Quando ha squillato il cellulare, ero in ginocchio in mezzo a una stanza fredda, sopra un foglio di carta di centoquaranta mq. desolato nella sua bianchezza, sul quale cercavo con poco successo di disegnare Metropolis. Ero insomma in quel momento tipico di sconforto, in cui nascono i maggiori teoremi filosofici sul senso della vita. Io credo che i nostri più grandi filosofi abbiano elaborato le loro teorie universali proprio in uno di quei momenti, in cui le ginocchia fanno un male cane, la schiena si spezza in due, le braccia sono al limite della sopportazione, il collo scricchiola e allora butti via matita, dai un morso rabbioso alla gomma da cancellare ( fin da bambina mi è sempre piaciuto mordere le gomme) ti metti per un attimo in posizione yoga.........quella dell'ooooommmmm, per intendersi e ti poni la fatidica domanda:" Ma che cavolo ci sto a fare qui?" Sai che non c'è risposta a quella domanda che ormai ti fai da ventun anni, però te la fai lo stesso. E' in quel momento che il cellulare ha squillato.........e sorpresa piacevole era uno dei miei ragazzi che mi invitava a cena, insieme ad altri amici. Sono tutti molto più giovani di me i miei amici....io potrei essere tranquillamente la loro mamma, e un pò lo sono, perché li conosco da quando erano ragazzini imberbi, ma col tempo ho avuto il privilegio di diventare 'una di loro'. Mica è poco ragazzi! Anzi! E' proprio tanto!
Di colpo mi sono rialzata, ho buttato via anche la gomma da cancellare,ho preso la borsa, spento la luce, chiuso la porta e sono scappata. Fuori c'era il sole ed era caldo quel sole e mi ci sono tuffata con una gioia ritrovata che ha stupito me stessa. Tutto per un invito a mangiare una pizza! Da qui ho capito quanto mi ci voleva un diversivo con la piacevole compagnia dei miei amici di sempre. Mi sentivo già meglio al pensiero di passare qualche ora con loro.
La cena è cominciata nella maniera più consona al nostro stile. Calato il sole la sera si è presentata freddina e ventosa, ma noi dove abbiamo cenato? Fuori naturalmente, imbacuccati nei nostri giubbottini, che si sono rivelati essere insufficienti, ma che importavano le mani ghiacce e i piedi pure? Il cuore era al caldo, mentre si mangiava e si chiacchierava e si rideva, tirando fuori aneddoti e ricordi, e la stanchezza se ne andava via magicamente sostituita da quella sensazione che provo sempre quando sono con loro. Di essere a casa, di poter essere me stessa, senza timore ad esprimere il mio pensiero, perché so che loro mi capiscono, mi conoscono, mi accettano e mi vogliono bene per quello che sono e per nient'altro. Come io voglio bene a loro.
Insomma anch'io posso elaborare il mio teorema sul senso della vita.
"Il senso della vita è anche una sera fatta di questi ingredienti: amicizia condita da pizza e annaffiata da birra a go go".
Quando sono tornata a casa ero completamente rilassata e stamani mi sono svegliata serena..................e anche pronta a tornare in ginocchio sul mio grande foglio bianco............
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