siamo qui perché tu ci hai pensato. Però siamo infelici, io per un verso, Desirée per un altro. Aiutaci in qualche modo a trovare la nostra strada……”
”Ehi un momento! Io ho già detto che non ho la bacchetta magica, né ho poteri speciali. Tu un minuto fa mi dici che non ho saputo fare niente della mia vita e pretendi che sappia fare per la tua? Scordatelo mio caro! Per me potete tornare anche da dove siete venuti!”
“Perché dici cose che non pensi?” ribatte lui “Sai benissimo che non è così e che non ti disinteresserai di noi! Solo che hai paura di mostrare la tua parte fragile, romantica, ecco…”
.Non rispondo. Non so che dire. Le sue affermazioni mi hanno lasciato senza parole. Possibile che abbia ragione? Possibile che io non abbia saputo vivere la mia vita? Possibile che io sia più tenera di quello che credo?
Possibile?!!! “UUUUUUUUHHHHHHHHHH! Ora basta. Ne ho le tasche piene.
Preferisco pensare agli affari miei e disinteressarmi di cose che esistono solo nella mia immaginazione. Basta! Al lavoro! E mentre dico queste cose passando oltre getto un’occhiata in tralice a Jo, che continua a brucare, ma per un attimo il suo sguardo ha incrociato il mio ed è stato un attimo di troppo. Vi ho letto tutta la sua disapprovazione







La tavola è pronta e il profumino che arriva dal forno non è male. Dedo tra pochi minuti sarà qui e passeremo una piacevole serata, come solo due amici come noi sanno passare. Lui mi parlerà della sua ultima musica, io farò finta che sia bellissima, per non vedergli lo sguardo da cane bastonato, poi gli farò ammirare la mia ultima tela e lui dirà che è bellissima, come tutte le cose che faccio, per non vedermi con gli occhi da cane bastonato, e con queste nuove certezze andremo avanti per un’altra settimana sentendoci quasi felici.
Driiiin! Driiin!
“Arrivo , eccomi!” e spalanco la porta su un giovanotto niente male che tiene con una mano una bottiglia di vino e con l’altra un fiore, che a dir la verità comincia un po’ a ciondolare.
“Ciao” mi dice Dedo oltrepassando la soglia e dirigendosi verso la poltrona dove lascia andare tutto, fiore compreso, che poi addita dicendo “questo è il titolo della mia ultima composizione!” “
“E come si intitola la tua composizione…Fiore stanco?” domando un po’ perfidamente. Ma è come dire al vento. Dedo non raccoglie mai le provocazioni. “No si intitola Piccolo fiore” per lui l’argomento è finito.
“Che profumo!”
”Vero?” dico io. Anche questo è scontato. Per Dedo sono un’ottima cuoca, segno evidente che i suoi pranzi sono di quanto più schifoso ci possa essere.
“Se vuoi possiamo cominciare a mangiare! Così poi possiamo uscire a fare una passeggiata…..”
“Sì, mangiamo subito, perché ho fretta di farti ascoltare il nuovo pezzo che ho scritto…Stavolta sento che ho fatto veramente qualcosa di buono!”
“E la passeggiata?” domando di malumore
“Ci andiamo un po’ più tardi, ti va bene?
“Ok. Dedo” annuisco accomodante. In fin dei conti è un piacere vedere quella luce di compiacimento nei suoi occhi
Se c’è una cosa che non manca a Dedo è l’appetito. Spazzola tutto quello che gli metto davanti con la velocità di un fulmine, ma mentre mastica riesce anche a parlare della cosa che gli interessa, cioè della sua canzone
“Certo ci vorrebbe una voce di donna una voce calda, per questa musica….non la può cantare chiunque, solo che non conosco chi può interpretarla”
“Se vuoi la canto io” rido divertita e anche Dedo mi fa eco. La mia voce è ciò che di più stridulo possa esistere, ma mentre lo dico il sorriso mi muore sulle labbra, perché a dispetto di me stessa mi è tornata prepotentemente in testa Desirèe che mi diceva “Voglio fare la cantante”
”Accidentaccio!” mi scappa detto
“Cosa?” Dedo mi guarda sorpreso
“Niente, niente, mi è venuto in mente una questione di lavoro……continua pure….dicevi?”
“Veramente eri tu che dicevi, comunque mi sa tanto che anche questo resterà un sogno nel cassetto” sospira alzando le spalle. Ma poi sorride immediatamente.
Adoro Dedo per questo suo carattere così solare. Niente può intristirlo per più di dieci, dodici secondi al massimo. Fortunato lui.
“Beh! Allora si può sentire questo capolavoro?”
“Sì prendi in giro, prendi in giro” ma intanto si è avviato verso la mia tastiera, che ha visto sicuramente tempi migliori, prima che la utilizzassi come piano di appoggio di tutti i miei tubetti di colore.
“Ma insomma Lara, quando ti deciderai a capire che uno strumento musicale non può essere un tavolino?” mi dice ridendo, cercando di impegnarsi nell’ardua impresa di liberare la tastiera.
“Creiamo un’atmosfera – dico improvvisamente – accendiamo la lampada azzurra e spengiamo quelle centrali”
“Ok. Posso cominciare?”
“Sono tutta orecchie!”
Quando Dedo suona io non mi stanco mai di guardarlo. Tutto il meglio di lui viene fuori in quei momenti. Lo sguardo perso in un mondo lontano, i capelli che scendono sulla fronte, le mani lunghe e affusolate e quella musica che cattura e porta lontano, verso altri cieli.
Cosa?
Cerco di tornare presente a me stessa e mi metto a sedere più eretta. No! Non mi sono sbagliata. Stavolta la musica di Dedo è veramente bella, un gioiello, una perla rara, una goccia d’acqua che scende lungo la schiena e la fa rabbrividire. E’ vero, ci vorrebbe una voce calda, suadente,morbida per una simile musica, e Desirèe mi ritorna in mente, e anche se provo a scacciarla, rimane……”Voglio essere una cantante io!”
Mi sento stranamente turbata dalla musica, dai pensieri, da Dedo che continua ignaro a dare il meglio di se stesso. E’ un attimo fuori dal tempo che durerà….Driin! Driiiiiin!
Mi alzo di scatto, quasi contenta che qualcosa abbia interrotto quella magia. Ma chi può essere? Non aspetto nessuno a quest’ora. Meccanicamente apro la porta e
“Desirèe,…….ma che ci fai qui?”
“Sei tu che mi hai chiamato, non ti sei accorta che pensavi continuamente a me? Ed eccomi qua. Che bella musica! Chi è che suona?......No! Non mi dire che è Dedo!”
“Sì è proprio lui, e se mi vuoi fare un piacere vattene!”
“Andarmene? Ma con che coraggio me lo chiedi? Ho trovato l’uomo della mia vita e non mi permetti nemmeno di vederlo? Sei proprio sadica!”
“Lara ma con chi parli?” la voce di Dedo arriva pericolosamente vicina
“Niente niente. E’ una mia amica che passava di qui a salutarmi, ma ora se ne va!”
“Non ci penso nemmeno” sibila Desirè “ Però Lara, mi devi prestare qualcosa da mettermi. Non posso mica andare di là con un vestito come questo?”
“Ma cosa vuoi che ti dia? Noi due non abbiamo nemmeno la stessa taglia!”
“Non ti preoccupare, vedrai che me la saprò cavare. Ti prego Lara solo per dieci minuti,…poi me ne vado”
“Non se ne parla nemmeno. Ti vuoi decidere a uscire dalla mia vita?” le sibilo arrabbiatissima
“ No non me ne vado, non ti conviene credimi, perché sennò il tuo amico saprà che soffri di allucinazioni” risponde incattivita
“E chi glielo dirà? Tu? Tu ci sei solo perché io ti ho creato io!” sorrido beffarda
Per un attimo la vedo interdetta, quasi vacillante, ma dura poco. Oltretutto è anche intelligente.
“E’ vero, ma ormai ci sono e tu non puoi proprio fare niente se non darmi una mano a vivere la mia vita” risponde sicura di sé
“Come rimpiango quel momento! Pensavo che sognare qualcosa di bello non fosse causa di guai….e invece!”
La mia amarezza è evidente e vedo Desirèe dispiaciuta
“Dai Lara, accontentami e ti prometto che tra dieci minuti me ne vado”
“Promesso?” Non voglio impelagare Dedo in questa storia di allucinazioni
“Promesso!”
Chi dice che le donne ci mettono ore per cambiarsi? Niente di più falso! Ho staccato da dietro la porta di camera una tunica azzurra che porto quando voglio stare comoda e l’ho tirata a Desirée, che in un’attimo l’ha indossata e in un altro attimo se l’è drappeggiata da principessa quale è.
“Dedo? Ti presento Desirée. Desirée questo è il mio amico Dedo” Dedo è balzato dalla seggiola e senza riuscire a staccare gli occhi dalla ragazza che gli sorride, risponde un timido “Incantato”.
Incantato lo è davvero, anzi a ben guardarlo sembra molto di più che incantato. Sembra un deficiente. Scuoto il capo
sconsolata. Possibile che anche Dedo sia il solito fesso che si fa abbindolare da un paio di occhi azzurri? Ma come faccio a dirgli che Desirée con due e o anche con un’e sola non esiste e la personcina squisita che è davanti a lui è solo un ologramma proiettato dalla mia mente? Possibile che Dedo non si accorga dell’assurdità di tutto quanto? Lui, con la sua intelligenza!
“E’ possibile, è possibile! Sicuro che è possibile. Guardalo là...il tonto” Non so se mi viene da ridere o da piangere. Non lo so ecco! So solo che mi sento di troppo in quella stanza.
“Ho sentito una musica bellissima entrando” Desirée tira fuori tutto il suo charme. Anche la sua voce è bellissima. “Quanto sarebbe bello poterla interpretare”
“Se vuole le faccio vedere le parole. Le ho scritte sopra uno spartito”
“Grazie mi farebbe veramente piacere”!
“Grazie mi farebbe veramente piacere”! mastico tra me e me. Possibile che quei due non si accorgano di quanto sono cafoni? E io che ci sto a fare qui? Il paralume?
Mentre faccio queste considerazioni sbatacchiando le mie suppellettili, la musica di Dedo ricomincia in tutta la sua armonia e subito dopo una voce aggraziata, profonda e limpida nello stesso tempo, rende quelle note ancora più seducenti. Niente da ridire ! Desirèe ha veramente una voce bellissima. Ha ragione a voler diventare una cantante. Mi sa tanto che Solo con un cavallo dovrà rassegnarsi e cercarsi un’altra principessa!
“Oddio non devo pensare a lui. Non devo assolutamente pensare a lui! Hai visto che è successo quando hai pensato a Desiré? Vuoi che qui dentro succeda un macello?. Magari mi porta anche il cavallo! Eh! No! Corriamo ai ripari” e mentre mi dico freneticamente queste parole, getto la tovaglia sul quadro del mio deserto, appoggiato in un angolo, sperando in cuor mio che Solo con un cavallo, non si sia accorto di niente.
Involontariamente tiro un sospiro di sollievo! Solo con un cavallo non si è accorto di niente e immediatamente mi viene in mente l’espressione innamorata di quel bel ragazzo tutto vestito di nero e mi accorgo di parteggiare apertamente per lui. Come posso aiutarlo a conquistare la sua principessa, e allo stesso tempo aiutare Dedo a non invischiarsi in una situazione a dir poco imbarazzante?
Intanto la canzone è finita,ma Desirée non accenna minimamente ad andarsene. Anzi! Si è spaparazzata tranquillamente sul mio divano e chiacchiera animatamente con Dedo, che la guarda affascinato.
“Brutta smorfiosa!” sibilo tra me e me”meno male che mi aveva assicurato che se ne andava dopo dieci minuti….Ora ci penso io” e senza starci a riflettere tanto sopra torno verso di loro e con il miglior sorriso che riesco a stamparmi in faccia le tocco una spalla e…..
“Desirée, ti volevo solo ricordare che mi avevi detto che dovevi andartene subito perché hai un appuntamento!”
“Grazie Lara, ancora dieci minuti e scappo. In fin dei conti il mio appuntamento non è poi così importante…”ribatte lei sorridendomi perfidamente, o almeno così pare a me, ma non la lascio finire
“Ma come non è importante. Via non ti sminuire così. Non mi avevi detto che dovevi incontrarti con alcune persone importanti che volevano proporti un contratto?” invento spudoratamente
“:::Unnnn….contratto?” deglutisce lei evidentemente spiazzata una volta tanto
“Ma sì cara, a Dedo lo puoi dire che non sei una semplice autodidatta. Sbaglio o stai per diventare una cantante professionista?” dico candidamente
“Già……sì, è meglio che me ne vada allora!” finalmente Desirée ha capito che non è più il caso di insistere e che io posso diventare cattiva e arrivare persino a dire tutto a Dedo.
Dedo è il mio migliore amico e non si tocca. Verrà anche per lui il momento di innamorarsi di una ragazza, ma per dindirindina sarà una ragazza vera e non un ologramma,… per quanto un bell’ ologramma.
“Mi dispiace che vai via” Dedo sembra veramente afflitto “mi sarebbe piaciuto ancora suonare per la tua bellissima voce, ma capisco che un appuntamento del genere non si può rimandare.
“Può darsi che ormai il mio ritardo sia inaccettabile!” Desirée cerca di riguadagnare punti, ma stavolta non sono costretta a intervenire perché Dedo, lasciandomi a bocca aperta dice”Ti accompagno io, non mi perdonerei mai che tu perdessi un’occasione per causa mia”.
Sono costernata. E ora che succederà? Se ora Dedo esce con Desirée, lei sparirà o il mio pensiero riuscirà a farla sembrare ancora vera? So che è inutile dire a Dedo, che posso accompagnarla io, perché quando lui decide una cosa, nessuno riesce a farlo desistere, anzi, caso mai il contrario.
Sono agitatissima. Ma guarda te in che impiccio sono andata a mettermi e guarda un po’ chi ci ho tirato dentro. E’ vero che è il mio migliore amico, ma proprio per quello so che è anche tenero, sprovveduto, fiducioso come un bambino.
Anche Desirée mi sembra abbastanza scossa. Forse anche lei pensa che non sarebbe proprio una cosa stupenda sparire in un attimo, davanti agli occhi di quel ragazzo che ha definito l’uomo dei suoi sogni!
“Pensami per piacere. Ti prego pensami intensamente Lara, pensami almeno per dieci, quindici minuti, in modo che Dedo possa lasciarmi a destinazione” mi bisbiglia all’orecchio Desirée
“Ma quale destinazione??!! Lo sai benissimo che non c’è nessuna destinazione e che non hai alcun appuntamento” ribatto acida e sottovoce
“Ti prego, ti prego….”
“Va bene, ok. Ma come farai a non farti accorgere da Dedo che è tutta una montatura?”
“Non lo so, ma stai tranquilla che mi arrangerò”
“Ehi, voi due, che avete da confabulare?” si intromette Dedo ridendo. Ha appena finito di risistemare i suoi spartiti
“Niente niente, confidenze tra donne” dico io abbastanza sbrigativa
“Che c’è Lara, sei arrabbiata?” Dedo mi guarda fissamente con occhi interrogativi. Forse pensa che stasera mi ha trascurato in maniera vergognosa e ora cerca di scusarsi in qualche modo. Ma non è mia intenzione fargliela passare liscia
“Affari miei, non ti preoccupare” e così lo liquido in quattro balletti, piantandolo lì, senza dargli il tempo di ribattere.
“Bene, ….sei pronta Desirée?” chiede Dedo in tono un po’ dimesso
“Prontissima” risponde lei abbastanza nervosamente “Ciao Lara …e grazie di tutto”
“Ci vediamo domani! – dice Dedo dando la cosa per scontata. Questo lo dici tu!
“Domani ho un appuntamento” rispondo prontamente, per niente imbarazzata. In fin dei conto se posso inventare appuntamenti per Desirée, per quale motivo non dovrei inventarli per me?
“Un appuntamento?” chiede Dedo “E con chi?”
“Ehi, vacci piano mio caro! Mica penserai che ti debba dire tutto quello che faccio per caso…o con chi devo uscire!” rispondo ridendo come se stessi prendendolo bonariamente in giro
“Ci sentiamo !” aggiungo quasi subito per mitigare la mia stupida risposta.
Non vedo l’ora che se ne vadano tutti e due. Quello che succederà una volta fuori dalla mia porta, non sono affari miei. Ho preso l’impegno di pensare a Desirée per quindici minuti. Lo farò per venti e poi, me ne andrò a letto, perché ho decisamente sonno e il mio tempo da dedicare alle paturnie degli altri è esaurito .
Sorrido tra me e me e per un attimo entrambi mi guardano come se non mi riconoscessero, poi in silenzio escono tirandosi dietro la porta.
“Fnalmente se ne sono andati! Non ne potevo proprio più!” e mentre dico queste cose mi butto a capofitto sul divano, esausta oltre ogni dire “ma tutte a me devono capitare….che ho fatto di male per ritrovarmi sempre in un mare di guai?” brontolo risentita.”Concentrati – mi dico – hai promesso di pensare per venti minuti a Desirée e le promesse sono promesse….ma perché non riesco a pensare a te Desirée dei miei stivali? Perché se penso a te mi viene sempre in mente Solo con un cavallo? Come si fa, dico io, a preferire Dedo a uno come Solo con un cavallo……..non riesco davvero a capirlo. A proposito che farà in questo momento?”
Piano piano sollevo un lembo della tovaglia che ricopre il mio quadro, per vedere se il mio cavaliere e il suo cavallo sono ancora lì. Jo in effetti è ancora in riva al ruscello e appena si accorge di essere osservato, mi guarda a sua volta e l’espressione dei suoi occhi sa di compatimento. Mi sembra persino che scuota il capo mentre mi guarda. Poi improvvisamente fa un grosso nitrito che mi fa fare un salto all’indietro mandandomi a finire a gambe all’aria
“Brutto somaro di un cavallo!” gli grido inviperita “ma chi ti credi di essere? Guarda che di brocchi come te è pieno il mondo e fanno tutti una brutta fine!” Mi ci voleva proprio una sbecerata come questa. Improvvisamente mi sento molto meglio e d’un tratto sono rilassata. Guardo nuovamente Jo domandandomi se per caso non l’ho offeso troppo e… “Santi numi…..Jo, ma che fai ridi?”
In effetti il cavallo ha un’espressione proprio buffa sul suo muso e la sua dentatura è tutta in evidenza in un sorriso come solo don Camillo sapeva fare, ma Jo non gli è da meno,…no davvero! Ora capisco! Il mio cavallo è psicologo e con quell’atteggiamento compassionevolmenteriprovevole, voleva solo spingermi a reagire e a sfogarmi, cosa che ho fatto, mi pare!
“Grazie Jo,” mi ritrovo a dire e nuovamente rimango stupita quando vedo i suoi occhi ammiccare. Tra un po’ andrò a letto ma prima metterò in uno sgabello di fronte al quadro un po’ di carote. Potrebbe anche mangiarle! In questa casa succede di tutto da un po’ di tempo in qua!




E’ di nuovo mattina! Apro un occhio, lo richiudo, li apro tutti e due, li richiudo nuovamente, sentendo che la realtà si sta rimpadronendo di me.
“Oh ti prego ti prego!” mugugno rivolgendomi a qualche sconosciuta entità benevola “ti prego, fa che sia un sogno, che non ci sia neanche più quel maledetto quadro, dietro l’angolo, che tutto si risolva in una bolla di sapone, e che io possa tranquillamente tornare a fare le mie cose, come facevo fino a tre giorni fa……ti prego ….ti prego”.
Ma già mentre dico queste cose sento che c’è qualcosa che non va. Mi sarebbe difficile rinunciare a Jo ecco! Non voglio rinunciare a Jo e so per certo che se non voglio rinunciare a lui devo tenermi anche Solo con un cavallo e Desirée con due e. E poi neanche loro sono malaccio, devo ammetterlo, è solo che io non posso essere l’artefice della loro felicità e quindi della loro vita. Sono loro perbacco che devono riuscire a sapere cosa vogliono e cosa fare per ottenerlo.
L’unica cosa che so è che Desirée non può avere Dedo, per un semplice motivo; Dedo è fatto di carne e di ossa, lei solo di pensiero.
“Cosa posso fare?” mi dico rigirandomi un biscotto tra le mani, più tardi, seduta al tavolino davanti una tazza di caffè “Non so davvero che posso fare e come posso aiutarli! Se almeno Solo con un cavallo non fosse sempre così collerico e non sparisse ogni volta che cerco di sapere qualcosa di più di lui,….se…..”
“Lara mi senti? Ti ho chiamato almeno dieci volte, ma sembri diventata sorda!
Apro completamente gli occhi e mi volto verso la voce che mi ha chiamato, stupita, perché Solo con un cavallo, stamani ha la voce decisamente tranquilla…anche una bella voce devo dire!
“ Ciao, scusami, ma ero immersa nei miei pensieri e non ti ho sentito proprio!”
“Però mi hai pensato e anche parecchio perché sono dovuto tornare indietro di molti chilometri per raggiungerti. Che c’è Lara?” mi chiede gentilmente
“Senti Solo con un cavallo, ….e ti prego non ridere se ti chiamo così, perché la colpa è tua che non vuoi dirmi chi sei, quindi falla finita e ascoltami!”
“Sono qui a tua disposizione mi pare…allora dimmi!”
“Bene! Se proprio lo vuoi ecco! Ieri sera Desirée con due e, è venuta a casa mia e si è incontrata con Dedo, ha cantato con Dedo, è uscita con Dedo e…”
“Ma sei impazzita Lara? Perché hai permesso che Desirée entrasse in casa tua? Perché l’hai pensata intensamente? Perché le hai dato la possibilità di uscire con Dedo? E più che altro dove è ora?
“Non ne ho la minima idea…”rispondo abbattuta. Ti pareva che non fosse colpa mia?
“Lasciamo stare….e più che altro cerchiamo di rimediare! Ma tu di qui in avanti mi devi promettere di fidarti di me e di fare quello che ti dirò. Io devo ritrovare in tutti i modi la mia principessa, perché lei e solo lei è la donna della mia vita….hai capito?”
“Certo che ho capito” rispondo con una strana soggezione. L’uomo che mi parla in questo momento ha ben poco di tenero, ma da lui scaturisce un’autorevolezza, che mette a disagio
“Bene Lara” riprende più addolcito “a questo punto è bene che tu sappia chi sono io”
“Sarebbe l’ora” rispondo senza riuscire a trattenermi.
Solo con un cavallo sorride tranquillamente e riprende:
“Ascolta! Io sono Amhed Hassan Ben Jor, e sono un principe di Dubai. Le mie ricchezze sono immense e le mie proprietà hanno confini talmente estesi che neanche io li conosco tutti. Sono stato un privilegiato della vita ma non ho potuto avere l’unica cosa che desidero più di tutto al mondo: l’amore di Jasmyne, o di Desirée come lei vuole che si chiami. Desirée è davvero una principessa ma è anche una ragazza del suo tempo e non accetta di sposarmi solo perché mi era stata promessa in sposa. Lei so che ha sempre detto che dovrà amare l’uomo della sua vita e io le do ragione. Noi non ci siamo mai visti, io l’ho sentita solo cantare e già la sua voce è bastata per farmi innamorare di lei. …..e vorrei che anche lei si innamorasse di me, ma non del principe Hamed, ma soltanto del ragazzo che sono anch’io, nonostante tutti i miei blasoni e le mie ricchezze…….è chiedere troppo?” finisce sospirando
“No, non mi sembra” rispondo dolcemente “Ma dimmi! Come avete fatto a finire nel mio quadro?”
“Questo non lo so davvero” finalmente Solo con un cavallo Hamed Hassan Ben Jor, ride di gusto e alla fine anch’io non posso fare nient’altro che unirmi a lui “Però penso che la tua immaginazione abbia una parte importante in tutta questa vicenda!”
“E ora che facciamo? Sai devo pensare che di mezzo c’è anche Dedo, il quale poverino, non sa proprio niente di tutta questa storia!”
“Lascia fare a me Lara e tu per piacere limitati a fare la parte pratica di ciò che ti dirò. Dunque per prima cosa devi riuscire a richiamare Desirée qui. Le parlerai della sua voce, di quanto sia bella e che ti è venuto in mente che conosci un locale dove cercano voci nuove….che forse lì riuscirà a cantare e a farsi scoprire da qualcuno che conta. ….No! Non ti preoccupare! Il locale è mio e non ci saranno problemi. Al resto penso io. Naturalmente invita anche Dedo, per le otto di domani sera. Il locale si chiama Madison Inn……”
“Cosa?! “ strabuzzo gli occhi affascinata. Il Madison Inn è il posto più prestigioso dell’intera contea, ma che dico! dell’intero paese e so che è frequentato solo da persone dell’alta società.
“Sì! Hai capito bene!” mi interrompe Solo con un cavallo senza battere ciglio
“Ma non so se io sarò all’altezza di un simile posto!”
“Certo che lo sarai! Anche perché ti andrai a comprare il più bel vestito da sera che troverai e ne comprerai uno altrettanto bello per Desirée….Non ti preoccupare! Vai allo Chaperon e segna sul mio conto. Non ci sarà neanche il minimo problema! Farai queste cose per me? ……E per Dedo?” aggiunge sghignazzando
“Ok” una volta tanto sono senza parole. Mi devo completamente riavere dalla sorpresa e ho la testa piena di nuvole.
“Bene! Allora comincia a pensare a Desirée e speriamo che non ci faccia aspettare troppo……Mi raccomando! Acqua in bocca. Desirée non deve sapere chi sono io”






Ecco fatto! Mi stiracchio in poltrona guardando compiaciuta il vestito color acquamarina che fa bella mostra di sé, spenzolando da una gruccia appesa alla porta. Possibile che riesca a trattare così un simile capolavoro?. E’ possibile, è possibile, mi dico sospirando. Il vestito è bello è vero, ma a me non interessa per niente. E’ soltanto qualcosa che mi serve per portare avanti il mio progetto.
Poi il mio pensiero vola a ieri e a Desirée. Non è stato necessario andarla a cercare e fare in modo che tornasse qui, no davvero! Sorrido con tenerezza ripensando alla scampanellata che ha interrotto il mio sonno e più che altro sorrido con tenerezza rivedendo l’immagine della ragazza che si è presentata davanti a me. Desirée con due e non aveva proprio niente della bella principessa arrogante, era solo una normalissima ragazza inzuppata di pioggia, che si era improvvisamente trovata a contatto con la vita reale e aveva deciso che non è che poi le piacesse tanto.
“Posso entrare Lara?” mi aveva domandato con voce quasi dimessa.
Le avevo fatto un cenno di assenso, senza proferire parola. Qualcosa mi diceva che non ci sarebbe stato bisogno di incoraggiarla a parlare. Cosa che lei fece immediatamente.
“Che esperienza terribile!”
A quel punto l’avevo interrotta spaventata “Vuoi dire che Dedo?......”
“Macché Dedo! Oh Lara! Sono proprio una sprovveduta! Ieri sera, l’unica cosa che volevo era trovare un posto per nascondermi, in modo che Dedo non si accorgesse che in fin dei conti non esisto, non almeno nella vostra dimensione. Speravo fortemente che tu continuassi a pensarmi fino al momento in cui avrei potuto infilarmi da qualche parte, e tu evidentemente l’hai fatto, e anche molto più a lungo di quello che mi avevi promesso, perché nonostante tutti i miei sforzi, anche dopo che ho salutato Dedo e mi sono infilata nel primo atrio di un albergo, non sono riuscita a tornare nel mio palazzo di cristallo”.
E poi che è successo?” ho domandato incuriosita
“Sono rimasta lì il tempo sufficiente perché Dedo se ne andasse senza insospettirsi, dopo di che sarei uscita tranquillamente anch’io, ma portiere mi si è avvicinato e mi ha domandato cosa desideravo……..lo so che è brutto da dire, ma gli ho risposto che ero una cliente del loro Hotel, ma evidentemente non sono stata molto convincente, perché mi ha chiesto i documenti ….e io, dimmi te, come potevo darglieli se non ce l’ho? Se non sono segnata a nessuna anagrafe? Se non esisto?” la voce di Desirée cominciava a incrinarsi e allora le avevo domandato in tutta fretta:
“E poi che è successo?”
“cosa vuoi che sia successo?....... gli ho ho risposto che li avevo lasciati in camera, ma lui non ci ha creduto neanche per un attimo e ha detto che avrebbe chiamato la polizia per cui sono scappata ovviamente, con tutta la velocità che consentivano le mie gambe e neanche a farlo apposta, si è messo a piovere, per cui mi sono tutta infradiciata e allora ho pensato che l’unica cosa che potevo fare era quella di tornare da te…ed eccomi qui” ha terminato con un sospiro profondo.
L’ho guardata con gli occhi non proprio di una madre, questo no, ma di una sorella maggiore senz’altro, anche se di una sorella maggiore un po’ scriteriata.
“Dai, non te la pendere, vedrai che tutto si sistema. Tra l’altro devo darti una bella notizia…..”
“Che cosa? Quale bella notizia? “ lo sguardo di Desirée è tornato immediatamente vivido e curioso “Dai Lara! Non farmi stare sulle spine. Qual è questa bella notizia?”
Prendo un attimo di tempo, cercando di capire tra me e me, se quello che sto per dirle, sia proprio una cosa buona, o l’ennesimo pasticcio nel quale vado a infilarmi.”Sii prudente Lara” mi dice una vocina lontana, sempre presente e mai ascoltata. Purtroppo sono impulsiva, lo so, e non riesco a curarmi da questa malattia che in qualche caso può diventare anche una cosa grave. Pinocchio docet!
“Siamo state invitate in un locale, il Madison Inn,… figurati, gestito da un mio amico,… perché tu possa esibirti insieme a Dedo, per un’anteprima della sua musica” ho buttato là tutto d’un fiato. Ormai è fatta. Indietro non si torna, né Desirée mi permetterebbe più di farlo, da come mi si è buttata addosso facendomi mille domande. Come, quando, perché, dove, con chi?
“Ormai è fatta- mi sono detta rassegnata, ma anche un pochino soddisfatta della piega avventurosa che stanno pendendo gli avvenimenti – del resto potevo forse non dare una mano a Solo con un cavallo? Oddio! Come ha detto di chiamarsi? Mi pare Hamed Hassan ben Jor? Non ne sono sicurissima e comunque per me rimarrà sempre Solo con un cavallo” i miei pensieri sono talmente lontani da tutto ciò che è presente che non ho sentito per lungo tempo Desirée che mi chiamava sempre più stupita al mio silenzio.
“Che c’è?” improvvisamente riscossa dal tono della sua voce sempre più stridulo, quasi allarmato. Ma qualche volta potrò essere lasciata in pace a seguire i voli dei miei pensieri? Evidentemente sembra di no.
“Ma Lara, che mi metterò? Non ho niente a indossare e immagino che per andare in un simile locale, ci voglia un abito da sera….o mi sbaglio?”
“No mia cara non ti sbagli e se chiudi un attimo gli occhi ti materializzerò l’abito più bello che tu abbia mai visto”
“Come è possibile?”
“Ti fidi di me Desirée?” l’ho provocata perfidamente
“Beh insomma……abbastanza Lara, ma non del tutto….ecco proprio del tutto no, devo dire!” Desorée è un po’ confusa mentre mi dice queste parole, ma io mi sto divertendo un mondo perché improvvisamente so di avere il coltello dalla parte del manico. L’ambizione di quella ragazza è senza limiti. So che farebbe di tutto per avere l’abito più bello del mondo e so che lei sa che io lo so.
“Bene! Io di te invece non mi fido per niente. Ne ho avuto la prova l’altra sera con Dedo. Non hai esitato un attimo a rimangiarti la parola che mi avevi dato e mi hai costretto a metterti con le spalle al muro. Ora te lo dico prima che tu possa fare qualche altra sciocchezza. Devi lasciare in pace Dedo, hai capito? Perché nel caso tu non avessi capito, sappi che se vedo qualche cosa di storto, non esiterò un attimo a dire chi sei, anche se sono sicura che dopo mi metteranno una camicia di forza!” Sorrido mentre le dico queste parole, perché vedo la sua espressione cambiare repentinamente fino assumere un’espressione di bambina sola, senza nessuno che la possa sostenere. Mi sento cattiva e ingiusta verso di lei, anche perché mi sto accorgendo che le voglio bene…però voglio più bene a Dedo….Dedo è il mio migliore amico, anche se è un amico salame a tal punto da non accorgersi che Desirée è perlomeno una persona strana, senza vissuto, senza consistenza. Potere della bellezza delle principesse!
“Hai capito? Voglio la tua promessa, come io ti ho dato la mia!” ripeto con durezza
“Va bene Lara. Stai tranquilla. Farò quello che vuoi” mi risponde rassegnata solo per un secondo perché immediatamente dopo i suoi stupendi occhi sfavillano e:
“Ora posso vedere il mio vestito?”
“Ok – rispondo laconica – vieni con me”





Sono pronta! Desirèè è ancora in bagno che si fa la doccia, ma io sono già pronta, come se non avessi aspettato altro per tutto questo tempo di indossare il mio abito da sera. Mi guardo lungamente allo specchio e ammetto con me stesa di essere piuttosto carina. Unico inconveniente: le mie scarpe con un tacco vertiginoso e una punta che sembra uno spillo. Resisteranno i miei piedi abituati a tranquille scarpe da tennis a una simile tortura? E più che altro, riuscirò a camminare normalmente o sembrerò una di quelle persone che vanno sui trampoli ?
Mi arrischio timidamente a fare un passo e mi accorgo subito con orrore, che riuscirò a fare una figura ridicola senza metterci il minimo impegno. L’impressione che do è quella di un’imbranata che cammina su un tappeto di uova fradice.
“Al diavolo! E ora come faccio?” domando allarmatissima alla mia immagine, che non sa cosa rispondermi, lo vedo benissimo. Il mio sguardo corre fuggevolmente in cerca di soccorso fra le mie tante scarpe, ma non c’è niente da fare. E’ impensabile che possa mettere un paio di scarpe con le stringhe con un vestito diafano color verde acqua.
“Io non ci vado ecco! Resto a casa e chi si è visto si è visto. Che si arrangino da soli. Sai che faccio? Vado a letto e non ci penso più! Dedo si arrangerà e imparerà a tirarsi fuori dai guai da solo….e se poi non ci riesce…..affari suoi…….vuol dire che continuerà ad andare dietro a un miraggio. In quanto a Desirée, per me ci può aggiungere altri venticinque e al suo ridicolo nome, tanto continuerà a non esistere e Solo con un cavallo….beh! Solo con un cavallo mi sembra che se la sappia cavare bene anche da solo, tanto per rimanere in tema…..Basta vado a letto!” e mentre lo dico mi tolgo quelle deliziose scarpette, torture indicibili per i miei piedi, facendole volare il più possibile lontano da me.
In quello stesso istante un ricordo attraversa fulmineo la mia testa. Le pantofoline da notte! Ma sì! Le pantofoline da notte in raso verde…..guarnite di leggerissimi strass…..con quel piccolo tacco….ma sì! Ma sì! Le odiate pantofoline verdi, dono inutile di mia zia Cloe, dimenticate da anni nella scatola, dentro l’armadio……..forse saranno la mia salvezza…..perché in fin dei conti io ci voglio andare in quel locale e voglio anche divertirmi!
Mi arrampico verso lo sportello alto dell’armadio, col rischio di inciampare sul mio lungo vestito, ma ormai non mi ferma più nessuno. Tiro fuori scatole, scatoline, borse, plaid, e tante di quelle cose che non sapevo più di avere, finché le mie mani frettolose non incontrano una scatola azzurra. Eccola! E dentro, le mie pantofoline che ora mi sembrano bellissime, perfette, degne di Cenerentola quando andò al ballo del Principe azzurro.
Un attimo dopo sono nei miei piedi e guardo il risultato. Stupefacente. Non sono più pantofole, ma scarpette da sera per un’occasione speciale. Cara zia Cloe! Come ho fatto a dire sempre che eri insopportabile? Sei un angelo invece, un angelo mandato dal cielo!
Ecco sono pronta. Ora posso andare da Dedo che mi aspetta nell’unica, impagabile, insuperabile stanza della mia abitazione, oltre la mia camera …naturalmente.
Appena entro il suo sguardo corre sul mio vestito e un sorriso stupito appare sul suo volto! Poverino! Non c’è abituato a vedermi in abito da sera…anzi per meglio dire non è proprio abituato a vedermi con nessun abito. Sono sempre in jeans o al massimo in qualche tutina colorata, il massimo della mia frivolezza. Devo proprio sembrargli un’altra persona, cosa che si affretta a dire senza il minimo tatto
“Ma Lara, lo sai che quasi quasi non ti riconoscevo? Sembri proprio un’altra vestita così”. Non so perché ma mi sembra abbastanza interdetto. La cosa mi innervosisce immediatamente e mi fa ribattere aspramente
“Hh sì? Anche tu, in smoking hai tutto un altro aspetto… che ti credi?”
“Insomma volevo dire che a essere sincero…ti preferisco molto di più come sei sempre. Mi sembri un’estranea e per di più un’estranea straniera”
“Hai nient’altro da dire? ….Certo non che mi aspettassi dei complimenti, questo no, ma almeno pensavo che un minimo di delicatezza l’avresti avuta……invece non riesci mai a stare zitto e farti gli affari tuoi vero? Se volevi rovinarmi la serata ci sei riuscito. Sei contento ora?...E pensare che tutta questa mess’in scena l’ho fatta per……” mi tappo la bocca appena in tempo, ma non tanto da fargli ribattere
“Quale mess’in scena?” la sua espressione è interrogativa, ma il suo volto è sereno come al solito e guardandolo mi dico che è giusto mantenerlo così.
“Niente.. Cose mie. Non potresti capire”
“Forse no, ma mi sembra che da qualche giorno di cose tue ne hai un bel po’….o mi sbaglio?
Alzo le spalle senza rispondere niente e fortunatamente in quel momento Desirée esce dalla camera da letto abbigliata di tutto punto ed entrambi restiamo ammutoliti a guardarla.




Finalmente a casa! Non pensavo che una serata potesse essere tanto bella e tanto lunga, ma così è stata, me lo dico anche ora mentre ripenso a tutti gli avvenimenti che si sono succeduti, dandomi continue scariche di adrenalina non richiesta.
Il Madison Inn non è un locale di lusso, nel senso comune della parola, ma molto, molto di più, e il suo non è un lusso ostentato e appariscente, ma di una raffinatezza incredibile e affascinante.
“E pensare che io sono venuta in un posto come questo in pantofole” dico sghignazzando tra me e me, ma quasi istintivamente ritiro i miei piedi sotto il vestito, cercando di nasconderli il più possibile. Del resto neanche Dedo è molto a suo agio nel bellissimo smoking, che lo rende decisamente attraente. Me ne accorgo da come lo guardano tutte le ragazze che sono già sedute ai tavolini illuminati da lampade che diffondono una luce discreta e calda. Anche lui se ne è reso ampiamente conto, ma ciò anche se forse lo lusinga, lo imbarazza, lo vedo benissimo e non sa dove guardare.
Desirèe con due e è l’unica che sembra non far caso a tutto ciò che le circonda. E’ come se lei fosse abituata a vivere tutti i giorni in ambienti come quelli e la sua disinvoltura è naturalissima. Del resto non ha nessun bisogno di sentirsi in qualche modo a disagio, perché in tutto il locale non c’è nessuna bella come lei né altrettanto affascinante. Anche il modo che ha di sorseggiare il Martini che un cameriere ci ha portato è affascinante e io continuo a domandarmi da dove venga questa principessa sconosciuta.
A un tratto la vedo cambiare espressione e guardare attentamente verso il giardino ricco di fiori e di piante stupende. Seguo il suo sguardo e….
“O perdindirindina!” mi scappa detto, ma Desirée neanche se ne accorge e continua a guardare l’incredibile scena che si presenta ai nostri occhi.
Anche Dedo, nonostante la sua distrazione perpetua, sembra essersi accorto che i nostri occhi sono stati catalizzati da qualcosa là fuori e comincia a guardare anche lui con interesse.
Un cavaliere a cavallo si sta muovendo con passo sicuro sul bordo dell’enorme piscina e la scena ha qualcosa di misterioso e conturbante, illuminata da una luna che si riflette sui vestiti neri del giovanotto che in questo momento con mossa elegante scende dal suo destriero e si avvia verso il salone.
“E meno male che voleva presentarsi come un ragazzo come tutti gli altri!” borbotto tra me, mentre Solo con un cavallo, alias principe Amedh Hassan ben Jor, si dirige senza gettare uno sguardo verso di noi, a un tavolo poco distante dal nostro. Ma per quello che riguarda Jo, niente a ridire. Non sembra nemmeno più quell’essere che cercava disperatamente qualcosa da mangiare nel mio deserto desertico. Il suo aspetto è splendente, il suo pelo lucidissimo, l’incedere elegante, la testa nobile e fiera, anche se qualcosa nella sua espressione mi dice che ha fiutato l’odore del wisky.
“E ora che succederà?” mi chiedo con apprensione. Fino a quel momento la serata aveva avuto un andamento normale, anche se fin al nostro ingresso in sala, un signore in smoking si era avvicinato per salutarci e per dirci che tra non molto Desirée e Dedo sarebbero stati chiamati per eseguire la loro performance. Ci aveva anche informato che nei primi tavolini erano seduti impresari teatrali e discografici e il nostro sguardo si era posato su alcuni volti noti dello spettacolo. Io mi ero sentita elettrizzata stranamente innervosita, mentre Dedo e Desirèè erano rimasti imperturbabili e avevano entrambi assentito con un cenno di capo.
“Sembra che la cosa neanche vi riguardi!” avevo esordito non appena seduti al nostro tavolino “Sono più eccitata io di voi e…” mi ero interrotta immediatamente, perché una strana espressione della bocca di Dedo mi aveva colpito. Dedo ha quell’espressione solo quando è estremamente teso e preoccupato, cosa che fortunatamente gli capita così di rado, che è difficile anche ricordarselo, ma io lo conosco da troppo tempo ormai e non me la fa.
“Ha una fifa incredibile!” mi dico stranamente contenta. Non so perché ma provo un sadico piacere nel constatare che la proverbiale tranquillità di Dedo si è infranta. Me lo fa apparire un po’ più umano. Non conosco abbastanza Desirée per sapere cosa le passa per la mente, ma improvvisamente è diventata molto silenziosa e lontana da noi, per cui penso che anche lei non sia così tranquilla come vuole far credere.
A quel punto penso che la cosa migliore sia quella di farmi i fatti miei e di lasciare quei due immersi nei loro rispettivi pensieri. Del resto è anche comprensibile che sia così. Non capita tutti i giorni che qualcuno suoni e canti davanti a personaggi che potrebbero decidere del loro avvenire. Poi improvvisamente mi sento avvampare e un grande senso di colpa mi invade da capo a piedi, fino alla cima delle mie pantofoline , perché solo allora mi rendo conto che mentre avevo detto a Desirée che avrebbe avuto quell’occasione unica, a Dedo non avevo detto proprio un bel niente e non perché non volessi farlo, ma perché me ne ero semplicemente dimenticata.
“Bell’amica che sono!” mi rimprovero mentalmente “butto il mio migliore amico nella fossa dei leoni e non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di avvertirlo!!” Non so cosa farei per poter rimediare al mio comportamento superficiale e mi appresto ad aprire bocca per chiedere scusa a Dedo, ma lui mi batte di un secondo e rivolgendomi il solito sorriso mi dice:
“Grazie Lara per non avermi detto niente. Tu mi conosci davvero bene! Sapevi che non avrei avuto mai il coraggio di venire qui vero? Così invece è un’altra cosa e non mi rimane da fare altro che ringraziarti per l’amicizia che mi dai e per capirmi così bene”.
Mi sento sollevata e bastonata allo stesso tempo. Sono davvero una bella amica! Niente da ridire. Ma il fatto di essermi salvata in corner e di aver fatto una bella figura invece di quella meschina che avevo temuto, improvvisamente mi fa sentire molto buona, per cui sono ipocritamente sincera quando candidamente rispondo.
“Sennò gli amici che ci stanno a fare?”
Poi il momento della tanto attesa esecuzione pubblica arriva, senza che noi ci si aspettasse.
Improvvisamente un bellissimo tendone di velluto rosso, che io stupidamente pensavo coprisse una serie di finestre, si apre con studiata lentezza, inseguito da una luce deliziosa piena di stelle e un favoloso palcoscenico si rivela in tutta la sua imponenza, sapientemente illuminato. Al centro un grande cubo di cristallo trasparentissimo, brilla dei mille colori che si riflettono dai faretti.
Più spostato a sinistra un pianoforte con una coda lunghissima si mostra in tutta la sua classica eleganza.
Mi giro leggermente per guardare Dedo, e vedo i suoi occhi spalancati fissi sul bellissimo strumento. In lui è scomparsa ogni forma di timidezza e di ritrosia. Il disagio se ne è andato alle ortiche e resta solo il desiderio di passare le dita delle sue mani affusolate su quei tasti eburnei.
Desirée ha gli occhi brillanti come due stelle e anche lei è già entrata nel ruolo artistico che le si adatta come una seconda pelle. E’ bellissima e consapevole di esserlo.
“Ho il piacere di presentarvi il Maestro Donati e la Principessa Desirée, due nuovi talenti musicali, che stasera ci onorano della loro presenza e che eseguiranno per noi “Piccolo fiore”, scritta e musicata al maestro Donati.”
La voce del presentatore mi riporta istantaneamente alla realtà e mi appresto ad ascoltare la loro performance, incrociando i piedi, visto che non poso incrociare spudoratamente le dita della mano. Altrimenti il bon ton dove andrebbe a finire?
Dedo e Desirée si sono già avviati verso il palco, perfettamente padroni di sé. “Possibile che siano le stesse persone di cinque minuti fa?” Mi chiedo allibita. Chissà perché, ma mi volto a cercare Jo! Ci sarà ancora? O sarà tornato nel deserto del quadro a brucare le erbe sconosciute che vi ho dipinto? Non so perché ma mi sembra che sia tra tutti noi quello più presente a se stesso, il più giudizioso, quello che sa prendere la vita come viene, senza porsi tante domande. Fortunatamente Jo è ancora lì, sul bordo della piscina e se non ho le traveggole, mi sembra chiaramente di vedere che incrociate le zampe anteriori una sull’altra, si è appoggiato comodamente a un lampione, in attesa di ascoltare la voce e la musica dei nostri amici. In bocca ha un sigaro, dal quale escono leggere volute di fumo.
“Ma te guarda questo farfallone!” mi dico divertita e stranamente rilassata dal suo atteggiamento. Del resto Jo non può più stupirmi. Se può ridere, può anche fumarsi un sigaro!
I ragazzi sono pronti e la voce di Desirée, comincia a riempire la sala con tutta la sua morbidezza. La guardo attentamente, come non mi era capitato di fare per tutta la serata. Il suo vestito è stupendo, tutto di fili argentati che si drappeggiano sul suo corpo in morbide onde, i suoi capelli neri, sciolti sulle spalle nude, l’avvolgono come un mantello e l’effetto regale misterioso e esotico, non sarebbe maggiore se avesse una corona di brillanti in testa.
Poi la musica di Dedo e le parole della canzone mi afferrano come già avevano fatto la prima volta che le avevo sentite e mi sembra che nella sala il grande silenzio che è sceso, non sia solo frutto di buona educazione, ma di interesse genuino, di coinvolgimento. Desirée canta:
“….sono solo un piccolo fiore, un fiore profumato, nato un giorno nel deserto della tua vita. ………non lasciare che il sole mi bruci, ma annaffiami con gocce di rugiada ….e io profumerò sempre per teeeeeee……..” getto di sfuggita uno sguardo a Solo con un cavallo, che seduto al suo tavolino fissa intensamente Desirée, incurante di tutto e di tutti.
Ma anche Desirée sembra non avere occhi che per lui e le prole della sua canzone sono solo per lui, si vede chiaramente. E’ come se tra di loro si fosse creato un filo invisibile che li avvolge sempre più strettamente e il resto del mondo non sembra più esistere.
“Come sono contenta! Come sono contenta!” Mi dico mentalmente. Possibile che Solo con un cavallo sapesse davvero che sarebbe accaduto così? Da come stanno andando le cose sembrerebbe proprio di sì. E Dedo?
Sposto lo sguardo sul mio amico che in maniera magistrale sta concludendo gli ultimi accordi su quel pianoforte che forse ha sognato per tutta la vita. Il suo viso completamente disteso, il suo sguardo trasognato e il ciuffo ribelle dei suoi capelli che sono scesi sulla fronte, lo rendono finalmente il Dedo di sempre, l’amico che conta, quello che sa di me molto di più di quanto ne sappia io. E’ la musica il grande amore di Dedo.
“Ma non potrà mica vivere sempre per la musica!” mi dice una vocina piccina dentro di me.
“Lo so, stai un po’ zitta per piacere, quando sarà il momento ci penserò io a trovare la moglie adatta per Dedo. Ora lasciamogli questo momento di gloria”.
Lo scroscio di applausi che segue l’ultima nota che si è dispersa fino al soffitto, suggella il loro trionfo ed entrambi sono radiosi… e io più di loro.
Quando tornano al tavolo mi complimento con Desirèe, perché ha veramente cantato in maniera superba.
“Grazie Lara!” mi risponde con semplicità, ma il suo sguardo si volge furtivamente a cercare una persona che somiglia tanto a un bel cavaliere vestito di nero. Dove sarà andato a finire Solo con un cavallo? Il suo tavolino è vuoto e guardandomi intorno non riesco a vederlo.
“E ora che succederà?” mi chiedo nuovamente allarmata
“Che ne dici Lara? Siamo andati bene?”Dedo è improvvisamente davanti a me riprendendo tutta la mia attenzione
“Siete stati superbi e io sono orgogliosa di essere tua amica” rispondo raggiante
“Ora ti devo lasciare per un attimo. Vedi quei signori laggiù? Sì, quelli seduti al tavolino…Mi hanno domandato di raggiungerli perché devono parlarmi di affari…Speriamo bene Lara…..ho un po’ di fifa!”
“Ma vai! Vai tranquillo. Ti hanno chiamato loro, mica sei andato a cercarli tu! Quindi vuol dire che sei piaciuto. Ma a proposito! Deve venire anche Desirèe con te?” chiedo interessata
“A me non hanno detto niente….ma senti, non ti sembra che Desirée sia un po’ strana questa sera? Sembra che non le interessi niente del successo che ha avuto…ed è sempre come se aspettasse qualcuno. Anche ora guarda….non vedi come è distratta?”
“Sai Dedo quale mi sembra la distrazione di Desirée? Nooo?! Lo vedi quel bel ragazzo tutto vestito di nero….sì, quello che prima è arrivato con quel cavallo? ….Ecco è lui la distrazione di Desirée. Non hanno fatto altro che guardarsi per tutta la serata e Desirée sembrava cantare solo per lui.”. mi sento un po’ in colpa per aver svegliato così bruscamente Dedo dai suoi sogni, però mi sembra che lui, o non si è svegliato, o non da molta importanza a quello che gli ho detto, infatti, mi risponde con molta tranquillità:
“Ah sì? Mi sembra che sarebbero davvero una bella coppia!”
“Ma Dedo….non ti interessa che a Desirée piaccia un altro ragazzo?”
“Ma non è mica la mia ragazza!” mi risponde stupito. E’ proprio vero che io gli uomini non li capirò mai. Fino a stasera sembrava completamente perso dietro a lei e ora si permette anche il lusso di mostrarmi una faccia sorpresa!
“Ma! Se lo dici tu!” preferisco non insistere. Forse sta semplicemente cercando di salvare il suo amor proprio.
“Bene! Allora io vado!Non mi dici in bocca al lupo?”
“Sì certamente. In Bocca al lupo Dedo!” rispondo sbrigativamente allontanandomi da lui, perché con la coda dell’occhio ho visto Solo con un cavallo che si sta avvicinando a Desirée e sono letteralmente curiosa di vedere cosa succederà.
E’ la prima volta che i due si parlano e Desirée è completamente ignara dell’identità del bel giovane che ha davanti a sé.





Il giorno dopo una bella serata trascorsa in modo particolare, sa di rimpianto fin dalla primissima mattinata. Infatti mi sono appena alzata ma sento che oggi sa di grigio. Neanche la mia casa per la quale in genere stravedo, e nella quale sto così bene, da allontanarmene sempre con disappunto, stamani non mi convince.
Del resto il posto che ho visto ieri sera era così perfetto che forse anche una reggia scomparirebbe al suo confronto, le persone e le situazioni che mi si sono presentate così interessanti, che stamani tutto mi sembra scialbo e scolorito.
Anche la fotografia di Dedo mi appare con una patina malinconica!! Già! A proposito di Dedo, chissà come sta? Mica l’ho bevuta la storia della bella coppia e del come stanno bene insieme. Magari ieri sera dopo che mi ha riaccompagnato a casa è andato a prendersi una salutare sbornia per dimenticare. Scuoto il capo e sorrido tra me e me! Dedo non è il tipo di queste cose. Mai e poi mai farebbe una cosa simile. Credo che in vita sua non abbia bevuto niente di più alcolico di un’aranciata. E Desirée che fine avrà fatto? Quando ci siamo alzati per uscire dal Madison Inn, con molta decisione mi ha informato che si sarebbe trattenuta ancora un po’ e io non ho insistito perché venisse con noi, ma ora sono curiosa di sapere che piega ha preso la serata e come se l’è cavata Solo con un cavallo! E Jo, dove sarà Jo? L’ultima volta che il mio sguardo si è posato su di lui, un cameriere stava servendogli un wisky in generose proporzioni, come se fosse una cosa naturalissima e lo facesse tutte le sere.
“Il che potrebbe essere anche vero! In fin dei conti il suo padrone non è il proprietario del Madison…..?”
Drinnn! Drinnnn!
Ma chi è a quest’ora? E di domenica mattina poi!. Ma già mentre mi avvio per andare ad aprire la porta credo di sapere con una certa sicurezza che si tratta di Desirée. Del resto l’ho pensata così intensamente che se anche non ne aveva voglia deve venire per forza.
La ragazza che si presenta sulla porta ha due occhi così sognanti e così radiosamente felici, che fatico a ritrovare in lei la stessa persona imbronciata che ho conosciuta quando è uscita come un ciclone dal suo palazzo di cristallo.
Non faccio in tempo ad aprire bocca che dietro di lei si materializza Solo con un cavallo, con un’espressione più o meno uguale, ma forse un tantino più idiota.
“Ciao Lara, scusa se sono venuta così presto, ma non resistevo più………indovina che ti devo dire?” conclude precipitosamente
“Non saprei…….”perché non lasciare a lei la gioia della risposta?
“Mi sono innamorata Lara, ci siamo innamorati….e volevo tu fossi la prima a saperlo. Non credevo fosse possibile un amore così intenso. Ci credi ai colpi di fulmine Lara?”
“Non lo so…non li ho mai sperimen…..”comincio a dire, ma lei mi taglia immediatamente la parola
“Io sì, io sì, ed è una cosa bellissima. Ho trovato l’amore e non intendo lasciarmelo scappare per nessuna cosa al mondo”.
“E la tua carriera di cantante?”
“Non me ne importa più…canterò per lui…”
“E la tua voglia di essere una ragazza moderna e senza legami?”
“Che cosa assurda! Quello andava bene prima che conoscessi Raul……a proposito questo è Raul, studia legge, ma gli mancano pochissimi esami per laurearsi, dopodiché ci sposeremo” conclude festosamente in un turbinio di parole e di gesti
Guardo Raul Solo con un cavallo Hamed Hassan ben Jor e ammetto di non capirci più niente. Lui se ne accorge e mi viene in aiuto
“Piacere Lara. Anch’io credo nei colpi di fulmine e credo che Desirée sia la principessa della mia vita. Tra poco sarò laureato e ci sposeremo. Certo all’inizio non sarà facile, ma io lavorerò….”
“…e io ti aiuterò. Andrò a fare anche i lavori più umili, pur di stare insieme a te per tutta la vita”
Si guardano ed è come se improvvisamente non esistesse più niente al di fuori di loro. Questo è l’amore, l’amore vero, l’amore che cresce anche in un deserto dove un piccolo fiore chiede solo di essere annaffiato un po’ per regalare il suo profumo alla persona amata.
“Proprio come dice la canzone di Dedo” dico tra me e me.
Li guardo e finalmente sento tanta dolcezza dentro
“Amen” concludo filosoficamente
“Domani partiamo…e così sono venuta a salutarti e a ringraziati di tutto, anche delle brontolate che mi hai dato” ha gli occhi un po’ lucidi Desirée, e ho gli occhi un po’ lucidi anch’io
“E…Lara, ti dispiacerebbe darmi qualcosa di tuo perché possa sempre ricordarmi di te?”
“Certamente Desirée, prendi ciò che vuoi, anche se sinceramente non so che cosa posso avere io di interessante da darti”
“Lo so io” e sparisce in un lampo in camera mia
“Lara, ora che sono solo con te, voglio veramente ringraziarti di ciò che hai fatto per noi e più che altro ringraziarti di non aver rivelato neanche ora la mia vera identità. Non ho ancora detto a Desirée chi sono, ma lo farò prima che diventi mia moglie, tra qualche giorno. Per quello che mi riguarda non ti dimenticherò mai…e non ti preoccupare per Dedo! Io non ho potuto fare proprio niente per aiutarlo, perché quegli impresari erano così entusiasti di lui che gli hanno fatto un contratto per dici anni” Solo con un cavallo si è emozionato e gli trema un po’ la voce.
“Ma dimmi…Solo con un cavallo, e Jo?” chiedo improvvisamente allarmata
“Non ti preoccupare! Il vecchio Jo parte con noi e sarà sempre trattato come un principe!”
“Mi hai tolto un gran peso dallo stomaco” dico con un bel respiro
In quel momento rientra Desirée, tenendo in mano le mie pantofoline verdi.
“Voglio queste Lara, perché ogni volta che le calzerò, penserò a te, alla bellissima serata che abbiamo passato e all’amore che ho trovato”.




Gli addii sono sempre addii e non sono mai allegri. Neanche il nostro lo è stato, ma sono contenta che tutto sia andato a finire bene.
Sono usciti da poco e mi sento un po’ triste. Forse sarà meglio mettersi al lavoro e….
“Ci mancava anche il telefono. Chi sarà ora?”
“Lara?”
“Sì. Ciao Dedo!”
“Volevo dirti una cosa stupenda. Non indovineresti mai!”
“”Che cosa?” chiedo sorridendo
“Ho firmato un contratto con una casa discografica per dieci anni. Ma ti immagini?”
“Sono felicissima per te Dedo!”
“E’ tutto merito tuo… Se non mi spingevi a venire a quella festa….!”
“Macché! Sei te che sei bravo!” mi sento molto generosa stamani e poi il merito è veramente tutto suo
“Stasera ti porto fuori a cena,…che ne dici?”
“Perfetto” mi trovo a rispondere
“Ma non al Madison Inn……che ne diresti di una pizza e di una coca?” mi chiede speranzoso
“Direi che va benissimo Dedo! A che ora ?”
“Facciamo alle otto?”
“Ok. Ciao a dopo”
Riattacco e mi guardo intorno, ritrovando lentamente la mia dimensione. Questa è la mia stanza, io sono Lara, dipingo e correggo bozze. La mia vita è questa.
Il mio sguardo cade per un attimo sulla tela di un deserto con al centro un palazzo trasparente a forma di cubo. Non c’è più Solo con un cavallo, non c’è più Jo, non c’è più Desirèè. La favola è finita.
Poi lo sguardo mi cade inavvertitamente su un macchiolina nera proprio ai piedi della porta del palazzo.Apro la bocca per lo stupore. E’ una chiave, una piccolissima chiave nera. Io non l’ho dipinta, ma quella chiave è lì per me. Chi ce l’avrà messa? Chissà! Ma a dispetto di me stessa mi viene in mente il muso sorridente di Jo e anch’io sorrido. Forse un giorno potrei avere il desiderio di entrare dentro il palazzo di vetro a forma di cubo.
La raccolgo e guardandomi intorno, quasi avessi paura di essere spiata da qualcuno, me la metto in tasca…e improvvisamente mi sento bene.



La tenda scorre lentamente rivelando un immenso finestrone dal quale comincia a entrare una luce rosata. Lo spettacolo che si presenta è stupendo. Parigi a quell’ora mattutina è affascinante come non mai.
Il Principe Hamed Hassan ben Jor, si avvicina lentamente al letto dove la sua sposa si sta svegliando.
Ehi dormigliona, ti vuoi decider ad alzarti si o no? Abbiamo un sacco di cose da fare e altrettante da vedere!”
Arrivo, arrivo” risponde Yasmine con voce insonnolita. Che idea è quella di suo marito di alzarsi sempre al chiarore del mattino?
Ma scende immediatamente dal letto e infilando un paio di pantofoline di seta verde con dei piccoli strass si dirige verso di lui non senza il solito piccolo stupore che l’accompagna tutte le mattine quando i suoi piedini entrano nelle sue pantofoline preferite. “Possibile che non mi ricordi dove le ho comprate?”.
Allora andiamo?” incalza lui allegro “Guarda che il nostro viaggio di nozze prima o poi finirà……”
Prima però ti voglio dire di un sogno che ho fatto stanotte!”
Dimmi, sono tutto orecchie”
Pensa,… ho sognato una donna che non so chi sia…non l’ho mai vista in vita mia, ma te la potrei descrivere in ogni più piccolo particolare…..ma la cosa più buffa è che lei non mi chiamava col mio nome quando si rivolgeva a me”
E come ti chiamava amore mio?”
Desirée con due e!”
Il principe non risponde ma sorride, poi si volta verso l’enorme vetrata dietro la quale Parigi si sta svegliando e il suo sguardo si perde nell’aria appena mattutina, là, oltre la tour Eiffel dove un bellissimo cavallo alato volteggia in ardite spirali per catturare i sogni più belli che si innalzano dai tetti di tutto il mondo per arrivare sino al cielo.







A.A.A.A.A. – Cercasi disperatamente e con urgenza “Una moglie per Dedo” .
Chi avesse suggerimenti da dare è pregato di mettersi immediatamente in contatto con me. Grazie
Lara