venerdì 30 ottobre 2020

I padroni del mondo

 Sono le dieci e mezzo. E' ora di andare a letto, almeno per me,o meglio,  almeno per me stasera, dopo una giornata uggiosa, trascorsa in casa tra televisione e lavoro a maglia. Forse ho cominciato un maglione, ma non ne sono molto sicura. So solo che sto facendo il punto più semplice, perché mi permette di tenere le mani occupate, gli occhi sulla televisione e la testa da un'altra parte.Dove va la mia testa? Sicuramente dove vanno le teste di tutti gli italiani in questo momento. Si perde in pensieri fumosi, dai quali torna indietro immediatamente quando  intravede squarci di una situazione che sta diventando sempre più grave, sempre più difficile da gestire, sempre più litigiosa, sempre più colpevolizzante. 

In casa c'è silenzio, è tutto il giorno che c'è un silenzio quasi irreale poi capisco perché. Non si sentono più le voci dei ragazzi che fino a non molti giorni fa, giocavano proprio sotto le mie finestre. Mi mancano quelle voci. Il tempo scorre in maniera diversa, non più lentamente, ma diverso, con nuove consapevolezze che vengono a fare capolino dalle sue pieghe. C'è voluto poco per fermare il mondo, sembra che mi dica, e ora stai scoprendo che non esiste solo la fretta dei vostri giorni, ma una dimensione che vi spinge a fare nuovi ragionamenti, nuove considerazioni,ad avere nuove paure, che pensavate di non poter mai avere. I PADRONI DEL MONDO | Youtube, Playlist, Video

Già, la paura! E sai che penso? Penso che non bisogna aver paura di dire di aver paura. Che gioco di parole vero? Perché la paura è un'arma nelle nostre mani, un'arma che spinge il nostro istinto prima, la nostra ragione dopo, a cercare di difenderci, di trovare soluzioni a questo problema che si chiama pandemia. Quindi ben venga la paura, se è accompagnata dal ragionamento. Ciascuno di noi può fare qualcosa per sé e per gli altri, perché ora bisogna ragionare per un bene comune e non soltanto individuale.

 Siamo nuovamente tutti in balia delle onde, e stavolta sono onde anche più alte. E a che serve recriminare su quello che doveva essere fatto e non è stato fatto, se non a inasprire gli animi, a sollevare rivolte pericolosissime sia per l'esposizione al  contagio che per l'incolumità? Non aiuta nessuno quest'aria densa di livore, in cui tutti puntiamo il dito contro qualcun altro. Così non si trovano soluzioni e intanto molte delle nostre Regioni sono entrate nella fase quattro, la più pericolosa. A questo punto il mio pensiero si ferma. Oggi non ci voglio più pensare. Ci penserò domani, come diceva Rossella O'Hara. Meglio andare a letto.

Mi alzo dalla poltrona e vado a chiudere le persiane. Alzo gli occhi e vedo le stelle, sento il vento che mi passa sul viso mentre scuote le fronde dell'albero che ho davanti e porta via qualche foglia. Il mondo è lì, c'è sempre, c'è ancora, anche se per un fuggevole attimo mi ha trovato impreparata alla sua presenza così rassicurante.Perché io per tutto il pomeriggio sono stata in un mondo diverso, un mondo opaco senza sopra e senza sotto. E invece è lì, con la mia quotidianità, con un gatto che se ne va ancora a zonzo, con gli ultimi gerani dell'autunno e i primi ciclamini che parlano di inverno. Tutto è come sempre nella natura che mi circonda,e anche se so che non è vero. perché c'è un temibile nemico invisibile che ci minaccia, ritrovare le cose di sempre mi tranquillizza, anche se non mi rassicura perché pensavamo di essere i padroni del mondo e con stupore abbiamo scoperto che non è vero.

Meglio andare a dormire.

sabato 24 ottobre 2020

Lentamente muore

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
 
 Chi non conosce questa poesia? Credo che ciascuno si identifichi in qualcosa di quello che dice. Io non voglio fare la modesta e non la farò perché  mi  identifico proprio in tutto, anche se in certi casi nelle cose negative. Comunque a essere sinceri, il risultato che ho raggiunto con me stessa non mi dispiace.
Anche ora, in questo tempo così nemico, così avulso di futuro, così statico nel presente, so e lo so con certezza che  muore lentamente chi non cerca dentro se stesso la molla che gli consenta di continuare ad avere la scintilla della creatività, che è figlia della fantasia. E la fantasia per avere diritto di chiamarsi tale, deve essere sempre feconda, altrimenti lentamente muore.
 
Così oggi ho fatto mio 'Lentamente muore chi non capovolge il tavolo' . Sono stata a pensare un bel po' a che potesse servire capovolgere un tavolo e lì per lì non mi è venuto in mente niente.....poi un baluginio è riaffiorato dal passato e mi sono rivista bambina, quando giocavo a cowboy e indiani con i miei amici di allora. Avevamo una palestra tutta per noi e in questa palestra c'era anche un tavolo, uno di quei tavoli di una volta, robusto, con quattro zampe grosse, indistruttibili. Ecco, ora lo vedo nitidamente quel tavolo, non proprio capovolto, ma messo in modo che due zampe potessero diventare il surrogato di due cavalli, sui quali salivamo a cavalcioni e da lì sparavamo sugli indiani con i nostri fucili di legno, ai quali erano attaccate dolorose pallottole fatte con le camere d'aria delle biciclette e tenute in tiro da un chiodo e da una molletta per i panni, mentre i pennuti indiani si difendevano con i loro micidiali archi fatti con i ferri degli ombrelli rotti, dai quali partivano frecce dello stesso materiale. E c'è chi pontifica che oggi i ragazzi sono peggiori di quelli di una volta! bah!
Una volta accesa quella lampadina, tutto è stato più semplice. Mi sono ricordata di avere un tavolo tondo, ormai smontato e messo nel ripostiglio. Sono andata a prendere la base e ....meraviglia! Una volta capovolta ho avuto un tavolino esagonale,  il cui piano d'appoggio era quello che una volta era il pedone del tavolo. Ed è allora che ho cominciato a divertirmi davvero! Non c'era più tristezza, né solitudine, e anche il pensiero del Coronavirus se ne era andato spazzato via da una ventata di entusiasmo, insieme al governo, ai virologi, agli opinionisti, tutti vestiti di nero, proprio come le tate di Mary Poppins. C'ero io, solo io e la mia fantasia che doveva fare di quell'unica zampa di tavolo, che aveva preso nell'arco dei decenni tanti calci da tutti noi, un tavolino da poter  diventare nuovamente arredamento. Questo è il risultato.


 Magari domattina non mi piacerà più, ricupererò  tovaglia e pizzo per qualche altra avventura, ma oggi posso dire di aver non solo capovolto un tavolo,  ma di avergli ridato una vita nuova.

Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità

Martha Medeiros

 

ps- In poche parole, tutto il lavoro fatto significa, almeno per me, "evadere dall'ordinario".

 

 
 

martedì 20 ottobre 2020

VIVERE

 

 Smetti di correre, smetti di inseguire 

ombre che si dileguano davanti a te.

Non si vive di ombre e non serve rubare

neanche un raggio al sole

se dentro di te hai la notte.

Fermati, siedi e ascolta la tua vita.

Ti corre tra le mani come la sabbia del mare.

Ascolta il mormorio delle onde!

Ti parlano, ti sussurrano "Vivi..."

Accetta la realtà dei tuoi giorni.

Sei sola con il tempo che ti è dato.

Vivilo con la speranza del gabbiano

che affida il suo peso al vento

che lo porta lontano, più lontano

verso altri lidi, altri mari. 


Che differenza da quando scrissi questa poesia, guardando il mare.

Ora non ho più bisogno di guardare il mare per avere queste sensazioni, perché dopo Rock Port il mare è dentro di me.

 


martedì 13 ottobre 2020

C'è zucca e zucca

 Quando vedi che un vaso di fiori, bello grosso, è appoggiato incautamente sul davanzale di una finestra a due piani sopra di te, che fai? Ci stai sotto per caso? Aspettando magari che una folata di vento un pò più forte lo faccia cadere sulla tua zucca? Perché magari sei un temerario, un fatalista, un distratto (ho detto distratto per non dire parole più consone, ma meno educate)?

Spero proprio di no. Se hai un briciolo di senso comune, ti sposti naturalmente, e se hai un briciolo di senso civico, pensi al malcapitato che invece potrebbe non accorgersene e trovarselo invece sulla sua di zucca, con conseguenze imprevedibili. E allora che fai, te ne freghi? No! Vai a suonare il campanello dello scriteriato/a che ha ben pensato di mettere un vaso sporgente sul davanzale, o per caso, o perché non gliene importa niente di cosa può derivare da quella scelta.

Ecco! Oggi noi abbiamo quel grosso vaso fiorito, in bilico sul davanzale che si affaccia sul mondo e chi l'ha visto ha cercato di spostarsi e di far spostare gli altri, anche quelli che per curiosità venivano a guardarlo e magari facevano anche scommesse. Cade o non cade? In questo caso non è stato possibile neanche avvisare il proprietario di quel davanzale, perché risulta sconosciuto, e il vaso è rimasto lì, con i suoi bei fiori tondi che spruzzano spore nell'aria che ci circonda..... 

Giunti alla conclusione che il proprietari di quel vaso non si può trovare, bisogna aguzzare l'ingegno e cercare di rendere innocuo quel coso che rischia di fare un danno enorme al mondo. Al mondo? No davvero, forse il mondo avrebbe molto da guadagnarci dal ridimensionamento dell'umanità. Il danno è tutto per l'uomo. Tutto nostro, tutto mio, tutto tuo. E noi ci teniamo alle nostre zucche vero?

Per cui mentre altri studiano, ciascuno col suo modo e la sua conoscenza, il modo di rendere innocua quella bella, affascinante pianta fiorita, io e te, cioè noi, cerchiamo  di fare la nostra parte e di starle il più lontano possibile, per non intralciare i lavori e più che altro per non prendercela in testa.

Tra pochi giorni in tutto il mondo si accenderanno tante zucche per Halloween, per la gioia di grandi e piccini. E' un'occasione da non perdere per aggiungerci a questa luminaria. Accendiamo anche noi la nostra zucca con la luce dell'intelligenza, del buon senso, e del rispetto che ogni uomo deve a se stesso e agli altri.



Zucca di Halloween... divertente per i piccoli, ottima per i grandi



domenica 11 ottobre 2020

Casta Diva

 Ieri per passare il tempo mi sono messa a guardare alcuni vecchi film su You Tube. Erano film che parlavano della vita e delle opere di Puccini, Verdi, Donizetti , Bellini.

Film semplici, sicuramente un pò romantici, proprio perché italianissimi e girati in un periodo in cui la violenza gratuita e le parole inglesi ancora non andavano di moda.

 Insomma un modo come un altro per passare in compagnia di tante belle romanze, un pomeriggio noioso.

Dopo essermi addentrata nella vita della famiglia Ricordi, e nelle avventure sentimentali ed esistenziali di Puccini Verdi e Donizetti ho cercato qualcosa di Bellini ed è così che sono inciampata sul film "Casta Diva", elaborato sulla "Norma" di Bellini. Il film, di per sé non è niente di eccezionale naturalmente,ma  la musica è bella,molto bella, me ne sono accorta sin dall'inizio, quando sentendola suonare ha suscitato in me qualcosa che veniva da lontano, senza peraltro riuscire a capire perché. Neanche quando quasi alla fine del film, l'ho sentita cantare per intero da una brava soprano, ho capito perché quella musica mi dicesse qualcosa. Del resto nei miei anni, l'ho sentita tante altre volte e mi è sempre piaciuta, ma non aveva mai suscitato in me le emozioni che provavo ora. Poi è arrivata la scena finale, quella dove la protagonista muore e in quell'attimo io non sono stata più io. O meglio ero io con sessantacinque anni in meno e la visione fuggevole di una scena nella quale una bellissima fanciulla moriva, tante poltroncine ricoperte di velluto rosso e la pasticceria del Nannini a Siena.

E così improvvisamente ho ricordato. Ero a Siena col mio babbo e la mia mamma, non so assolutamente per quale motivo, né riesco a ricordare se c'eravamo andati da Rosia o da Chiusdino,so soltanto che a seconda da quale paese venivo, avevo o sei o sette anni. Ricordo solo che mi portarono al cinema e quelle poltroncine rosse ricoperte di velluto mi sembrarono un lusso inaudito. Era la prima volta che vedevo roba simile, abituata come ero ad andare solo ai cinema parrocchiali che avevano sgangherate poltroncine  di legno, nelle quali si rimediava sempre qualche scheggia!

Del film non ricordo niente, salvo la musica e la scena finale che mi emozionò. Infine, delizia delle delizie, le paste nella pasticceria Nannini.

Poi sono cresciuta. Il tempo è passato e ha lasciato uno strato di polvere sui ricordi, anche su quel ricordo, tant'è che per me, oggi, se non avessi per caso visto quel film, non sarebbe mai più esistito.

E così mi accorgo che nella nostra mente tutto si conserva, rigorosamente incasellato e pronto a riemergere anche a distanza di tanti anni, anche quando in noi non c'è più la consapevolezza del ricordo.

E questo mi ha fatto pensare al nostro cervello e l'ho paragonato a un computer, che contiene tanti file nei quali sono scritte migliaia di informazioni, che dimentichiamo magari per anni e poi quando ci servono le andiamo a cercare, per cambiare, aggiungere, aggiornare, cancellare.

Ora io capisco che il computer serve a chi lo usa, a chi ci lavora, sia per fare una semplice comunicazione, che per decidere le sorti dell'umanità.

Ma i nostri ricordi, il nostro sapere accantonato,le nostre esperienze obliterate dal tempo, a chi servono e a che servono se non a essere nuovamente cestinate?

Possibile che anche noi uomini alla fine siamo solo dei computer? E possibile che qualcuno ci manovri come noi facciamo con i nostri computer? Se fosse così spero solo che lo facciano meglio di quanto so farlo io.

Ma non dire bischerate Giuly. Come facciamo ad essere dei computer se abbiamo dei sentimenti?

Per un attimo tiro un sospiro di sollievo, poi mi fermo......perché i computer li abbiamo costruiti e programmati noi uomini, ma a noi chi ci ha costruito e chi ci ha programmato?...........Forse quel tizio ne sapeva un pò di più di noi?

Mi fermo. Ero partita da Casta Diva e termino con Casta Diva.Basta. L'ho detto. Però che  Musica sublime che porta l'uomo a cercare cose che lo trascendono e vanno in direzioni sconosciute.........

Lo sapevo io! Il mio pensiero vola e fisso il mio computer con una certa simpatia..Chissà se anche a lui è piaciuta Casta Diva...... Meglio andare a letto.

Ma guarda te dove mi ha portato Casta Diva......