domenica 25 dicembre 2016

Stanotte una stella

E così oggi è Natale! Un Natale diverso dagli altri, vissuto sottotono, senza neanche sforzarsi di provare gioia, allegria, serenità. Un Natale triste, ma così vero! E sembrerà strano a dirsi, ma era da tanto tempo che non vivevo più un Natale così vero, così pieno di sentimenti ritrovati, di vicinanza, di aspettativa e di speranza per un domani migliore. Un Natale dove il Bambinello è tornato finalmente nella mangiatoia, scaldato solo dal fiato tiepido di un asino e di un bue. Un Natale finalmente senza sfarzo, senza sorrisi forzati, senza maschere, ma con tanta voglia di esserci, con la pace vera nel cuore. Onorerò il Natale, le parole che ieri hanno fatto parte della mia vigilia, oggi mi hanno seguito e sono rimaste dentro di me e mi hanno finalmente fatto vedere l'immagine di questa donna che sono io, del mondo che la circonda, dei sentimenti che nascono e muoiono come il sole sorge e tramonta, e che nel loro evolversi rischiano di farci cadere nella notte e lo splendore di quella stella che stanotte sembra brillare solo per lei, fissa e lucente nella tenebra come se volesse tenacemente indicarle la strada  del bene, che nonostante tutto, continua a cercare, a volere per sé e per gli altri, al di là dell'odio, del rancore, della prevaricazione, che sono intorno a lei,  in questo cammino che è la vita, la sua vita, il suo Natale.

sabato 24 dicembre 2016

Onorerò il Natale


Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno
Charles Dickens

Queste parole mi hanno accompagnato per tutta la giornata, senza che io le avessi cercate, o richiamate dai meandri della mia mente.
Onorerò il Natale! Prometto che lo onorerò. Come farò non lo so. Non ho nessun piano prestabilito, ma dentro di me sento che onorerò il Natale e cercherò di non fermarmi a questo momento, dove senz'altro l'emozione gioca un ruolo importante. 
Onorerò il Natale portando la Pace dentro il cuore, o almeno ci proverò. Non posso dare per scontato che mi riesca sempre,  perché  noi esseri umani siamo così fragili, così vulnerabili...ma ci proverò con tutta me stessa, perché lo devo alla mia dignità di persona. Che merito abbiamo se vogliamo bene solo alle persone che ci vogliono bene? Onorerò il Natale!  Lo ripeterò ogni volta in cui mi accorgerò di venire meno al mio proposito. Onorerò il Natale, quel Natale che è sempre stato dentro di me, quello che mi vede anche stanotte davanti a quel piccolo bambino, Dio fatto uomo, che viene a insegnarci l'amore. Questa è la mia Vigilia di Natale. 

domenica 18 dicembre 2016

Profondo nero


Stanotte è una di quelle  notti splendide, di cui ho parlato altre volte con religioso stupore. Il fatto è che quando si presentano notti come queste, fredde, cristalline, luminose e che hanno in sé un potente richiamo abissale, io non mi posso sottrarre a quel richiamo, perhé ormai so benissimo, che notti come queste sono rare e se non le acciuffo per uno dei loro veli neri e diafani, prima di riaverne un'altra uguale, possono passare molti mesi, o anche anni, perché sono il prodotto di diversi ingredienti che difficilmente si trovano tutti insieme. Bisogna essere ben disposti all'introspezione, avere una dose massiccia di immaginazione, una quantità giusta di dolore, una consistente quantità di preoccupazioni e ...speranza, tanta speranza.
Stasera sembrava che tutti gli ingredienti fossero stati preparati dalle mani di uno chef che si accinge a fare la torta più importante della sua vita, per quanto erano allineati bene sull'orizzonte degli eventi di quel gran buco nero che è qualche volta la vita, e la cosa in sé non mi ha stupito per niente, perché ormai ho fatto diversi viaggi in altrettante notti come questa e ne sono sempre ritornata rigenerata, anche se all'inizio non è facile per niente accettare di rivivere ciò che è stato, come è stato, perché è stato.
La cosa positiva di questa nottata è che è un bel pò vicina a una notte molto ma molto più importante  e questo mi sta aiutando almeno in parte a mettermi in ascolto. 
Guardo le decorazioni di Natale, che ho voluto fare, nonostante il  profondo nero che in questo momento è dentro di me. Sono macchie di colore e sprazzi di luce. Li guardo e per brevi attimi mi sento intenerie, sento che la parte migliore di me esiste ancora, anche se in questi giorni è  messa a dura prova, soffocata da tristi fatti che mi spingono a chiudermi in me stessa e a isolarmi dagli altri.
Il mio sguardo passa sempre più spesso sopra la candela ormai informe, che da quarantadue anni illumina per brevi attimi ogni mio Natale. Ho pregato davanti a quella candela, per tante cose, per tante persone, per me stessa e lentamente comincio a capire che anche quest'anno dovrò fare la stessa cosa, e la dovrò fare non solo per chi mi vuole bene, ma anche per chi non me ne vuole.
Forse anche questa è un'attesa di Natale, speranza in un prodigio che si rinnova ogni anno dentro di noi







giovedì 8 dicembre 2016

La Donna


Sono andata a votare con la febbre addosso, sentendo che aumentava a ogni passo che facevo. Ma niente e nessuno mi avrebbero impedito di andarci e  non perché c'era questa lotta all'ultimo sangue tra il no e il sì sulla Costituzione, ma perché andare a votare, per me, prima che un diritto, prima che un dovere, è una forma di rispetto per tutti coloro che ci hanno permesso di poter esprimere il nostro pensiero. Poi, tornata a casa, mi sono spaparazzata sul divano, dove sono ancora dopo ben cinque. E da lì, comodamente sdraiata, ho sentito tutto ciò che sta accadendo in Italia. Siamo nel Caos, ma mi sembra che ci siamo abituati non è vero? Può capitare che uno perda, e che decida di andarsene per rimuginare sulla sua sconfitta. Può capitare anche che l'Italia, fragile stivale, stremato dai terremoti, dalla crisi finanziaria, dalla lunga ombra delle banche, dalle diatribe fintopolitiche, diventi ancora più accartocciato, uno di quei stivali elasticizzati che andavano di moda tanti anni fa, che se li tiravi su per bene erano belli, altrimenti di uno schifo mostruoso. Ecco sì...può capitare questo e il ritorno delle cassandre che predicono catastrofi a scelta, volando sui plumbei cieli della tempesta non ancora sedata e può capitare ancora di più, la corsa, neanche nascosta degli alti papaveri a cercare di salvarsi la faccia e anche qualcosa di più, se è vero o no che sulla poltrona ci si sta a sedere. Può capitare anche che ritorni fuori la frase di Brenno "Vae Victis", a dimostrazione che il mondo evolve, la gente si raffina, ma per chi perde, oggi come ieri, non c'è pietà.
Insomma nel mio divano di dolore, tra uno starnuto e qualche visione strana, giustifiata dalla febbre a quaranta, ho visto passare l'Italia intera, mentre io, nel mio stato confusionale, mi sentivo ben al di sopra di queste miserie umane, pensando che un piccolo microbo, di cui non conosco il nome, faceva di me ciò che voleva. Ero lì, al di sopra delle ideologie,e guardavo scorrere davanti ai miei occhi un film, che potrei paragonare a un don Camilo dei tempi moderni, per essere buoni, o a uno sgualcito teatro di marionette, per essere giusti. In certi momenti, anche divertente.  Poi, in questa lotta di corvi, che sanno sempre e solo fare il loro monotono cra-cra, e riempirsi i loro lunghi becchi senza dare più niente a noi, popol bruto, (e chi conosce Ifigonia, vada a farsi una rifrescatina, chi non la conosce, la legga, almeno farà una sana risata, senza un minimo di ipocrisia),improvvisamente è apparsa una colomba. Si è manifestata così, silenziosa, in piedi con un maglioncino bianco e un paio di pantaloni neri, ma in quella semplicità, in quel momento batteva il cuore di una regina. E' vero che avevo la febbre alta, ma mica a tal punto da non capire di stare assistendo a una forma di altissima dignità e di coraggio, che l'ha resa bellissima ai miei occhi, ma credo anche a quelli di tutti gli italiani. In quella donna ho visto il simbolo dell'Italia, che nonostante le umiliazioni che ha subito, i dolori che ha provato, ha saputo essere presente, confortante, pilastro saldo.
Forse è degli uomini, correre verso miraggi, cavalcare onde gigantesche, rompersi la testa contro gli scogli, che c'erano, ma non erano stati guardati; ma senz'altro è delle donne lenire, rialzare, aiutare, porgere la propria mano, restando semplicemente se stesse. E non di tutte le donne....