martedì 31 dicembre 2013

Il vecchio signore

Il vecchio signore se ne stava seduto sulla panchina vicino alla fermata dell'autobus, forse non sapendo che tutte le corse giornaliere erano terminate. Accanto a lui una piccola valigia, un bastone col pomo d'avorio, un sacchetto di petardi.
Mi sono fermata ad osservarlo da lontano. L'aspetto distinto e curato non ne facevano certo un clochard, ma lo stesso c'era in lui qualcosa di provvisorio, una specie di disagio, di stupore, di incertezza ecco....come se non sapesse quale sarebbe stato il suo domani. 
Mi sono avvicinata e casualmente mi sono seduta accanto a lui, seguendo un istinto al quale non ho saputo dare una giustificazione. In fin dei conti che cosa importava a me di quel vecchio signore? Eppure qualcosa mi diceva che non mi era affatto sconosciuto, anche se al momento non sapevo dargli un nome.
"Buonasera - gli ho detto con un piccolo sorriso- freddino vero?"
"Abbastanza! Ma non tanto da gelare"- mi ha risposto educatamente
"Beh! Per essere la notte di San Silvestro, mi pare che non sia niente male. Vede quei ragazzi là in fondo? Si stanno tutti preprando per andare in Piazza Grande dove verrà acceso il grande falò per dare il benvenuto al nuovo anno che verrà" poi accennando al sacchetto di fuochi artificiali ho aggiunto ridacchiando un pò "Anche lei immagino andrà alla festa. stanotte ci sarà un gran frastuono di petardi e tanti colori in cielo, e speriamo di ingraziarci il nuovo anno, perché di questo qui non ne possiamo proprio più!"
Il vecchio signore mi ha guardato con i suoi occhi discreti e un pò tristi
"Beh! Non credo proprio che andrò a quella festa! Del resto è una festa che viene fatta proprio perché me ne vado, quindi a che scopo dovrei andarci?"
L'ho guarato interdetta. Mica avrà qualche rotella spostata quel buon uomo! Già vedere una persona così vecchia con una valigia, ferma a una stazione degli autobus che è chiusa, da da pensare....fotunatamente intorno c'è gente che gira!
"Non capisco!" mi sono limitata a rispondera.
"Mia cara, lei ha capito benissimo....Io sono l'anno vecchio che sta per partire e attendo un autobus che non è uno di quelli di linea, è un autobus speciale, che mi porterà....non so dove. Non mi crede? Bene! guardi la mia matricola" e si è tirato su il polsino della camicia, dove facevano bella mostra di sé alcuni numeri.....2013.
"Non vorrà farmi credere che un signore come lei è...l'anno vecchio!? " ho detto deglutendo
"Già proprio così! Sono arrivato in fondo al mio compito e ora non mi rimane altro da fare se non aspettare un autobus che mi porterà verso un nuovo destino........"
"Ma guarda un pò! Mi sono domandata tante volte dove vanno a finire gli anni vecchi......e neanche lei mi sa dare una risposta!" ho detto un pò delusa
"Sa mia cara, io in tutto quest'anno, perché tale è stata la durata della mia vita qui sulla terra, mi sono fatto una certa teoria, che però non so se è giusta o se me la dico solo per incoraggiarmi.......Io credo che noi anni vecchi, siamo tutti aspettati  in un luogo dove c'è una grande casa......una specie delle vostre case di riposo, ma una di quelle dove andiamo per essere serviti e riveriti e goderci in pace la nostra pensione insomma .....ed è per questo che mi sono portato dietro anche un pò di fuochi d'artificio e di petardi. Sa! Credo che anche noi festeggeremo il nuovo anno che nasce!"
"Chissà che grande festa farete! Siete talmente tanti e non parlate neanche la stessa lingua! Ma quante esperienze da raccontarvi!" ho detto entusiasta
"Penso proprio di sì! Anch'io ne ho tante da dire, molte brutte purtroppo, però anche alcune belle e due o tre addirittura superlative.......non è d'accordo anche lei mia cara, visto che quest'anno l'ha appena vissuto?" e mi ha guardato con aria buona e una leggera punta di ironia.
"Penso proprio di sì signor 2013" gli ho risposto un pò commossa
"Ah! Guardi! - mi ha interrotto lui -  sta arrivando il mio autobus......vede come è bello?" e mi ha indicato un vecchio autobus tutto decorato di lucine, che stava arrivando saltellando in qua e in là.
"E quello sarebbe l'autobus?............"non ho potuto fare a meno di dire. Se  quell'affare sgangherato è così....figuriamoci la casa come sarà   mi sono detta. 
Ma lui era felice, si vedeva! Andava incontro al suo nuovo destino con la tranquilla fiducia che solo i bambini e le persone semplici sanno avere.
"Allora arrivederci mia cara! E tanti auguri per l'anno che verrà, a lei e ai suoi cari!" e mi ha teso la mano che ho afferrato con entrambe le mie.
"Arrivederci caro signor 2013....e tanti auguri anche a lei.......e mi raccomando faccia attenzione ai fuochi d'artificio. Potrebbero essere pericolosi"
"Sciocchezze! Anzi sa che le dico? A mezzanotte guardi verso la cintura di Orione e vedrà un bellissimo fuoco di un azzurro che lei non ha mai visto. Questo sarà il mio saluto per lei e un modo di dirle che per me è andato tutto secondo i miei desideri!"
"Grazie lo farò senz'altro".
Il signor 2013 è partito e io mi sono alzata dalla panchina guardando i ragazzi che ancora erano lì. Forse il tempo non era scorso durante questa esperienza dal sapore di favola....forse solo la mia fantasia aveva galoppato tra le stelle....forse....ma stanotte a mezzanotte cercherò un magnifico fuoco d'artificio dal colore azzurro.......hai visto mai!!


Marmellata di castagne

E poi arriva sempre il giorno della partenza e te lo ritrovi improvvisamente davanti, quasi che i giorni passati siano scivolati via silenziosi, più corti di quello che credevi, nei quali hai dovuto catturare gli attimi in cui in un modo o nell'altro hai potuto fissare immagini di espressioni, parole, risate, gaiezza, pianti improvvisi e piccoli crucci. Ti dici che poi capiteranno di nuovo questi giorni, e anche se non saranno gli stessi perché il tempo è passato, potrai cogliere di nuovo queste e le nuove espressioni che verranno in altri brevi attimi da dividere con il resto del mondo. E mente guardi le cose che non hanno trovato spazio nelle valigie, tre barattoli di marmellata di castagne , sai già che li metterai da parte per loro, quando torneranno. E con questo piccolo pensiero che parla già di domani............cominci il nuovo giorno.

lunedì 30 dicembre 2013

Sto bene...grazie!

Io sono quella che quando qualcuno incontrandola le dice "Ciaoooo! Come stai?"  risponde sempre con un gran sorriso "beeenee e tu?". E questo non da ora, ma praticamente da che ho ricordo..... e dove non ce l'ho, mia madre interviene sempre dicendomi con un sorriso che potevo avere anche la febbre a quaranta, ma quando mi chiedeva : "Come stai?" rispondevo sempre di stare bene, e in quel caso era proprio vero, perché chi non sarebbe stata  bene sotto le coltri, a poltrire, viziata, coccolata e soprattutto senza andare a scuola e più che altro con la speranza di un nuovo libro da leggere, che lenisse le mie sofferenze? E così,  un pò per natura, un pò per abitudine, e molto per ragionamento, perché non mi va di dire agli altri quando non sto bene, specialmente se gli altri sono persone che conosco superficialmente e che in parte non aspettano altro che pontificare sulle disgrazie altrui, godendone come mandrilli, ho preso questa bellissima abitudine di guardarli con un bel sorriso e di rispondere sempre "bene!"
Io sto benissimo, anche se qualche volta mi capita che mentre passo davanti allo specchio mi sento chiamare  dalla persona che ci si riflette che mi dice "Oi! Ma che te l'ha detto il medico che devi stare sempre bene?"
"No stupida! lo sai benissimo chi me l'ha detto senza dirmelo mai! del resto l'ha detto anche a te! E' stato il nostro babbo. Non ti ricordi? Lui quando aveva qualcosa che girava storto , fischiettava sempre allegramente e così ha ingannato il mondo e anche noi, finché non ce l'ha detto lui, che quello era il suo modo di sdrammatizzare la vita!"
"Hai ragione! Scusami, non ne parlaiamo più"........e l'immagine se ne va, anche perché sennò arriva tardi al lavoro.
E comunque dagli oggi e dagli domani, evidentemente questo mio atteggiamento ha dato di me un'immagine talmente lontana dalla mia realtà, che ci sarebbe quasi da ridere, perché mi sento dire continuamente che io ho stampato sul viso la serenità, che i miei occhi sono sereni, la mia voce serve a calmare gli stati di ansia che hanno gli altri, e altre cose del genere. 
Solo chi mi conosce bene, sa leggere dietro questa apparente beatitudine, ma anche allora gli atteggiamenti sono diversi da persona a persona, perché c'è chi cerca di capire il mio vero stato d'animo e chi invece vuole cocciutamente preservare l'immagine della persona sempre allegra e senza problemi, perché così è più facile, o perché le piace di più, o semplicemente perché avendo bisogno di trovare una persona che conforti i suoi stati d'animo, non ha la forza di farsi carico dei miei. Tutto questo è molto umano e mi conferma sempre di più che  è meglio dire sempre "Sto di un bene, ma di un bene che quasi sono due!" E il bello è che funziona davvero! A forza di dirmelo e di dirlo agli altri, sto davvero bene....quasi quasi mi faccio una fischiatina!

domenica 29 dicembre 2013

La fine gloriosa

Aiuto! Si è rotta la caldaia......proprio stanotte, proprio di domenica. Ho cercato di farla ripartire, le ho fatto anche il massaggio cardiaco, ma fin'ora tutto è stato inutile.Domani chiamerò il tecnico ma già da come mi sta guardando ora pare che mi stia dicendo 'ma insomma dopo venticinque anni di gloriosa carriera, che pretendete ancora da me?'. Ha ragione lei naturalmente e a questo punto mi sono arresa, mi sono infilata un maglione supplementare e mi sono messa a scrivere, non prima di aver provveduto con una stufetta elettrica alle esigenze della mia vecchietta quasi novantenne.
Il termometro segna 13°, destinati a scendere,  per cui penso che dovrò revocare anche l'invito a cena che avevo fatto ai mie nipotini, anche perché non voglio assolutamente che si ammalino, visto che due di loro devono ripartire per la grande America. Bah! Si vede che doveva andare così! Ma finirà questo 2013 prima o poi!Oioioioioi!!! Boccaccia mia perché non stai mai zitta?Te la vuoi proprio tirare addosso la iella! Ma si può dire queste cose a un anno che finisce col numero 13? E' logico che prima o poi si vendicherà e siccome ha da campare ancora per poco tempo si vendicherà prima, altro che dopo!! E infatti zac! Si è rotta anche la manopola del forno e simo tutti felici!!! Credetemi....conviene dire così.....................

sabato 28 dicembre 2013

Il bello di chiamarsi Giuly

Io mi chiamo Giuly. Anche se il mio nome vero è Giuliana. Ma il mio babbo che aveva la vista lunga e prevedeva il futuro, seppe sin da subito che non sarei mai stata una Giuliana. Io non potevo essere nient'altro che Giuly e si affrettò a chiamarmici fin dai miei primi vagiti. Solo chi si chiama Giuly sarebbe riuscita così bene a  ad assorbire i colpi della vita, la grettezza del prossimo, l'indifferenza di chi ti gira intorno e non si accorge neanche della tua esistenza, o e se ne accorge non gliene frega proprio niente, ...........e a trovare per tutto ciò delle motivazioni valide che non le facciano perdere fiducia nella vita, nel domani e in definitiva rinascre continuamente dalle proprie ceneri sempre con nuovi progetti e nuove speranze. Perché chi si chiama Giuly, non può fare a meno di tutto ciò e non perché sia brava, anzi non lo è per niente, ma solo perché è il suo modo di andare incontro alla vita con le armi che ha e che in definitiva sono poche e deboli, ma indistruttibili, eterne, e che si possono riassumere in un'unica piccola frase: fiducia nel domani.
Non c'è niente da fare! Chi si chiama Giuly vive per il domani che verrà, per il giorno dopo, perché pensa, crede, lo vuole in tutti modi credere che il domani sarà o sicuramente migliore del giorno che sta vivendo, o comunque talmente diverso, da farle sopportare anche l'oggi più schifoso.
Giuly ha vissuto ormai tanti anni e in questo lungo periodo ha saputo anche modificare l'aspetto di un bicchiere che inizialmente riusciva a vedere sempre mezzo vuoto. Dagli oggi, dagli domani, uno schiaffo un giorno, una botta l'altro, una carezza il giorno successivo, un calcio quello immediatamente dopo, un bacio in un altro giorno ancora, insomma preso il tutto e schekerato, alla fine non si sa per quale alchimia, questo bicchiere invece ora lo vede sempre mezzo pieno, forse perché è davvero mezzo pieno, o forse perché si tiene ben strette le fette di prosciutto sugli occhi, in modo da non doverlo più vedere mezzo vuoto. Sia come sia, a Giuly questo non può interessare di meno. A prescindere dai grandi dolori della vita, che esulano da questo discorso, a lei basta aver trovato la formula che neutralizza tutto ciò che di negativo le accade nella giornata e le permette di ritornare  in uno stato di quiete e di apparente serenità, che le consente sempre di trovare scuse convincenti per gli atteggiamenti e i modi di essere degli altri, quando non sono in sintonia col suo modo di essere.
Non è facile chiamarsi Giuly, ma è veramente bello chiamarsi così perché è proprio chiamandosi così che si conosce l'esistenza dell'oltre. Andare oltre, è scoprire scenari nuovi che altrimenti non si vedrebbero mai e che invece chiamano a nuove considerazioni, aspetti diversi della vita, nuovi approcci con gli altri, ma più che altro nuova considerazione di se stessi e della propria vita.
E chi non si chiama Giuly, che fa? Esattamente le stesse cose. Importante è avere un paio di scarpette rosse, chiamarsi per un pò di tempo Dorothy in qualche modo partire per andare a cercare l'arcobaleno, scavalcarlo e passare oltre....... e crederci.

venerdì 27 dicembre 2013

Tardi









Stamani mi sono svegliata scandalosamente tardi! Devo correre, correre correre.......Il lavoro mi chiama, i miei gatti affamati anche, il caffè da preparare pure..........Scriverò più tardi, sperando di avere qualcosa di entusiasmante, di unico, di strepitoso  da  dire. .....L'importante è crederci! Nel frattempo però........BUONGIORNO A TUTTI!

giovedì 26 dicembre 2013

Blackout o Natale?

"E vieni in una grottaaaa al freddo e al geeeelooooo"

Natale doveva essere oggi, non ieri, e allora forse avremmo ritrovato un pò di più lo spirito del Natale.
Stamani quando mi sono alzata non c'era la luce. Era andata via in nottata, probabilmente a causa del forte vento che è tirato e che ha causato anche alcuni danni. Mi hanno detto che in piazza Grande è caduto il grande albero di Natale e dai tetti sono volate diverse tegole. Insomma un vero blackout.
In casa c'era freddo, non ci si vedeva niente, se non con le candele accese, il tempo fuori era inclemente, ma chissà perché era Natale........molto più di ieri, con tutte le luminarie, i pacchi colorati, il pranzo ipercalorico e il dover essere per forza contenti.
Insomma, anche il piccolo Gesù del mio presepio, sembrava più contento di non essere costantemente sotto le lucine intermittenti, e pareva che il bue e l'asinello si fossero avvicinati di più per tenerlo al caldo. Per un attimo mi è tornato in mente l'abero di Natale che facevo da bambina con le candeline vere. Che cosa meravigliosa, così calda, così intima!
E' stata una mattinata tutto sommato bella, nella quale ci siamo dovuti arrangiare, senza acqua senza caldo, e più che altro senza televisioneeeeeeeee!!! Che meraviglia.
Ora tutto è tornato come sempre, e va bene così, ma per un attimo stamani sono riuscita a godere del silenzio che può esserci in una casa, quando mancano determinati comforts. E' quel silenzio che ti fa venire voglia di metterti in poltrona con un libro in mano, ma poi capisci che anche il libro è di troppo ed è molto meglio leggere ciò che nasce dentro di tein quel momento di silenzio perfetto........roba rara ai giorni nostri!! E poi il silenzio ti parlerà!

mercoledì 25 dicembre 2013

Natale





Natale! Questo giorno così strano e che comunque ti intriga, anche a dispetto di te stesso.
Il BELLO DEL NATALE è che te lo costruisci da solo, lo plasmi come se fosse cera tra le tue mani, gli dai l'aspetto che ti è più congeniale, lo vedi come lo vuoi vedere e come senti che ti appaga. Questa è la forza del Natale! Di entrare comunque dentro di noi per risvegliare ciò che siamo in quel momento ed è per quello che viviamo questo giorno in maniera diversa l'uno dall'altro. Gioia, tristezza, ironia, malinconia, rifiuto, rassegnazione, rabbia..........sono tutti aspetti del Natale, che fanno di un giorno che sorge come tutti gli altri, un giorno speciale.


A CIASCUNO IL SUO NATALE .....
....E AUGURI A TUTTI

La mia vita in una candela

Anche quest'anno, appena rientrata dalla messa di mezzanotte ho acceso la mia candela e l'ho guardata per un attimo struggersi nel silenzio del buio della stanza, rischiarata soltanto dalle piccole luci di un alberello.. Questo è un rito che compio da ormai trentanove anni e siamo entrambe diverse, lei un pò sfatta.....io pure! Ma la fiamma che si è alzata anche stasera sullo stoppino appena acceso brillava alta e luminosa come ogni anno, a ricordarmi  che la luce vince sempre sulle tenebre. E come ogni anno ho ringraziato per questa luce che fin dal suo inizio mi dette speranza nel domani. E' il mio Natale che si rinnova, nonostante me stessa, le mie paure, i miei dubbi amletici. E' la mia vita in una candela.
Tra poche ore ci saranno auguri e panettoni..........ora c'è solo questa pace e questa fiducia che la fiamma di una candela ha suggellato in un patto lontano nel tempo, ma che rispetterò per sempre nella notte di Natale. 

martedì 24 dicembre 2013

Aspettando Natale: la torta di castagne

Non è bella.....ma è così buona!!!
Aspettando Natale è anche impiegare un pomeriggio a preparare la 'torta di castagne',  il dolce tipico di Marradi, e il dolce della mia infanzia e dell'infanzia dei miei figlioli.
Preparare la torta di castagne non è solo accingersi a fare una torta, ma è un viaggio metafisico, che parte da un prodotto semplice e lo fa diventare una cosa meravigliosa.
La castagna: il frutto povero dei poveri della montagna che diventa un viaggio all'interno di me stessa.

Per prima cosa bisogna creare l'ambiente adatto affinché si compia la magia. Sono indispensabili i bambini che facciano confusione intorno al magico intruglio che sta per formarsi. Non ci sono bammbini intorno a me mentre mi accingo a preparare il mio dolce, ma ecco, basta che chiuda gli occhi per un attimo e i visi di tre frugoletti si materializzano  immediatamente  vicino a me. Hanno tutti un cucchiaio i mano e sono pronti a dare il loro contributo. Ma non mi basta più. Visto che sono stata così brava ad evocare la presenza dei miei figli, vicino a me, perché non provare anche con quella dei miei nipotini? Sento già che ci vorrà un pò più di impegno, ma alla fine, dai ecco che arrivano anche loro e già con il loro cucchiaio e l'espressione di chi si accinge a fare un lavoro serio. Ora siamo tutti, c'è anche la nonna che dorme beata sulla sua poltrona e tanto silenzio intorno, anche se dentro di me le voci dei bambini sono un piccolo coro di gioia.
Sono soddisfatta di me stessa. La volontà va al di là di tutto, supera le montagne della lontananza e anche quelle del distacco. Siamo pronti per cominciare.
Castagne, uova, latte in quantità, zucchero....un altro pochino, cacao, vaniglia......ah! la buccia grattugiata di un limone....chi la gratta? Ho capito, ho capito....un pò per uno va bene? Io intanto preparo la sfoglia per foderare le teglie. Sì! ne faccio di più, così la stendete anche voi e poi dopo ci facciamo gli 'sgonfiotti', e ce li mangiamo a merenda.........Forza ragazzi, cominciate a girare l'impasto e mi raccomando rispettate i turni, senza darvi gli spintoni.....mica per voi, ma potreste buttare tutto in terra e allora ....addio torta! Chissà quanti cucchiai troverò quest'anno nel fondo della zuppiera. Un anno ricordo che ce ne trovai sette...........................

La torta di castagne è pronta. Nell'aria c'è un profumo inconfondibile di cose buone, ma è molto di più. E' il profumo di casa, della mia famiglia, della gioia di un momento che si tramanda nel tempo, anche se solo nel mio ricordo e nella speranza di poter fare cosa gradita, quando a Natale nel piattino di ciascuno magicamente e per qualcuno solo virtualmente comparirà un pezzetto di torta che è anche un pezzetto di storia della nostra vita.

lunedì 23 dicembre 2013

Il vecchio Natale


C’era una volta
il vecchio Natale
c’era una volta
il tempo
che fu
c’era l’attesa
di un giorno speciale
c’era l’arrivo
del bimbo Gesù
Ora che c’è
se non panettoni
luci fasulle
effimeri doni?
Per molti ormai son finiti anche quelli
e tutto ciò che parlava poesia,
ormai è rimasto alla fin nostalgia,
di un tempo passato 
che ormai non c’è più,……………… di rimpianto per un bel momento che abbiamo sostituito con uno vissuto con valori bugiardi e senza futuro. Oggi c’è solo la prosa che parla di un domani incerto nel quale l’uomo è solo con se stesso, senza neanche la luce che veniva da un’umile capanna. DOVE CERCHERAI ORA UOMO LA LUCE DELLA SPERANZA? Forse nelle luminarie dei centri commerciali che appagano la bramosia dell’avere? O nei pranzi luculliani che parlano solo di benessere materiale? O nello sballo di una notte con fuochi artificiali per tutti i gusti e tutte le tendenze? GUAI A CHI UCCIDE LA POESIA! O forse questa crisi che stai vivendo, ti porterà a riscoprire la vecchia e sempre nuova attesa di una notte speciale che ti arriva al cuore e ti fa riscoprire la poesia del Natale,
perché è lì, proprio lì, dentro il tuo cuore,
nel quale c’è ancora un mondo di amore
anche se credi che non ci sia più
che nasce di nuovo il bambino Gesù………. 


Ebbene sì! Questa è la retrocopertina del nostro giornalino e io l'ho riempita con questa stucchevole poesia, che però lì è rimasta perché niente e nessuno mi avrebbe impedito di pubblicarla ......Perchééé? Ma semplicemente perché sentivo che ci doveva stare, perché l'avevo scritta con una sorprendente e ritrovata semplicità e pensando proprio alle cose che scrivevo,  con quella dolcezza e quella tenerezza che qualche volta caratterizza anche la poesia di chi non è più bambina, ma si sente piccola piccola dentro di sé.....

domenica 22 dicembre 2013

Meglio un uovo oggi o.....?

"E' meglio un uovo oggi o una gallina domani?"


Quante volte l'ho sentita questa frase e oggi non ho più dubbi sulla risposta. Per me è senz'altro meglio un uovo oggi e ora vi spiego perché

1 - un uovo oggi mi sfama, magari domani sono diventata vegetariana e la gallina non mi interessa più.

2 - Non è mica certo al 100%100 che se rifiuto l'uovo oggi,  domani ci sarà sicuramente una gallina

3 - Nel frattempo che attendo il domani, le galline potrebbero essersi estinte

4 -  Poteri anche decidere che la gallina non mi interessa più

5 - Il dottore potrebbe vietarmi di mangiare galline.

6 - Il dottore potrebbe darmi una dieta a base di sole uova.

7 - Nel frattempo la gallina è invecchiata e serve solo per fare 'buon brodo' Ma a me il brodo non piace.

8 - Non mi piace tirare il collo alla gallina

9 - Mi piace l'uovo sbattuto con lo zucchero e il caffè.

10 - Non mi viene in mente altro, ma non è detto che non ci sia altro.


A parte tutte queste bischerate, io sono decisamente per l'uovo, primo perché chi si contenta gode, secondo perché per aspettare ciò che verrà ma che porebbe anche non venire, anche le uova vanno a male, ossia uno si rompe di aspettare, terzo perché la vita è bella così con la sfida che anche un semplice uovo ti permette di avere. Sai quante cose ci puoi fare con un uovo? ma le fai ora, finché sei giovane, finché la sfida fa parte del tuo quotidiano e l'avventura è lo stimolo che ti spinge ad andare avanti. Un uovo si beve anche mentre si corre incontro al proprio destino, mentre la gallina richiama piedi sotto il tavolo e coltello e forchetta e sedentarietà. Avrai un pasto più sostanzioso è vero, ma magari avrai anche l'ulcera e non lo potrai gustare.....insomma io sono per l'uovo!!!

Lampi di felicità: il primo giorno di scuola

La mia proverbiale distrazione mi ha fatto dimenticare di copiare la pagina che avevo detto avrei messo oggi a seguito di quella di ieri. Poco male! la metterò un'altra volta........anzi sono contenta di questa omissione, perché ciò mi da modo di poter fermare sul mio blog un ricordo, giunto improvvisamente  ieri, quando parlavo con mia nuora, della scuola che frequesnterà l'anno prossimo la mia nipotina. 
In America, a quello che ho capito le scuole sono un bel pò diverse che da noi, anche se seguono un metodo che è il nostro e che si chiama 'metodo Reggio Emilia'. Da quel poco che ho potuto apprendere dalla nostra breve conversazione, un gran bel metodo, ma la cosa che mi ha fatto più piacere è costatare che  il ricordo che viene  fuori dai recessi della mia infanzia e che è vivido, nitido come allora, mi porta a pensare che in qualche modo anch'io ho usufruito nei miei primi tempi di scuola di questo metodo, che se anche è stato ufficializzato nel '63. forse già veniva testato in alcune scuole nel '55, anno in cui ho cominciato la prima elementare.

Il primo giorno di scuola, andai al mio appuntamento col timore di tutti i bambini, stringendo la mia cartella, dove all'interno faceva bella mostra di sé un astuccio nuovo fiammante, due quaderni, un album da disegno.
Ma già all'inizio succese una cosa strana, invece della maestra materna che mi aspettavo, trovai un giovanotto, con pochi capelli e un gran sorriso che si presentò subito dicendo"Buon giorno bambini, io sono il maestro Calmo", dopodiché ci fece mettere via le cartelle, ci distibuì grandi fogli bianchi e strani colori che andavano bagnati con l'acqua e poi strofinati con dei pennelli sul foglio. 
Quella fu la prima volta che vidi gli acquarelli. "E ora disegnate quello che volete!" fu il suo suggerimento e ci lasciò in pace. Ricordo ancora come se fosse oggi, l'esitazione e la curiosità con cui presi in mano il mio primo pennello, dopodiché il tempo passò con una tale rapidità della quale anche oggi sono stupita. Il mio capolavoro consistette in una fontana verde, dalla quale usciva un gran rocchio d'acqua verde, il tutto contornato da un prato verde con fiori verdi e un cane di razza imprecisata ma senz'altro verde anche lui. Nuvole e sole immaginate di che colore erano? Vrdi naturalmente, ma mi sentivo contenta, leggera leggera, arrivata in un'altra casa come la mia. Seguirono giorni entusiasmanti, dove nella nostra scuola, quando c'eravamo, entrarono le ombre cinesi, i burattini, l'acqua e la farina per fare il pane. Ho detto quando c'eravamo, perché ricordo che uscivamo tantissimo, per andare in tipografia, dove per la prima volta vidi i caratteri mobili, a raccogliere le foglie autunnali con le quali poi facemmo composizioni, o semplicemente per andare a spasso in quel piccolo paese dove abitavo allora, che era il paese del vento e degli spifferi, che uscivano dai ripidi vicoletti. Stavo a Chiusdino allora, e oggi mi sembra strano che una scuola così innovativa avesse fatto parte della sue mura. Io ero felice ogni giorno che andavo a scuola, e ogni volta che ripenso a quel periodo mi sento felice. L'aspettavo con impazienza, perché sapevo che ogni giorno mi sarei divertita  e per me bmbina, quella era la cosa più importante..........Purtroppo il mio babbo fu trasfrito di lì a breve per cui arrivai a malapena a fare un trimestre, che poi mi ritrovai catapultata in un altra scuola, a Sansepolcro, questa volta, dove trovai una maestra anziana e il metodo tradizionale, che in quel periodo prevedeva anche punizioni corporali e correzioni varie. Io sono mancina, totalmente mancina, e in questa scuola mi obbligarono a prendere la penna con la destra, facendomi tenere il braccio sinistro dietro la spalliera del banco. Imparai in fretta, perché quella posizione era scomoda e dolorosa, ma nel frattempo mi sentii diversa da tutti gli altri. Ricordo che in quele primo periodo fu come se si fosse richiusa una porta, che per un breve momento si era aperta su un mondo interessante e sconociuto.
Non ho molti ricordi nitidi degli anni che seguirono, mentre ricordo benissimo tutto ciò che mi accadde in quella scuola che ho avuto la fortuna di frequentare, anche se per poco tempo. 
Chissà se quello era il metodo 'Reggio Emilia', chissà se i genitori della mia nipotina decideranno di farle seguire quello, o la iscriveranno nella sezione col metodo tradizionale!?
Chi lo sa! Io, per quello che mi riguarda posso solo ringraziare di aver avuto la possibilità di aver usufruito di quella apertura mentale.

sabato 21 dicembre 2013

Rivoglio il mio Natale! – racconto

Questo è l'articolo che ho scritto nel  giornalino per il numero di Natale. Scrivo sempre un racconto nel numero di natale e anche se questo racconto parla sempre di me e delle mie emozioni, in genere riesco a camuffarmi bene e non mi era mai capitato di espormi così in prima persona.  Mi è venuto così e non c'è stato niente da fare. Ho provato a modificarlo, ma era come se si riscrivesse da solo, un pò prosa, un pò poesia nel quale la fantasia e la realtà della mia vita hanno giocato insieme, si sono proprio date la mano, e hanno cominciato a volare  per farsi beffe di me.........è un Natale un pò strano! Del resto questo stato d'animo non si è esaurito scrivendo questo articolo, ma ha proseguito anche nell'ultima pagina che pubblicherò domani, che è stata scritta in maniera alquanto strana, o non consona al mio modo di fare, se preferiamo essere buoni, ma sicuramente e totalmente sincero proprio come questo racconto, cosa che chi scrive in un giornale, importante o no, bello o brutto che sia....... non dovrebbe essere mai...................................

 


Rivoglio il mio Natale! Ma dove è andato a finire? Dove si è nascosto con la mia indifferente complicità, nata quando ho cominciato ad adattarmi così bene all’uso consumistico del Natale?

C’è la luna nel cielo stanotte, in questa notte di Natale…. uno spicchio di luna. Un sedile per i sognatori, un richiamo irresistibile. La guardo e improvvisamente mi viene voglia di essere lassù a fare un viaggio con la mente dentro la mia vita…………………

Gli anni che passano, la vita che ritorna con i suoi ricordi, e ormai sono tanti,… mi sembra quasi di vedere il quadro di Chagall , dove sul bianco paesaggio innevato vola a mezz’aria un uomo con un sacco sulla spalla. Mi sembra che porti sulla sua spalla il pesante sacco delle esperienze della sua vita Mi intriga quella tela, mi lascia addosso una sensazione di dolcezza e di aspettativa, che si spande nel silenzio della neve……un silenzio così intimo! Che da tempo ormai non riuscivo più a provare. Mi parla di suoni ovattati portati dal vento, di voci lontane, di missive un po’ strane, con un indirizzo che è uguale in ogni dove: a Babbo Natale – Polo Nord, spedite con trepidazione …….attraverso la fiamma di un camino, e poi di corsa fuori per vedere uscire il fumo che sale nel cielo ormai turchino, diretto in un luogo che sa di magia e che anche oggi è un po’ casa mia, quando mi va di andarmene a spasso con la fantasia, per tralasciare almeno per un po’ i problemi di oggi, di domani, del tempo che verrà…..chissà! Un po’ di prosa e un po’ di poesia, questa è la vita, o per lo meno la vita che è stata e ancora è mia.

E’ la mia vita che scorre con gli occhi rivolti lassù, a quel cielo di stelle, dove una volta, ancora bambina, conobbi Gesù. Credevo che venisse da noi con la cometa, sulla sua coda estesa e il mio sguardo cercava la luce che un giorno, nel tempo che fu, si era accesa. Vedevo con i miei occhi bambini i suoi occhi bambini e quando lo ritrovai nel mio primo presepio seppi che era lui, che proprio così lo volevo, con quella stella appoggiata sul tetto della capanna e sentii che portava regali diversi da quelli di babbo natale, regali dei quali non c’è mai stato uguale, regali che riempiono il cuore, che fanno capire che significa amore. E sempre un po’ prosa e tanta poesia, così era allora la vita mia!

E il tempo passò e con lui trascorse la vita sulla sua strada infinita, e ad ogni curva un nuovo paesaggio, un nuovo orizzonte, un altro miraggio ….e quella cometa e gli occhi bambini….. c’erano ancora, sì, ma non più vicini. Mi guardavano come se fossero dietro il velo delle mie illusioni, dei miei sogni di donna, delle mie aspirazioni. Un velo pesante, un velo griffato, di per sé inconsistente, che non mi ha scaldato e non mi ha lasciato un bel niente di niente, se non quella firma di rara bellezza, che arriva, ti prende, ti invade la mente, ti fa sentire che sei onnipotente, ti fa rifiutare la strada in salita, ti chiama alla vita……è una firma che profuma di vento, di fiori, che sa di gaiezza. …qual nome può avere se non Giovinezza? Mi illuminava gli occhi, mi scorreva nelle vene, mi dava tanta gioia e tantissime pene, ma mai per un attimo potrò dimenticare l’inno alla vita che mi ha fatto ascoltare. E molta prosa e un'altra poesia , così scorreva la vita mia!

E poi le manine che cercan le mie, mi scaldano il cuore, mi fanno magie, riempion la vita col loro calore, ritorno bambina e faccio follie, correndo con loro incontro alla vita nel vento che soffia d’intorno una gioia infinita…………… La favola bella che riempie la vita cammina col tempo ed un giorno è finita. Le mani piccine ormai son cresciute, son grandi mani di uomini e donne che prendon la mia per consolare la mia nostalgia. E tanta prosa e più grande poesia, così scorreva la vita mia!

Capelli d’argento, il passo più lento, ma il viso rivolto comunque al vento, io cerco la strada che voglio trovare, la strada che un giorno ho voluto scartare. E’ su quella strada che un giorno che fu, io vidi quegli occhi del bimbo Gesù. Sono quegli occhi che vado a cercare, e solo così potrò ritrovare la parte più bella che è dentro di me,…….. senza parole, senza sermoni, senza discorsi e filosofia voglio che scorra la vita mia. E nel silenzio della notte stellata, sullo spicchio di luna dove l’anima mia si è posata, alzar lo sguardo alle stelle più alte, cercar ancora quegli occhi bambini e infine vedere una manina che si protende verso me e dargli la mia mentre dico ‘mi fido di te!” E trovo le mani dei miei nipotini che hanno negli occhi un cielo e una stella, e mentre li guardo così birichini, racconto di nuovo la favola bella. “Mentre il sole lemme lemme, dietro i monti se ne andava, nella terra di Betlemme un evento si annunciava…………….”E nel freddo pungente di questa notte silente non voglio prosa, ma solo poesia Un attimo solo di pura magia in cui possa scorrere la vita mia!




venerdì 20 dicembre 2013

Un gattino uscì di casa........

Mia figlia oggi di professione è veterinario, ma fin da piccola si vedeva la sua passione e il suo amore per gli animali, e tra tutti, i gatti, senz'altro i suoi preferiti. Ieri è tornato alla luce un quadernino, uno di quelli, che anche se non sono dissimili dagli altri, portano in sé a caratteri invisibili, stampati sulla copertina la parola 'ricordi'. La poesia che ho copiato qui sotto credo che sia stata la prima in assoluto fatta da mia figlia, all'età di sei anni, ed è la prima che appare sul quadernino, evidentemente trascritta e conservata con tanto affetto anche dalla bambina di quinta elementare, che poi sentì la necessità di avere il suo quaderno di poesie.
Che tenerezza mi ha fatto rivederlo e pensare alla bambina  della 5/B che ci scriveva le sue poesie e poi me le veniva a leggere tutta soddisfatta, in attesa dell'elogio che non mancava mai! E chissà perché e da dove è arrivata quell'aria di festa , che per un attimo mi ha fatto pensare "Ma allora c'è ancora da qualche parte il Natale che voglio io!" E qualcuno , sono sicura , mi dirà: "Ma che c'entra questo col Natale?" e io non potrò fare nient'altro che stringermi nelle spalle e rispondere: C'entre, c'entra.....eccome se c'entra!"


Un gattino uscì di casa
per andare a far la spesa
e mentre camminava
la febbre gli arrivò
e svelto a casa ritornò.
Il gattino in fretta e furia
si mise nel lettino
prendendo un cappuccino
Il gattino pian pianino
alfin si addormentò.
e la febbre gli passò.
Il gattino si svegliò
e la febbre riprovò.
Il gattin
si mette il vestitin
e va a fare un girettin.
Il gattino uscì
e un lupino arrivò.
Il gattino scappò
e di corsa a casa ritornò.


giovedì 19 dicembre 2013

O Guido...come stai?

Oggi mi sa che sarà uno di quei giorni in cui non avrò neanche un'idea. Mi lascerò vivere così semplicemente, allo stesso modo in cui scende dal monte l'acqua di un torrente Mica male però! Lasciare che il tempo scorra su di me, fregandomene di quello che accade, del come e del perché.
Insomma, la parte animale di me che prende il sopravvento e guarda la vita solo in funzione dei suoi bisogni corporali. Ho fame , ho sete, ho sonno. E fu sera e fu mattino...........già! Chissà se anche gli animali hanno bisogno di Dio! O si contentano di trascorrere molto semplicemente senza domandarsi mai neanche una volta da dove vengono e dove vanno. Chissà se si rendono conto della fortuna che gli è toccata! E pensare che noi uomini crediamo di essere i privilegiati. Pare che siamo stati creati a Sua immagine! Ciò mi fa venire in mente una Ferrari nella Jungla, bella fiammante, con un motore prodigioso ...... ma senza benzina, e senza la possibilità di averla. Per muoversi questa Ferrari tutt'al più può avere  una miscela strana ricavata dalle patatine fritte e il burro di arachidi o roba similare.....magari il cocco e la papaia.. Può muoversi, ed è un successo, ma non potrà mai correre e scoprire le sue vere potenzialità, a meno che, per voler essere ottimisti e fiduciosi non ce la faccia a raggiungere un distributore di benzina e una volta lì, faccia il pieno giusto e non sbagli erogatore inondando il suo bel carburatore di gasolio invece che di benzina. Sì, perché può capitare anche questo nella vita e cioè di arrivare nel posto giusto e sbagliare erogatore. Da chi faccio rifornimento? Da Dio o da Mammona? E non è colpa nostra se Mammona ha questo nome così invitante, accoglienta, dal grande seno e dalle grandi braccia. Ci fa venire in mente la mamma protettiva, anche se di mamma non ha proprio un bel niente e figurati se è donna. Nell'antichità le donne contavano quanto 
il due a briscola , figuriamoci se una donna poteva impersonare un demone del benessere materiale!!!
Insomma maschio o femmina che fosse, viene naturale andare verso questo erogatore, che ti garantisce tanto e ti fa spendere poco, almeno all'inizio. Chi fa queste operazioni di marketing dovrebbe stare molto attento ai nomi. Tutto sarebbe andato diversamente se questo Mammona avesse avuto un altro nome.
" Da chi  vuoi fare il pieno....da Dio o da Cacona?"  e il risultato sarebbe stato sicuramente diverso, anche se Dio non è poi questo nome bellissimo, dice tutto e non dice niente, neanche quando esclamiamo "Sto da Dio!" E che vuol dire? forse c'è qualcuno che sa come sta  Dio?  Benigni, che aveva capito queste cose molto prima di aver capito quanto gli convenisse declamare la Divina Commedia, l'aveva chiamato affettuosamente Guido e aveva fatto bene perché "Sto proprio come Guido!" è facilmente verificabile. Basta andare da Guido e domandargli "O Guido...come stai?".

Ma io non ero quella che oggi non doveva avere neanche un'idea e vivere come un animale?  Veramente qualche volta devo ringraziare di aver questo carattere nel quale la parte ironica, riesce a far stare al suo posto quella distruttiva che c'è in me, per cui capita spesso che comincio a scrivere con grande serietà e finisco col dire grandi bischerate. Amen.