lunedì 23 gennaio 2017

Fata Morgana

Una volta tanto signore e signori io sono Fata Morgana, non la Fata Morgana delle Nebbie di Avalon, la potente maga sorella e antagonista di re Artù, ma l'effetto ottico che prende proprio il suo nome. Perché sono Fata Morgana? Semplicissimo: galleggio sullo schifo della vita, senza toccarlo, senza volerlo nemmeno sfiorare, proprio come questa barca che si vede nell'immagine più in basso. Lo so che la Fata Morgana è un'illusione, ma lasciatemela provare, lasciatemi nel mio convincimento che ci si possa librare sopra le brutture del mondo, per poter ancora credere che esiste il bene, l'affetto disinteressato, la solidarietà, la voglia di costruire insieme, lo sguardo rivolto verso un ideale comune, lasciatemi credere che ci si possa sorridere senza falsità e che si possa dare ciò che abbiamo di meglio di noi stessi senza fraintendimenti, senza gelosie, senza prevaricazioni; lasciatemi immaginare il mondo senza primati, senza ipocrisie, senza falsità.
Ecco! Io tutto ciò che è negativo in questa nostra vita, che dovrebbe essere così bella e che invece riusciamo a rovinarci così bene,lo voglio lasciare nel mare che è proprio sotto quella barca, e me ne voglio stare sopra, librandomi nell'aria, vera e illusione, lontana e vicina, visibile e non afferrabile. Chiedo troppo? Non credo. In parole povere e terra terra, chiedo solo di liberarmi di inutili zavorre e andarmene per una strada che sia solo mia. Ho l'età per farlo. 
Recentemente  GigiProietti, nella sua trasmissione 'Cavalli da battaglia'ha recitato una poesia, che non ricordo più se non per le ultime battute. Ogni giornata va affrontata con una pernacchia liberatoria seguita da una bella risata. "Hai ragione!" non ho potuto fare a meno di rispondere, assolutamente convinta, e non senza aver notato lo sguardo stupito dei miei, ai quali ho creduto giusto dare una spiegazione "In due parole mi ha spiegato il senso della vita!"

domenica 22 gennaio 2017

E senza ali e senza rete

E' rotolata giù dal monte. Semplice neve bianca, fiocchi che sembrano trine leggiadre e pieni dei misteri delle fate, e che quando si uniscono diventano bombe dirompenti....silenzio della neve che si trasforma in urlo agghiacciante...e comunque sempre semplice, essenziale, innocente, come tutto è innocente nella natura. Questa è la valanga che è piombata sull'albergo. Senza altra colpa che quella di nascere, esistere, morire. Inconsapevole del male che ha fatto e delle conseguenze che ha provocato in decine di persone.
Non così per gli uomini che dovevano prevedere, essere accorti, credere, immaginare anche i casi eccezionali.  Ma chi è senza peccato, scagli la prima pietra! Quante volte anche nella nostra quotidianità sottovalutiamo rischi e pericoli per noi e per gli altri? Io lo faccio ogni volta che per leggerezza, incuranza, mancanza di tempo e di soldi, mi dimentico di portare la mia automobile dal meccanico per farle dare una controllatina. E questo è solo un esempio banale. Ma non per questo siamo persone cattive, non per questo vogliamo fare del male agli altri. Siamo sempre dell'avviso che sia giusto continuare a scagliare pietre?E se proprio dobbiamo farlo, tiriamocene addosso qualcuna, noi che giudichiamo davanti a uno schermo della televisione,specialmente guardando quegli uomini, che incuranti della propria incolumità si stanno prodigando da quattro giorni per riuscire a salvare ancora qualche vita, oltre a quelle che hanno già salvato! Noi che ci ergiamo sempre e sempre più spesso a giudici degli altri, puntando sempre il dito contro qualcuno, noi che non capiamo che coloro che ci affrettiamo a giudicare e condannare, non sono altro che lo specchio che riflette la nostra societa, e quindi anche noi,...noi, proprio noi che guardiamo la pagliuzza nell'occhio di quell'altro e non vediamo il trave che è nel nostro, come possiamo pensare che oggi esistano ancora i miracoli.... in questi nostri tempi così duri, disincantati, fuori dalla speranza e dalla grazia di Dio? Eppure è bastato vedere la testolina di quel bambino che veniva estratto per primo, è bastata vedere la carezza che un uomo senza nome gli ha fatto, per sapere che quello era un miracolo. Che fortunatamente si è ripetuto per altre dieci volte. Il miracolo della vita! Miracoli e dolore, speranza e delusione, gioia e rabbia si mescolano in queste ore, ai fiocchi di neve e si posano sulla coltre di quasi tre metri, che assiste impassibile, innocente,  al compiersi di quello che forse da ora in poi sarà solo dolore. Ma chi crede nei miracoli, spera ancora e continua a scavare, con le pale, con le mani, con la mente, con il cuore, mentre i loro pensieri continuano  a volare oltre l'albergo, oltre la montagna, su nel cielo, dove si incontrano e fanno nascere la speranza, ultima dea. Speranza di tutti gli uomini...e chissà perché, mentre anch'io aggiungo il mio pensiero a quelli delle tante persone che ora sono lì, sento dentro di me queste parole "E senza ali e senza rete voleremo via..." Per raggiungere chi solo può dare una risposta alla speranza.