martedì 27 giugno 2023

Vado al mare

 Ho aperto una nuova pagina sul mio Blog e immediatamente mi sono detta "E ora che ci scrivo?" 

L'ho fatto così, istintivamente, ma consapevole che quando scrivo mi rilasso, che le nuvole nere vanno un pò più in là, e mi lasciano libera di scorrazzare per un po' sotto i raggi del sole o di un temporale estivo, o nella fragranza del profumo dei tigli e anche in quello dei gelsomini.

Sì, proprio nel profumo del gelsomino, di quei gelsomini che erano in quel fazzoletto di terra, che pomposamente chiamo orto, dove vado tutti i giorni d'estate a sedere negli scalini, al riparo di un muro che protegge le mie scorribande nei più fantastici mari del mondo, fino ad arrivare a farmi sentire persino il profumo della salsedine  e un leggero sciabordio delle onde, che arrivano fino ai miei piedi nudi, anche se io so benissimo che non è Fino a 49% su 1 o 2 gelsomini bianchi | Grouponnient'altro che il vento che smuove le foglioline dei pomodori che stanno crescendo e maturando. Lì, appoggiata a quel muro, resto sotto il sole per dieci minuti, ma sono dieci minuti rigeneranti.

I gelsomin erano stati piantati una decina di anni fa e da bravi ragazzi si erano arrampicati su per la rete insieme all'edera e a una rosa rossa.....poi il gelo, di quattro anni fa li aveva seccati e se ne erano andati, senza lasciare traccia.Acer campestre - Wikipedia

Ero rimasta molto dispiaciuta della loro assenza, ma non avevo mai pensato di piantarne altri. Poi, due anni fa, mentre tagliavo l'erba, vidi spuntare alcune foglioline e così seppi che i miei gelsomini non si erano arresi, che ce la stavano mettendo tutta per tornare a vivere e a regalare il loro profumo, e da quel giorno ho seguito la loro rinascita. Ora me li godo insieme a un carpano, un testucchio, un faggio e tante fragole, che hanno deciso di Carpino - Carpinus betulus - Carpinus betulus - Alberi - Carpino - Carpinus  betulus - Alberipropagarsi all'infinito. Nessuna di loro è una pianta per caso e ciascuno di loro mi è caro, perché mi porta a dei ricordi che rinverdiscono ogni volta che il mio sguardo si posa su di loro, prima di chiudere gli occhi al tepore del sole che mi scalda. Così, ogni giorno  prima di lasciarmi cullare dal mio sonnellino pomeridiano di cinque minuti, scorro lievemente col pensiero  sul significato che ognuno di essi ha per me e mi addormento nel mio mare immaginario, che cambia ogni Fragole, promettente inizio di stagione per Parthenopegiorno prospettiva e colore, mentre i gelsomini mi inondano col loro profumo.

 

domenica 11 giugno 2023

Un ricordo lungo 30 anni

  
 
 Un ricordo! E' solo un ricordo....e a me piace ricordare.........
 
 Il Corpus Domini, per tanti anni, 30 per la precisione, per noi Scout è stata una data da ricordare. 
Perché durante questo lungo arco di tempo abbiamo realizzato tutte le nostre Infiorate.
 
Una data da ricordare spesso, per la fatica che ha sempre comportato  la realizzazione del nostro tappeto di 140 mq.
 
 Una data da ricordare per la sfida che si è sempre presentata puntuale il 1° di Maggio, dopo la fiera e la chiusura delle Feste di Sant'Agnese, da noi chiamata familiarmente solo Santa, durante le nostre cene a base di porchetta, baccelli, pecorino e fragole, sfida dalla quale non ci siamo mai tirati indietro e che terminava inevitabilmente con un progetto visionario e ardito e la solita frase "Si può fare. Che ci vuole?". A dimostrazione che l'unione fa la forza.
 
Una data da ricordare per il senso di soddisfazione provata tutti insieme, quando l'ultima manciata di segatura, l'ultimo tappino, l'ultima lettera della scritta, era stata posata sull'enorme foglio bianco, fino a coprire totalmente il disegno fatto  con i pennarelli.

In me rimane tangibile anche oggi il senso di gioia che sentivo stando in mezzo a tutti i miei ragazzi che crescevano e diventavano donne e uomini, e non solo per l'Infiorata in sé, che ho sempre considerato un mezzo per avvicinare grandi e piccoli,  per stare tutti insieme e tutti uguali, sopra un tappeto magico, dove gli anni non contavano più, in quel tappeto grande quanto un appartamento, che per un giorno era la casa di tutti noi, e molto di più per quel senso di vicinanza palpabile che è diventata inossidabile nello scorrere di questi lunghi anni.

Perché oggi l'Infiorata non si fa più?

Forse perché la Pandemia che per due anni ci ha costretto alla lontananza, ha scavato un solco che non è stato più colmabile tra ciò che è stato ieri e ciò che è oggi? Eppure anche in quei due anni, seppure in forma molto ridotta, la presenza degli scout in piazza c'è stata, e l'Infiorata anche.
 
Forse perché i tempi cambiano (quante volte ce le diciamo e ce le sentiamo dire queste parole), e la gente,  e noi stessi che siamo gente, ha bisogno e vuole altre cose, per guardare orizzonti diversi, più tecnologici e sempre più solitari? 

Perché le cose belle, buone, aggreganti devono finire?

Forse perché quel ricambio tanto auspicato, non è arrivato e nessuno ha saputo capire che le nuove generazioni erano tanto, ma tanto diverse? Diverse senz'altro, altrimenti non ci sarebbe progresso, ma la diversità deve sempre essere costruttiva per servire a qualcosa.
 
Io non so dare una risposta a tutti questi "perché" e penso che tanti altri, che hanno speso parte della loro vita in altrettante forme aggreganti, alla fine si facciano le mie stesse domande che non avranno mai risposte.


Oggi è il Corpus Domini e tutto è cambiato. In meglio, in peggio? Non so rispondere

Perché però una cosa la so e la voglio dire?
 
Perché so che indietro non si torna e che bisogna sempre guardare avanti facendo tesoro di ciò che è stato. 
Io ormai sono 'diversamente giovane', ma  chiunque ha fatto parte dell'avventura dell'Infiorata, sa che ciascuno di noi oltre a tanta fatica, tante abbronzature da muratore e nessuna riconoscenza, ha avuto un premio che personalmente non scambierei con niente: amicizia e ricordi indelebili.

Può chiamarsi Infiorata, può chiamarsi in ogni  altra maniera, ma se qualcuno ha ancora dentro di sé questi valori, non esiti a mettersi in gioco per donarli agli altri, perché servano in modo gratuito a lasciare il mondo un pò migliore di come l'ha trovato. 
 
Spero che anche per chi legge, rimanga sempre un bel ricordo
 
Ps. - Ho scelto l' immagine di questa Infiorata, non perché sia la più bella, anzi! ma perché parla di unione e di condivisione




 

venerdì 9 giugno 2023

Piove dentro

 

Non sarà sempre così presente, ma credo che non dimenticherò mai questo periodo della mia vita, annaffiato da tanta pioggia.

 Se avessi avuto voglia di piangere e ci avessi aggiunto anche le mie lacrime, credo che avrei innalzato i livelli dei fiumi.

Però non ho nessuna voglia di piangere, neanche un po', e mai come ora mi sono ritrovata , così di punto in bianco, ad avere una forza che non credevo di avere. Non avrei mai sospettato di possederla e ciò mi ha fatto piacere, perché per vivere, di forza ce ne vuole tanta. 

Oggi questa pioggia mi bagna, mi entra dentro, lava i miei pensieri- 

E così anch’io, eccomi qua, giorno dopo giorno, ad affrontare situazioni molto lontane dal mio modo di essere, con una calma che non credevo di avere in dotazione. Del resto ogni uomo ha le sue situazioni che deve affrontare e vivere. Vivere, appunto!

Situazioni che non devo spiegare, ma che hanno destato in me sensazioni strane, molto diverse tra di loro, e anche difficili da interpretare, che posso riassumere con le immagini delle esondazioni dei fiumi che hanno messo in ginocchio la Romagna. Acque sporche e limacciose, che scendono violente con lo scopo di distruggere ciò che incontrano sul loro cammino, e lasciano strati di fango vischioso, fetido, mentre aprono ferite e voragini improvvise nelle quali si riversano per continuare la loro opera devastatrice.

Come nella voragine che ieri improvvisamente si è aperta nella strada che porta alle scuole.

 La voragine

Mi sono fermata stamani, a guardare quella voragine, chissà perché! e ho anche domandato a chi faceva i lavori se potevo farle una fotografia. Per farmene che? Mi sono domandata. Per non dimenticare! Mi sono risposta.


Non sono stata accontentata. Per fotografare quella ferita della terra dovevo chiedere il permesso al Comune. Ho alzato le spalle e me ne sono andata, con la consapevolezza che anche per fotografare una ferita dell’anima bisogna chiedere il permesso a qualcuno. A chi? Me lo sono chiesto passo dopo passo, mentre tornavo a casa senza aver trovato una risposta decente.

E intanto piove, piove, e ancora il caldo, quello vero, quello che fa capire che l’estate è arrivata con tutto il suo vigore, si fa desiderare. Cammino instancabile sotto la pioggia e guardo l’erba nei bordi della strada e dei viottoli e guardo i fiori che sono sbocciati nelle loro umili e splendide corolle. Quanti ce ne sono, e di quanti colori, a formare un giardino stupendo che nessun giardiniere saprà mai rendere tale. E quei fiori sono nati nonostante tutta questa pioggia, nonostante le temperature poco favorevoli, nonostante le grandinate che si sono avvicendate in questi giorni, e con la loro caparbietà hanno resistito e ci hanno portato ugualmente l’estate, o perlomeno l’hanno portata a me l’estate della vita, perché così deve essere, nonostante il tempo inclemente, anzi a maggior ragione, al di là di tutte le difficoltà, di tutti gli inciampi, in barba a tutte le voragini che si frappongono tra me e il mio andare.


Mi rilasso guardando La casa nella prateria. Mi prendo anche bonariamente in giro prima che mi ci prendano gli altri. Ma possibile che alla mia età debba guardare La casa nella prateria? Certo che è possibile, mi dico. Ma perché? Perché sa di buono, di semplice, di vita…….. e intanto la pioggia scende a rivoli sui vetri delle finestre portando il rumore di un tuono lontano.



Tratto da “I giorni della pioggia” di KB