mercoledì 25 dicembre 2019

In nome dei miei

E' Natale....mi viene quasi da dire è Natale anche quest'anno, e lo dico con un certo stupore, perché è un Natale così diverso, così unico nel suo genere, così informale, così minimo, rispetto agli standard dei Natali passati, se torno indietro con la memoria da ora fino a quando ero bambina. E di strada ormai ne devo fare non poca.....questo infatti è il mio settantesimo Natale.Mi concedo quattro anni di smemorata beatitudine, ma poi i ricordi cominciano e sono tanti, netti, così tangibili, che mi pare ancora di poter toccare con le mani le calde pantofoline scozzesi che spiccavano sui regali di allora, di quando avevo quattro anni. Da allora il Natale si è evoluto, si è arricchito, si è dilatato, si è snaturato fino a diventare una delle più effimere feste, dove tutto è luccichio, a discapito di quella luce che ogni uomo dovrebbe cercare e trovare dentro se stesso, al di là che sia credente o semplicemente pensante. 
E' strano accorgersi di come il Natale abbia cavalcato la scia di una cometa illusoria, che si è nutrita della nebulosa del boom economico fino a diventare gigantesca e apparentemente indistruttibile, per poi invece contrarsi in spasmi che l'hanno portata in una crisi che sembra senza soluzioni. Il Natale consumistico, alla fine è diventato ipocritamente quello della salvaguardia dell'ambiente, delle tasse senza paternità, delle attività che chiudono le serrande. 
Ma Natale non è né  questa, né l'altra cosa. Quello che non sappiamo ancora capire è che cosa sia veramente.  Certamente non il disprezzo che viene ostentato da molti, e altrettanto certamente neanche le parole sulluccherose che ci vengono dette dagli altari troppo imbanditi di cose e parole che distolgono la visione, che se ancora non è diretta a Dio, tantomeno lo è verso l'uomo e la sua fragilità, che oggi è una nuova fragilità.
Non ho scelto io di vivere il mio Natale nella maniera in cui l'ho vissuto oggi.
Già nei giorni precedenti però mi ero accorta che sarebbe stato un Natale diverso. Gli altri facessero il Natale che volevano io avrei vissuto il mio che mi portava su una via sulla quale sapevo avrei ritrovato la mia dimensione, il mio vissuto, le regole che mi erano state date e quelle che avevo dato io.Quello che in definitiva volevo per ritrovare me stessa e capire chi ero. E così improvvisamente tutto è stato più semplice, mentre preparavo i cappelletti che non vengono mangiati più da nessuno, ma che la mia mamma preparava ad ogni Natale. Come è stato semplice ritrovare i miei figli e  mio padre mentre impastavo la torta di castagne e con la mente riandavo ai tempi indietro, prima col mio babbo che aiutava sempre nei preliminari della preparazione, e poi con i miei ragazzi che si davano da fare per mescolare e assaggiare, e mescolare e assaggiare nuovamente, finché interveniva la nonna, la cuoca, che decideva che almeno un pò di torta a cuocere nel forno ce la voleva mettere. Quei profumi ritrovati, si sono diffusi nell'aria per giorni, insieme all'odore inconfondibile delle candele, che riportavano il pensiero ad altre candeline accese nell'albero. E quelle candeline accendevano anche il cuore, che si preparava a un giorno diverso da tutti gli altri. E così, in silenzio, giorno dopo giorno, da quando ho tirato fuori il calendario dell'Avvento,  ho riavuto quel Natale, senza volerlo, senza cercarlo. E' lui che ha cercato me e gliene sono grata. Oggi, questa giornata tranquilla, così uguale a tutte le altre, eppure così diversa è stata vissuta in nome dei miei,di quello che mi hanno dato, del tempo che ho passato con loro, di quello che ancora ci passerò, di quel poco che io riesco ancora a dare a tutti loro, di quelli che sono qui con me, di quelli, che sono oltre oceano, di quelli che non ci sono più, ma che in questi giorni sono stati qui, presenti come allora, con noi, anche se solo io lo sapevo. 
Che dire di più se non grazie?