giovedì 18 ottobre 2012

Lampi di felicità (IV)



E' notte! Una notte stupenda di gennaio, una di quelle notti gelide  in cui il respiro si condensa sul viso e se allunghi una mano puoi staccare una stella del cielo e usarla come pila. Siamo nel bosco di faggi in un incredibile scenario di ghiaccio e di neve. Tutto brilla come un diamante nella notte senza luna. Abbiamo portato fuori i ragazzi per un gioco notturno, ma anche i Capi che ho intorno a me sono ragazzi e ragazze loro stessi, pieni di voglia di ridere e di scherzare. Lo stesso scintillio che è nel cielo è dentro i loro occhi e sono lì. insieme, felici di esserlo e ogni motivo è pretesto per ridere, per spintonarsi, per scivolare su quel ghiaccio invitante. Le squadriglie sono sparpagliate intorno a noi per portare a termine il loro gioco e ogni tanto qualcuno di noi si allontana  per andare a controllare. Intanto il nostro piccolo gruppo di Capi saltella e batte i piedi dal freddo, stringendosi sempre più uno addosso all'altro per carpire un pò di calore alla notte. E' a questo punto che il nostro Assistente comincia a parlare di una storia di folletti e noi lì, a infiocchettarla con aggiunte non proprio ortodosse, ma che ci fanno ridere e danno una trama avvincente al racconto. Passa il freddo, passa la smania di stare fermi in piedi e ci divertiamo anche noi, mi diverto anch'io, improvvisamente tornata ragazza proprio come quelli che ho intorno a me. Com'è bello ridere di niente, tutti insieme, quando la risata diventa contagio e ti scarica da tutte le fatiche quotidiane, quando ti accorgi che sei insieme a un gruppo di persone con le quali stai bene e sei felice di essere lì al freddo, con i piedi gelati e il naso che sta per staccarsi e dentro di te non desideri altro che essere lì con quelle persone, con i tuoi piedi gelati e il tuo naso galippo.
E' a quel punto che qualcuno mi arriva di dietro e a mano larga mi da una bella palpata al sedere. Mi giro di scatto e mi ritrovo di fronte  il palpeggiatore folle che a sua volta mi guarda allibito e anche un pò impaurito e non trova altro da dire che: "Scusa Giuly, non pensavo fossi tu. Con questo buio i sederi si somigliano tutti! Io volevo solo fare uno scherzo a Francesca!"
Ci vuole un attimo per rovinare qualcosa di perfetto e quella notte poteva essere rovinata dalla mia risposta che invece venne fuori sincera, serena e piena di ironia verso me stessa e la mia età già matura.
"Ma figurati! Anzi per me è un onore che il mio lato B possa essere ancora scambiato per quello di una diciottenne!"
La cosa perfetta non si ròvinò....Tutt'altro! Quanto ci abbiamo riso sopra anche negli anni successivi, ripensando a quell'episodio e alle espressioni dei nostri visi. Se quella notte è rimasta intatta nei nostri ricordi, col suo gelo, la sua bellezza, il misticismo della natura, le nostre risate, il nostro stare bene insieme ed è diventata unica, in mezzo a tante altre notti ugualmente belle, ma ormai svanite nel ricordo, lo dobbiamo solamente a una mano che si avvicinò al sedere sbagliato!

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