sabato 30 giugno 2012

Quante scale!

Stamani mi sono svegliata così!!!




Quando dentro di te ci sono scale che scendono, scale che salgono, scale trasversali, scale a rovescio, ma tutte con una prospettiva giusta...e tu non sai quale prendere, l'unica cosa che puoi fare è andare a fare una passeggiata. Poi tutto va a posto.
(Da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly)



Menomale che la Casa di Fuf è a piano terra!!!!

venerdì 29 giugno 2012

Buongiorno Italia


Prandelli ierisera nella sua intervista ha detto due o tre parole che mi hanno colpito: Attenzione a non sottovalutare l'Italia. E non si riferiva solo al calcio.

Ovvia! Fatemelo dire! Ce l'ho sulla punta della lingua da tanto tempo, ma oggi mi si offre l'occasione giusta............VIVA L'ITALIA!!!
 E non certo solo perché ierisera è stata superlativa nella partita contro la Germania e ci ha entusiasmato, ma proprio perché ITALIA. Chi mi conosce bene, ma anche solo un pò, conosce il legame affettivo che mi unisce da sempre al mio bel Paese!
Sono fiera di essere Italiana per il suo grande passato? Almeno noi un grande passato ce l'abbiamo.
Sono fiera di essere Italiana per la nostra genialità? E chi ne ha avuti più di noi di Geni?
Sono fiera di essere Italiana per la nostra fantasia? In quello non ci batte nessuno.

Insomma io sono un'Italiana docg. nel bene e nel male e mai rinnegherò la mia appartenenza.

 Abbiamo anche tanti lati negativi, questo è vero.......ma perché gli altri non ce li hanno forse???
In attesa di sentirmi più Europea di quanto mi senta oggi, mi avvio al lavoro insieme a tanti altri che in questo momento lasciano le loro case per andare a lavorare nell'incertezza del domani e comunque con la convinzione che "il lavoro è un diritto",  non prima però di aver detto "Buongiorno Italia!"
 

mercoledì 27 giugno 2012

Ma poi guardo......




Tre  quattro persone mi hanno consigliato di cambiare lo sfondo di questo blog, perché è un pò buio, la scrittura risalta poco e anche i colori dei quadri non vengono esaltati. 
Do senz'altro ragione a queste persone, perché sono cose che ho notato anch'io, ma poi guardo quei quadretti appesi, il telefono al muro, le pareti vecchie, la televisione che mi ricorda tanto la prima che comprò il mio babbo, quei colori smorzati e mi dico che sarebbe come rinnegare me stessa, perché io amo le case vecchie, i vecchi telefoni, i quadri appesi, che posso immaginare siano fatti da me, io amo la penombra, dove tutto si addolcisce e perde l'aggressività della luce. Insomma io in quello sfondo mi sono sentita proprio a casa e ci sto portando tutto: il mio cane, i miei gatti, le mie cose, i miei ricordi, la mia famiglia che ho tenuto per ultima perché è la più importante e della quale non parlo se non per fare brevi accenni, perché la mia famiglia sta in uno scrigno dentro la casa di Fuf e questo scrigno lo apro solo con i miei cari.
Penombra
Ecco...io mi sento veamente a casa mia in quello sfondo, saprei dirvi anche dove è la ragnatela di quel ragnetto che si sta arrampicando su per lo schermo del mio computer. Vedete lì accanto alla base del telefono? E' proprio lì! Bisogna che mi decida a spolverare!
Allora mi sono limitata a ingrandire la scrittura e a marcarla di più, per far capire che apprezzo i consigli  di chi me li ha dati. Grazie, grazie davvero.

martedì 26 giugno 2012

I bomboloni di SuperCiccio

Vi è mai capitato che un ricordo vi arrivi così, imprvvisamente, senza un perché e un percome?
A me stasera sono tornati in mente i bomboloni di Ciccio o meglio di 'Superciccio'.
Slurp!!
E' stato un attimo ....e dietro quei bomboloni si è materializzata una giornata speciale, quasi surreale, vissuta da me e dai miei figli a Sabaudia.
Protagonisti: un treno, un taxi, quattro personaggi in cerca d'autore, un pullman surriscaldato, naturalmente i bomboloni di Ciccio, un caldo infernale  e...........tanta vita.
Trama: un appuntamento al quale non avremmo voluto mancare in nessun modo, nonostante il ritardo mostruoso del treno, lo sciopero,la cifra iperbolica richiesta dal tassista per fare gli ultmi venti chilometri e permetterci di arrivare puntuale a un appuntamento con la vita, non importa quale, perché ciò che in quel momento più che altro era importante per noi, era essere insieme .
Finale: tanta stanchezza e tanta soddisfazione per la giornata in sé.
Morale: chi si contenta gode. Evviva il caldo infernale, il sudore, il puzzo del treno, il viaggio in piedi, il sonno sempre in agguato, il tassista che ha trovato il pollo da spennare, il portafoglio quasi vuoto......e tutto il resto!
In tutto questo i bomboloni di Ciccio, sono la parte dolce della giornata, quella alla quale qualche volta, come stasera, ritorno con tenerezza e una punta di nostalgia.

lunedì 25 giugno 2012

Sai cos'è?

Da una settimana abbiamo un ospite nella casa di Fuf. Un ospite molto impegnativo.
E' un cucciolo di rondine.  E ora i gatti che faranno? ci siamo dette io e mia figlia immaginando già salvataggi in extremis dalle fauci dei nostri amic pelosi.........macché! Ci siamo dovute subito ricredere perché per i nostri micioni niente può sostituire il sapore dei croccantini. Ieri Ugo (che poi è il titolare della casa di Fuf) ha dormito tutto il pomeriggio sdraiato accanto alla scatolina di Ronni-pu (contrazione di rondine pulcino).
Dare da mangiare a Ronni-pu è un'impresa che dura dalla mattina alle sei e mezzo fino alla sera alle undici e fino ad ora non siamo riuscite a trovare un mangime che sia adatto per una rondine, per cui il nostro cucciolo sta crescendo con un pastone fatto di omogeneizzato al manzo e macinato di bistecca....chianina. Niente male vero? Ogni tanto cerchiamo di acchiapparle anche qualche zanzara, ma non sembra gradirla molto.....anche Ronni è come i gatti! Chissà! Forse anche la nostra piccola rondine preferirebbe i croccantini?
Del resto è vero o non è vero che il mondo cambia?
Ce la farà Ronni-pu? Non lo sappiamo assolutamente, ma cerchiamo di fare di tutto perché quelle sue bellissime ali un giorno si possano aprire e trovare quella forza che la faccia volare verso la libertà.......
Chissà se la nostra piccola rondine è d'accordo con queste parole?




Sai cos'è
quella linfa vitale
che ti obbliga ad andare
a correre, a volare?
Ti scorre nelle vene
come fuoco d'amore, 
Forza Ronni-pu!!!
ti incalza, ti sostiene
in tutte le tue prove.
Ti dice. "Non voltarti,
supera le tue pene,
vai avanti sempre sai
più su oltre le cime
dei monti azzuri
che vedi là lontano,
degli orizzonti al mare,
dove vola il gabbiano,
oltre ogni mèta ambita,
oltre la stessa vita".
Sai cos'è?
E' una cosa che sa di immensità.
Il suo nome?
Si chiama libertà

domenica 24 giugno 2012

Scout a modo mio

Sono scout da quando avevo tredici anni......e fiera di esserlo, come del resto sono sempre stata fiera  di essere figlia della "Benemerita". 
Non è facile per nessun giovane essere scout, figuratevi per una che oltre a esere scout è anche figlia di un maresciallo dei carabinieri, non è facile dicevo, perché il luogo comune ci insegue sempre con le sue barzellette a volte bonarie, molto più spesso taglienti e cattive!!
 Ma io, ripeto, sono sempre stata orgogliosa della mia provenienza e della scelta più o  meno incoscente che feci a tredci anni e che mentre crescevo è maturata dentro di me e mi ha accompagnato fino ad ora restando sempre dentro il mio cuore.
E proprio seguendo il cuore devo aggiungere che sono scout senz'altro, però 'a modo mio'.
Essere scout 'a modo mio' non vuol dire essere migliori o peggiori di altri, ma semplicemente seguire una traccia che nasce proprio da uno stato emozionale che ti dice di fare in un modo piuttosto che in un altro. Sono un'istintiva che ha sempre trovato le sue dritte nelle semplici parole della nostra Promessa.


Con L'aiuto di Dio
prometto sul mio onore
di fare del mio meglio
per compiere il mio dovere verso Dio
e verso il mio Pese,
per aiutare gli alri in ogni circostanza,
per osservare la Legge Scout.

Non amo quindi molto tutto il castello di burocrazia e di codicilli che lentamente si è aggiunto alla snellezza dell'idea del fondatore dello scoutismo . Penso che almeno in parte sia tutto tempo sprecato e tolto ai ragazzi con i quali abbiamo la fortuna di fare questo cammino. Questo naturalmente è il mio pensiero e può essere del tutto sbagliato, perché  in un mondo che cambia ci vogliono anche regole nuove e nuove impostazioni mentali, ma .......mettiamola così......io sono scout più per istinto che per ragionamento. Che volete? Non si può essere perfetti!

Canto di ragazzo

Negli occhi di un ragazzo
ci sono grandi sogni, ci sono infinite speranze.
Negli occhi diun ragazzo
ci sono campi di grano, ci sono campi di gioco.
Negli occhi di un ragazzo
ci sono ore di gioia, ci sono ore di tristezza.
Negli occhi di un ragazzo
c'è un canto alla vita, sì....c'è un canto alla vita!
Canta ragazzo il tuo inno che parla di stupore,
che parla di gioia e di dolore,
canta ragazzo, non ti stancare,
anche quando il nostro mondo adulto
sa darti solo il male.
Sei tu la sentinella che veglia sul futuro,
negli occhi tuoi c'è un cielo di nuvole e di sole,
di pioggia e di sereno e poi di arcobaleno.
E' un cielo grande, non ancora inquinato.
Nessuno ancora te l'ha sciupato!
Lasciamo il canto ai ragazzi,
perché è attraverso loro
che forse il nostro mondo
avrà ancora un futuro.




sabato 23 giugno 2012

Scettico blu


 Io......ecco! Quando mi vengono fuori pensieri così seri, comincio veramente a preoccuparmi.......


In tuo figlio c’è la proiezione di te stesso solo se passa attraverso la sua libertà.
(da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly) 


........e allora ho subito bisogno di alleggerire la parola 'libertà', che è una cosa bellissima, ma molte volte anche terribilmente ingombrante, altre volte così difficile da trattenere.......Mi auguro che questo mazzo di fiori che ho dipinto abbia anche un bel profumo.......quel famoso profumo,  che nessuno riesce a rinchiudere dentro una boccetta. Sennò che libertà sarebbe? 

venerdì 22 giugno 2012

Capannettì


Capannettì è un nome senza signficato apparente, ma esiste, è anche dentro la casa di Fuf e vi assicuro che invece vuol dire tantissime cose......................




Io per esempio la mia capannettì ce l'ho in salotto, in un angolino, che diventa quasi uno stanzino tutto mio, quando riesco ad aprire la porta e a farla diventare così una specie di parete. In quel piccolo spazio c'è rinchiuso un tavolino, che non è un tavolino qualsiasi, ma è quello dove lavorava mio padre, ma è meglio dire il mio babbo, e quindi a me molto caro.
Sul tavolino c'è appoggiato uno schermo e una tastiera, un computer per tutti, ma per me una finestra aperta, una via di fuga dalla quotidianità e dalla banalità di tutti i giorni, cose indispensabili non lo metto in dubbio, ma dalle quali quando posso cerco di evadere. Accanto a questa finestra immaginaria, da un pò di tempo a questa parte c'è un orsetta di peluche, abbastanza malconcia devo dire, perché è sopravvissuta a un incendio, ma quando stavo per buttarla un piccolo suono si è materializato improvvisamente e .....oh meaviglia! Mi sono accorta che aveva un carillon con una musichina neanche bella, ma dolce come tutte quelle dei carillon.......insomma era un'orsetta che in definitiva mi somigliava un pò, anche se il fumo e il fuoco degi incendi che hanno devastato momenti della mia vita apparentemente non mi hanno lasciato traccia, come invece è capitato a lei. Forse io il nerofumo ce l'ho dentro, ma anche in me nonostante tutto, la musichina è rimasta......e così è rimasta anche l'orsetta che mi guarda con i suoi occhi fissi e così la guardo anch'io, scrollo il capo e dico "ma guarda che imbecille!!!" non so mai se riferito a me o a lei o a entrambe, e mi metto a scrivere.
Mi capita facilmente di divagare quando scrivo e così non di rado capita che comincio a parlare di una cosa e finisco per dire tutt'altro, ma cosa importa? Il pensiero si sveglia, vola, spande intorno a sé il profumo della libertà,  che è un profumo raro, costosissimo, che nessuno riuscirebbe mai a rinchiudere dentro una boccetta, neanche in una di quelle delle più prestigiose firme, e di questo profumo sono piene tutte le capannettì della nostra esistenza.
La capannettì non è un'invenzione mia, nossignori, la devo tutta ai miei figli, che l'hanno creata, ampliata, modificata, e io l'ho fatta anche mia, perché mi ci sono trovata bene, e mentre scrivo mi viene lentamente un sorriso, visto che loro potrebbero chiedermi i diritti d'autore.
Ciascuno dovrebbe avere in dotazione una capannettì nella quale ritirasi al bisogno, per trovare quello sconfinato senso di libertà del quale ogni uomo ha necessità.
Non occorre molto per farsi una capannettì quando siamo bambini. Può bastare un pò di cartone, o una coperta appoggiata sui braccioli di un divano e di una poltrona, o una seggiola, o qualsiasi altra cosa suggerisce la fantasia......quando siamo adulti diventiamo più sofisticati, un cartone non ci basta più ma.......importante è cominciare, perché più tardi si comincia e più si perde. Io ho cominciato quando decisi di entrare dentro una capannettì fatta dai miei figli con uno scatolone veramente grande, al quale avevano fatto una porta e una finestra......ci si stava stretti è vero in quattro persone, ma provai una sensazione così bella, così strana e così mia che da allora capannettì ha fatto parte della mia vita.
La sua realizzazione è ancora più economica delle ricette di cucina  propinate da Federica in TV.  Per i suoi manicaretti basta solo "un pò de denaro", per capannettì invece non occorre neanche quello e tra l'altro............ non paga neanche l'IMU!

giovedì 21 giugno 2012

Estate

E' arrivata l'estate finalmente, preceduta da un carro infuocato che ha seminato afa e calura. Bella l'estate! Con la sua violenta ansia di vivere e di bruciare che si esalta nella lussuria dei fiori, nel profumo notturno del gelsomino che è davanti alla finestra del salotto della casa di Fuf.........


Amo le giornate calde dell'estate e le ombre lunghe della sera che si stendono sui campi proiettando le sagome dei cipressi e dei covoni del grano. Amo perdermi con lo sguardo in questi paesaggi che nessun monumento può euguagliare in bellezza e dolcezza. Mi ripeto una volta di più queste cose qui, in sosta davanti a uno dei tanti murelli del mio paese, terrazze stupende che sovrastano la valle, sul quale mi sono appoggiata, le braccia conserte, lo sguardo perso lontano.
E proprio oggi, mentre mi soffermavo, vuota di pensieri, sulle morbide curve delle nostre colline, mi è tornato improvvisamente alla mente un ricordo di quando ero ragazzina, in quell'età in cui non siamo più bambine e ancora non siamo donne. Un ricordo fatto di nente e di tante cose, per allora.
Le tante cose erano una camicetta bianca con un colletto larghissimo e una gonna rossa abbottonata davanti, arricciata in vita, con due tasconi fermati da due bellissimi bottoni colorati, un paio di sandaletti rossi, con appena l'abbozzo di quello pomposamente chiamavo tacco,che però faceva la differenza tra la bambina e la ragazza. Le tante cose erano le parole che mi aveva detto un ragazzino, definendomi bella; le tante cose era anche il mio cuore che aveva accelerato i battiti fino all'inverosimile. Il niente era il fatto che non c'era proprio niente di diverso dagli altri giorni, se non quei vestiti e il ricordo di quelle parole, in un tranquillo pomeriggio di giugno, mentre me ne andavo a studiare a casa di un'amica per prepararci insieme all'esame di terza media.
La mia amica abitava in campagna e qualche metro prima della sua casa dovevo costeggiare un campo di grano, in quel periodo già alto e quasi maturo e più che altro incredibilmente pieno di papaveri rossi. Una meraviglia mozzafiato! Che quel giorno, sentendomi un pò papavero anch'io, mi attirò in maniera per me inusuale e inconsueta....ma decisamente irresistibile.
Ricordo come se fosse oggi, sentendomi ancora alitare sul viso il caldo vento estivo, di essermi inoltrata tra quel grano e quei fiori, e di essermi sdraiata tra quelle spighe calde, lo sguardo rivolto all'azzurro che mi sovrastava e nel quale decine di rondini volteggiavano senza posa. Intorno a me le api e i calabroni danzavano accompagnate dal loro monotono bisbiglio che in altri momenti mi avrebbe dato fastidio e le formiche si arrampicavano sulle mie mani e sui miei piedi, facendomi un leggero solletico, che in quel momento, chissà perché, non mi disturbava.
Mi sentivo felice! Di una felicità che non sapevo spiegare e che non aveva neanche bisogno di spiegazione. L'accettavo e basta, naturalmente, sentendomi tutt'uno con Dio e con ciò che mi circondava., ringraziando quel sole caldo che mi avvolgeva. Era estate, l'inizio dell'estate della mia vita, anche se io non lo sapevo. Io sapevo solo di essere contenta, che la vita era bella, che l'attimo che stavo vivendo era altrettanto piacevole di quello in cui facevo merenda con pane e nutella, che il mondo era qui, ora, in quel campo di grano che mi aveva regalato il suo profumo, il suo tepore, il suo vento, il suo mondo nascosto, ma così pieno di vita. Un attimo che è rimasto impresso in un angolo del mio cuore.
Tornai pochi minuti dopo, in quel campo, con la mia amica alla quale avevo raccontato entusiasta la mia esperienza di simbiosi con la natura, ma non fu la stessa cosa e da allora capii che certe esperienze devono essere fatte da soli, quando nessuno può condizionare lo stato d'animo con le quali si affrontano.
Oggi, pagherei non so che cosa per poter riprovare le emozioni semplici e intense di allora, oggi che non ci si stupisce più di niente, dove tutto è dato pe scontato e dove, quando si parla di estate, si blatera solo di vacanze al mare o ai monti! Mari e monti nei quali la natura entra sempre di meno, cedendo il passo a programmi nei quali fa la sua comparsa solo come effimera cornice.
Il mio sguardo si perde ancora nella campagna e guardo la valle e il grano che si muove dolcemente, come allora smosso dal vento caldo che siinsinua tra spiga e spiga e per un attimo, un attimo solo, torno la ragazzina di quel giorno, che andava sorridendo fiduciosa incontro all'estate della sua vita.

mercoledì 20 giugno 2012

Ti voglio raccontare





Ti voglio raccontare una favola, ma una favola vera, una di quelle che si scrivono a nostra insaputa in un giorno qualsiasi della nostra vita, magari mentre si va frettolosamente a comprare qualcosa in un negozio....su in paese....


Correvo quella mattina d'inverno di dodici anni fa, correvo per andare a comprare una cosa che mi era assolutamente necessaria, e mentre andavo su per la salita col fiatone, mi dicevo che dovevo fare in fretta, perché a quell'ora avrei dovuto essere al lavoro, e terminare una serie di opuscoli che dovevo inserire nel giornalino. Ti dico questo solo per farti capire che quel giorno il mio tempo era molto limitato.
Alla fine sono arrivata e mi sono catapultata dentro il negozio sperando di non trovare la fila. Sono stata fortunata. Davanti a me c'era solo una persona e già veniva servita.
"Buongiorno – ho detto con la poca voce che mi era rimasta, rivolgendomi più che altro a Daisy (è un nome fittizio) che mi guardava dall'altra parte del bancone. Conoscevo abbastanza Daisy, perché sono stata catechista dei suoi figli più grandi per un anno, ma non sono mai stata molto in confidenza con lei, anche se di tanto in tanto abbiamo parlato del più e del meno.
"Buongiorno!" mi avevano salutato entrambe le persone e già dal tono di voce diversa con cui mi era stato risposto avevo capito che Daisy aveva qualcosa che non andava.
La danza della vita la immagino così
Guardai i suoi occhi! Io guardo sempre gli occhi delle persone e anche degli animali. Quante cose nascondono gli occhi e quante altre tentano di rivelare. Mi hanno sempre attirato gli occhi. Essendo un'istintiva è lo sguardo di chi ho di fronte che mi dice le prime cose sul suo carattere, sul suo modo di essere, e in definitiva sul suo vissuto. Gli occhi non ingannano e anche se sono abissi profondi lasciano sempre intravedere qualcosa dell'anima.
E gli occhi di Daisy in quel momento erano specchi di dolore, di rabbia, di sofferenza che aveva necessità di urlare, di venire fuori, di esplodere e che invece restava lì, dentro di loro, mente il viso si costringeva a sorridere al mondo.
Anch'io le sorrisi in risposta con la testa da tutt'altra parte. Era arrivato il mio turno e chiesi automaticamente ciò che mi occorreva, mentre continuavo a guardarla sentendo crescere il disagio dentro di me.
"E' freddo oggi vero?" le dissi tanto per dire qualcosa e rompere un silenzio che stava per diventare imbarazzante
"Davvero è proprio freddo!" rispose lei lentamente ma non aggiunse altro
Presi il mio pacchettino, presi il resto, lo misi in borsa lentamente, come se cercassi di prendere tempo, non non sapevo neanche io perché, poi :
"Ciao, ci vediamo" e mi avviai alla porta.
"Ciao " rispose e io uscii.
Ero sulla strada, mi fermai un attimo come se qualcosa mi trattenesse, poi mi avviai per ritornare al lavoro, un passo dietro l'altro, sempre con quella consapevolezza che dovevo fare in fretta perché di lì a poco sarebbero arrivate le persone che dovevano ritirare il giornalino per portarlo a spedire, e camminando cercai di alleggerire un pò la tensione della quale non conoscevo il motivo, ma che non voleva sapere di lasciarmi, anche se in mezzo ad altra gente cercavo di riappropriarmi della mia quotidianità o almeno così mi sembrò per un attimo perché invece pochi minuti dopo, un'agitazione non voluta, ma latente per tutto quel tempo dentro di me, venne fuori in tutta la sua urgenza e mi costrinse a fermarmi. Ero davanti al negozio del ciabattino, quando avvertii dentro di me quell'impulso che non riuscii a reprimere, un impulso che mi diceva di voltarmi e tornare sui miei passi. Fu il sesto senso? Quel famoso sesto senso che certe volte io credo di avere, ma del quale ho sempre parlato così, per gioco? Non lo so. Campassi cent'anni non riuscirò mai a dare una spiegazione logica a quel momento, anche se da allora in poi il suo ricordo è diventato per me uno dei momenti più dolci della mia vita.
La ragione mi diceva di continuare la mia strada, di non intromettermi, di lasciar perdere, ma il cuore mi suggeriva tutt'altro e anche allora fu l'istinto che mi disse quale voce dovevo ascoltare e senza pensarci due volte, senza sapere perché, senza sapere cosa avrei fatto, mi girai e tornai sui miei passi.
Questa volta affrontai la salita più lentamente, non perché fossi stanca ma perché avevo bisogno di riordinare le idee, di cercare di capire perché stavo tornando indietro, di trovare una scusa plausibile per rientrare in quel negozio e capire se la sensazione di sofferenza che avevo avvertito così intensamente era stata solo frutto della mia fantasia o se invece quel senso di allarme che continuavo a sentire dentro di me era qualcosa di reale.
E se anche avessi visto che sì, c'era veramente una sofferenza che aveva bisogno di aiuto, sarei stata accettata? Che avrei detto per poter arrivare a ciò che avevo visto dietro quegli occhi?
Non riuscivo a trovare una risposta. "Ora entro – mi dicevo – e provo a dire che non era questo il prodotto che volevo....no non funziona! E se c'è gente che faccio? E se mi risponde male? E se....e se...?!"
Con tutti questi se irrisolti che giravano per la mia testa alla fine mi ritrovai nuovamente davanti alla porta del negozio.
Per un attimo, confesso, ebbi la voglia di tornare immediatamente indietro. "Non sono affari miei!" mi dissi....ma fu davvero solo un attimo perché la mia mano era già sulla maniglia della porta e la stava abbassando per entrare.
Ho sempre ricordato quella maniglia e la sensazione che mi dette ma che non so descrivere neanche oggi, se non confusamente. Posso solo dire che fu la parte tangibile di qualcosa che in una maniera o in un'altra avrebbe cambiato i miei rapporti con la persona che stava dietro quella porta.
Entrai.

Fui fortunata. Non c'era nessuno, neanche Daisy e quell'attimo sospeso mi permise di recuperare un pò di calma. Poi dal retrobottega venne la sua voce: "Vengo subito!" e infatti fu immediatamente lì, pallida in viso, senza quel sorriso che aveva avuto prima e che ora non aveva fatto in tempo a stampare in fretta sul suo viso.
Non parve stupita di vedermi nuovamente lì e mi resi conto che forse non si ricordava neanche di aver parlato con me pochi minuti prima.
E infatti mi disse "Buongiorno! ....dimmi....."
Io mi avvicinai di più al bancone e dissi:
"Sono tornata indietro....Posso fare qualcosa per te?" tutti i discorsi che avevo preparato erano naufragati miseramente e mi erano venute fuori solo quelle poche scarne parole. Ma furono sufficienti.
I suoi occhi si riempirono di lacrime in maniera repentina, come se si fosse improvvisamente rotta la barriera che le tratteneva e il torrente che c'era dietro venne fuori con la forza dell'acqua che scende quando è nutrita da un temporale. In quelle lacrime sentii tutta la disperata solitudine che mille parole non avrebbero saputo dirmi.
Eravamo ancora sole e io rimasi in silenzio per darle tempo di allentare la tensione che fortunatamente con quel pianto cominciava ad alleggerirsi.
Fu lei la prima a parlare.
"Andiamo di là!" mi disse e si avviò nel retrobottega. La seguii col cuore in gola sapendo che avrei dovuto ascoltare qualcosa che senz'altro mi avrebbe coinvolto nella sua situazione e per la quale magari non sarei stata all'altezza di dare consigli, ma ero stata io a scegliere di tornare indietro e facendo un grosso respiro, mi detti coraggio e mi tranquillizzai un pò.
Non ci volle più di un minuto per sapere quale era il problema di Daisy. Dopo il pianto liberatorio le parole vennero fuori nitide, distaccate, implacabili.
"Sto per separarmi da mio marito e aspetto un bambino. Ho deciso che questo bambino non lo posso tenere,...non saprei come fare con il lavoro e tutto il resto. Ho già preso appuntamento con l'ospedale per praticare l'aborto....e dopodomani vado...." terminò con quella che mi sembrò una lievissima esitazione.
Mi sentii gelare, più che per le parole, per lo sguardo deciso, quasi cattivo....o forse solo molto sofferente?
Mi attaccai a quella esitazione e senza sapere neanche quello che sarei andata a dire cominciai a parlare, con calma e tranquillità. Ricordo che non feci esclamazioni di stupore, o di orrore, quando mi disse la decisione che aveva preso. Non fui brava io, fu solo l'istinto che mi disse di comportarmi così e da subito mi accorsi che era stato l'atteggiamento giusto, forse perché da me era preparata ad avere un altro tipo di reazione, e accorgersi che invece non mi ero turbata più di tanto per quello che mi aveva detto (il mio cuore galoppava invece!), l'aveva spiazzata e stupita, ma le aveva anche fatto abbassare la guardia.
"Ci possiamo mettere a sedere?" le chiesi più per me che per lei. Sentivo di avere le gambe di pappamolla!
Vagamente intuivo in che ginepraio mi ero messa. In quel preciso istante mi ero fatta carico di una responsabilità che dieci minuti prima neanche sognavo....ma la cosa lì per lì mi sfiorò e poi non mi interessò più di tanto. In quel momento avevo ben altro da pensare!
Per quanto tempo parlai? Per molto credo e la cosa strana, che non mi colpì al momento, ma dopo, quando ci ripensai, fu che in tutto quel tempo nessuno entrò nel negozio. Eppure in genere era molto frequentato.
Delle cose che ci dicemmo trascrivo solo l'inizio:
"Tu hai due problemi e sono grossi entrambi, ma sono due problemi separati, che vanno affrontati uno per uno. Prima pensa al bambino che porti in grembo e poi solo dopo, affronta quello che riguarda tuo marito......" giusto, sbagliato? Non lo so, ma in quel momento mi sembrò che il problema più urgente fosse quello che riguardava la vita.
Cercavo dentro di me le parole più giuste da dire a una donna che in quel momento era disperata, ma mi sentivo la testa vuota, sopraffatta come ero da quel problema che mi trovavo ad affrontare senza nessuna preparazione. Sudavo freddo! Fortunatamente le parole venivano da sé, frutto di convinzioni in me radicate da sempre....
Ma la cosa che mi colpiva di più in quel momento era come ci si intendeva bene senza bisogno di grandi discorsi, senza usare parole difficili. Erano gli occhi che parlavano, i suoi e i miei, me ne rendevo conto e se ne rese subito conto anche Daisy. Dietro i suoi occhi c'erano libri di parole non scritte e io li stavo leggendo in tutta la loro drammaticità.
Lei mi caricò di tutte le sue paure, anche sapendo che io non avrei potuto fare niente di più che darle la mia solidarietà e starle vicino qualunque fosse stata la sua scelta e io le regalai i miei dinieghi alla sua disperata decisione, le mie osservazioni, le mie esperienze di donna e di madre.
Alla fine entrambe sentimmo che non c'era più niente da aggiungere. Qualsiasi parola in più sarebbe stata qualcosa di posticcio che quel momento non richiedeva.
Mi alzai, sentendomi stranamente calma e vuota. Anche lei si alzò pallida in viso, stanca, come una che ha combattuto una battaglia difficile e ha...perso!
Ma che cosa aveva perso? L'ultimo fragile appiglio alla speranza di trattenere una vita che si stava formando? O la sicurezza dei suoi propositi che fino a quel momento l'avevano portata a prendere una decisione estrema? Non riuscii a capirlo, neanche a intuirlo.
"Ti farò sapere qualcosa...però non ti prometto niente!" e con queste parole ci lasciammo.
Il resto della mia mattinata, puoi immaginare da te come passò. Tornata al lavoro,tutti si accorsero subito che qualcosa non andava e non mi domandarono nemmeno il perché del mio ritardo; si limitarono a guardarmi di sottecchi, mentre cercavamo di portare a termine il lavoro lasciato indietro e che fortunatamente loro, vista la mia assenza ingiustificata, si erano affrettati a cominciare, rimandando a più tardi le spiegazioni.
La mattinata si concluse così, lavorando, mentre lentamente mi riappropriavo di me stessa e della quotidianità impellente, che non ci permette mai assenze di lunga durata.
Alle due tornai a casa come tutti i giorni e le cose di ordinaria amministrazione mi ripresero nel loro giro. Preparai, pensando sempre a Daisy, qualcosa da mangiare, senz'altro poco impegnativo, questo anche a distanza di tanti anni, te lo posso dire con sicurezza, perché in quel lungo periodo, le mie entrate erano talmente scarse che si lesinava anche sull'indispensabile. Ti dico questo solo per farti capire che neanche per me quello era stato un periodo bello e forse la cosa mi aveva reso particolarmente sensibile e intuitiva. La vita qualche anno prima, mi aveva messo davanti a una dura prova, o meglio, senza incolpare la vita, io stessa mi ero messa davanti a questa prova, facendo un salto nel vuoto del quale ancora non stavo vedendo la fine, ma il rispetto per la sacralità della vita in me era rimasto intatto come ai bei tempi passati e anche se per un lungo periodo non ho saputo più chi ero e dove stavo andando, istintivamente sentivo che era valsa la pena aver cercato di combattere per quella nuova esistenza.
Verso le quattro suonò il telefono. Neanche per un attimo pensai che potesse essere Daisy. Non conosceva il mio numero che nell'elenco non era intestato neanche a me. Però i suo figli conoscevano i miei. A questo non avevo pensato.
Era lei invece e la sua voce venne fuori sottile, ma diversa da come l'avevo sentita la mattina. Una voce fragile, ma allo stesso tempo più serena e più sicura. Io non riuscivo a parlare
"Ciao....ti volevo solo dire che ho deciso di seguire il tuo consiglio..........Ho già telefonato per annullare l'appuntamento. Lo so che sarà dura, ma stamani tu mi hai ridato la forza di continuare. Il resto lo vedrò dopo.....ora voglio pensare solo ai miei figli, a quelli che ci sono e a quello che verrà!.......Grazie, grazie davvero!"
Io avevo un nodo in gola che non andava né su né giù, e trovai a malapena la forza di dirle:
"Sono contenta, molto contenta!". Non sono mai stata di molte parole nei momenti di commozione, ma forse a onor di giustizia dovrei dire che sono proprio rude....un'istrice..ecco!
"Ti verrò a trovare......posso?" aggiunse Daisy
"Ti aspetto".

Pochi giorni fa è passato davanti a me un ragazzino . L' ho guardato sorridendo e anche lui mi ha guardato, così come si guardano le cose che capitano sulla nostra strada in quell'attimo per poi perdersi nel niente, ed è filato via come il vento. Non mi conosce, non sa chi sono, ma in me, ogni volta che lo vedo, nasce un senso di soddisfazione, perché lui è qui e gioca e salta e corre e cresce e poi avrà come tutti noi i problemi della vita e poi costruirà la sua vita e un giorno la sua mano adulta stringerà una manina mentre lui ascolterà la voce di suo figlio che gli dice: "Dai babbo...andiamo a giocare!".

E con questa fantasia dentro gli occhi oggi mi sono seduta davanti al computer e invece di trattenere questo attimo solo dentro di me, ho cominciato a scriverti.
Dimmi te se questa non è una favola! E quante ce ne sono di favole come questa... e sai, sono proprio queste favole vere che ci fanno dire che nonostante tutto la vita è bella!





martedì 19 giugno 2012

I dolci del ricordo

 Mi piacciono i dolci, sono golosissima, ma solo dei dolci fatti in casa (a parte bomboloni e  beignets alla nocciola) e più che altro di quelli che mi sono pervenuti per tradizione dalle ricette delle mie nonne.
Questo è uno di quelli..
La nonna me lo peparava quando d'estate andavamo in ferie al paese natio dei miei genitori. Solo che lei non lo metteva in frigorifero per farlo freddare, ma a bagnomaria in una ciotola nella quale aggiungeva acqua che prendeva da una fonte che era proprio davanti al portone di casa sua. Era un'acqua freschissima, che scorreva sempre e aveva  un sapore meraviglioso, che ricordo ancora. La brocca di vetro via via che si riempiva, si appannava per il contrasto con il clima rovente di quelle giornate in cui la cicala cantava a perdifiato e il profumo dei tigli si spandeva intorno..........................




 Semifreddo di ricotta

Ingredienti:
ricotta, savoiardi, cioccolato fondente a scaglie, canditi di vario gusto, mandorle dolci e una mandorla amara (se non la trovate potete sostituirla con l'interno del nocciolo dell'albicocca) zucchero, albume di un uovo, alchermes.


Preparazione:
Unire lo zucchero, il cioccolato a scagliette i canditi, le mandorle tritate finemente e la ricotta. Amalgamare il tutto e poi unire l'albume dell'uovo montato a neve. Bagnare i savoiardi con l'alkermes diluito con un pò d'acqua per renderlo meno forte e fare uno strato di questi sopra un vassoio. Versare uno strato del composto di ricotta e proseguire fino a esaurimento alternando biscotti e ricotta.
Tenere in frigorifero per almeno quatto o cinque ore perché il dolce va gustato ben freddo.

lunedì 18 giugno 2012

Il dubbio

Oioi!!! La settimana non poteva cominciare peggio!
Fuori c'è il sole, proprio quello che dalle prime ore del mattino ti fa venire voglia di ombra, ombrellone a righe verdi e bianche, bibita..... e magari anche di una pozzanghera di mare con conchiglia!
 Tutto non si può avere. Cancello subito la pozzanghera, poi l'ombrellone.....e già che ci sono anche l'ombra. Rimane la bibita. Apro il frigorifero e mi verso un bicchiere di Ace superfresco.
Respiro profondamente e come ha consigliato la Susanna Tamaro, mi siedo, aspettando che il cuore mi parli e mi dica non che strada devo prendere (quello lo so  già....devo andare al lavorare) ma cosa devo fare per allontanare da me una domanda che ogni tanto torna ad affaciarsi prepotente al mio cervellino:
"Ma io.....chi sono?"
Il cuore ancora non mi ha risposto ma io sì........... e neanche una volta sola..... ma non ne vengo a capo!
A voi capita mai di farvi simili domande?
Ma io dico! Proprio di lunedì mattina mi devo fare queste paturnie esistenziali?






Non so se è giusto
doversi sempre cercare.
Solo ieri credevo di sapere
tutto di me e della vita
e già oggi mi accorgo
di dover ricominciare
Ma la strada dov'è?
Quella da cui sono partita
tanti anni fa
sembra dissolta
in un nulla infinito.
Eppure io ci sono
e sto cercando la mia parte migliore
quella che credevo di aver raggiunto.
Che stupida presunzione!
Non aver capito
che dopo una tappa
c'è sempre una nuova salita.
Il dubbio ci apre sempre
nuovi, inesplorati orizzonti.
E' giusto non aver certezze?
Non lo so e non importa.
Ciò che so è che devo cercare
quella parte di me
che ancora mi è ignota, sconosciuta,
ma già cara!
Questa è la vita.

sabato 16 giugno 2012

A proposito d binari


Stamani il piccolo pensiero mi è venuto così...............


"Il compleanno è sempre un punto di arrivo e un punto di ri-partenza. E' la stazione alla quale ci fermiamo volentieri ogni anno per un giorno intero. Lì viviamo un momento sospeso nel nulla, dove ci rifocilliamo, acquisiamo nuove energie, diamo una fuggevole occhiata nostalgica ai vecchi binari che non vedremo più e una piena di speranza tutta nuova, a quelli che dovremo percorrere e infine partiamo per una nuova avventura......e non ci accorgiamo che la stazione del prossimo compleanno sarà sempre quella, non ci accorgiamo che i binari nel quale corre il treno della nostra vita, gira sempre in tondo e ci riporta sempre alla stessa stazione che a noi sembra nuova, solo perché noi siamo diversi."

(Da piccoli Pensieri di Kind Butterfly)

venerdì 15 giugno 2012

Dalla Foresta di Sherwood

Stamani nella casa di Fuf si è svegliata una persona molto razionale. La poesia si è presa un momento di pausa ( non sto dicendo che ciò che scrivo siano poesie, me ne guardo bene, non credo di saper rendere poeticamente ciò che invece vive dentro di me con assoluta chiarezza, e che è poesia. Lo so dall'approccio che ho con la vita ecco.....)anche i miei colori si sono presi una vacanza e ogni tanto li guardo aspettando che dentro di me scatti l'idea che in genere mi fa smettere qualsiasi cosa stia facendo, per andare a fissarla sulla tela.
Stamani forse potrei scrivere una poesia intitolata IMU. Chissà se dietro questa parolina c'è qualcosa di poetico! La poesia può esere anche tragedia e basta guardare la nostra vita attuale per rendercene conto. L'Imu è la punta di diamante di ciò che effettivamente rappresenta: imposta mascalzona usuraia.  Mi sembra un personaggio negativo che insieme a Equitalia esce dalle pagine del Signore degli Anelli per andare a seminare disagio, quando va bene, perché quando non va bene sta portando uomini anche vicini a noi a gesti estremi.
E chi paga sono sempre le solite persone, quelle che hanno poco e che avranno sempre meno, quelle alle quali viene portato via persino il conforto di sognare almeno per i propri figli.


Un proverbio dice: chi sbaglia paga! Ma mica è tanto vero. Qui chi ha sbagliato sono quelli che ci hanno condotto da trent'anni a questa parte verso questo baratro, ma non mi sembra che nessuno di loro stia pagando
E allora via.....è proprio vero che non c'è mai niente di nuovo sotto il sole. Le parole sottostanti sono tratte da un articolo che scrissi diversi anni fa, in tempi non sospetti come questi, quando però io personalmente cominciavo ad averne le tasche piene........







Ed eccomi qua! Ed ora ascoltate il mio menestrello…Cantagallo, che declamerà per l’intera Contea quanto io Robin Hood, ho mandato a dire dalla foresta di Sherwood:
Udite Udite!!
Italiani !!!!.....che una volta eravate un popolo fiero e ricco di iniziative intelligenti e interessanti, voi che una volta eravate il simbolo dell’arte e della scienza…voi, ma che dico voi? Noi che eravamo fieri dei nostri ideali, della nostra Terra….noi ,ma dove siamo andati a finire? Abbiamo una Scuola derisa da tutta l’Europa, una Sanità che fa acqua da tutte le parti, un pacchetto di Tasse malefiche che cresce ogni giorno di più e va a rimpinguare le tasche dei nostri Capoccioni, che anche in un momento di così grave situazione finanziaria, non trovano il tempo di ridursi gli stipendi, lasciando noi, non dico in brache di tela, perché sarebbe troppo gentile, ma proprio a culo mollo…..e si potrebbe proseguire per ore,…..fate, facciamo qualcosa per piacere. 
Tonto…Crucco, smettete di bisbigliare e state attenti a quello che dico…. Possibile che tra la nostra gente impecorita e che bela in maniera pietosa, non si riesca a trovare un ariete dalle corna possenti che vada a conficcarle nel posteriore dei nostri Rappresentanti e gli faccia fare un volo di diverse centinaia di chilometri?
Rossi, neri, verdi, bianchi, viola, a strisce, con gli alberi, fioriti, con la frutta avvoltoliamoli insieme e facciamo una palla gigantesca da spedire senza ritorno insieme a tutta l’immondizia di Napoli, a destinazione sconosciuta. ……… Ma a parte gli scherzi, possibile davvero che non siamo più capaci di far sentire la nostra voce, (magari facciamo un coro, se non c’è nessuno che vuol cantare da solo) o che tra la nostra gente non ci sia più nessuno che, ricco dei suoi ideali, sappia imprimere una svolta positiva al nostro paese che sta affondando inesorabilmente?
 E ricominciamo, prima di tutto a riappropriarci di noi stessi e della nostra dignità, della nostra intelligenza, della nostra superiorità intellettuale e artistica, del nostro essere uomini veri e liberi, dove libero vuol dire non comprare e non farsi comprare,dove libero vuol dire che non è vero che ogni cosa ha il suo prezzo.
E’ l’unaaaaa di nootteeee…..e tutto va beneeee!!!!!!!!!!!!!
E’ vero Tonto. Siamo davvero nel buio profondo. Speriamo che faccia presto giorno.




giovedì 14 giugno 2012

Libro di autore


Correndo dietro alla Poesia, senza accorgermene, mi sono ritrovata in mezzo a un deserto. Ma quanto è bello!! 
Sento che è qui che si è nascosta la vagabonda compagna della mia vita. Sarò paziente, mi siederò sopra una duna e aspetterò che termini il suo eremitaggio. Poi, quando ciò sarà, la prenderò per mano e insieme torneremo a casa.....nella casa di Fuf


So di non dire niente di nuovo, paragonando la nostra vita a un libro che viene scritto da noi, nell’arco della nostra permanenza in questo mondo.
Ma improvvisamente, oggi, me lo sono visto davanti questo grande libro, del quale molte pagine sono già state scritte. E mi è sembrato che un soffio di vento, scivolando sui suoi fogli, li voltasse, e mi sono resa conto di guardare pagine illustrate, dove si sono rincorse immagini arricchite dal verde dei campi di grano a primavera,delle onde del mare, dei cieli tempestosi e cieli sereni, di bianche e silenziose nevicate, di note musicali e di canti, di risate e di pianto, di nebbie impenetrabili, di notti stellate e di albe cupe e dense di vento, di improvvisi arcobaleni. La mia vita! Più o meno la vita di ciascuno di noi, fatta di certezze e di dubbi, di bene e di male, eterno conflitto nella nostra esistenza terrena. Un bel libro tutto sommato, che se avessi visto in libreria avrei voluto possedere, anche in virtù di certe pagine diverse, inconfondibili perché monocromatiche ed estremamente attraenti per il loro soggetto. Il deserto!
 Meraviglioso richiamo, che prima o poi viene udito da tutti e da tutti sperimentato, inseguendo un sogno di libertà.
 Ho sempre subito il fascino del deserto, sia nella mia vita sensoriale, che in quella più intima e spirituale, e nell’arco dei miei anni ho visitato deserti veri e immaginari, che mi hanno arricchito e di volta in volta mi hanno resa diversa dalla persona che ero prima di entrarvi. Più matura e al tempo stesso più essenziale. In ogni deserto della mia esistenza mi sono liberata di qualcosa di me e ogni volta i miei occhi si sono aperti un po’ di più, facendomi capire che ciò che conta nella vita, quasi mai è ciò che desideriamo noi.. Ogni deserto mi ha fatto camminare sull’incudine rovente della rinuncia e mi ha forgiato in un nuovo modello di vita che quasi sempre è stato per me incomprensibile e doloroso. E anche contestato e combattuto.
 Ma dai deserti del libro della nostra vita se ne esce o sconfitti o migliorati, e da queste pagine dipendono i colori che illustreranno le altre. Se guardo a ritroso i miei deserti, li vedo aridi, sassosi, pieni di sabbia, che scivolando spinta dal vento, modifica sempre se stessa formando quelle incredibili dune dietro le quali il sole a volte tramonta in rabbiosi tramonti, per placarsi in incredibili notti stellate e risorgere nella luminosità abbacinante del mattino.
 Così per l’anima! E non di rado capita che proprio nel deserto della tua vita, quando meno te lo aspetti possa nascere un fiore e sbocciare in tutto il suo splendore, regalandoti il suo colore e il suo profumo. E’ un fiore che vale più di cento giardini. E’ il fiore che nasce dalle lacrime della nostra vita ! E’ il fiore che ci regala il deserto, il punto focale nelle pagine della nostra esistenza, quello che fa di un libro normale, un libro d’autore.

mercoledì 13 giugno 2012

Dov'è andata la Poesia


Nella casa di Fuf, qualche volta la Poesia riesce a nascondersi molto bene e allora per me tutto si ricopre di una leggera nebbia che smorza i colori e i suoni. Anche stamani ho provato a cercarla.......ma non la trovo. Chissà dove è andata a nascondersi! Ho guardato sotto i cuscni del divano, dentro la vecchia vetrina della nonna, tra i miei libri che mi sono tanto cari, dietro i quadri appesi alle pareti........niente da fare! Si è nascosta proprio bene. Mica sarà uscita dalla finestra, per andare in cerca di se stessa?
Se è così proverò ad andarle dietro con il pensiero e con il colore e cercherò di riportarla a casa.




La poesia se n’è andata
Delusa dall’indifferenza dei nostri giorni
Chissa.... forse si è nascosta nelle fronde
Di un antico albero e da lì guarda il cielo
Che corre corre verso nuovi domani
Forse è nei fiumi che vanno rapidi
Verso altri destini
O magari si lascia cullare dalla spuma del mare
Che arriva da esperienze lontane
Non so dove è la poesia ma la cerco
E non mi stanco di farlo neanche
Quando la vita sembra non avere più niente da offrire
Non so dov’è la poesia forse semplicemente
Gelosamente rinchiusa nei nostri cuori
Per difendere una scintilla che non ci appartiene
E’ del mondo la poesia è di tutti la poesia
E' anche mia..... almeno un pò
Come la follia che è di ogni uomo anche del più saggio
O forse è la stessa cosa e noi non lo sappiamo

martedì 12 giugno 2012

La Legge dei Momenti


Forse sarà perché oggi il tempo è grigio, forse sarà perché stanotte non ho dormito bene, fatto sta che stamani  nella Casa di Fuf, anche il mio micione rosso si è svegliato con un'aria meditativa e guardandomi sornione mi conferma che anche per lui il Tempo è "la malinconia del logos".......



Credo che non mi stancherò mai di legger e Qohelet. Forse perché nelle sue parole ci trovo tutta la stanchezza dell'uomo, la sua rassegnazione, la sua consapevolezza che veramente sotto il sole non c'è mai niente di nuovo e tutto ciò che accade serve a piegarlo, a spezzarlo e alla fine a redimerlo.
O meglio, a fargli risollevare la testa per guardare un punto fermo che non può essere nient'altro che Dio, fuori da se stesso, dai propri limiti che tornano e ritornano senza soluzione di continuità, nonostante le sue conquiste, la sua intelligenza, la sua capacità di essere comunque sempre un mutante per adattarsi a qualsiasi situazione.. Non basta! Tutto ciò non basta a soddisfare la sete che l'uomo ha dentro di sé perché questa sete non può estinguersi in lui,ma ha bisogno di un'acqua diversa da quella del suo egoismo.
Non riusciamo a capirlo o forse più che altro ad accettarlo...ma diciamocelo una volta per tutte. Siamo egoisti, pieni di noi, e tutto ciò che accade di brutto nel mondo si deve solo a questo. Questo egoismo del 'tutto e subito', si deve al nostro non sapere cosa significa la parola Tempo e all'interpretazione limitata che diamo al suo concetto.
Lo scorrere del tempo, il tempo che ci scivola addosso, la mancanza di tempo, rendono questa parola molto importante nella vita e nel nostro modo di viverla. Noi non sappiamo che cos'è il tempo, ma siamo impastati del tempo,crediamo di imprigionare il tempo con i tanti strumenti che siamo riusciti a inventare, ma limitamo il tempo alla nostra fisicità mentre l'attenzione dovrebbe essere portata ben oltre il nostro corpo e diventare metafisica.
I filosofi lo hanno sempre studiato e così gli scenziati e con Einstein finalmente il tempo è diventato una dimensione, ma ciò non ci aiuta a capirlo di più. Qualcuno, non ricordo il suo nome, ha definito il tempo 'la malinconia del logos'.
Ma su di noi l'effetto egoistico è devastante.
Eppure l'egoismo non viene considerato un male eccessivo, camuffiamo sempre il suo vero significato, anzi, addirittura qualche volta arriviamo persino a parlare di sano egoismo, specialmente legato al mondo dell'infanzia e della primissima giovinezza. Facciamo paragoni con i cuccioli delle altre specie, che tendono a soddisfare le proprie esigenze, senza tenere in considerazione due cose fondamentali: la prima è che ogni specie obbedisce a leggi sue proprie, dalle quali, gli etologi lo sanno bene, nessun animale va in deroga, neanche i più piccoli, anzi specialmente i più piccoli, pena l'espulsione dal branco e quindi la sopravvivenza; la seconda ben più importante è che noi ci diciamo diversi da e superiori a qualsiasi altra specie, poiché in noi c'è quel soffio che qualcuno chiama divino, qualcun altro naturale, ma comunque sempre quel soffio che si chiama intelligenza.
E' la nostra intelligenza allora che ci fa parlare di sano egoismo? Non credo proprio, non fosse altro perché il sano egoismo dell'infanzia rischia di diventare l'egoismo distruttivo della maturità e molte volte lo abbiamo già sperimentato. La storia insegna! E allora questa nostra intelligenza che non ci ha fatto fare un solo passo in avanti dai tempi in cui scriveva Qohelet, che intelligenza è? Questo mostro sacro, di cui ci vantiamo così spesso, tanto da faci continuamente mettere in dubbio l'esistenza di un Dio qualsiasi in favore della nostra deità, è qualcosa che ancora non abbiamo imparato ad usare, o è un'arma terribile rivolta verso noi stessi? Non c'è niente di nuovo sotto il sole e i tempi di Qohelet sono ancora i nostri tempi che si ripetono continuamente con una ciclicità stantia e prevedibile, secolo dopo secolo, millennio dopo milennio. E' possibile che questa 'legge dei momenti' come è enunciata nelle sacre scritture, sia veramente una legge naturale o divina, ciascuno la pensi come vuole, alla quale l'uomo non può sottrarsi? Questa legge, scritta da un uomo come noi, forse poeta, ma sempre uomo, in maniera così categorica e allo stesso tempo così caotica nella sua logica, è ciò che noi continueremo a tramandare alle generazioni future? E' questo l'uomo? L'uomo di oggi , voglio dire! L'uomo del dopo Cristo? Povero Cristo! Chiunque tu sia stato, passerai alla storia come un illuso, se ti va bene!

Per tutto c'è il suo momento, un tempo per ogni cosa sotto il cielo: tempo di nascere, tempo di morire; tempo di piantare, tempo di sradicare; tempo di uccidere, tempo di curare; tempo di demolire, tempo di costruire; tempo di piangere, tempo di ridere; tempo di lutto, tempo di allegria; tempo di gettare, tempo di raccogliere; tempo di abbracciare, tempo di allontanarsi; tempo di guadagnare, tempo di perdere; tempo di conservare, tempo di gettare; tempo di stracciare, tempo di cucire; tempo di tacere, tempo di parlare; tempo di amare, tempo di odiare; tempo di guerra, tempo di pace.

E il tempo di sperare che qualcosa cambi in questo meccanismo, quando sarà?