domenica 20 novembre 2016

SI o NO?

Ho letto alcuni aforismi sulla Costituzione Italiana, che sono a dir poco, bellissimi!Sono firmati da grandi uomini come Pertini, Calamandrei, Montanelli. Tra tutti mi sono rimaste impresse le parole di questo:



La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti, verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà.
Luigi Sturzo, Discorso, 1957


Ora! Sarebbe facile aprire un discorso che non finisce più, sull'onda delle tante informazioni più o meno frammentarie che ci giungono da tutte le parti. Preferisco farne a meno. Preferisco meditare su queste parole, in silenzio, senza condizionare, né essere condizionata sulla scelta che andrò a fare il 4 dicembre.









martedì 15 novembre 2016

Superluna

Che meraviglia la volta celeste! Non mi stancherò mai di guardarla e guardandola trarne insegnamento.
Stasera lo spettacolo era offerto da quella che è stata chiamata la 'Superluna'. Una concomitanza di fattori tutti positivi che ci hanno permesso di ammirare  il nostro splendido satellite in tutto il suo splendore. Il cielo era terso l'aria pulita, la notte algida. A naso in su, come tutti, guardavo il suo moto silenzioso, che scorre sulle vicende umane da milioni di anni e in me c'era la stessa ancestrale meraviglia dell'uomo primitivo, che assiste con riverenza a eventi tanto più grandi di lui.
E' stato del tutto naturale che il pensiero si spostasse, sui fatti appena avvenuti, sull'uomo più potente del mondo, che rischia di destabilizzare il mondo intero con le sue multinazionali, la sua esagerata ricchezza, la sua casa dorata, le sue donne bellissime....ma come tutto improvvisamente mi è apparso piccolo e senza importanza.... cos'è tutto ciò davanti a uno dei tanti eventi naturali che giungono silenziosi a ricordarci che siamo poco più di niente in questo infinito universo, guidato da un'armonia diversa dalla nostra? E sempre e solo guardando questa luna meravigliosa di stanotte, che mi sono resa conto che niente conta del potere degli uomini e che riesco solamente ad essere me stessa e parte della meraviglia che mi contiene e mi sovrasta, se mi libero da me stessa e dai lacci delle convenzioni che attanagliano e mortificano la nostra vita. Ecco! Se io penso che mentre guardo questa luna così chiara, così splendente, sono con i piedi appoggiati su un'altra sfera che si muove a velocità vertiginosa, intorno a una sfera più grande di lei e che quest'ultima, fa la stessa cosa girando con tante altre anche più splendenti di lei, intorno a un centro che non riusciamo nemmeno a immagianre, mi sento molto piccola, è vero, ma sento anche un senso di appartenenza totale a un creato nel quale io, i più grandi potenti della terra, l'ultimo dei clochard, siamo tutti uguali, perché le regole dell'infinito non sono quelle miserevoli che ci siamo date noi. E allora per un breve attimo mi sento innalzare, andare verso cose più grandi, esplorare orizzonti che non potrò mai vedere davvero, ma che in questi momenti ho molto chiari davanti a me. 
Tornata a casa, ho trovato una mail di una cara amica, che mi raccontava le sue di emozioni, davanti a questa luna che sembrava persino troppo bella per essere vera, specialmente nel momento in cui un banco di nuvole ballerine le è passato davanti, creando colori di arcobaleno. E nel silenzio della notte, mentre l'orologio batte la mezzanotte, questo senso di infinito che perdura dentro di me, si arricchisce dell'esperienza di un altro essere pensante, si intreccia alla mia e vola in alto, nei luoghi dove non ci sono più inibizioni, più sbarre, più catene dell'anima, ma solo il silenzio avvolgente dell'universo. Una meraviglia!

giovedì 10 novembre 2016

Giù il Muro

Ricordo. Questo non è proprio uno di quei classici lampi di felicità, che arrivano improvisi dal passato e si riallargano davanti a me facendomi rivivere le stesse sensazioni. No! Questo piuttosto è un ragionamento che ha fatto riaffiorare un ricordo e le sensazioni di allora.
Era il 9 Novembre del 1989. Io quando mi alzai non sapevo ancora che sarebbe stato un giorno da ricordare nella Storia del Mondo, ma poi la notizia dilagò in un baleno e diventò, come si dice oggi, virale. Era caduto il Muro di Berlino e da quella breccia soffiava nuovamente il vento della speranza, del cambiamento, del dialogo, del riavvicinamento dei popoli. Un vento nuovo, che si sparse per le strade di tutto il mondo e dette nuova linfa vitale al mondo intero. 
Ricordo la gioia di allora, la voglia di fare qualcosa anche da lontano, per poter manifestarla in modo visibile, e fu così che venne in mente di fare il presepio che avremmo dovuto allestiri di lì a breve, proprio ambientato nel ricordo di quell'evento umano, politico, sociale, che si era compiuto in questo giorno. Niente e nessuno ci fermarono, neanche coloro che non volevano mischiare queste cose all'evento prodigioso del Natale, neanche chi ci disse che queste cose non si dovevano fare all'interno di una chiesa, perché il figlio di Dio doveva nascere in un coro di angeli e in una grotta. "Ebbene - risposi, ma a nome anche degli altri - vorrà dire che quest'anno se gli angeli non vorranno cantare staranno zitti e lui nascerà tra le macerie di un muro che parla di Libertà". E così fu. Costruimmo un muro davanti a una cappella laterale e poi lo sfondammo, lasciando le macerie come erano cadute. Nello squarcio che fu prodotto allestimmo il nostro presepio. Il più bel presepio che io abbia mai fatto. La notte di Natale, non solo io avevo gli occhi lucidi.
E di ricordo in ricordo mi tornano in mente parole potenti dette da persone, non semplici come me, ma di grande impatto mediatico.

 “Tutti gli uomini liberi, ovunque si trovino, sono cittadini di Berlino. Come uomo libero, quindi, mi vanto di dire: Io sono un Berlinese”. (J.F.Kennedy)

“Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa dell’Est, venga a questa porta, apra questa porta, abbatta questo muro”. (Ronald Reagan parlando davanti alla Porta di Brandeburgo nel 1987)


Parole forti, potenti, incisive, che sono qui anche oggi, in mezzo a noi, pronte a farsi udire nuovamente.


E oggi, questo pensiero che è tornato così imperioso e suggestivo, si scontra con ciò che si sente dire sempre più spesso. "Costruiamo muri".
Sì! Facciamo un mondo di isolazionisti, dove non ci sia più scambio culturale, di pensiero, di elaborazione, di progettualità di ampio respiro.
Ma perché invece non si sente dire 'Costruiamo ponti', che uniscano le idee, le religioni, le persone, gli ideali? Non ponti comuni e fatti male, come capita troppo spesso, ma belle opere solide, salde, che abbiano regole ben precise da rispettare e che per prime rispettino l'uomo, qualsiasi uomo, e la natura, e l'aria che respiriamo, che è sempre più tossica e velenosa.
Abbattiamoli porco cane i muri, abbattiamoli cominciando da quelli che ci costruiamo intorno individualmente, altro che costruirli! Investiamo su noi stessi e sulle nostre diversità, che alla fine sono quelle che hanno portato progresso nel mondo.......

No! Questo ricordo non può essere un lampo di felicità...non ancora. Non finché ci sarà dentro di me questa sensazione di disagio  data dal non sentire pronunciare quella parola magica che si chiama LIBERTA', da  persone che in nome del potere vogliono costruire nuovamente IL MURO.



mercoledì 9 novembre 2016

Parlando di Donald

Fino a  ieri conoscevo un solo Donald.
Si chiama DONALD DUCK e mi ha accompagnato per tutta l'infanzia, nella giovinezza, nella maturità, e anche ora, quando sono nel posto più intimo della casa, cioè in bagno, occupa un posto particolare.
Mi sono ritrovata spesso a dovermi  identificare con una bella dose di autoironia, nel personaggio di Donald Duck, per noi Paperino, e la nostra similitudine alla fine mi è sempre stata di aiuto e di conforto, perché questo Donald, simpatico a tutti, alla fine riesce a sdrammatizzare i problemi che ci accompagnano nella vita quotidiana, perché li riviviamo in lui e così facendo almeno in parte li esorcizziamo. Insomma DONALD DUCK è lo sfigato per eccellenza.
Da stamani dovrò abituarmi a fare la conoscenza con un altro Donald.
Si chiama DONALD TRUMP e da poche ore è il nuovo Presidente degli Stati Uniti di America. Di lui oggi posso solo dire che DONALD TRUMP è il tycoon per eccellenza, questo non glielo toglie nessuno. Per accostare un altro aggettivo identificativo al suo nome, perlomeno un aggettivo che a me piaccia di più e senta fortemente di appartenenza, c'è bisogno di tempo e di lavoro. Il tempo passa, e il lavoro che verrà fatto nel suo scorrimento, avrà un peso tangibile nel futuro degli uomini, di tutti gli uomini. E sarà ciò a determinare il nuovo aggettivo.
Al nuovo Donald auguro di risultare gradevole e simpatico come quello dei fumetti, che ci piace tanto, e sicuramente (questo ormai è noto) non altrettanto sfigato.

domenica 6 novembre 2016

Oggi 6 novembre

Oggi 6 novembre........mi son svegliata e.....................
Perdindirindina ho un sacco di cose da fare. Devo preparare la torta di castagne, il budino, la torta farcita.....no, quella ha detto che la prepara mia figlia, devo dare una sistemata alla casa, che a pranzo ci sono anche mio figlio con i miei nipotini...poi aspetterò che anche gli americani mi facciano gli auguri...ci conto proprio...... devo, devo, devo.....perché oggi è il mio compleanno. Ho sessantasette anni, ma che ci posso fare se dentro di me, appena mi sveglio mi sento una ragazza? Specialmente da quando dormo sul mio letto molleggiato e con il materasso di lana, come quando ero bambina? Forse sarà per quello, ma per tutto il giorno mi sono sentita piena di energia e non mi è pesato fare niente....insomma sono stata serena, di quella serenità che mi ha fatto dire una volta di più che la parte più bella della mia vita deve ancora arrivare, e siccome me lo sono detta con convinzione, mi proverò anche a crederci.
Bene ora vado a finire la mia giornata, grata a tutti coloro che si sono ricordati di me, e sperando che di qui a mezzanotte questo giorno sia bello come è stato fino ad ora.
Del resto godersi il proprio compleanno è un diritto dovere, non fosse altro perché un giorno simile viene una volta all'anno!

giovedì 3 novembre 2016

Mi ricordo.....

La prima volta che entrai nel suo....non so come chiamarlo, se negozio o laboratorio, avevo vent'anni. Per me, quegli anni erano anni speciali, momenti magici in cui avevo potuto dare sfogo alla mia passione per la pittura e facevo mostre su mostre. I miei quadri venivano venduti e io tornavo a casa soddisfatta di me stessa. Finalmente potevo dire di stare facendo qualcosa di buono, e il fatto di essere così versatile nel dipingere, mi ripagava dell'amarezza di non essere potuta andare all'Università.....per motivi che non vale più la pena di dire, anche se non riesco a dimenticare. L'unico disappunto che avevo era quello che le cornici dei miei quadri erano tutte uguali, tutte dello stesso colore, tutte con lo stesso passepartout, neutro, ma nel mio paese non c'era un corniciaio e anche nei dintorni non ne avevo trovati, e allora avevo risolto andando di tanto in tanto in città per prendere uno stock di cornici di varie misure, ma sempre tutte terribilmente anonime. Fu il mio babbo, che mi seguiva con entusiasmo e con consigli preziosi, che un giorno mi disse di andare da Bruno per vedere se riuscivo a farmi fare qualcosa da lui.
Appena entrai, ricordo che provai la sensazione di essere stata lì decine di volte, per quanto mi piacque quella stanza, con il grande bancone nel mezzo e mobili da aggiustare messi nei posti più disparati, C'era odore di legno, di solventi, di vernici, profumi ai quali ero abituata ad usare nelle mie tele. Mi sentii immediatamente a mio agio e sorrisi all'uomo che mi stava sorridendo di rimando dall'altra parte del bancone. Indossava uno spolverino azzurro e da quel giorno, e di anni ne sono passati, non ricodo di aver mai visto Bruno senza la sua casacca da lavoro. Da allora, tutte le cornici dei miei quadri me le fece lui. Ricordo le prime, fatte con mezzi di fortuna e tanto impegno, del resto Bruno non  faceva di professione il corniciaio. Stava imparando con me e dopo un pò cominciò ad attrezzarsi e le sue cornici diventarono proprio belle. Ma la cosa che mi piaceva di più era andare a scegliere il legno con lui e poi abbinarci la tela del passepartout. Si parlava in quei momenti, io gli dicevo quello che volevo, cioè quello che la mia fantasia proiettava davanti ai miei occhi e lui realizzava i miei desideri, aggiungendoci del suo, consigliandomi, facendomi tornare sui miei passi, quando secondo lui, andavo troppo in là. Dalle cornici passare ai mobili il passo fu breve e naturale. Lui aveva imparato a conoscermi, aveva capito che non mi interessavano i mobili belli, ricchi, decorati, ma amavo le cose semplici e che mi parlassero di vita vissuta, per cui diverse volte andavamo in uno scantinato pieno di mobili vecchi, rotti, pieni di muffa e quando io mi fermave gli dicevo: "Vorrei questo! Ma verrà bene? Sinceramente per come è conciato qualche dubbio ce l'ho!" perché mi aveva trasmesso qualche sensazione, quelle sensazioni strane che io provo così spesso davanti alle cose vecchie che mi parlano di vita, di gente che ne ha goduto prima di me. Lui non era di tante parole, ma guardava attentamente la mia scelta, poi annuiva e quando cominciava a lavorarci, dopo una settimana il lavoro era sempre fatto e io ammutolivo, perché mi sembrava di assistere ogni volta a un miracolo nuovo, e lo dico anche ora, guardando la mia bellissima libreria, che è proprio qui accanto a me. Anno dopo anno, era diventato naturale fermarmi un attimo nel suo negozio, nel quale ora c'erano tanti altri pittori, anche molto più bravi di me, che facevano fare le cornici alle loro tele. Spesso capitava anche la sua bella famiglia, e infatti Bruno forse non era ricco di denaro, ma senz'altro ricco di figli e di amore....si vedeva nell'espressione con cui li guardava sia i figli che la moglie.
Per me passare davanti al suo negozio, che in tanti anni è rimasto sempre lo stesso, era una specie di sicurezza, mi faceva sentire a casa. La stessa sensazione che provo quando entro nell'unica libreria del  mio paese, un posto rimasto immutato negli anni, in cui i libri sembra che escano da tutte le parti in allegra confusione, ma non la cambierei con nessun altra libreria. 
Poi Bruno un giorno se ne è andato e il suo negozio è chiuso e vuoto e prima o poi senz'altro ci sarà qualche altra attività, ma io ogni volta che passo  davanti a quella porta, penso agli anni passati, alla gioia che provavo ogni volta che uscivo con un quadro incorniciato sotto il braccio, penso ai miei sogni di allora e penso a quell'uomo schivo, mite, di poche parole, che, anche se non l'ha mai neanche immaginato, era ed è una delle figure che caratterizzano il mio paese. Lui, insieme al calzolaio che è per la discesa di piazza, e al libraio che è ancora più giù,  fanno parte della nostra realtà paesana, un dipinto in un quadro di autore, firmato 'mi ricordo'. Sembrerà strano, ma vi siete mai accorti che non occorre essere ricchi, celebri, famosi, per essere ricordati? Molte volte invece sono proprio le persone che fanno il loro lavoro con semplicità e costanza, restando fedeli a se stessi, e vivono la loro vita credendo di passare inosservati, ad essere ricordate maggiormente. fino a dare un'impronta al luogo in cui vivono, e a lasciare un senso di vuoto, quando non ci sono più. Ma se è vero che una persona continua a vivere finché ci sarà qualcuno che parla di lei, io credo che Bruno vivrà ancora tanti e tanti anni per le vie del suo paese.