martedì 30 aprile 2013

C'è un grande prato verde

Qualche volta sento proprio il bisogno di solitudine, anche se della mia solitudine ieri ne faceva parte anche la mia nipotina, che era con me a passare il pomeriggio.  Io e lei sole, una volta tanto, per imparare a conoscerci.............A due passi da casa mia, c'è un podere disabitato. Ieri ci sono andata perché anche i giardinetti che sono proprio sottostanti, mi sembravano troppo affollati, nonostante ci fossero solo due persone. E comunque i giardini sono sempre un pò stereotipati, privi di personalità, anche se il nostro non può certo definirsi un giardino vero, ma forse più un campo al quale è stato dato il nome di giardino. Ma il fatto stesso che ci siano i giochini, spinge i bimbi a interessarsi solo di quelli e non della natura che c'è intorno e gli adulti a controllare che i bimbi non si facciano male ......e anche a spettegolare con gli altri.
 .Davanti quella casa c'è un grande prato verde e quel prato era pieno di margherite. La margherita è un fiore così semplice, così gentile, così poco appariscente....ma un prato di margherite diventa qualcosa di incantevole, di artistico, che parla di poesia e rallegra il cuore e sgombra la mente. 
E così è stato naturale sedersi su quel prato e annusare il profumo dell'erba e della terra, ascoltatndo il ronzio delle api che ci volavano intorno. Ed è stato naturale essere contente e ritrovarci a ridere, sdraiate su quel morbido tappeto a guardare le rade nuvole che correvano nel cielo. Lei bambina vera e io bambina ritrovata in fondo alla mia anima, fuori dal tempo per un attimo, fuori dai luoghi, lontano dalle preoccupazioni della vita.
E dopo è stato tutto gioco, gioco per lei e gioco per me e voglia che quell'attimo durasse ancora e che il sole si fermasse all'orizzonte invece di tuffarsi dietro il poggio. Voglia di ciliegie, quel piccolo frutto ancora verde e piccolo che lei ha accarezzato con le sue manine e con i suoi occhi stupiti di una cosa nuova! E la speranza di vederle quando saranno  rosse e mature, per poterle cogliere e gustarle mangiandole sotto l'albero, perché avranno un sapore diverso e un ricordo diverso. Voglia di vita che si rinnova negli occhi di una bimba che mi guarda con la tranquilla fiducia di chi scopre il mondo intorno a sé.

lunedì 29 aprile 2013

Tabula rasa

Ci sono giorni in cui mi sento una 'tabula rasa' e mi sembra di non avere non solo niente da dire e da dare, il che è già abbastanza sconfortante; ma quando mi sento  proprio una 'tabula rasa sui generis' che non vuole neanche essere riscritta ......... questo è proprio deplorevole.
Sono un foglio bianco che galleggia nell'aria, lasciandosi sballottare dalle correnti ascensionali, vado in qua e in là, incurante di dove mi porta il vento, fregandomene di tutto e di tutti.
Vedo qualche mano che si protende per afferrarmi e riportarmi a terra,.............. chissà, forse per quelle mani sono un foglio che ha comunque una sua importanza.......non capisco perché. Che se ne fanno di un foglio raggrinzito, di un bianco ormai ingiallito e che si rifiuta di essere scritto? Proprio non lo so. Ah sì! Forse ci vogliono fare un aeroplano di carta per farlo volare meglio....forse.......
Perbacco! Mi accorgo che ho pensato e questo mi disturba. Non voglio pensare, perché pensare significa ritornare in terra e io invece voglio rimanere dove sono, senza pensieri, senza sentimenti, senza me stessa almeno per un altro pò.
Lo so che non sereve a niente. Sentirsi una 'tabula rasa' non è qualcosa di rigenerante è solo come quando si mette un programma in standby..........il suono o l'immagine rimane fermo per un tempo indeterminato e poi riparte esattamente da dove l'avevo stoppato.
Però qualche volta il mio cervello funziona così......anche il cervello a volte ha le sue ragioni. Ci si riempie volentieri la bocca delle cosidette 'ragioni del cuore' e allora qualche volta prendiamo in considerazione anche le 'ragioni del cervello'. Non so quali delle due siano più importanti!
Ecco...lo sapevo! La mia presenza in questo mondo è di nuovo tangibile. E' appena passato un uccellino, mi ha preso in contropiede  e  ...splash......ha pensato bene di essere lui il primo a scrivere sul mio foglio qualcosa di tangibile e di indelebile.Ormai anche per stavolta il danno è fatto.  Boh! Pare che almeno........ porti fortuna!

domenica 28 aprile 2013

M'illumino d'immenso

Stmani per un lungo momento il cielo ha avuto una luce particolare, strana.......e bellissima! Forse dipendeva dalla sabbia che in questi giorni è in sospensione nell'aria e che ogni tanto quando piove viene a inzaccherarci tutte le macchine...., non importa.........importante era  lo spettacolo suggestivo che nato fuori di me, attraverso i miei occhi mi entrava dentro e mi rendeva parte di quella scenografia.
Quella luce entrava dentro e dilatava lo spirito fino a farlo entrare in dimensioni sconosciute ma molto confortanti. 
"M'illumino d'immenso"
Non sono riuscita  a dare un nome ai sentimenti contrastanti che mi provocava quella luce fino a quando non mi sono venute in mente le parole "M'illumino d'immenso", scritte da Ungaretti in una mattina sul Carso durante la prima guerra mondiale  e per la prima volta ho capito esattamente cosa volesse dire il poeta con queste breve lirica. Ho capito, ma di qui a spiegarlo il passo è lungo. So dire soltanto che illuminarsi d'immenso non è felicità, è più consapevolezza improvvisa  di appartenenza a un quid che da un senso al mio andare, anche quando questo andare è faticoso, è una luce, che c'è sempre ma che io vedo solo quando si creano le condizioni adatte alla mia mente, e che questa luce  viene a rischiarare la strada in cui cammino, e mi infonde nuova energia, per continuare ad andare. Cosa ci sarà dietro la prossima curva? Non lo so assolutamente,.......... se non la speranza di quella luce che per un breve attimo mi ha illuminato d'immenso...................Fede? Suggestione? Non so davvero dare un nome a questa cosa.........forse potrei chiamarla Emozione................




sabato 27 aprile 2013

Legge di continuità

"Domani è un altro giorno.Già! Ma oggi lo devo ancora vivere tutto e senz'altro qualcosa di oggi lo porterò anche a domani. Per la famosa legge di continuità"
da 'Piccoli Pensieri di Kind Butterfly'



La filosofia di Murphy
 
 
Sorridi... Domani sarà peggio.


Chiosa di O'Toole alla legge di Murphy
 
 
Murphy era un ottimista.
 

Bene...anzi benissimo! Ora posso andare veramente incontro alla mia nuova giornata con spirito aulico e speranze per il futuro!
Scherzi a parte, quando leggo la Legge di Murphy con tutti i suoi corollari e le sue chiose, mi ritorna l'allegria. Mi piace questo modo di scherzare sulla vita, questa ironia sottile, questo prendersi in giro,  questo modo di legiferare sui fatti negativi delle giornate,fino a farli assurgere a leggi, mandando al diavolo il caso, la sorte, la fortuna, e quant'altro. Punto. La Legge è legge e va rispettata........ergo:
visto che domani sarà peggio e che addirittura Murphy era un ottimista nel dire che sarebbe andato solo peggio, che mi rimane da fare se non cercare di portare a domani quello che riesco a trovare di meglio nella mia giornata odierna, proprio per assecondare la famosa Legge di continuità, che forse non esiste, o esiste solo come equazione, ma se non esiste l'ho inventata io proprio in questo momento?
E allora  'Carpe diem'! Non mi rimane che darmi da fare e levarmi tutte le soddisfazioni che riterrò utili alla mia legge. Vado a cominciare....... 



venerdì 26 aprile 2013

Sulle ali dell'aurora

 Una volta, tanto tempo fa, anch'io volevo essere un gabbiano. Mi piaceva come idea, quel bianco uccello che volava tra due azzurri, eludendo i confini del cielo e del mare. Forse perché mi sono sempre piaciuti tanto il cielo e il mare e i loro insondabili misteri!
Poi anche i gabbiani hanno capitolato e hanno sostituito le loro scorribande aeree con voli più brevi e paesaggi più squallidi e meno misteriosi: le discariche. Potere della sopravvivenza! Della lotta giornaliera per il pane  o come dice Richard Bach nel suo libro 'Il gabbiano',..... della pappatoria.
Però ancora qualche gabbiano strano, diverso dagli altri esiste, esiste......

 ".......Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo."
Da  Il Gabbiano di Richard Bach


E nella poesia di Rocco stamani ci ho ritrovato per un attimo il gabbiano che piace a me, quello che un giorno lontano avrei voluto essere..................






Sulle ali dell’aurora

Un immenso prato verde
Sai, amico mio, è la tua vita.
Un immenso prato verde sotto un cielo di primavera.
E mentre lì nel prato, sboccia un fiore,
tu non puoi dire solo: è primavera!
Senti quante voci lanciano i colori?
Chiedono chi sei, dove vai.
Ed anche se nel tuo orizzonte, ora senza nubi,
ombre grigie vanno navigando
non fuggire, amico mio,
non guardare indietro
apri le tue braccia e vola nel sole
come un gabbiano senza confini.
E se tu vuoi vivere questa avventura
in sintonia con la natura
esci dal tuo guscio, brucia il tuo egoismo
porta nel tuo cuore l’infinito!
Prendi le ali dell’aurora
vai lontano sul mare,
corri per i campi di grano,
parla agli uccelli del cielo,
sii come i gigli del prato
e se mi incontri,
dammi la mano.

giovedì 25 aprile 2013

Il bicchiere

Il mondo mi crolla addosso eppure con stupore mi accorgo che continuo a fare le stesse cose di sempre, anzi anche di più, perché, anche se sono consapevole della loro inutilità, in questo momento mi stanno venendo in soccorso per tenermi ancorata alla realtà che è di tutti i giorni e mi fanno pensare meno.
Il mondo mi è crollato addosso con una telefonata ierisera, così...semplicemente. Prima ero in un modo, un minuto dopo in un altro............... Non è la prima volta che il mondo mi crolla addosso a questa velocità, ma non ci si fa mai l'abitudine e anche stavolta posso dire con convinzione che se mi avessero dato un sacco di bastonate sarei stata molto dolorante,  ma senz'altro meno di come mi sento stamani.
Il mondo è grigio, il mondo è blu. L'ho già scritta una volta questa frase, ma anche questa purtroppo è tristemente attuale. Oggi, del quale non so misurare la durata,  mi dibatto nel mio grigio, sperando di poter intravedere quanto prima un pò di blu, perché accidentaccio, ora che mi ero abituata a considerare il mio bicchiere mezzo pieno, non mi va invece di guardarlo e di trovarlo mezzo vuoto.
Com'è strana la vita con la sua altalena che ti porta a toccare momenti di felicità e di infelicità in rapida successione..........
Non mi va di stare in altalena, preferisco scendere e cercare qualcosa per cui valga la pena di darsi da fare, di lavorare, di guardare caparbiamente avanti e quando viene la stanchezza, continuare ancora caparbiamente ad andare avanti col mio solito ritornello di sempre: "Vai, vai, continua e ricordati che questo lo fai per........." Fino ad oggi ha sempre funzionato!
E mentre arrivo a dirmi questo, se guardo il mio bicchiere lo vedo già con occhi più ottimisti..........Dai! Dai! Forza Giuly a te...per dare forza agli altri..............

mercoledì 24 aprile 2013

Musica....musica!!!

Ierisera sono stata a un concerto. Un concerto di musica classica, dove sono stati eseguiti anche pezzi interpretati da una bravissima soprano. 
Mi è costato fatica ierisera uscire di casa per andare a sentire musica classica e  sacra, lo confesso........in questo periodo sono molto più attratta dalla contemporaneità.............e invece la serata si è rivelata come uno dei momenti più sereni e intensi che abbia vissuto da un pò di tempo a questa parte.
Dopo i primi tre brani, ero già partita per la tangente e il pianista e la soprano per me non erano altro che puntolini che vedevo dall'alto di dove finalmente riuscivo a volare con la leggerezza di quella farfalla che avrei voluto essere.
Fuori dalla chiesa dove si svolgeva il concerto, via dalla gente, lontano dai rumori della strada, sono riuscita a entrare nello scuro mantello della notte, che finalmente e quasi magicamente era trafitto di stelle, dopo un pomeriggio nuvoloso e uggioso.
Mi sono letteralmete fatta cullare dalla musica e da quella voce che a un certo punto per me, è diventata musica essa stessa e me ne sono andata a zonzo per l'infinito, leggera, vuota di pensieri, sognando domani diversi e fantastici e con un'emozione sottile e sincera verso quelle note che io non conosco e che da sempre mi affascinano e hanno su di me questo potere.
Sono tornata a casa accompagnata dalla musica che è rimasta dentro di me e  con uno stato d'animo completamente diverso da quello che avevo quando sono uscita e con la felice consapevolezza che il tempo dei sogni per me non è ancora finito anche se molte volte le mie paturnie, le mie dietrologie, si mettono d'impegno per rendermi la vita amara e statica. Musica! Musica ! Musica.......
Ierisera ho capito che se anche materialmente in questo periodo della mia vita non posso viaggiare, lo posso fare ugualmente e  con risultati sorprendenti, se mi affido alle ali di una bella musica, sperando che non debbano concorrere troppi fattori per creare quel momento fuori dal tempo, dallo spazio e più che altro ....dalla realtà.

martedì 23 aprile 2013

San Giorgio


Ma che ci posso fare se dentro di me sono  sempre uno scout convinto? Che ci posso fare, se oggi, San Giorgio, protettore degli scout, io ho sentito il bisogno di rinnovare la mia 'Promessa'? 
Qualcuno ha detto che chi ha vissuto l'avventura scout  rimane scout per tutta la vita. Niente di più vero e io lo sento dentro di me ogni volta  che vedo i ragazzi che si preparano a un'  'uscita' o a un 'campo' o li trovo seduti sul ciglio della strada aspettando chi si è attardato nella fatica di una 'route'.
In quei momenti io sento un senso di appartenenza fortissimo e alla mia mente si ripresentano decine di episodi, di giorni pieni di sole e di pioggia, di notti stellate, di rumori del bosco, di profumo di libertà.
Stamani non è stato proprio possibile non pensare ai tanti 'San Giorgio' vissuti nella primavera che sbocciava intorno a noi con tutta la sua meraviglia, il suo calore, le sue allergie, il suo appetito........................come quel San Giorgio nel quale , impossibilitata a partecipare, ho seguito con la fantasia e con gli occhi i ragazzi che piantavano le tende sul lago, che vedevo davanti a me, lontano....eppure così vicino........






 SAN GIORGIO

Si adagia scintillando il sole sull’acqua
E con lei s’increspa leggero sotto il soffio del vento
Che corre portando un pensiero verso le tende
Piene di strappi e di ricordi.
Cinguettio di uccellini e cinguettio di ragazzi
Si mischiano nell’aria intorno
E camicie azzurre si muovono leggere come farfalle.
Si respira aria di pomodoro e carne alla brace
Mentre il pane ha un profumo che a casa non ha.
E sono lì, seduti a un bivacco che forse fuma ancora,
i miei ragazzi che a notte si sono stretti
intorno a una fiamma
che ha portato in alto con mille faville
i loro pensieri, le loro risate, le loro speranze
le loro certezze che diventano più vere
prendendosi per mano per terminare col canto
che per me è un inno d’amore:
“Signor, tra le tende schierati…..”
Anch’io l’ho cantata stanotte con voi
E il vostro ricordo
Ha steso un balsamo leggero
Sul mio povero cuore ferito.



lunedì 22 aprile 2013

Occhi di stelle

 
La mia nipotina è arrivata ieri d'oltreoceano. Era un anno che non la vedevo e non sapevo quali sarebbero state le sue reazioni alla vista di una persona che le era quasi sconosciuta, anche se ci vediamo ogni settimana su skype. Non è facile indovinare cosa può passare nella mente di una bimba di quattro anni........................
Invece lei, si è mostrata immediatamente all'altezza della situazione, si è riappropriata subito delle sue bambole e da brava mammina le ha messe subito a letto e le ha coperte per bene........poi mi ha guardato  aspettando evidentemene la mia approvazione e i suoi occhi, che sono la parte di lei che mi ha sempre colpito di più, mi hanno aperto nuovi orizzonti, verdi di pascoli tranquilli, di sensazioni dimenticate, di cielo di bambini.
Cosa sono gli occhi dei bambini! Dentro quegli occhi c'è tutto il vissuto del mondo, un retaggio antico che  richiama alla primitiva semplicità, alla visione cosmica del creato. Catturare la luce di quegli occhi per me è stato come entrare per un attimo nell'Infinito e scoprirne le meraviglie.
Perché non riusciamo più a guardare il mondo, la vita, con  gli occhi dei bambini?
  il mondo sarebbe sicuramente migliore.   





Occhi di stelle

Mi è rimasto il tuo sguardo dentro il cuore
i tuoi occhi colmi di stelle lucenti di scintille
di guizzi repentini nell'anima di splendore
occhi allegri e a volte languidi di malinconia
sguardi sul mondo dove ancora per te c'è la poesia
specchi dell'anima e di un retaggio antico
che si donano agli altri senza condizione
che diventano un cielo ammantato di fulgore
e ci parlano ancora di meraviglie belle
di gioie da scoprire di attese e poi di amore

domenica 21 aprile 2013

Supernonno d'Italia

E alla fine anche noi abbiamo il Presidente, o meglio ce lo riabbiamo e il rispetto per quest'uomo è grande!
Grande perché Napolitanto dopo il suo settenario meritava il giusto riposo che si confà alla sua età e invece ha accettato di rimettersi in gioco.......e che gioco! Un gioco fatto di pedine bollenti che si muovono su un campo  minato. Meglio non andare oltre, anche se, al di là  della stima per questo uomo e della simpatia che provo per il "Supernonno d'Italia" ,e la rivalutazione della saggezza degli anziani, rimane la sensazione di una sconfitta totale della politica italiana.
Al nocchiero della nostra barca, lunga vita e buon lavoro! Di sicuro non gli mancherà!

sabato 20 aprile 2013

Tutti gli uomini del Presidente

A.A.A.A.A............
Cercasi  urgentemente qualcuno ancora talmente ottimista che se la senta di dirmi che in Italia  nonostante tutto quello che stiamo vivendo.... tutto va bene.
Ne ho bisogno urgentemente, non dico come l'aria che respiro, ma quasi, per riuscire ancora a sentirmi fiera di essere italiana e più che altro per non sentirmi un' idiota.
Ma che periodino ragazzi! Un concentrato di bassa politica e di egoismo sfrenato alla difesa strenua dei propri privilegi e incurante del bene comune.  Sono passati due mesi dalle votazioni e ancora sono tutti lì, che si combattono, si fanno le pulci, si ostacolano vicendevolmente, si scannano a colpi di forbito fioretto mentre la barca non solo va alla deriva, ma a sfracassarsi sugli scogli, invece di prendere i remi in mano e mettersi a vogare tutti insieme, da uomini veri,  per raddrizzarne la rotta e portarla in acque tranquille. Poi ci sarà tempo per riparare le falle, per discutere, ..................ora c'è bisogno di un capitano..........."O Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto, la nostra nave ha rotto tutte le tempeste: abbiamo conseguito il premio desiderato".
Eppure sono tanti  tutti gli uomini del Presidente. E non hanno saputo darci ancora il Presidente per non parlare di tutto il resto....................................

venerdì 19 aprile 2013

Riciclo

Che incubo stanotte! Ho sognato quella che ancora chiamo 'Infiorata' e che continuerò a chiamare così, anche perché fino ad oggi la nostra infiorata non ha mai visto neanche l'ombra di un fiore vero. Era fatta con la segatura colorata! Quest'anno invece non sarà così, perché è l'anno della crisi, e non è giusto spendere ameno settecento euro di colore in una cosa che dura solo poche ore. Così quando si trattò di programmare il nuovo disegno e parlarne in Comunità Capi.......scout naturalmente, dissi: "Propongo di farla con materiali di recupero.....tanto che ci vuole!"
E invece ci vuole, ci vuole!!!
Ed è per questo che stanotte sono stata sommersa, da bottiglie di plastica, barattoli di fagiolo e di pomodori pelati, tappini di plastica, quotidiani (l Sole 24 ore avrà l'altissimo onore di diventare uno dei grattacieli, in virtù del suo delicato colorino giallognolo), shopper di carta colorata, involucri coloratissimi delle recenti uova di pasqua, fondi di caffé, del quale sentivo anche il profumo.............................
Che incubo! E che fifa solo a pensare di dover riempire con questa roba 140 metri quadrati di piazza, e fare in modo che venga una cosa decente e che il Vescovo, non inciampi magari in qualche barattolo, o scivoli in qualche carta argentata, mentre l'attraversa con solennità prima di entrare in chiesa! Ahahahha! Devo dire che sarebbe un fuori programma insolito ......ma preferisco non pensarci!!
Quale sarà il disegno? Ma 'Metropolis' naturalmente! Una cosina facile facile, come sempre! Ma accidenti a me! Perché quando mi vengono queste felici idee, qualcuno non mi mette un tappo in bocca e mi impedisce di parlare? Eppure ormai i ragazzi  mi conoscono bene e sanno  che proporrò sempre cose difficili. E' più forte di me! Perché non trovano il modo di rendermi innocua e invece mi vengono dietro con la mia stessa incoscienza? Me lo sono domandato tante volte e alla fine ho trovato l'unica risposta che ci può stare: perché anche loro , proprio come me, hanno bisogno di una sfida perché la cosa risulti divertente! E alla base di questa cosa mostruosa, che è fatta di tanta fatica, se non c'è il divertimento, che si fa a fare?
Comunque al momento l'incubo rimane e il lavoro da fare anche!
E il 2 di giugno si sta avvicinando pericolosamente e incombe sulla mia povera testa in cerca di idee, come un cielo minaccioso. Speriamo bene!

giovedì 18 aprile 2013

Labirinto

Stamani, rileggendo questa poesia di Rocco, mi sono detta con una sorta di amarezza e di rassegnata convinzione che l'uomo non cambierà mai. In effetti il nuovo millennio, così atteso da tutti, così colmo di nuove aspettative, è stato fino ad ora un grande flop, se ci impegnamo ad essere ancora ottimisti.........Emanciparsi dai nostri errori? Ma quando mai! Anzi,.....l'Uomo trova sempre nuove escamotages alla sua intelligenza per preparare qualcosa di tragico in nome di fasulli ideali, di fantomatici diritti, di inesistenti privilegi . La soglia del nuovo millennio è stata varcata, non solo portandosi dietro una valigia ricolma dei nostri tragici errori, ma anche un nuovo ricettario col quale stiamo facendo esperimenti per trovare sempre qualcosa di nuovo, di stimoltante, di esplosivo. Basta sfogliare un giornale in una qualsiasi mattina di un qualsiasi giorno....basta accendere la televisione in qualsiasi momento della giornata per entrare nel nuovo grande gioco dell'uomo, nel quale l'uomo è vittima di se stesso e della sua bestialità che si nasconde dietro la vernice della civiltà........peccato che a farne le spese siano altri uomini, che magari invece hanno sempre capito che l'aria, l'acqua, la terra, sono un bene di tutti.....................
L'impressione che ho i è che l'uomo sia sempre dentro lo stesso labirinto in cui è stato messo da quando è nato, e non c'è un'Arianna che gli porge il filo per poter uscire dal giro di schiaffi incui si dibatte fin dal principio.................  





Nuovo millennio

Uomo!
Che varchi la soglia di un altro millennio,
voltati e guarda
la strada della tua storia.
E’ colma delle tue gesta
delle tue sfide al mondo,
della tua arte sublime,
dei tuoi tragici errori,
delle tue guerre infami,
che nessun segno giustifica.
Guarda e ricorda!
Inondati uomo della nuova luce
del primo mattino
che sorgerà sull’inizio di un’altra avventura
che ti offre la nuova pagina del libro della vita!
Rinnovati uomo col vigore e la tenacia
di chi risorge dai suoi errori,
per rinnovare il mondo
e dare un nuovo senso alla vita di tutte le creature.
Solo tu lo puoi fare,
perché solo tu sei
Uomo!



mercoledì 17 aprile 2013

La maratona

Il primo maratoneta, Filippide, giunto al traguardo, dopo la battaglia di Maratona, ebbe solo il tempo di dire due parole "abbiamo vinto" e poi morì stremato dalla fatica della corsa e forse anche della battaglia sostenuta  fino ad allora.
Il vincitore della 'Maratona di Boston', non ha detto neanche queste parole perché si è ritrovato improvvisamente  nel pieno di una guerra, 'la guerra del terrore', che gli ha portato via un figlio, e mutilato una figlia, nel momento in cui tagliava il traguardo.
Noi, siamo rimasti attoniti, senza parole, ormai tristemente abituati alla violenza che dilaga nel mondo intero e che ci viene somministrata in pillole tutti i giorni dall'informazione multimediale. Attoniti, senza parole, ma certamente non indifferenti e con tante domande che hanno bisogno di  risposta. Chi è stato a progettare questo efferato atto di terrorismo? Perché di terrorismo si tratta, come ha detto Obama, chiunque ne sia l'autore.
Torno alla maratona, a quella di Boston e di tante altre città, dove la gente partecipa per divertirsi, per stare insieme, per festeggiare la primavera, per vivere una giornata che ha il sapore della comunità, dove la gara principale non è con gli altri partrecipanti, ma con se stessi, per vedere e riconoscere i propri limiti, le proprie capacità, le proprie resistenze.........e il vincitore non porta messaggi di guerra vinta, ma sempre comunque di guerra,.........ma solo della bellezza di una giornata trascorsa in libertà, quella libertà che si trova sempre nella corsa, sia essa veloce o di resistenza. C'è un messaggio di pace nelle maratone che vengono fatte nelle nostre grandi città. Un messaggio che attira la gente e la fa stringere sempre più numerosa intorno ai maratoneti.  Un messaggio di pace che è stato brutalmente  profanato...........ma che deve continuare a passare per le strade del mondo!

martedì 16 aprile 2013

Boia d'Bastird

Ho detto tante volte che mi piace leggere e mi piace scrivere. La lettura e la scrittura mi scaricano la negatività che riesco con molto successo ad accumulare nella mia vita. Non fa una piega.  Mentre però non ho responsabilità leggendo ciò che scrivono gli altri, ne ho per quello che scrivo io. Ma le cose serie, quelle della mia vita, quelle che quando le rileggo mi fanno pensare che chi le ha scritte non sono io, quelle che quando ne estrapolo un brano, mi fanno dire immodestamente che potrebbero essere scritture d'autore.........quelle, dicevo, non le pubblico mai, primo perché sono molto personali, secondo perché  non credo che riuscirei a trovare chi me le pubblica.  Ma in genere, scrivendo per mio piacere e per la mia sopravvivenza mentale, cose che non stanno né in cielo  né in terra, credo che la responsabilità più grossa sia quella verso me stessa e del concetto che ho del 'sembrare' e dell' 'essere',  perché in certi miei racconti 'sembro' proprio fuori dal mondo. Invece nella realtà purtroppo 'sono' molto con i piedi per terra, semplicemente perché non posso farne a meno. Da qui nasce, il bisogno urgente alcune volte, di entrare nel mio mondo onirico, per vivere situazioni paradossali attraverso personaggi strani, che nel caso di questo racconto è un piccolo virus che in romagnolo maccheronico (non sono mai riuscita a imparare quello verace)  si chiama......... Boia d'bastird! 


 









Il Signore dell’Anello

Là dove si parla delle gesta del prode Boia d’ Bastird che non esitò a sacrificare anche il suo bene più prezioso, Artemisinina, per la salvezza del mondo intero



Boia d’Bastird non era una persona comune, nel senso che le sue caratteristiche erano troppo peculiari per poterlo fare appartenere a qualsiasi categoria.
Figlio di antica casata, nelle sue vene scorreva sangue romagnolo, ma non di quella Romagna godereccia e molle che si trova nella piana, bensì di quel robusto popolo montanaro che da sempre si nutre di castagne, di castrato, di salsiccia matta e di quella buona piadina, che però non è come quella più celebre che si mangia con lo squacquerone e col prosciutto, ma è fatta di acqua e farina e condita con olio, sale e ramerino e cotta nel forno a legna, perché qualsiasi altro forno non le renderebbe giustizia. E’ quella piada che si può chiamare anche ciaccia alla toscana, perché il borgo dove era nato Boia, è stato svezzato da due nutrici, la Romagna e la Toscana; e da quel latte aveva preso il meglio e il peggio delle loro usanze che aveva date tutte equamente ai suoi abitanti.
Boia era cresciuto così, lungo gli argini del fiume ricco di trote che il suo bisnonno pescava con le cicche delle sigarette sax e che il suo trisavolo diceva essere di gran lunga più bello del suo più conosciuto cugino di nome Arno nel quale aveva abbandonato un ombrello che non riusciva a chiudere. Anche la sua nonna aveva avuto un’avventura nelle acque tranquille di quel torrente dove per poco non era salita a cavallo di una bomba inesplosa che gli americani avevano lanciato durante l’ultima guerra e solo per puro caso la storia era potuta continuare, visto che non era saltata in aria, e suo padre e i suoi zii, Cinna compreso anche se lui era stato adottato, erano potuti venire al mondo, fare pazze scorribande in trial, saziare il loro robusto appetito con raveggiolo adagiato su foglie di felci e con fette di brasadela, in toscano ciambella, che come la fanno lì non si è più mangiata da nessun altra parte, ed avere per di più le amorevoli cure della loro nonna materna, che fino ad età adulta li rincorse con matterello, battipanni e frutti vari, e siccome in lei scorreva più sangue romagnolo che toscano, con un nutrito numero di improperi detti un po’ in dialetto e un po’ in italiano , nel quale però la esse rimase sempre esce.
Gli anni erano passati in fretta e Boia era cresciuto e diventato grande si rese subito conto che nel suo paese non avrebbe trovato da fare niente, se non giocare a briscola con le carte romagnole e prendere una bella sbornia una volta alla settimana, per cui anche lui un bel giorno fece le valigie e , come avevano fatto altri prima di lui se ne andò in cerca di fortuna. Il suo treno si fermò per un guasto a Gambettola, ridente cittadina della bassa romagna, dove d’estate si muore dal caldo e d’inverno dalla nebbia, ma lui sentì che la stazione dove doveva scendere era quella e lì cominciò il suo avvenire e nel giro di due anni era un dei più grandi impresari del ferro. Aveva cominciato a raccogliere ferro per la strada dove si chinava a raccogliere anche i bulloni dei pattini a rotelle quasi dovesse nutrirsene e lì capì che la sua era un’autentica passione e nel giro di poco tempo si ritrovò sommerso da quel metallo nero e rugginoso e quando la mattina entrava nella sua ditta intorno a sé e vedeva colline e colline nere e bitorzolute che avevano cambiato la morfologia di quel paesaggio di sconvolgente piattezza, si sentiva felice e rinvigorito.
Insomma aveva fatto fortuna, e dopo si comprò una macchina che sembrava un transatlantico e vestiti di pregio con la camicia aperta sul petto robusto e abbronzato. L’unica cosa che rifiutò sempre di fare fu quella di mettersi la catena d’oro al collo con quella grossa patacca , che per i romagnoli è un segno di distinzione. In questo caso il sangue fiorentino che in parte scorreva nelle sue vene prese il sopravvento…e meno male!
Boia era contento di sé e a quel punto cominciò a pensare che era giunto il momento di trovare una ragazza adatta a lui. Fu pensando a questo che un giorno il suo sguardo si posò su una fanciulla che passeggiava tranquillamente sulle sponde di uno stagno infestato da zanzare grasse come vitelle. La cosa che lo colpì di più fu che la fanciulla non sembrava per niente infastidita dalle petulanti zanzi, e che anzi queste appena le si avvicinavano cadevano morte stecchite. Fu così che Artemisinina entrò nella vita di Boia.


Artemisinina aveva anche lei nobili ascendenti avendo come genitrice una gentildonna di nome Artemisia che purtroppo in gioventù commise l’errore di innamorarsi di un chimico squattrinato che non avendo materiale primo per i suoi esperimenti la usò come moglie e come cavia.
Artemisinina fu il frutto di quegli esperimenti e di quell’amore.
Crebbe rapidamente e da subito le sue doti si manifestarono in tutta la loro potenza. Le zanzare cercavano di fuggire appena la vedevano, ma non riuscivano a sottrarsi al suo magnetismo. Fu così che nella bassa si sparse la sua fama e la fanciulla fu usata per disinfestare più di uno stagno e, visti i risultati qualcuno pensò bene di sottoporle anche qualche persona affetta da malaria….che guarì prodigiosamente. Da allora l’immagine della fanciulla diventò veramente importante e qualcuno cominciò a chiamarla guaritrice e da lì cominciarono a fioccare fior di quattrini che andavano tutti a finire nella tasche del genitore che non smetteva di ripeterle. “Lo sapevo io di aver creato qualcosa di eccezionale!”
Artemisinina era ben contenta di contribuire con le sue virtù al menage familiare, ma coltivava un sogno. Voleva volare. Forse dentro il suo animo gentile invidiava il volo elegante e leggero delle zanzare che cadevano stecchite ai suoi piedi e forse quel volo le aveva fatto sognare orizzonti più vasti di quelli di uno stagno. Davanti a sé vedeva infatti le grandi paludi del Vietnam così care a Forrest Gamp ,sulle quali sognava di passeggiare.
Aveva visto l’oggetto dei suoi desideri proprio in cima a una delle colline che Boia continuava a far crescere ogni giorno di più. In cima a una di quelle montagnette c’era un aereo con l’elica e la fanciulla desiderava ardentemente possederlo, per cui quando pensò di avere abbastanza denaro per fare la sua offerta si presentò alla ditta di Boia d’Bastird e di Boia d’n Mond Ladeer, che poi non era nient’altro che suo fratello minore, senz’altro carente di esperienza, ma molto volonteroso.
“Vorrei comprare quell’aeroplanino lassù – disse a Boia che la guardava affascinato – però prima vorrei vedere le sue condizioni…” chiese timidamente
“Ma certo bella burdela, ora glielo fo tirare giù in un attimo e può guardarlo quanto vuole lei, anche tutto il giorno però guardi che questo aereo ha la struttura in ferro e non in alluminio come quelli di ora, per cui è un modello sorpassato” il tutto detto con quella calata romagnola che nessuno riesce mai ad imitare
“Dai Boietto – disse al fratello facendo un po’ lo sbruffone perché davanti a lui c’era la ragazza dei suoi desideri – vammi un po’ a prendere quella patacca lassù che la signorina la vuole vedere”.
Due minuti dopo l’aeroplano di ferro tutto arrugginito era davanti ad Artemisinina.
“C’è un po’ da lavorarci ma la struttura è solida, molto solida….provi a sentire un po’ qua e anche qua” diceva Boia indicando i punti più solidi dell’aereo
“Potrei salirci?” osò dire Artemisinina
“Facci tutto quello che crede, tocchi tutto quello che crede…..facci conto che sia il suo!” disse Boia galantemente
“Eh! Chissà quanto costa!” rispose con un sospiro la ragazza
“Guardi che ci accomodiamo…non si preoccupi”
“Allora ci penso un giorno e poi ritorno” rispose Artemisinina che non vedeva l’ora di arrivare a casa per contare tutti i suoi soldi e vedere se gliene avanzavano anche per aggiustarlo
“Benissimo, a domani allora, l’aspetto impazientemente”buttò là Boia aiutando la ragazza a scendere dalla carlinga e gettando intanto uno sguardo di sfuggita alla carcassa dell’aereo che chissà perché improvvisamente gli sembrò molto più fragile di come la ricordava.
Per tutto il giorno Boia fu contento. Aveva avuto modo di conoscere la ragazza dei suoi sogni e domani sarebbe ritornata. Fischiettò tutto il giorno mentre lavorava, dimenticandosi completamente dell’aereo ..e quale fu il suo stupore quando nel tardo pomeriggio, gli passò davanti vide che non era rimasto nient’altro che un patetico groviglio di sottili strisce di ferro che sembravano essersi sciolte al sole. Lo guardò allibito e pensò d’essere ammattito, ma lo stupore ebbe la meglio e senza dire nient’altro che “C’at venia….” Tirò dritto pensando che era meglio mettere un po’ di tempo di mezzo tra la realtà e quello che aveva immaginato.
Così un po’ rinfrancato preferì entrare in ufficio dove c’era l’aria condizionata, convinto di aver preso un'insolazione e si mise a fare i conti della giornata, che lo rimisero di buon umore. Quando si accorse che era ora di andare a cena, era completamente sicuro del fatto suo e convinto di aver avuto un colpo di sole per cui si avviò tranquillamente verso l’uscita.
Sapeva di dover passare davanti all’aeroplano prima di uscire ma si avviò serenamente verso quell’incontro, ormai rassicurato dal fatto che il sole aveva picchiato veramente troppo quel giorno e gli aveva annebbiato le idee a tal punto da fargli prendere lucciole per lanterne.
Però già da lontano gli sembrò di non scorgere più la figura imponente dell’aereo, ma si disse che forse Boietto l’aveva spostato perché non ingombrasse il passaggio, ma quando arrivò a due passi da dove doveva essere l’aeroplano, si fermò interdetto a guardare una miserevole pozzanghera stesa davanti ai suoi piedi. L’aereo si era come liquefatto, sembrava un disegno fatto sull’asfalto catramoso del piazzale.
“C’at venia….ma l’è mica posibile! Ma io sogno o so advanté embesill !?”
“Ma l’è la stessa roba che ho detto io” rispose con un filo di voce Boia d’n Mond Ladeer

Fu così che Boia d’Bastird si rese conto che la sua amata aveva uno strano potere: quello di sciogliere il ferro e di cambiarlo in qualche altra cosa.
Ci pensò su un po’ e poi si rispose forte: “A vodrà dir che non metterà piede qua dentro. Io però .. non rinuncio ad Artemisinina. Si farà una casa dove non ci sarà neanche un filo di ferro …e poi, boia, non si vedrà neanche una zanzara in giro e sì che a me mi pizzicano…..quindi dov’è il problema?” e si addormentò del sonno dei giusti.


Fu i giorno dopo che il mondo ebbe una brusca svolta. Già nella nottata la notizia era corsa sul web e la mattina tutti i giornali la strombazzarono a caratteri cubitali.
Una minaccia terribile incombeva sul mondo intero. Qualcuno stava per impossessarsene, quasi senza colpo ferire, anche perché pareva che le difese attuate fino a quel momento non avessero dato che blandi risultati. Si parlava di una misteriosa persona della quale il volto era sconosciuto un po’ perché coperto costantemente da una maschera come quella di Dart Fener, un po’ perché, meraviglie delle meraviglie, era un mutante che come l’araba fenice, fino a quel momento era riuscito sempre a risorgere dalle proprie ceneri. Anche lui pareva avesse origini antichissime e nessuno sapeva dire con precisione da dove venisse, la cosa che comunque era ormai nota era che stava impossessandosi del mondo intero, del quale era riuscito a colpire ormai i punti nevralgici preposti al comando di quella meravigliosa macchina che era il mondo.
Nei giornali veniva ossequiosamente chiamato Sir Cancer, Cancelliere di ferro, per quella sua smania di accumulare ferro, sempre più ferro, di cui aveva bisogno per la sua sopravvivenza e per la sua espansione nel mondo.
Per un momento Boia d’Bastird quasi lo ammirò. Lui riusciva a capire cosa volesse dire avere dentro di sé la bramosia del ferro e si ricordava di tutto quello che aveva fatto per averne sempre di più, anche cercando di sottrarlo di nascosto a chi ne aveva una scorta.
Ma insomma! Un conto era volere vedere intorno a sé montagne di ferro,un conto era volersi impossessare del mondo intero e distruggerlo. E poi chi era questo Sir Cancer dei suoi stivali? Non proprio uno sconosciuto, perché si ricordava di averlo sentito nominare con nomi meno altisonanti già altre volte. La prima volta l’aveva sentito dire a Peppone che rivolendosi al suo eterno nemicoamico don Camillo gli aveva detto affettuosamente: “C’at venia en cancher!” Poi l’aveva sentito spesso in bocca agli intellettuali toscani che lo usavano in segno dispregiativo verso quelli che consideravano insulsi e fastidiosi. Quando dicevano a qualcuno ‘quel canchero là’ quello era un qualcuno finito.
Possibile che improvvisamente il suo potere fosse talmente ingigantito da ribaltare completamente la situazione fino a divenire Sir Cancer Cancelliere di ferro?
Di Boia tutto si poteva dire tranne che fosse un pusillanime e dentro di sé sentì subito nascere quel fuoco che conoscono solo gli antichi cavalieri e i paladini. Sapeva che voleva fare qualcosa per aiutare il mondo dentro il quale poi c’era anche lui e non era una cosa di scarsa importanza, per cui senza porre il minimo indugio chiamò Boia d’n Mond Ladeer e gli disse:
“pensa tu qui che me am veg a ciacolare co e mi bab!”.

Il babbo di Boia non era proprio un tipo comune e del resto nessuno si sarebbe aspettato altro. Non era neanche un tipo di molte parole Infatti lasciò parlare Boia non dando neanche l’impressione di seguire il suo discorso più di tanto. L’unica cosa che faceva capire la sua concentrazione era la grande mano che si infilava delicatamente nei capelli, staccando le leggere crosticine di forfora che da sempre vi si accumulavano . Boia d’n Bastird conosceva questi rituali e quando vide che il suo babbo, accavallata una gamba, cominciava con l’altra mano a ispezionare le dita del piede a una a una, fermandosi sovente sull’unghia del lunghissimo alluce e cercando di spezzettarla in minutissimi frammenti, allora seppe che l’acme della concentrazione era stato raggiunto e reputò giusto interrompere qualsiasi altra spiegazione, sapendo in cuor suo che i neuroni del suo machiavellico genitore erano tutti in ebollizione.
Passarono così due ore nelle quali Boia si ingozzò di noccioline salate mentre aspettava che suo padre si risvegliasse dal trance nel quale sembrava essere precipitato portandosi dietro un chilo di forfora e una quantità industriale di prodotto corneo.
Poi alla fine si riscosse, guardò quel prodotto dei suoi sforzi che era suo figlio e con molta calma disse:
“L’anello debole della catena è il ferro”.
Boia d’Bastird sgranò gli occhi e pensò che il suo augusto genitore avesse preso una tramvata, ma si accorse subito che invece così non era perché suo padre mettendosi tutte e due le mani in testa, cosa che accadeva solo nei momenti di massima importanza continuò a dire:
“Sì!! Sono sicuro, anzi sicurissimo che l’anello debole è il ferro. Avevo già cominciato a studiare su questo caso appena la notizia si è diffusa sul web e io credo che questo Sir Coso o come cavolo lo chiamano, si debba combattere con le sue stesse armi. Vuole ferro? Ha bisogno di ferro? Vuole il ferro di tutto il mondo? Benissimo! E noi glielo daremo!....Basta trovare il modo…Ascolta Boia, hai mai sentito parlare di quel partito che è nato pochi anni orsono proprio in relazione di questo Sir Cancer? Noo?! Si sono chiamati radicali e inseguono un sogno di libertà e proprio andando dietro questo sogno da poco tempo si sono costituiti come ‘Partito dei Radicali Liberi’….. Bene io invece sì e mi chiedevo cosa volessero questi quattro gatti che vanno a manifestare nelle piazze, si fanno legare, digiunano pur di sottrarsi alla schiavitù del potere……ti dice niente tutto questo?”
“No, francamente an so mica nient di sti Radicali”
“Allora ascoltami figliolo! Io credo che tu possa fare un lavoro importantissimo per l’umanità. Tu hai tanto ferro, talmente tanto ferro che potrebbe essere l’arma giusta per sconfiggere questo canchero dei miei stivali. Bisogna trovare il modo per cui tu possa passare la frontiera della fortezza dove attualmente si è arroccato questo signore….e poi bisogna che tu glielo regali”
“Mo non sce ne parla nemmeno! Io che do via il mio ferro! Ma per chi mi hai preso..per un imbesill?” si ribellò Boia d’n Bastird
“Non ti scaldare figliolo e cerca di ragionare perché la testa te l’ho fatta per quello!...Diciamo che è…solo un prestito, che poi ti tornerà indietro. Ma quando Cancer avrà tutto il tuo ferro sarà come se avesse preso una solenne indigestione, si agiterà, farà cose assurde e ciò provocherà lo scontento di questi signori Radicali che diventeranno talmente tanti da trovare il coraggio di dargli addosso e di sottrargli ciò che anche a loro è dovuto….c’è un grosso rischio però”
“E sarebbe? “ chiese Boia che non riusciva a riaversi dalla sorpresa dell’intelligenza de su bab.
“Che il Partito dei Radicali Liberi diventi tanto forte e potente da dettare egemonia nel mondo fino a portarlo a sua volta alla distruzione”
“E allora che si deve fare?” Boia ora era veramente incuriosito
“Bisogna intervenire quando l’esercito dei Radicali non è ancora arrivato alla metà del suo lavoro e mandare in incognito qualcuno che cominci ad agire per conto suo sul ferro di Cancer, che non se ne accorgerà, impegnato come sarà a difendersi dagli insorti…….solo che non riesco a trovare chi possa fare questa operazione” E ricominciò a pensare
“ Mo lo so io chi è che la può fare!” e Boia fece un gran sorriso
“E chi sarebbe?”
“Ma Artemisinina naturalmente! In dieci minuti mi ha fatto fuori un aeroplano!” e in quattro balletti spiegò tutta la situazione e a piani fatti mancava solo il titolo da dare all’operazione.
Come si chiamerà?” domandò Boia d’n Bastird
“Si chiamerà Il Signore dell’Anello, perché tu sei l’unico che può neutralizzare l’anello debole di quella catena”.




E che l’operazione riuscì si evince dal fatto che in ogni parte del mondo ‘IL Signore dell’Anello è conosciuto anche se molte volte viene confuso con quello che poi diventò ‘Il Signore degli Anelli’.