lunedì 24 febbraio 2020

Tra Malaparte, Fellini....e qualche parolaccia




Se e vero quello che diceva Malaparte e cioè che noi toscani camminiamo a mele strette, almeno quell'orifizio così ben protetto ce lo siamo salvati dal nobile invasore.  Vi pare poco? E a ben pensarci credo che ormai tutti gli Italiani, per le tante vicissitudini, abbiano cominciato a camminare così!

Certo la visita di questo blasonato ospite, non credo sia giunta gradita a nessuno, ma visto che siamo un popolo accogliente, l'abbiamo ricevuto, riservandogli il trattamento che in genere si usa per le grandi personalità, e cioè in guanti se non di seta, almeno di lattice.

Essendo poi anche un popolo di tradizione, ci è sembrato giusto rispettare anche quella del Carnevale,  e ci siamo messi tutti le mascherine.

Che si doveva fare di più, per tanta corona?

Però siccome c'è anche il detto che dopo tre giorni l'ospite puzza, proprio come il pesce, e che questo ospite  si sta approfittando della nostra ospitalità, fino a diventare nauseabondo e totalmente sgradito,proprio come un polipo andato a male, ci sentiamo in diritto di fare nostra la frase di Federico Fellini, in un momento in cui non solo ci sentiamo tutti italiani, ma tutti cittadini del mondo,..... una frase che ci esorta a "Non sbagliare il tempo di un addio o di un vaffanculo. Bastano pochi secondi di incertezza e ti si potrebbe ritorcere contro".

Da vecchia scout non posso fare a meno di esserlo anche ora dicendo che 
"L'impresa riuscirà se ciascuno avrà fatto bene la sua parte"

E speriamo sia davvero così!

venerdì 7 febbraio 2020

Il cielo è sempre un pò più su

Toccare il cielo con un dito! E chi non lo vorrebbe? E magari qualche volta ha pensato anche di riuscirci, salvo poi  capitombolare nuovamente nella melmosa pozzanghera della delusione. Bah! La vita è fatta così, ma che magra consolazione e io non ci sto, non ci sto proprio.
Un bel pò di anni fa un amico che era uso parlarmi per aforismi soleva rispolverarmi di tanto in tanto il famoso "Si nasce incendiari e si muore pompieri!". Io lo ascoltavo, e non sentivo mie quelle parole, così  mi limitavo a fare spallucce. Oggi no. Oggi dico che io non sono nata incendiaria, nel senso che della mia vita non ho mai voluto farne un'epopea da tramandare ai posteri, costasse quello che costasse, nossignori, io la mia vita l'ho sognata piena di ideali, ma possibilmente tranquilla e ricca di affetti. Guardando a ritroso, posso dire che di affetto ne ho ricevuto tanto e tanto ne ho dato, ma per trovare un attimo di tranquillità devo tornare alla  mia infanzia, al massimo fino alla prima giovinezza. Dopo è stato tutto un crescendo, ma non di tranquillità, bensì del suo esatto contrario. E di anni ne sono passati tanti. Lune su lune si sono avvicendate sulle mie esperienze e sui fatti della mia vita, molti dei quali mi hanno tolto il sonno e il sorriso, ma non mi hanno per niente spinto a diventare pompiere, e cioè a gettare acqua su quel piccolo fuoco che è dentro di me e che ho continuamente alimentato con la ricerca di risposte alle tante domande che si sono agitate sempre nella mia testa. Domande colorate dei colori più brillanti, perché io amo il colore, e cullate da una musica speciale che è sempre stata dentro di me e dalla quale non posso prescindere, pur non conoscendo neanche una nota musicale No! Io ho ancora i miei ideali e il mio credo, intatti ora, come tanti anni fa, ai quali dentro di me, e solo dentro di me, ora potrei aggiungere anche l'illusione di quel pizzico di giovinezza, che prima non mi è stata concessa, e che ora, anche a dispetto di me stessa, in certi momenti viene fuori prepotentemente, incurante dei miei capelli bianchi, e mi ricorda che la vita non è immutabile, che le idee possono cambiare, migliorare, evolvere e volare verso orizzonti che fino a un attimo prima non riuscivo a vedere. E allora, in quei momenti, la parte più vera di me è lì, che guarda il cielo e si rende conto che in effetti il cielo è sempre un pò più in su di come lo vedo io e che avrò solo l'illusione di toccarlo con un dito, perché toccarlo significherebbe imprigionarlo dentro confini che invece non esistono se non nella nostra superba arroganza di uomini. E così facendo mi accorgo di vivere nei problemi quotidiani, con i piedi dentro una pozzanghera, ma con la mente curiosa e il cuore vagabondo, sempre pronti a partire verso orizzonti lontani, e più che altro speranzosi di poter aprire ancora un pò di più le tende del mio cielo, di quel cielo, che sicuramente è sempre un pò più in su, ma che mi invita a capire, a cambiare, a rinnovarmi. E nel mio girovagare del pensiero,  crollano tabù e resta solo la parte bella di ciò che mi viene dal passato, e mi permette di andare vero un futuro che io forse non vedrò mai, ma che voglio intravedere più bello, più pulito. E' un sentiero solitario, quello in cui cammino, ma mi permette di ricaricarmi di ossigeno per andare avanti, per sperare, per guardare il cielo sapendo che se non posso toccarlo con un dito, posso almeno imparare a conoscerlo sempre un pò di più, con la libertà che nasce dall'umiltà di chi sa di essere solo una piccola, piccolissima,infinitesima parte di un tutto.