martedì 29 maggio 2018

Limbo


Piccolo aforisma sul LImbo

"Dicono che il Limbo non esiste più, ma non è mica vero.
Noi Italiani, ci stiamo vivendo proprio dentro...e anche da un bel pezzo ormai!"

K.B

sabato 12 maggio 2018

Mentre infuria la tempesta

Ho incorniciato una cartolina e l'ho appesa accanto al carboncino che ritrae mio padre mentre fuma la sua pipa. In quella cartolina si vede una chiesa, una bellissima chiesa, opera del Sangallo, che si erge maestosa al termine di un lungo viale di cipressi. Sul viale, una minuscola figura di donna che si dirige verso un appuntamento tenuto vivo una volta al mese per oltre trent'anni: mia madre. Una messa fatta celebrare una volta al mese per quell'uomo, suo compagno di vita , un filo esile e inossidabile, che l'ha tenuto accanto a noi per tutto il tempo che a lei è stato possibile mantenere questo impegno. Ma non è questo il ricordo che voglio conservare di mia madre. Mi sono rigirata tra le mani un anello di brillanti, dono del mio babbo, per il quarantesimo anno della mia mamma, e strofinandolo tra le mie mani, è venuta fuori, come dalla lampada di Aladino,  una giornata memorabile, di festa, di dolci, di fiori, ....tanti fiori! Quaranta rose rosse, quaranta gladioli rosa, quaranta mughetti, quaranta gerbere e poi la torta con quaranta candeline e il desiderio espresso nel segreto che nessuno ha mai saputo,....poi la sera, finita la festa, quando ci si ritrova intorno al nostro tavolo in cucina, per consumare una frugale cena, l'annuncio della 'signorina buonasera' alla televisione; "E ora va in onda la commedia "Addio giovinezza", e allora succede quello che non avevamo mai pensato e guardiamo, io e mio padre una mamma-moglie-donna che scoppia a piangere rumorosamente, perché sente che quello è l'ultimo regalo della giornata per festeggiare i suoi quarant'anni. Ma non è questo il ricordo che rappresenta mia madre.
La mia mano tra le sue, per tre volte, tanti sono i miei figli, la mia mano a cercare forza in una piccola , tenace donna, che mi è stata vicino per tutta la sua vita, prendendosi cura di noi, in ogni momento, sia mentre le sue abili mani preparavano manicaretti per la truppa golosa, sia quando ci brontolava con il suo inconfondibile accento romagnolo, cercando alleanza  in ogni suppellettile che trovava a portata di mano, per punirci di qualche marachella. L'ha fatto con me e con i suoi nipoti ed è uno dei ricordi più belli che mi porto dentro. Ma non è questo il ricordo che voglio avere di mia madre.
La sua mano tra le mie, la sua debolezza, ma anche il suo carattere ancora ribelle e determinato. Il suo consumarsi in una sofferenza lunga sei anni, che le minava il corpo, ma non la mente e lo spirito, che anzi, ne usciva più solido e acuto che mai. Un affinamento intellettuale che sopperiva alla mancanza di ogni movimento e che l'ha spinta fino all'ultimo a regalarci perle di saggezza e di vita vera.Ma non è questo il modo in cui voglio ricordare mia madre.
Oggi sono uscita. Ho calpestato erba incredibilmente morbida e verde, di un verde brillante, come non mi capitava di vedere da tanto tempo. Ho alzato gli occhi e c'era un ciliegio, già pieno di piccoli frutti che devono maturare al sole e mi è tornata in mente un'immagine, che non ho mai visto se non nella mia fantasia, andando dietro a un racconto che la mia mamma faceva di se stessa. Aveva diciotto anni, c'era la guerra, lì sulla linea gotica, e lei aveva una gran voglia di vivere e una grande fame. Fu allora che vide un ciliegio. Le ciliegie erano rosse, mature al punto giusto, invitanti oltre ogni dire. E così, una ciliegia tira l'altra, continuò a mangiale anche mentre gli aerei degli americani sganciavano nespole, non lontano da dove era lei. Un inno alla vita!. E questo è il ricordo che voglio tenere sempre dentro di me. Una giovane donna con gli occhi ridenti e i capelli al vento che pensa che la vita sia bella, e vada vissuta in ogni momento, anche mentre intorno a lei infuria la tempesta.