sabato 4 agosto 2012

Ho incontrato un angelo


Se io fossi
un angelo
chissa' cosa farei
alto biondo
invisibile
che bello che sarei
e che coraggio avrei..................
(L. Dalla)



Per noi gli angeli sono esseri eterei, che stanno in una dimensione particolare tra noi e Dio. Ma anche il non credente usa spesso questo termine, riferendosi alla bellezza o alla virtù di una persona. Gli angeli insomma sono spesso nei nostri pensieri e nelle nostre bocche senza che noi abbiamo un concetto ben definito di loro.



Quante volte nei nostri discorsi tiriamo in ballo la parola ‘angelo’, senza sapere neanche darle una connotazione appropriata.
Ma io credo che gli angeli siano in mezzo a noi, vivano come noi la vita di tutti i giorni, solo che noi non sappiamo riconoscerli, se non dopo, quando non ci sono più, perché solo allora ci accorgiamo che avevano una marcia in più e che comunque vivevano la loro vita in maniera diversa dalla nostra, cercando la gioia invece del dolore, la speranza invece della rassegnazione e più che altro donando gratuitamente l’amore senza aspettarne in cambio. Solo quando non ci sono più, ci accorgiamo che intorno a noi si è spenta una luce, e tanta è la mancanza che sentiamo di non averla più tra noi, che dobbiamo necessariamente mantenerla viva al nostro interno, facendoci inondare di quel dolce chiarore che ci aiuta a vivere meglio la nostra vita.

Sono intorno a noi sotto sembianze comuni, ma comuni non sono, e spesso ispirano inconsapevolmente la vena poetica che è in ciascuno di noi e diventano personaggi di favole che parlano di aria, di cielo, di principesse, proprio per quell’essenza che hanno dentro e che noi percepiamo, senza riuscire a comprendere fino in fondo.
A volte proprio questa essenza così simile alla nostra ma allo stesso tempo così diversa, ce le fa giudicare persone fragili, che vivono la loro vita in maniera semplice, senza quelle aspirazioni materiali così radicate in noi, senza cercare le battaglie che per noi sono all’ordine del giorno, o le sfide che ci fanno sentire così falsamente forti. Poi ci rendiamo conto che loro vivono la vita in tutta la sua pienezza, paghi delle cose che hanno e di doni che ricevono giornalmente in ogni giorno che nasce, trascorre, muore.
Allora, quando finalmente comprendiamo, un senso di ammirazione sincera scaturisce verso di loro, si allarga in loro, fino a farci comprendere che c’è un altro modo, diverso dal nostro, più giusto, più genuino, di vivere la  vita.
L’insegnamento vero, arriva solo dopo, quando non ci sono più, quando le loro ali si sono definitivamente aperte e nessuno può trattenere più il loro volo infinito. E’ una specie di eredità che viene data a chi ha avuto la fortuna di trovarsi vicino a qualcuno di loro, un’eredità che non solo è accettata volentieri, ma custodita gelosamente, anche se ci si chiede se saremo mai degni di un simile regalo. Chi insegna l’amore ha il diritto di credere che di questo ne verrà fatto buon uso, ma siamo così fragili, così intrisi di egoismo, che pur riuscendo a capire l’enorme portata di questo insegnamento, quasi mai riusciamo a metterlo in pratica.
Ho incontrato un angelo, ha attraversato la strada della mia vita, ha camminato con me, gioito e riso con me, pianto con me e con tante tante altre persone come me. Poi un giorno ha aperto le ali e ha cominciato il suo volo infinito. Un angelo leggiadro, dai morbidi e lunghi capelli neri che si adagiano sulla veste candida e diafana che non riesce a nascondere un paio di scarpette di seta verde.






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