Stamani il grande amore della mia vita si è affacciato prepotentemente nel mio cuore. Mentalmente lo coccolo e accarezzo ogni ricordo che mi ha lasciato e ogni emozione che mi ha fatto e mi fa provare ogni volta che penso a lui. E come tutto ciò che è bello e che vogliamo duri più a lungo, sento il bisogno di svelarlo lentamente.......cominciando con una premessa un pò misteriosa.........
Il mio piccolo mago di
Oz, comincia a ragliare. Ci voleva anche il telefono! Ma perché non mi lasciano un po’ in pace?
Stavo tanto bene!
“Pronto??”
dico svogliatamente
“Allan,
Allan, mi senti? L’ho trovato! L’ho trovato!”
L’inconfondibile
voce del Professore OnilLino è almeno di tre toni sopra il normale.
Non l’avevo mai sentito così,….. cosìììì…… Sì, così
eccitato, incalzante, giovane, ….oserei dire.
“Professore,
….sì…la sento! Ha trovato cosa?” chiedo incuriosita,
allarmata.
“Oh! Ma
che fai dormi? Ho trovato cosa vuol dire il biglietto misterioso”.
“Davvero?
Gli grido in un orecchio. Improvvisamente sono presente a me stessa
con tutti i miei sei sensi! (Per chi non lo sapesse il mio sesto
senso è l’intuito, ma questo l’ho appreso leggendo “Le leggi
di Murphy” nelle pause della stesura di questo coso.) Tesa come la
corda di un violino, o la corda di un arco, o la corda di un
impiccato! Ecco! Forse è più quest’ultima, perché mi sento come
se qualcuno mi avesse strangolato. Quasi non riesco più a respirare.
“Sì, sì.
Ti dico che so che cosa c’è scritto nel biglietto”.
“Benissimo!
Oh che bella notizia! E che c’è scritto?”
“Non te lo
dico. Almeno non per telefono. Ti dico tutto stasera quando ci
vediamo”.
“Perché
stasera ci vediamo?”
“Ma che
domande sciocche che fai! Certo che ci vediamo. Dobbiamo parlare al
più presto di questa cosa e organizzarci per andare avanti”.
Risponde il professore con pazienza. Forse pensa che l’emozione mi
abbia giocato un brutto tiro! Quanta ragione ha! Infatti ho urgente
bisogno di andare in bagno, come mi capita in tutti i momenti
eccezionali della mia vita! Ogni momento importante della mia
esistenza è associato al colore delle piastrelle dei bagni che hanno
condiviso con me questi attimi irripetibili. Azzurre, rosa, a
losanghe, di mosaico, grigie, sporche, scritte….e anche di marmo.
Di che colore sono quelle del mio bagno? Non importa! Ora c’è
altro da pensare.
“Va bene
professore. Troviamoci stasera alle dieci al Cioccobarocco! –
improvvisamente sono rientrata in me – e mi dica almeno questo. Ciò
che ha scoperto ci aiuta nelle nostre ricerche?”
“Non lo
so. Non ci ho capito niente!” e lasciandomi con tanto di naso,
riattacca
“Benissimo!
– sono curiosa, agitata, eccitata – e ora che succederà?”
Non ce la
faccio ad aspettare le dieci. Almeno ci fosse stata Jessi! Ma è
ripartita per andare all’Università! Ma perché gli ho detto alle
dieci? Alle nove e mezzo parcheggio di fianco al Cioccobarocco. Ma
anche stavolta non sono stata io ad arrivare prima.
Onil Lino è
già lì e sta camminando avanti e indietro, senza un attimo di
riposo!
“Camminiamo”
mi dice brevemente il professore senza neanche salutarmi
“Senta
professore, non so lei, ma io sono reduce da una pesante giornata di
lavoro. Gradirei molto di più sedermi un attimo. Se non le
dispiace…all’interno!” aggiungo precipitosamente, prevenendo il
gesto di OnilLino che si prepara a sedersi a un tavolino lì fuori.
“Sa preferisco dentro, perché fuori ci sono le zanzare. Odio i
pizzichi di zanzare”
E’ una
scusa banale, lo so, ma lì per lì non ho trovato niente di meglio
da dire per giustificare il mio desiderio di sedere all’interno del
locale. Non posso confessare al Prof. che ogni volta che entro in
quel luogo mi sento come nell’anticamera del Paradiso. Cascate di
cioccolata che scendono in ogni dove, piramidi di cioccolatini che
si innalzano vertiginose verso il soffitto, aromi deliziosi che
accarezzano le narici più di qualsiasi narghilè, e cartine d’oro
e d’argento a impreziosire l’alimento degli dei, e tulle e pizzo
di tutti i colori ad esaltarlo. Il tutto servito a eleganti tavolini
in tazze e piattini riccamente decorati, mentre le immagini si
riflettono in luccicanti specchi ammantate da fantastiche cornici
intarsiate e immerse nell’oro. Una delizia per me, alla quale se
posso non voglio rinunciare. Capisco dall’espressione del
professore che non ha bevuto per niente la storia delle zanzare, ma
guarda con indulgenza alla mia piccola mania.
“Sa
professore, sono molto ghiotta!”
“Possiamo
risolvere questo piccolo problema ordinando due gelati al cioccolato
con panna montata. Che ne dici? Sai sono ghiotto anch’io!”
Messa a mio
agio come non mai, rinasce immediatamente in me la curiosità di
avere notizie di ciò che ha scoperto il professore, che in effetti
muore dalla voglia di parlare.
“Allora
Allan, se ora sei pronta pere ascoltarmi, vorrei dirti in due parole
che cosa ho trovato”
“Bene
professore, sono tutta orecchi” e mi infilo in bocca un cucchiaio
di gelato con panna che mi fa deliziosamente rabbrividire.
“Ricordi
che ti avevo detto che avevo scartabellato libri su libri per cercare
qualcosa che mi potesse guidare verso quei segni così strani che
Sirìn ci ha lasciato? Sì?! Allora ti ricordi anche che nonostante
tutte le mie ricerche e miei sforzi non ero arrivato a niente? Bene!
La cosa che ancora non ti avevo detto è che dovevo controllare un
documento che avevo nel computer e ieri mi sono deciso a percorrere
anche quella strada, anche se ti confesso, non avevo molte speranze
di riuscire. Ho acceso il computer e…..là, tutto bloccato. Ho
provato non so quante volte, ma il risultato era sempre lo stesso.
Arrivavo fino a un certo punto e poi non potevo più procedere.
Allora ho telefonato, che mi mandassero qualcuno a vedere che era
successo al mio segretario e nell’attesa mi sono sdraiato in
poltrona con un buon libro in mano…….tanto non sapevo che fare!
Poi qualcuno ha suonato alla porta e….”
Il
professore parla così bene e con tale proprietà di linguaggio che è
un piacere stare ad ascoltarlo. Sembra di essere lì mentre si svolge
la scena!.......
Driin!
Driii!
“Arrivo
arrivo, Vengo subito!”
Sulla soglia
si staglia un bel giovane di circa venticinque anni. Capelli a
spazzola, abbigliamento informale, una grossa borsa metallica ai suoi
piedi. Sorriso accattivante.
“Il
Professor Onil Lino?”
“Sono io!”
“Buona
sera professore, sono Robi! Ho ricevuto il suo sos per il computer”
“Ah!
Benissimo. Il galantuomo fa le bizze e mi impedisce di andare avanti
col mio lavoro! Venga! Le faccio strada”.
“Ma questo
è veramente un bel pezzo! Complimenti professore! Mi immagino che
per lei debba essere un autentico piacere lavorare con un simile
attrezzo!”
“Sì!
Finché non fa come oggi, che mi ha lasciato completamente a piedi”
“Ora
vediamo che è successo a questo ragazzo” E Robi senza aspettare
ulteriormente, ha cominciato a sbudellare il suo paziente, tirando
fuori fili, chips, e altri marchingegni noti solo agli operatori del
settore.
“Lo dicevo
io, è una stupidaggine! In cinque minuti glielo rimetto in funzione,
non si preoccupi Professore!”
Poco più
che cinque minuti dopo, tutto è tornato al suo posto. Il giovanotto
è stato di parola.
“Ora, se
permette però dovrei sedermi per provarlo e verificare che abbia
ripreso tutte le sue funzioni”
“Faccia
pure con comodo, tanto per oggi mi sa che il mio lavoro è andato
alle ortiche!” ribatte il professore, guardando incuriosito le
operazioni di ripristino che le mani agili di Robi rimettono in
funzione. Onil Lino ha conosciuto tanta gente sino a diventare un
esperto di uomini, ma non ha mai visto nessuno intendersi con un
computer come questo ragazzo. Tra lui e il computer, non si tratta
solo di uso di un mezzo che la tecnologia ci mette a disposizione
sempre maggiormente perfezionato, ma di autentico filing!
“Ecco
Professore! Il suo ragazzo è tornato a fare il bravo!” E’ in
quel momento che la mano di Robi ha inavvertitamente sfiorato un
foglietto che era sistemato lì vicino, facendolo cadere. Prontamente
si è chinato a raccoglierlo e dopo avergli dato un rapido sguardo
l’ha rimesso al suo posto.
“E’ una
vecchia password?” ha domandato al Professore.
“Perché
mi fa questa domanda?” Ha chiesto Onil Lino alquanto a disagio
“Perché
molti si ostinano a mettere delle password strane nei loro computer,
per non farne indovinare l’accesso, e poi sono i primi a
dimenticarsene. Lei non sa quanti mi hanno chiamato per risolvere
problemi di questo genere”
“E…………li
ha sempre risolti?” Onil Lino sembra sulle spine
“Fino a
questo momento sì…..anche perché, sono cose piuttosto elementari,
quando si gioca con una tastiera per tutto il giorno!”
“E
potrebbe interpretare anche questi segni?” Il professore cerca di
non farlo notare, ma una strana eccitazione si sta impadronendo di
lui.
“Beh!
Credo proprio di sì! Se vuole lasciarmi dieci minuti, penso di
potercela fare!”
“Come no!
Si accomodi! La cosa, sa , mi incuriosisce davvero!”
“Ok.
Allora se permette…….”E Robi si è seduto nuovamente, stavolta,
senza toccare niente, lo sguardo fisso alla tastiera, che ogni tanto
sfiora delicatamente, quando un tasto, quando un altro.
Onil Lino
non può fare altro che aspettare. Possibile che la soluzione non
debba andare cercata nelle antiche lingue, ma in un computer? Sembra
proprio di sì a giudicare dall’espressione del giovane, i cui
occhi intelligenti si sono riempiti improvvisamente di allegro
sfottò.
“Professore
le comunico che il suo geroglifico non è più un mistero per me. Tra
l’altro è uno dei più semplici che mi è capitato di risolvere.
Si vede che è fatto da un dilettante!”
Fatto…che
cosa?” ha domandato allibito Onil Lino.
“Beh! Chi
ha voluto lasciare incognito il significato della parola che
significa questo accrocco di segni, ha usato un modo semplicissimo.
Venga che le faccio vedere! Guardi il primo segno di questo
nostro…chiamiamolo geroglifico con un po’ di presunzione,…..ecco
è la lettera l, ma se io vado dalla parte opposta della tastiera e
conto quattro tasti dall’inizio, proprio come è dall’altra
parte, ottengo la lettera f,…..e così di seguito con gli altri
simboli, anche se ho dovuto giocare per un attimo con le maiuscole,
per cercare qualcosa che avesse un senso compiuto. Così sono
arrivato a formare una parola………”
“E troppo
bello professore per essere vero. Sembra di essere in un libro
poliziesco!” ho ribattuto entusiasticamente interrompendo il
discorso eccitato di Onil Lino. Il mio gelato è finito da tempo, ma
una volta tanto non ho sentito nemmeno il sapore, tanto ero presa dal
racconto del professore. “E mi dica……… che parola era?”
“Ora te lo
dico Allan, ma prima fammi finire di raccontarti”
“……….Ed
è una parola di senso compiuto?” chiese incuriosito il Professore.
“Sicuramente
– rispose Robi- tra l’altro mi sembra di averla già sentita
nominare, ma al momento non riesco a ricordare in quale occasione”.
“E qual è
questa parola?” il Professore non riusciva più a contenere la sua
impazienza di sapere, anche se avrebbe voluto in tutti modi non far
capire a quel ragazzo dagli occhi così arguti il suo interesse.
“Fayum”
ha risposto Robi
“Prego?”
“Fayum,….F-A-Y-U-M”
ha ripreso sillabando le lettere.
“Anche a
me questa parola non sembra nuova. L’ho già sentita anch’io, ma
in questo momento non riesco ad associarla a niente” Onil Lino più
che rispondere a Robi è come se lo facesse con se stesso
“Allora
non era una password, vero professore?” ha aggiunto Robi ridendo e
ammiccando a una catasta di libri.
Si è
accorto immediatamente, l’importanza che aveva per questo uomo di
così poche parole, dare un significato ai segni che non era riuscito
ancora a decifrare. Aveva notato vicino al computer libri di lingue
antiche, dove facevano bella mostra di sé caratteri cuneiformi,
oltre ai classici geroglifici e alla scrittura lineare A e B, e aveva
fatto alcune semplici deduzioni.
Il
Professore ha seguito lo sguardo del giovane e improvvisamente ha
sorriso. Inutile mentire!
“No, non
era una password!……..Tra l’altro ho bisogno veramente di sapere
cosa vuol dire questa parola. E’ senz’altro un nome. Ma di chi o
di che cosa?”
“Se
permette Professore le darò una mano a risolvere il suo enigma. Mi
sono sempre piaciute le sfide, fin da quando ero piccolo”
“Mi crede
se le dico che l’ho capito non appena l’ho visto? …Accetto il
suo aiuto, e la ringrazio. Mi lasci il numero del suo cellulare e
teniamoci in contatto”
“Ok
Professore, ma a un patto!”
“E
sarebbe?” ha risposto Onil Lino corrugando la fronte. Possibile che
si fosse sbagliato e il ragazzo non fosse come pensava lui?
“Che mi
chiami Robi e mi dia del tu”
“Affare
fatto!” e un ampio sorriso ha spianato i lineamenti corrucciati del
professore e restituito la luce allegra ai suoi occhi. Dopotutto non
si era sbagliato! Aveva visto migliaia di giovani in vita sua e aveva
imparato a valutarli. Questo era decisamente un bravo ragazzo.
“Fayum,
Allan, Fayum….. Abbiamo la parola, ma ancora brancoliamo nel
buio” conclude Onil Lino
Improvvisamente
non so più trattenermi. Non appena il professore ha pronunciato
quella parola, tutto in me si è elettrizzato. Mi sono sentita
pervadere da un’ondata di calore talmente intensa da darmi le
vertigini.
Credo di
essere diventata rossa come una ciliegia e di aver cambiato
espressione, perché il professore a un tratto mi ha guardato
allarmato e mi ha detto:
“Ma …Allan
ti senti bene?”.
“Mai stata
meglio Professore. Mi sento benissimo, e tra un pò si sentirà
benissimo anche lei, perché io so dove è Cristina”
“Tu sai
dove è Cristina?…… E come fai a saperlo santo cielo?”
“Fayum… professore, Fayum io so che cosa è cosa vuol dire e dove si trova!”
“Fayum… professore, Fayum io so che cosa è cosa vuol dire e dove si trova!”
“Davvero?
E dov’è perbacco? Non tenermi più sulle spine” ha detto il
professore
“E’ in
Egitto……”
(Tratto da Time of Dream's)
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