lunedì 24 dicembre 2018

Il Natale nascosto

I
Il Natale di quest'anno, per me somiglia molto al sole di questa tela che dipinsi un po' di anni fa. Un sole che comunque è la parte più visibile del dipinto, ma che va inesorabilmente a nascondersi dietro le colline, quasi non avesse più niente a che vedere con il paesaggio di cui fa parte. E' vero che i bagliori che lascia nel cielo, invitano ad essere guardati, ma è altrettanto vero che lentamente si attenueranno, fino a sparire del tutto. Il sole ci sarà ancora però, uguale a prima, anche se per qualche caso inspiegabile non dovesse risorgere il giorno dopo, come ormai siamo abituati a vedere...ci sarà ancora con lo stesso calore, la stessa luminosità, la stessa capacità di dare la vita. I guai invece saranno tutti per gli elementi che ora nel quadro sono in primo piano, destinati, se ciò avvenisse, a cambiare e neanche tanto lentamente, a scomparire. E allora viene da domandarsi se sia più importante il sole o il paesaggio.
La stessa cosa è per il Natale, o per lo meno per il Natale come lo sto guardando io, con occhi ben spalancati. La luce divina si sta affievolendo, per lasciare posto ad altre luci più accattivanti, magari anche più coinvolgenti e nell'immediato anche più entusiasmanti. Non che io abbia niente contro panettoni, regaloni, cenoni, purché non vadano a sovrastare e a sostituire il vero Soggetto.Non mi da noia un bel paesaggio, se  capisco che a renderlo tale è il gioco di luce e di ombre che lo rende vivo. Oggi però si festeggia il paesaggio e non più ciò che l'ha creato, che rimane sempre di più a fare da contorno vintage al nuovo modo di essere. Ebbene, a me tutto questo non piace e ho anche provato a dirlo, ma senza alcun successo, anzi! E non è che io sia una bacchettona, no davvero e da sempre mi hanno dato noia tutti i fronzoli pseudoreligiosi che sono stati messi intorno a questa ricorrenza, e non solo a questa. Ma le cose che festeggiamo oggi, non sono il Natale e allora sarebbe meglio chiamarle con un altro nome adeguato alla loro natura più consumistica e godereccia e sicuramente di tutto rispetto, ma non sono il Natale.
A questo punto però mi sono veramente scocciata di andare a combattere contro i mulini a vento, e ognuno faccia quello che gli pare, me compresa. Per questo motivo ho nascosto il mio Natale, proprio come quel sole che è nel mio paesaggio, e non ne parlo più con nessuno, ma non passa giorno che non vada a fare una passeggiata in quel presepio che mi porta davanti a lui, con una riflessione, magari semplice, magari anche infantile, o anche cervellotica e qualche volta anche pedante non lo nego...ma da lui, dal Natale che voglio io, quello che continua a parlarmi e a darmi lo stesso calore che provavo da bambina, quando con l'ingenuità dei piccoli mi preparavo ad accogliere un prodigio misterioso e grandioso che si traduceva nella luce di una candela che si consuma per schiarire la tenebra, qualsiasi tenebra.
Anche quest'anno metterò davanti al mio Natale la solita candela che accendo ormai da quarantacinque anni, per far si che la sua piccola luce mi guidi sempre alla contemplazione di quello che è il vero Natale.

giovedì 8 novembre 2018

Un fiore di speranza

Ma quanto sarebbe bello se gli uomini, invece di impegnarsi tanto a tirarsi secchiate di liquami, per distruggersi vicendevolmente, provassero a tirarsi secchiate di nuove idee, che come acqua benefica scendesse su questa nostra povera terra inaridita dall'egoisno e dalla lotta per il potere, in modo da poter vedere nascere nuovamente almeno un fiore di speranza per i giorni che verranno??!!

Finché non si imparerà a pensare e lavorare insieme per il bene comune, a parlare un pò meno di Io e un pò più di Noi, non riusciremo a costruire nient'altro che questo deserto, al cui confronto quello del Sahara, sembrerà un'oasi lussureggiante, perché questo non è un deserto di sabbia, ma un deserto dove anche le poche idee che riescono ancora a volare, vengono sistematicamente uccise.

Come sarebbe bello se...........................

martedì 6 novembre 2018

Vento d'autunno

E' così che ho sempre sentito il vento d'autunno. Preludio di aria più fredda, ma ancora lontana, che si infila tra i gialli fiori un pò margherite, un pò girasoli, ultimo regalo dell'estate che se ne va in un tripudio di colore. Poi quel vento passerà tra le fronde degli alberi che si sono tinte di rosso e di giallo, staccherà le foglie e le porterà in una danza infinita a posarsi su terre lontane.E' l'autunno delle nebbie il mio autunno e del mosto e delle castagne cotte nei primi fuochi dei camini. E' l'autunno della pioggia che bagna nuovamente la terra riarsa dal calore dell'estate e la vivifica , la prepara, la nutre , la fa pronta per una nuova semina. Questo è il mio autunno, quello al quale sono abituata io fin da bambina E' dolce il mio autunno, è sonnolento e prepara al riposo dell'inverno che stenderà il suo manto di gelo sulla natura, che attende il suo arrivo. E' rrassicurante il mio autunno, anno dopo anno, senza niente di nuovo......
Ma l'autunno che stiamo vivendo ora non ha niente di gentile e il vento non è più quello che ho sempre conosciuto io, è un vento diverso, minaccioso, devastatore, che sciupa e ferisce ululando in un grido di guerra. E dove passa semina paura e morte tra fiori e alberi,tra animali e uomini. E' la tempesta che si abbatte sul mondo di ogni giorno, di ogni dove, senza un perché. E in mezzo alla tempesta i fiori per non spezzarsi si piegano, mentre gli alberi oppongono la loro fiera resistenza, dono di forti e profonde radici, ma spesso invano, mentre animali e uomini cercano rifugi sicuri, o che almeno credono tali. 
E viene spontaneo pensare alla vita, che molte volte mentre si trova in balia di altre tempeste, di altri venti dal potere distruttore, cerca essa stessa un rifugio per trovare riparo e conforto alla paura. Ma dove va a rifugiarsi la vita se non nella speranza? Tornerà la quiete e la vita si incamminerà verso il domani e si rinnoverà, uguale perché sempre vita e  diversa per le nuove consapevolezze nate nella tempesta. E mai più sarà la stessa, magari anche migliore, magari più forte, più temprata, cambiata. E mentre penso a queste cose mi viene spontaneo un pensiero: "Non è l'immutato, ma è il cambiamento che apre le porte al nuovo domani".

giovedì 4 ottobre 2018

presenze






Ho letto recentemente un articolo pubblicato da una rivista di Scienze molto prestigiosa, in cui si parla di Archeologia Spaziale




Certamente non è la prima volta che si sente parlare di Archeologia Spaziale, ma per me, abituata ad essere derisa, quando cinquant'anni fa, mi entusiasmavo di questa cosa, con i libri di Peter Kolosimo, leggere a distanza di tanti anni, che non sarebbe male cominciare a studiare i vagabondi dello spazio che presentano orbite e aspetti anomali, e più che altro leggerlo in un giornale scientifico di altissimo livello, è stato motivo di grande soddisfazione.Non credo che un giornale scientifico di quella portata, se non ci fossero dietro studi seri e sospetti altrettanto seri di civiltà scomparse prima della nostra, magari solo per autodistruzione, avrebbe mai pubblicato un articolo del genere.C'è un bellissimo aforissma di Albert Einstei che dice:
"La logica ti porta da a a b. L'immaginazione ti porta ovunque."
Sono felice di essere arrivata tanto tempo fa con l'immaginazione a pensare queste cose che ora trovo scritte con un'autorevolezza diversa, anche perché se avvessi dovuto arrivarci con la logica, da me non ci sarei mai riuscita.


martedì 2 ottobre 2018

L'Ipotesi di Riemann

Pare che ci sia una dimostrazione dell'ipotesi di Riemann, che da sempre mi ha affascinato, non senza essermene grandemente stupita. Ma come! Io che sono sempre stata una schiappa in matematica,mi interesso a queste cose? Ebbene sì! Mi sono ritrovata a leggere libri molto più grandi di me, e, usando al solito la mia fantasia, a proiettare davanti ai miei occhi le immagini che queste letture mi facevano vedere prima nella mente, e così, anche se non saprei dire una parola sulle formule che ho letto, l'ipotesi di Riemann, mi è passata davanti agli occhi, alla stessa maniera in cui mi passa un bel tramonto e io mi sono ritrovata sbalordita e affascinata a guardarla, proprio con lo stesso stato d'animo.
So che in passato ci sono stati altri tentativi di dimostrazione, che poi sono stati confutati. Magari questa è la volta buona, anche se dentro di me, in un angolino, resta il desiderio che questa ipotesi continui ancora a mantenere il suo mistero, un pò come mi capita pensando a Kriptos e al Codice Beale.
Forse che la congettura di Riemann mi piace così tanto perché è alla ricerca degli zeri non banali? Magari è proprio così, perché considerandomi io stessa uno zero, la mia speranza è almeno quella di essere anch'io uno zero non banale. E magari di avere all'interno del mio cerchio un disegno che parli di colore.

sabato 29 settembre 2018

Apollo^

Guardo la fotografia che ho appena scattato e mi fermo a bocca aperta davanti ai suoi colori.
No! Non sono una brava fotografa, neanche una fotografa passabile, ma sì diciamolo francamente, in questo campo sono una vera schiappa, ma questa fotografia mi piace, appaga i miei occhi e più che altro sollecita la mia fantasia. Infatti che rappresenta?



Il lampo di luce bianchissima arrivò fulmineo e del tutto inatteso. Ormai da mesi erano abituati al nero velluto che l'universo spandeva intorno a loro e quel flash per un attimo li lasciò interdetti....che poteva essere? Poi John premette il viso all'oblò della navicella e fu solo allora che si rese conto di assistere a qualcosa di magnifico, mai visto prima da nessun altro occhio umano.
"Ehi! Ted...vieni a vedere, guarda cosa sta succedendo!".
Anche Ted si avvicinò all'oblò e rimase a guardare ammutolito la scena che si presentava ai suoi occhi. "Ma, ma è fantastico!" furono le sue uniche parole e tornò a guardare lo spettacolo grandioso che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Sotto di loro, la Terra nella sua rotonda azzurrità, era l'unica cosa che li teneva ancora tangibilmente legati alla realtà, perché tutto il resto di quello che stavano vedendo non poteva essere vero, nessuno aveva mai visto una cosa del genere, e loro sapevano che non poteva esistere. Eppure era lì e si manifestava in tutta la sua forza terribile in un tripudio di luce e di colori abbacinanti.
"Credi anche tu quello che penso io?" domandò con un filo di voce Ted. "Già!" rispose laconico John. In quel momento non sapeva cosa dire, perché se ciò che vedevano era vero, tutta le regole della fisica e dell'astronomia, dovevano essere riscritte. "Un withe hole" le parole uscirono quasi a fatica dalla bocca  di John "Questo non può essere nient'altro che un withe hole, sei d'accordo con me?" "Sì! Sì Sì!" rispose con entusiasmo Ted, con la consapevolezza che ciò che avevano visto non solo era una cosa meravigliosa, non solo era una scoperta eccezionale, ma era la chiave per aprire la porta dell'eternità.
L'universo stava restituendo ciò che aveva divorato attraverso i tanti black hole che da tempo ormai erano stati scoperti e studiati dalle menti più prestigiose del genere umano.
"E ora che facciamo? Se lo comunichiamo, a Huston, ci prendono per matti!...E magari lo siamo davvero, o magari abbiamo avuto delle allucinazioni....può capitare quassù.....tu che ne pensi Ted?"
"Io penso che è un bel problema, ma è un problema che non dimenticherò mai....Comunque sia, nostro dovere è comunicare tutto ciò che è affidato a questa missione."
"Già! La penso esattamente come te!" e John accese lo spinotto per mettersi in comunicazione con la base.Lo schermo si accese subito e la voce arrivò di lì a poco chiara e limpida "Qui Huston ...che succede Apollo ^?" ........."Qui Apollo^... Huston, abbiamo un problema!!.................".



Torno con i piedi in terra e mi metto a ridere. Certo che la fantasia quando parte, galoppa forte! Però, mi dico scuotendo il capo, per un attimo quel Withe hole l'ho visto anch'io, e come era bello!
Guardo con gratitudine le tendine che ho appiccicato alla mia finestra per non farmi vedere da sguardi indiscreti e ringrazio quella luce che si è accesa all'esterno e che mi ha permesso di fare questa foto e un viaggio incredibile nello spazio.





domenica 23 settembre 2018

Reflex

Questa è un'immagine singolare di casa mia. Sembra invasa da piante cresciute nello scorrere del tempo e da fitte ragnatele, ma a ben guardare potrebbe anche sembrare la finestra della stessa stanza, che si affaccia su un giardino ricco di siepi, che rendono un po' di intimità al piccolo salottino del quale si intravede solo il tavolino. Sono due ambientazioni molto diverse tra loro ma altrettanto intriganti e ci si potrebbero costruire storie che parlano di mistero o di amore.
La stessa cosa è per la nostra vita, per l'immagine che diamo di noi stessi agli altri e anche a noi, a seconda se di noi viene guardata la parte esterna o quella interiore. E il più delle volte non sono veritiere né l'una né l'altra. 
Proprio come questa immagine, venuta per caso fuori  da uno scatto che ho fatto a una tela che ho dipinto qualche tempo fa. Un'illusione? Nossignori! Ciò che si vede è tutto reale, tangibilmente toccabile e in entrambi i casi riconducibile a casa mia. Ma è solo un riflesso! Magari un riflesso che nella maggior parte dei casi fa buttare via la fotografia, ma che ai tipi come me, invece parla alla fantasia. E se anche la vita che viviamo non fosse nient'altro che un riflesso di qualcosa di infinitamente diverso da quella che per noi è la nostra realtà? Non mi azzardo neanche a pensare a una risposta, non solo perché mi sono appena fatta la domanda ma più che altro perché non ho un'intelligenza tale da poter dare delle risposte. Ma la domanda, una volta posta, continua ad esistere e a correre sul venticello della curiosità. Magari un giorno qualcuno............

sabato 22 settembre 2018

La vita nello scaffale

Da un po' di giorni a questa parte, mi sono ritrovata spesso a guardare con occhi nuovi un semplice scaffale nella mia cucina, dove si allineano bricchi colorati, vasi di vetro, tazze particolari. E mi sono ritrovata a dirmi che mi piaceva proprio quella macchia di colore disordinato e pieno di sfumatura che vedevo davanti a me. E passavo oltre. Poi alla fine ho capito che dovevo fermarmi a rifletterci sopra, perché, ormai conoscendomi piuttosto bene, sapevo che quelle mute suppellettili, mi davano un messaggio, che logicamente era dentro di me, ma che ancora non avevo decrittato.
Non mi ci è voluto molto tempo per capire che cosa volessero dirmi, e questo non perché sia intelligente, ma perché  la risposta era proprio a portata di mano, pronta per essere colta e accettata. Ciascuno di quei bricchi, di quei vasi potevo paragonarlo a un contenitore della mia vita e così, senza stare a pensarci due volte ho cominciato a sistemare le mie cose, e li ho riempiti delle mie gioie, dei miei dolori, degli sbagli che ho fatto, della speranza che non vuole mai abbandonarmi, delle attese, delle tante paure, delle cose che ho osato, degli affetti più cari e di quelli falsi e di tante altre piccole cose che fortunatamente trovano il posto nei contenitori più piccoli. Ho riempito anche una tazzina di Winny Pooh,
Alla fine è stato decisamente piacevole vedere la mia vita sistemata sullo scaffale della cucina e rendersi conto che è stata ed è tutt'ora una vita piena di colori di tante tonalità vivaci e tenui, che ne fanno qualcosa di unico e non ripetibile. E siccome, anche se non sono più giovane, la nmia vita è sempre proiettata al domani, spero di poter aggiungere anche qualche altro bricco, per poterlo riempire di nuovi sentimenti che ancora non ho sperimentato.

domenica 16 settembre 2018

Fiamma perenne

Il senso della vita è continuare a far ardere la fiamma che è dentro di noi, anche quando intorno c'è il deserto
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venerdì 14 settembre 2018

I Giudici

Quando dipingo uno qualsiasi di questi volti di donna, non seguo nessun modello e neanche nessuna idea. Non sono un artefice ben programmato e che sa quello che vuole, ma quello che so di per certo è che in ognuno di questi volti c'è qualcosa o che mi rappresenta, o che avrei voluto essere. Di questo me ne accorgo dopo, quando loro mi guardano dalle pareti dove li sistemo. Mi seguono con i loro occhi , mi giudicano, mi biasimano anche per averli  fatti come loro forse non volevano essere e io sento che dietro quel colore che magari ho dato anche in maniera distratta, dietro quegli sguardi che molte volte mi catturano, si nascondono i miei pensieri.

Magari sono un po' strana, ma qual'è quel pittore che non lo è?

giovedì 13 settembre 2018

Area 49

Dire che mi sento strana è riduttivo. Direi che mi sento quasi un'aliena, per quanto è cambiato il mio modo di vedere, di sentire,di affrontare la vita. E tutto in poco tempo, perchè anche se è passato un anno da quando la mia vita è drasticamente cambiata, almeno per sei o sette mesi sono stata in un limbo, dal quale uscivo solo qualche volta per farmi avvolgere dalle nuvole nere del mio cielo pieno di risentimento. Invece da un pò di tempo sento che in me si è verificata l'ennesima metamorfosi e mi ritrovo, sconociuta a me stessa, ma con un grande rispetto per questa nuova piccola donna , per la sua forza d'animo, per il desiderio che ha ancora di essere di aiuto agli altri, per essere riuscita a non odiare, per il desiderio che ha ancora di sognare.
Ha gli occhi ben spalancati ora, questa piccola donna, e non fa sconti a nessuno, tanto meno a se stessa. Sa di essere sola, sa, ha visto, che prima o poi tutti se ne sono andati, hanno fatto scelte nelle quali lei non aveva più posto. E' stato amaro accorgersi di questo, ma non ne ha fatto un dramma. E' la vita che va così e chi si illude che possa essere diversa, pecca di presunzione. 
Questa piccola donna, cioè io, ora ha aperto gli occhi sulla realtà e stranamente, si è ritrovata a sorridere, perché si è accorta che non gliene frega proprio un fico secco di essere sola, quando ha ancora la sua famiglia, con tutto il suo vissuto. Vita nuova, vita difficile, vita di rinuncie e di sacrifici e laggiù...un piccolo spiraglio di luce che si è aperto inaspettato, improvviso, verso il quale si dirige con tutta la sua energia, tutta la sua volontà e la sua capacità di sognare ancora giorni migliori.
E' strano che alla mia età, possa nascere una donna nuova, che guarda la vita con occhi curiosi,  tanto da scorgere nei suoi eventi,significati e valori completamente diversi da quelli che vedeva fino a un anno fa. Le catarsi dell'anima sono cicliche, o almeno per me lo sono sempre state, ma non avrei mai pensato di poterne vivere una così, in un'età in cui si pensa che tutti i giochi siano stati fatti. Ed è questo che mi ha stupito e oltremodo affascinato...io sto nuovamente giocando e gioco in una dimensione completamente nuova, nella quale se qualcuno vorrà entrare, dovrà prima chiedermi il permesso. L'area 51, così strettamente sorvegliata è una bubbola in confronto a quella in cui sono entrata io!

8 Dicembre: trent'anni della nostra vita

Ed eccoci qua! Avere trent'anni e non sentirli è bellissimo, specialmente per me, che di anni ne ho più del doppio! Trent'anni di avventura, nata quasi per caso, che caso non è mai stato, anzi......era necessità! Quella necessità di infilare nuovamente gli scarponi e andare sulle strade della vita insieme a tanti altri, di continuare a essere giovani anche quando il mondo con il suo ritmo incalzante veniva a  riempire la testa di pensieri, di numeri, di gatte da pelare, di problemi non risolti. Una boccata di ossigeno, di aria pura, di puzzo di calzini, di pianti nella notte, di mani consolatrici, di risvegli rumorosi. Voglia di essere insieme, in qualsiasi posto, anche a tremare dal freddo.  Voglia di ridere, di esserci, di appassionarsi a qualcosa che poteva essere anche semplicemente un fuoco, o la prima tenda comprata e aperta in una stanza, insomma era qualcosa che non è mai venuto meno, che non è mai finito, che si è sempre rinnovato in qualche cosa, in qualche nuova impresa, via via che le stagioni passavano, e le persone si avvicendavano in questa lunga marcia che ci ha visto partire in una notte di trent'anni fa, per andare a un appuntamento che da allora non è mai stato disatteso. Erano braccia aperte per accogliere 'chiunque arriverà', come dice il testo di una canzone che ha per autore una persona che tutti conosciamo e queste braccia aperte hanno accolto sempre tutti, proprio tutti, non escludendo mai nessuno dal cerchio che la vita ci ha chiamato a fare e che, a distanza di tanti anni, ci ha sempre tenuto uniti anche al di là di noi stessi, forse per quella promessa che un giorno ciascuno di noi ha fatto e che ha cercato di portare avanti nel tempo facendo del proprio meglio. Trent'anni che fino ad oggi hanno parlato sempre di libertà, perché lo scout è libero, e impara a guidare da sè la sua canoa fin da quando è lupetto, perché così gli viene insegnato. Non occorre proprio che spieghi che cosa vuol dire guidare da sé la propria canoa, tutti lo sappiamo, la cosa importante è che ci sia sempre il desiderio e la forza di farlo per mantenere questa libertà, così rara in ogni tempo, e non diventare mai il gregario di nessuno. Questo è l'augurio che faccio alla mia Comunità Capi per i prossimi trent'anni. 
E' ancora notte stamani, proprio come trent'anni fa ed è bello pensare, mentre mi preparo per fare a piedi la strada che mi porterà al solito appuntamento, di essere parte di questa realtà che per me è stata, è, sarà sempre nel mio cuore.

lunedì 10 settembre 2018

E ora che succede?

Questo breve periodo della mia vita si potrebbe chiamare "E ora che succede?"

Mi ci sono ritrovata catapultata così improvvisamente, che non ho avuto neanche modo di accorgermene.

Già! Si crede di aver messo dei paletti lungo la nostra strada e pensiamo che questa scorrerà sempre così e invece macché! Improvvisamente arriva un tornado e spazza via ogni certezza e ti ritrovi col culo a terra a chiederti:"E ora che succede?"
Sinceramente la prima cosa che fai ti guardi intorno per vedere se qualcuno si è accorto del ruzzolone che hai fatto e che in un attimo ha mandato al vento tutte le belle parole che parlano di sicurezza, di stabilità. di coesione, di unione che fa la forza. Vedi già intorno a te tante persone che ti guardano ironiche e sorridono per dirti "Tu che parlavi tanto........" e non ti rimane altro da fare che alzare il dito medio, senza proferire parola, anche perché ancora non hai niente da dire e pazienza se queste cose una signora non le fa. Poi, visto che sei lì che non fai niente, salvo cercare di darti un contegno, cominci a guardarti intorno e così scopri cose che non avevi mai viste. Ci sono sempre state, ma non ci avevi mai fatto caso, presa come eri ad andare dietro al tuo ideale. Lì per lì le guardi superficialmente e non ti accorgi neanche che una di quelle piccole cose sei tu......sì sì, hai capito bene, sei proprio tu miniaturizzata, rimpicciolita fin quasi a farti diventare un numero negativo. Hai presente che cos'è un numero negativo? Noo? Ti rinfresco la memoria. Un numero negativo è quello che ha il trattino del meno davanti a sé. Che fai? Apri la bocca per  insultare chi ti ha ridotto così? Risparmia il fiato, perché insulteresti solo te stessa. Perché la colpa è solamente tua.......non ti sei voluta mica tanto bene vero? Non ti sei cercata o se l'hai fatto non ti sei trovata, sei andata dietro a certezze effimere, a paroloni preconfezionati da millenni che ora ti rendi conto non erano altro che un marketing cominciato molto prima di tutti gli altri e per fare questo hai rinunciato a tante cose che avresti voluto fare e non hai mai osato, mentre intanto la vita correva, correva....e intanto mentre guardi cosa c'è di nuovo intorno a te, ti tornano in mente poche parole che scrivesti un pò di tempo fa:" La vita mi ha insegnato a ritrovare il tempo per fermarmi a guardare una foglia che nasce!". No no! Non sei un profeta. Tutt'al più puoi essere una Cassandra che ha visto che doveva arrivare questo tempo, prima che giungesse. Dentro di te sapevi che quelle parole erano vere, ma ancora non erano le tue, non ti si spalmavano addosso. E poi ti sei rialzata un pò ammaccata e non hai trovato di meglio da fare che sederti davanti al tuo computer, aspettando una risposta alla tua domanda: "E ora che succede?" Come se lui potesse dartela. E invece meraviglia delle meraviglie lui te l'ha data , te l'ha data a modo suo, attraverso una fotografia inaspettata. E' criptica quella foto, ma tu sai che ti vuole dire qualcosa nella sua scarna e austera semplicità. Sta a te sapere cosa, ma senti che è lì per te e accetti la sfida di decrittare quell'immagine al di là del simbolo che rappresenta e che capisci che è solo un mezzo per farti arrivare a capire cosa succederà.

martedì 4 settembre 2018

Il tempo della farfalla

 

 

Decisamente io sono un Sognatore. Veramente dovrei dire Sognatrice, ma, chissà perché, questa parola mi piace più al maschile. Ho sempre saputo di essere un Sognatore e fin da bambina me lo diceva anche il mio babbo, però ho sempre sorvolato sul suo vero significato. Poi, qualcuno mi ha messo davanti alla mia realtà e la curiosità di sapere che cos'è veramente un Sognatore mi ha spinto a fare come la farfalla che si posa un pò da una parte e un pò da un altra, ed è così che sono inciampata quasi senza volerlo su quello che è scritto più in basso, testo di Toto Cotugno compreso.

E così, più che altro, leggendo la prima parte, ho trovato me stessa e sento che non potrei aggiungere neanche una parola a quello che è già stato detto. Perbacco io sono proprio così!

Le parole della canzone di Cotugno sono veramente mie solo nell'ultima parte:

Tra mille anni ci sara' chi parlera' dei sognatori
Come animali del passato che mangiavano emozioni
Tra mille anni o tra due ore ma lasciatemelo dire
Io resto un sognatore

 

Eh sì! Gli altri facciano pure quello che vogliono, costruiscano anche ponti di cartapesta, foreste di cemento, dipingano cieli tossici e fiumi velenosi, pur di restare con i piedi in terra. Io continuo a sognare 

ARMONIA

Questa parola racchiude tutto il bello del creato dentro di sé, dal sentimento, al rispetto, dall'affetto all'amore, dall'unione alla libertà. 

 

 

Il Sognatore

Il Sognatore è quella persona che sogna. Semplicissima (e semplicistica) definizione del termine. Mi ritengo un sognatore, un grandissimo sognatore...credo di esserlo sempre stato.
Il Sognatore non pensa al concreto come primo obiettivo, il sognatore pensa al "possibile", pensa allo "sperato", pensa al "lieto fine", sempre, in un modo o nell'altro. Chiamatela ancora di salvezza, via di fuga, chiamatela un po' come volete, ma il sogno è la più grande arma del Sognatore. Non se ne separa mai, nè nei momenti più belli, quando il futuro diventa qualcosa di abbagliante, nè nei momenti più bui e brutti, quando il Sognatore ci si affida per riuscire a resistere, a tenere duro.
Le speranze, i sogni. Sono le cose che fanno in realtà più male al Sognatore, che lo rendono più vulnerabile, che lo rendono una persona facile da ferire, facile da buttare giù. E le persone facilmente se ne approfittano, non capiscono molto spesso cosa vuole dire rompere le ali al Sognatore. Non capiscono quanto fa male, quanto profonde possano essere le cicatrici lasciate, quanto duro può essere il ricordo di tale sofferenza.
Poi ci sono delle persone fortunate, delle persone che vanno incontro al Sognatore, che lo comprendono fino in fondo. Non sono moltissime in verità, ma ci sono. O almeno io spero (sogno) che ce ne siano...DEVONO esserci. Ecco, avete appena visto un Sognatore all'opera.

Sono un Sognatore, uno che spera ogni giorno che passa che arrivi prima o poi il bello, arrivi un momento in cui si possa fermare a sorridere senza motivo, di nuovo. Un momento in cui si possa tornare a camminare a un metro da terra. Un momento in cui abbracciare qualcuno significherà farlo sentire a casa, anche se il sottoscritto Sognatore si troverà sulla più impervia delle montagne. Ecco, io come Sognatore ho bisogno di amare. Amo tantissime cose, questo è ovvio, ma io parlo di quell'Amore vero (che il Sognatore ovviamente crede esistente), quello assaporato, quello che ti fa precipitare a fondo quando ti manca, quello che riduce tutti gli altri problemi a niente quando c'è. E non dico queste parole con tristezza, ma con speranza per il futuro. Il Sognatore che sono sempre stato (e che credo di essere ancora) mi "obbliga" a farlo. Sognando, come sempre...

Il dolore c'è ancora, non lo nego. Ci penso ogni giorno, è come un rumore di fondo costante...ma adesso comincia a diventare più lontano, più impercettibile. Il Sognatore alla fine in qualche modo riesce a vincere, è sempre successo così.

Fortunata colei che incontrerà un Sognatore e che lo capirà fino in fondo.

Io aspetto.

Io spero.

Io sogno.

Se potete, nella vita, non fate del male ai Sognatori. E' come toccare delicatamente le ali di una farfalla...basta pochissimo e la loro trama è rovinata, e la fugace farfalla non volerà più!

Dal Blog "Tigre Bianca" 


 


Testo de Il sognatore di Toto Cotugno 

 

 Son diventato un sognatore per sentirmi meno solo
E per non sapere piu quanti anni ho
Son diventato un sognatore vendo sogni per mestiere
Canto pure le canzoni che non so

Mi basta avere gli occhi chiusi per fotografare il mondo
E per guardare in negativo quanto il mare sia profondo
E questa ruga che ho sul viso e' il tatuaggio di un amore
Io sono un sognatore

Mi sono perso fra le stelle quanti amori a buon mercato
Ho toccato il fondo della liberta
Qualquno dice che son folle e che sono fortunato
Perche' chi sogna delusioni non ne ha

Forse sei stata tu la prima sola ipotesi di vita
Forse continuo a dire forse per non dire che e' finita
e le tue regole del gioco le rispetto a malincuore
Io sono un sognatore

E vado via ti lascio sulle labbra una poesia
Quel che sara per questa vita che importanza ha

Son diventato un sognatore e chi ha letto le mie carte
Ha scoperto che un destino non ce l'ho
E come fanno i sognatori riesco a mettermi da parte
Mentre il mondo mi continua a dire no

Tra mille anni ci sara' chi parlera' dei sognatori
Come animali del passato che mangiavano emozioni
Tra mille anni o tra due ore ma lasciatemi lo dire
Io resto un sognatore

E vado via ti lascio sulle labbra una poesia
Quel che sara' per questa vita che importanza ha
E vado via la dove il cielo scende in fondo al mare
Che vuoi che sia se al mondo resto solo un sognatore

 

 

 


Vola leggera nel cielo che è dentro di sé.

Quanto tempo non sa! Lì il tempo ha un altro nome.

E' il tempo della farfalla. 

KB

mercoledì 15 agosto 2018

Continuerò a cercarmi

Come trasformare una semplice telefonata in un momento di riflessione

E' di stamani. Suona il telefono, rispondo e parlo per due minuti con il mio interlocutore. Poi la domanda: "E tu come stai?".... Un attimo di pausa e mi sento rispondere: "Boh! Mi sto cercando!" e l'accompagno con una risata... 
Riattacco e la risposta che ho data non vuole sapere di andarsene. 
Mi sto cercando....ma è proprio vero!
In questo momento così fasullo della mia vita, sono in cerca di me stessa, o di quello che è rimasto di me. Ho guardato dappertutto, per vedere se riuscivo a ritrovarmi, persino sotto il divano, ma non c'è stato niente da fare. Sembra che io sia sparita e quella che mi guarda tutte le mattine dallo specchio  ha un volto anonimo con i capelli arruffati.
Diciamoci la verità. Di me in effetti c'è rimasto ben poco. Non sono più moglie da ormai lungo tempo,  non sono più figlia da qualche mese, ed è proprio recente, ma in questi giorni mi sono accorta di non essere più neanche  mamma. Madre sì, e chi me lo toglie il titolo di madre, matriarca, fattrice, femminino sacro, ed altre amenità simili? Ma mamma non più. C'è una sottile differenza tra queste due parole: una è autera, seria, richiamo della specie ecc ecc....; l'altra è protettiva, complice, accattivante ecc ecc..... La prima mi mette soggezione, la seconda l'adoro. Eppure sento che è giusto che sia così, allo stesso modo in cui, proprio da mamma ho sentito quando era il momento che i miei rampolli camminassero da soli sulle loro traballanti gambette. Un distacco quello, un distacco questo, quando si capisce istintivamente che i figli non hanno più bisogno della mamma, ma solo della madre, come icona, come simbolo della vita trascorsa. E la cosa più strana è che sono entrambi momenti di una dolcezza infinita, mischiata a un piccolo dolore che prende la bocca dello stomaco, mentre ci muoviamo in questa ruota che gira, gira, gira! Bah! Così è la vita. 
A questo punto mi sto chiedendo se sono ancora donna, oppure lo scorrere degli anni ha fatto sì, come leggo spesso e volentieri, che l'aumento del testosterone nell'organismo femminile in età avanzata, faccia spuntare peli e baffi. Ancora non li ho visti, ma non potrebbe dipendere dal fatto che mi è calata la vista? Per sicurezza mi do una tastatina e tiro un sospiro di sollievo. Tutto è ancora al posto giusto e mi piace scherzare su me stessa.
Vorrà dire che continuerò a cercarmi.

venerdì 10 agosto 2018

San Lorenzo

San Lorenzo

Timidamente ancora
alzo gli occhi al cielo
e cerco la speranza 
in una stella anche piccina.
Chissà perché passano gli anni
e con loro se ne va la giovinezza
ma nell'anima resta il desiderio
di una stella cadente che passando
nel cielo nero e silenzioso
porti con sé i sogni mai svelati
che il tempo non è riuscito a rovinare
Sono ancora capace di sognare
e non è poco in questa aspra vita
è quasi un desiderio che mi accorgo ora
si realizza quasi a mia insaputa.

mercoledì 25 luglio 2018

Cioccolatini

A un certo punto della sua corsa, dopo aver macinato kilometri e kilometri, dopo essersi fatto crescere barba e capelli, tanto da sembrare un bosco, Forrest Gump si fermò e quelli che avevano preso a correre dietro di lui, a loro volta si fermarono interdetti, aspettando che parlasse. E lui parlò e disse: "Sono un pò stanchino!" E quei kilometri non ebbero più senso, almeno non per lui, e gli altri pensassero quel che volevano.
Ecco, io in questo preciso momento mi ritrovo a dire: "Sono un pò stanchina!" e anche i Kilometri della mia vita, se mi volto a guardarli, improvvisamente non hanno più senso, e gli altri pensino quello che vogliono.
Sono qui seduta e sto pensando alla mia vita futura. Tutta da inventare, se voglio ancora chiamarla vita e non sopravvivenza. 
Vediamo! Non è così semplice riprogrammare la vita, cercare una strada sulla quale incamminarmi con curiosità, per vedere che cosa c'è dietro la prima curva e poi dietro la seconda e poi dietro la terza e poi....kilometri nuovi, che mi parlino di altre cose. Perché?

Perché ho bisogno di ascoltare e ho anche bisogno di essere ascoltata, ho bisogno di sorprendere e di restare sorpresa, ho bisogno di capire e di essere capita. Ho bisogno di macinare kilometri che mi parlino di queste cose.

Allungo una mano e prendo un cioccolatino dalla scatola e mi viene in mente che la vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quale ti può capitare.
Forse uno di quelli farciti di crema? Se lo paragono alla vita potrei dire che è simile a una gratificazione. Di che cosa? Ma di qualsiasi cosa perbacco, basta che ci sia.
Oppure potrei prendene uno al gianduia? E nella vita che potrebbe somigliare a un ciocolatino al gianduia? L'affetto...ecco sì l'affetto da sciogliere lentamente per gustarlo tutto.
E che dire di un cioccolatino fondente? Non rappresenta forse la sfida della vita con quel suo gusto amaro, ma così invitante?
E quello ricoperto di nocciole croccanti? Ti fermi per mangiarlo e assaporarlo meglio, allo stesso modo in cui nella vita ci si ferma davanti a un kilometro che rappresenta qualcosa di veramente particolare.

E' vero non so mai  quale cioccolatino mi può capitare......

Ma che importa? A me i cioccolatini piacciono tutti!

E così capisco che forse è meglio fermarmi al kilometro zero.

domenica 1 luglio 2018

Domani



Domani il sole sorgerà ancora.
Non importa se oggi piove
e le nuvole basse coprono l'orizzonte.
Il vecchio giorno sta per finire
e lascia spazio alla notte silnziosa.
Se credi, questo è il tempo per piangere
e dire addio alle cose che ami.
Domani il sole sorgerà ancora
con le nuove promesse del tempo che sarà.
Ti porterà speranze e lotte, gioie e dolori
e ti regalerà una nuova vita.
Non ti voltare a cercare ciò che non c'è più.
Davanti a te si apre un nuovo giorno
e la nuova avventura che stai per cominciare
prendila come un dono anche se ora soffri.
Sono tristi gli addii, sono pagine scritte
che entrano nel ricordo di chi resta e di chi va.
Domani il sole sorgerà ancora.
Domani,sempre, in ogni dove
domani il sole sorgerà ancora.

martedì 19 giugno 2018

Giù le mani dai bambini

GIU' LE MANI DAI BAMBINI

I BAMBINI NON SONO PUPAZZI SENZA ANIMA, SENZA SENTIMENTI, SENZA ESPRESSIONE NEL VISO, SENZA LACRIME NEGLI OCCHI.
I BAMBINI DI OGGI SONO I  SILENZIOSI GIUDICI DI DOMANI , DEGLI  ERRORI  E DELL'ARROGANZA DI QUESTI NOSTRI TEMPI CHE SARANNO ANCHE TEMPI MODERNI ,MA SICURAMENTE NON CIVILI.

martedì 29 maggio 2018

Limbo


Piccolo aforisma sul LImbo

"Dicono che il Limbo non esiste più, ma non è mica vero.
Noi Italiani, ci stiamo vivendo proprio dentro...e anche da un bel pezzo ormai!"

K.B

sabato 12 maggio 2018

Mentre infuria la tempesta

Ho incorniciato una cartolina e l'ho appesa accanto al carboncino che ritrae mio padre mentre fuma la sua pipa. In quella cartolina si vede una chiesa, una bellissima chiesa, opera del Sangallo, che si erge maestosa al termine di un lungo viale di cipressi. Sul viale, una minuscola figura di donna che si dirige verso un appuntamento tenuto vivo una volta al mese per oltre trent'anni: mia madre. Una messa fatta celebrare una volta al mese per quell'uomo, suo compagno di vita , un filo esile e inossidabile, che l'ha tenuto accanto a noi per tutto il tempo che a lei è stato possibile mantenere questo impegno. Ma non è questo il ricordo che voglio conservare di mia madre. Mi sono rigirata tra le mani un anello di brillanti, dono del mio babbo, per il quarantesimo anno della mia mamma, e strofinandolo tra le mie mani, è venuta fuori, come dalla lampada di Aladino,  una giornata memorabile, di festa, di dolci, di fiori, ....tanti fiori! Quaranta rose rosse, quaranta gladioli rosa, quaranta mughetti, quaranta gerbere e poi la torta con quaranta candeline e il desiderio espresso nel segreto che nessuno ha mai saputo,....poi la sera, finita la festa, quando ci si ritrova intorno al nostro tavolo in cucina, per consumare una frugale cena, l'annuncio della 'signorina buonasera' alla televisione; "E ora va in onda la commedia "Addio giovinezza", e allora succede quello che non avevamo mai pensato e guardiamo, io e mio padre una mamma-moglie-donna che scoppia a piangere rumorosamente, perché sente che quello è l'ultimo regalo della giornata per festeggiare i suoi quarant'anni. Ma non è questo il ricordo che rappresenta mia madre.
La mia mano tra le sue, per tre volte, tanti sono i miei figli, la mia mano a cercare forza in una piccola , tenace donna, che mi è stata vicino per tutta la sua vita, prendendosi cura di noi, in ogni momento, sia mentre le sue abili mani preparavano manicaretti per la truppa golosa, sia quando ci brontolava con il suo inconfondibile accento romagnolo, cercando alleanza  in ogni suppellettile che trovava a portata di mano, per punirci di qualche marachella. L'ha fatto con me e con i suoi nipoti ed è uno dei ricordi più belli che mi porto dentro. Ma non è questo il ricordo che voglio avere di mia madre.
La sua mano tra le mie, la sua debolezza, ma anche il suo carattere ancora ribelle e determinato. Il suo consumarsi in una sofferenza lunga sei anni, che le minava il corpo, ma non la mente e lo spirito, che anzi, ne usciva più solido e acuto che mai. Un affinamento intellettuale che sopperiva alla mancanza di ogni movimento e che l'ha spinta fino all'ultimo a regalarci perle di saggezza e di vita vera.Ma non è questo il modo in cui voglio ricordare mia madre.
Oggi sono uscita. Ho calpestato erba incredibilmente morbida e verde, di un verde brillante, come non mi capitava di vedere da tanto tempo. Ho alzato gli occhi e c'era un ciliegio, già pieno di piccoli frutti che devono maturare al sole e mi è tornata in mente un'immagine, che non ho mai visto se non nella mia fantasia, andando dietro a un racconto che la mia mamma faceva di se stessa. Aveva diciotto anni, c'era la guerra, lì sulla linea gotica, e lei aveva una gran voglia di vivere e una grande fame. Fu allora che vide un ciliegio. Le ciliegie erano rosse, mature al punto giusto, invitanti oltre ogni dire. E così, una ciliegia tira l'altra, continuò a mangiale anche mentre gli aerei degli americani sganciavano nespole, non lontano da dove era lei. Un inno alla vita!. E questo è il ricordo che voglio tenere sempre dentro di me. Una giovane donna con gli occhi ridenti e i capelli al vento che pensa che la vita sia bella, e vada vissuta in ogni momento, anche mentre intorno a lei infuria la tempesta.

venerdì 30 marzo 2018

Ti chiamo 'caro'


Ti chiamo 'caro' anche se non ti conosco ed esisti solo nel mio immaginario e già mi scuso se sarò un pò lunga, ma qualche volta non se ne può fare a meno. Ce lo dobbiamo.

Questo è Tempo di Pasqua, Tempo di Primavera, Tempo di Rinascita.
Per me, sempre un Tempo atteso e molto particolare. La Settimana Santa, i Sepolcri, la Processione di Gesù morto, e infine la Resurrezione.
Momenti che hanno sempre inciso nella mia vita, in modo diverso a seconda dei periodi della mia crescita, ma sempre in maniera profonda, sostanziale, a tal punto da continuare a volerli vivere anno dopo anno, con la stessa partecipazione, anche se con sentimenti e credo diversi.
E la Primavera che si mischia a quella morte e a quella vita e parla di apertura, di sboccio, di rinnovamento, di domani, sempre, comunque! Un caso? Non so.
Anche quest'anno per me è la stessa cosa, questa introspezione attraverso i vari momenti che precendono la Pasqua. Parlo di morte e di vita, di cose che non esistono  più e di altre che spero nascano dentro l'anima, e così mi è facile fare mie le parole di Neruda
 "Nascere non basta.
È per rinascere che siamo nati.
Ogni giorno.".

Come le sento mie e come le sento vere, specialmente in questo momento, in cui sono stata ferma in un punto dal quale per troppo tempo non sono  riuscita a spostarmi, ma nel quale alla fine, ho compreso che non volevo più bivaccare. Forse anche te e milioni di persone come noi, ogni tanto guardano quel punto, sapendo che prima o poi il discorso dovrà ricominciare, eh sì! Perché ogni punto prevede l'inizio di un nuovo discorso, che può far sempre parte dello stesso paragrafo, e dello stesso capitolo, e che comunque fa parte dello stesso libro che si sta scrivendo.....ma il punto dice che ci sarà qualcosa di cambiato, di diverso, magari di esplicativo, magari di....chissà di che? Hai notato che dopo un punto si ricomincia a scrivere con più entusiasmo? Forse anche nella vita è così.

Il punto che ti dice che non  serve più guardare indietro e puoi solo andare avanti è il momento di rottura, l'attimo di terremoto, che ti fa traballare. E' un punto di buio. Se vogliamo dargli un nome, potremo chiamarlo Impasse, e proprio per essere un nome femminile è dei più subdoli, perché tutto ciò che è femminile è meno prevedibile e meno semplice. Però dentro di te sai che se riesci a fare il primo passo verso il futuro, forse avrai meno stima di te e delle tue ragioni, che magari sono le ragioni del cuore e della mente, ma riuscirai a costruire nuovamente qualcosa; se invece ti ostini a rimanere rigidamente nelle tue posizioni,forse riuscirari anche a far capire, per quel che gliene importa, al mondo intero che hai ragione, ma sarai destinato a rimanere solo.

Ricordati che non sempre essere draconiani significa fare la cosa giusta, neanche in nome della giustizia. Una volta arrivati a capire questo, ci veniamo per forza di cose a trovare in un' impasse, dalla quale è difficile uscire fuori. Ci sono forze uguali e contrarie che entrano in conflitto. Queste ragioni hanno nomi diversi, alcuni molto pragmatici, altri più sentimentali ed empirici. La forza che sprigionano  è fortissima, e rischia di mantenerci in  una posizione di stallo dalla quale è sempre più difficile uscire.

Sai benissimo però che tu hai voglia di continuare a scrivere, là dove scrivere sta per andare,  oltre quel punto, altrimenti come faresti a rinascere nuovamente? Basta solo trovare il nuovo modo di scrivere e il perché. Per quello che mi riguarda, questa primavera, ti parrà strano mio caro, mi ha dato occhi nuovi per guardare dentro me stessa, ed è come se nel mio intimo fosse sbocciato un mondo nuovo, tutto da esplorare, un mondo che mi chiama in solitudine, alla sua scoperta.Fa paura la solitudine qualche volta, ma fa più paura sentirsi soli in mezzo alla gente e allora...perché aspettare? Ti capita mai di sentirti così?

Quando decisi di aprire questo Blog, fu perché avevo bisogno di sentire gente intorno a me, mi sembrava che il mondo pulsasse per me, quando mi accorgevo che qualcuno leggeva ciò che scrivevo con tanta semplicità. E' stato bello pensare che qualche parola possa avere aiutato qualcuno a superare un momento difficile, o abbia fatto fare una risata, o più semplicemente scuotere la testa. Non mi ha fatto demordere neanche l'accorgermi che comunque quasi nessuno mi rispondeva....in quel momento non mi importava. Poi improvvisamente mi è apparso come un mondo di ombre, dove le mie parole scivolavano nell'oblio più totale, e allora ho capito che era giusto andare nuovamente a cercare qualcosa che mi desse luce.

Accorgermi che questa luce la dovevo e la potevo trovare dentro di me, non è stato semplice. Fa parte di questo ultimo periodo di cammino, accanto a una persona sofferente, che richiede la mia presenza continua e che a poco alla volta mi ha fatto incamminare in una strada che pensavo fosse di solitudine e di privazione, ma solo perché ancora non riuscivo a vedere che invece mi stava offrendo la possibilità di conoscere un'altra parte di me stessa che altrimenti mi sarebbe rimasta totalmente estranea. Non a caso anche stavolta mi vengono in mente le parole di una canzone di Battisti, che fino a non molto tempo fa non avevo compreso totalmente 
"Nel mio cuor, nell'anima
c'è un prato verde che mai,
nessuno ha mai calpestato, nessuno
se tu vorrai conoscerlo
cammina piano perché
nel mio silenzio
anche un sorriso può fare rumore
non parlare non parlare"

E così mio caro, ho deciso di entrare in quel prato che è dentro di me e che ancora non conosco, e sarà una scelta di vita che finalmente spezza quell'Impasse di cui parlavo prima. Chi vorrà entrarci per raggiungermi, saprà come deve fare. 

Sicuramente tornerò a scrivere sul mio Blog, perché è stato un buon amico e perché spero di avere cose nuove da dire, ma sarà con spirito diverso e soprattutto non sarà più una priorità, e più che altro, e questa è la cosa più bella, non so quando.

Buona Pasqua, buona Primavera, buona Rinascita anche a te, mio caro, e a tutti quelli come te, che comunque mi sono stati cari.

mercoledì 21 marzo 2018

Sfida all' OK POSTA

Oggi il Postino ha portato  insieme alla posta una comunicazione, rivolta a tutti i cittadini, nella quale si comunica che il nostro Comune è entrato nella rosa privilegiata di quelli che da ora in poi riceveranno la posta a giorni alterni in questa cadenza: lunedì -mercoledì - venerdì- durante la prima settimana; martedì - giovedì nella settimana successiva. Da ciò si evince che nella seconda settimana, rimarremo sguarniti fino al lunedì successivo. Né andrà meglio per la posta prioritaria, che da ora in poi richiederà da 1 a 3 giorni lavorativi più il giorno della consegna.
Anche la posta che imbucheremo nelle care vecchie cassette verrà ritirata con la stessa cadenza della consegna.

Tutto ciò è molto elettrizzante e mi fa finalmente capire cosa voleva dire vivere in un avamposto del Far West. Manca ancora la diligenza, ma se mi sforzo di guardare in lontananza vedo un puntolino che si sta muovendo tra nugoli di polvere. Di banditi invece ne abbiamo già in grossa quantità, per cui non sentiamo il bisogno di averne altri.

mercoledì 14 marzo 2018

Giornata mondiale del Pi Greco




Ciascuno celebra, se vuole naturalmente, la giornata del Pi Greco, come meglio crede. E siccome il Pi greco, senza saperne la ragione, mi è sempre stato simpatico, mi  è piaciuto tantissimo conoscerlo in altra maniera, così legato al fiume, o meglio a tutti i fiumi.....sarà perché i fiumi mi piacciono, mi parlano di vita, di strada in movimento, di forza che supera ogni ostacolo, pur di arrivare dove vuole ........




Mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, [...] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, [...] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, [...], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, [...] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno.
 (Alessandro Baricco)


  • Un particolare numero sembra determinare la lunghezza dei fiumi che formano meandri. Il prof Hans-Henrik Stølum, uno scienziato della terra dell'università di Cambridge, ha calcolato il rapporto tra la lunghezza effettiva dei fiumi dalla sorgente alla foce e la loro lunghezza in linea d'aria. Anche se il rapporto varia tra un fiume e un altro, il valore medio è leggermente superiore a 3, cioè la lunghezza effettiva è circa 3 volte maggiore della distanza diretta in linea d'aria. In realtà il rapporto è circa 3,14, che è il valore approssimato di π ossia del rapporto tra la circonferenza e di diametro del cerchio. Nel caso dei fiumi, π è il risultato di una battaglia tra l'ordine e il caos. 
  • (Simon Singh)




Penso al fiume, al mio fiume, e spero che anche lui, nella suo semplice scorrere da fiume di montagna e più che altro da fiume toscoromagnolo, sia legato ancestralmente al Pi Greco.