La Grande Assemblea degli Squali ormai era al completo. Tra pochi minuti avrebbe fatto il suo ingresso maestoso il Presidente e il dibattito avrebbe avuto inizio. Ciascuno dei membri aveva già preso il posto che gli spettava intorno all' enorme tavola a forma di mezzaluna e da lì guardava la moltitudine che si snodava cinque o sei scalini più in basso.
Nei posti d’onore le Orche Marine,
invitate speciali al grande consesso, in veste di uditrici, senza
possibilità di voto. Poi due file più indietro i nobili Tonni col
loro atteggiamento distinto, seguiti dai blasonati Dentici e dalle
potenti Aragoste, terminavano la rappresentanza degli ospiti
importanti. Importanti, ma senza privilegi particolari.
Dietro, il popolo era mescolato e si
potevano vedere polipi e acciughe seduti vicino che chiacchieravano
animatamente in attesa che il dibattito avesse inizio. Nell’acqua
c’era odore di attesa e un fremito scorreva leggero nelle pinne di
ciascun partecipante.
Solo gli Squali erano imperturbabili e
mentre i loro occhi di ghiaccio, senza sentore di vita, esaminavano
freddamente gli intervenuti, le loro bocche si incurvavano in lenti,
biechi sorrisi , mettendo di tanto in tanto in mostra una dentatura
aguzza e micidiale . Passavano per i pesci più acculturati e
dispensatori dello scibile, ma a guardarli si intuiva che il loro
potere non veniva tanto dalla loro sapienza, quanto da un retaggio
antico che non ammetteva nessun contrasto verso la loro
collaudatissima regola e il loro sapere.
In quel momento entrò il Presidente.
Era costui un tipo sulla sessantina di grossa corporatura, lo sguardo
vuoto, lontano,privo di emozioni. Istintivamente le giovani sogliole,
da poco maggiorenni, che per la prima volta partecipavano
all’assemblea si strinsero l’una all’altra senza proferire
parola.
Il presidente avanzò lentamente,
dispensando saluti indifferenti e andò ad occupare la poltrona a
lui destinata, pezzo antico recuperato da un naufragio di caravelle
spagnole.
Immediatamente scese il silenzio e
tutti si apprestarono con ansia ad ascoltare ciò che di tanto
importante e di così grave era accaduto da far riunire un’assemblea
plenaria in pieno ferragosto, quando prudenza avrebbe voluto
vigilanza e ritiro in quel periodo in cui la pesca diventava più
serrata, e senza regole.
Qualcosa di importanza capitale doveva
essere accaduto e la curiosità aveva vinto sulla paura e da qui si
spiegava la moltitudine di presenze, anche di chi non aveva non solo
diritto al voto, e neanche alla parola, ma era tenuto in
considerazione meno del pesce di paranza, ma che dico…del pesce
azzurro! Le sardine ne sapevano qualcosa!
Il presidente si alzò in piedi e un
brivido corse tra le lische di tutti i partecipanti e chi non aveva
neanche quelle, si sentì tutto sballottato, come accade alla
gelatina quando viene messa sopra al pollo in galantina.
“Signori, ringrazio tutti di questa
partecipazione così sentita a questa assemblea straordinaria. Tra
poco saprete il motivo di questa convocazione e chi avrà diritto al
voto,….cioè noi squali – e girata rapidamente un’occhiata sul
tavolo a mezzaluna, fece un sogghigno appena abbozzato – metterà
nell’urna una pallina nera o bianca per esprimere il suo parere. La
regola è sovrana e la maggioranza deciderà in merito! …..Dichiaro
aperta l’Assemblea..................................Cancelliere esponga ai presenti il
caso” e senza aggiungere altro si riaccomodò nella rigida poltrona
dorata.
Si fece avanti un pescespada piuttosto
in là con gli anni, che inforcava spesse lenti e tenendo tra le
pinne un grosso verbale cominciò a leggere:
“L’odierna Assemblea si apre per
discutere una grave decisione che deve essere presa a breve contro un
merluzzo, che erroneamente molto tempo fa fu ammesso a fare parte
della grande casta degli squali. Fu un errore di interpretazione di
chi allora credé di avere a che fare con uno squalo piccolo e si
ritrovò quando ormai non era più possibile tornare indietro,
davanti a un merluzzo e neanche di grande statura, in nessun senso,
ma la cosa più grave, che oggi non lascia adito ad altre soluzioni
se non la coercizione, a un merluzzo piccolo e con gli occhi di
triglia. Che un merluzzo fosse entrato erroneamente tra di noi, bontà
la cattiva vista del Presidente di allora, passi, che sia poi un
merluzzo oltremodo piccolo, passi anche questo, ….ma che un
merluzzo che si nasconde sotto mentite spoglie di squalo, abbia gli
occhi da triglia, questo non è accettabile.
Per questo motivo si è riunita
l'Assemblea straordinaria, perché proprio gli occhi di triglia sono
causa di disordini, di malcontento generale, di destabilizzazione
dell'intero sistema e della sua regola.
Ciascun membro della Commissione, avrà
diritto di esprimere il suo parere e conseguentemente di dare il suo
giudizio in voto, il resto dell'Assemblea, potrà parlare solo se
interrogato. Nel caso che qualcuno dovesse fare testimonianza, è
pregato di alzare la pinna fino a che non gli sarà concessa la
parola. ..se ce la farà....in mancanza di pinna può andare bene
anche la chela o il tentacolo (le cozze che erano in fondo si dettero
di guscio con le vongole e una vecchia ostrica biascicò: “che vi
dicevo? Noi restiamo sempre fuori da qualsiasi decisione!”).
Letto e sottoscritto dalla
Commissione!”
Il Presidente a questo punto si alzò,
girò lo sguardo sull'Assemblea, che si sentì surgelata all'istante
e proclamò:
“Usciere, faccia entrare il signor
Merluzzo, conosciuto meglio nel suo discutibile ambiente come
Merlot, per la sua inconfessata passione per i vitigni. Detto
Merluzzo dovrà rispondere alle domande che ciascun membro della
Commissione vorrà rivolgergli e dare le giustificazioni dei suoi
comportamenti!”
Immediatamente si levò un brusio che
andò aumentando sempre di più fino a quando non si aprì una porta
rossa in fondo alla stanza e due saraghi in guanti bianchi e cappello
con la tesa, apparvero in tutta la loro imponenza. In mezzo a loro un
piccolo panciutello merluzzo si guardava intorno con occhi
interrogativi. A nessuno sfuggì il fatto che veramente aveva due
occhi da triglia come se ne vedono pochi. Ma perché davano così
noia quegli occhi da triglia? Perché gli squali erano così
arrabbiati e così preoccupati per due occhi simili?Il loro
proprietario il signor Merluzzo sembrava un tipo innocuo e
accomodante e anche abbastanza pauroso. Che noia potava dare un
essere simile a quell'enclave di squali alteri ed orgogliosi?
Questo era ciò che cominciava a
domandarsi la folla accorsa da tutte le parti. E la curiosità
aumentava.
Il signor Merluzzo a guardarlo meglio
faceva vedere che non era più un merluzzo di prima squama. Qualche
ruga in qua e in là facevano intravedere le vicissitudini di una
vita che forse non era stata semplice come si poteva supporre da una
prima superficiale osservazione,ma il suo aspetto nonostante la
tensione che il momento sicuramente doveva procurargli, era sereno,
né poteva essere diversamente perché chi ha gli occhi da triglia
mantiene sempre un aspetto oserei dire quasi felice, anche nel
momento in cui lo stanno uccidendo anche se non solo fisicamente. Ci
sono tanti modi di uccidere un pesce!
“Signor Merluzzo – la voce del
presidente si alzò fredda e chiara – questo non è un processo e
lei non è qui in veste di accusato. La commissione si è riunita
solo per fare chiarezza su un modo di fare inconsueto e che getta
ombra sulla nostra Regola, che come lei dovrebbe sapere, deve essere
sempre alla base del nostro comportamento. Questa Regola ci impone di
fare delle scelte di vita che a volte possono essere difficili, ma
che se seguite in maniera totale, alla fine ci fanno essere quello
che lei vede qui davanti a lei. Ci guardi dunque!Questo deve essere
il risultato della Regola. Squali come noi, che tengono alta
l'immagine del nostro nome e rendono credibile in tutto l'Oceano ciò
che facciamo.....”
“o non facciamo!” bisbigliò
talmente piano Merluzzo, che neanche lui si sentì, ma non
evidentemente il Presidente perché immediatamente riprese:
“Prego?! Ha detto qualcosa?” e i
suoi denti si mostrarono in tutta la loro lunghezza
“No signore! Me ne guarderei bene”
rispose Merluzzo e i suoi occhi di triglia lo guardarono con
un'espressione che avrebbe intenerito anche il cuore più duro, ma un
cuore duro plasmato dalla Regola, era immune da tutto ciò e
Merluzzo lo comprese subito, sentendosi già quasi fritto!
“Signor Merluzzo ….! Può sedersi
su quella seggiola e ascoltare attentamente tutte le domande che le
verranno fatte. A queste domande lei non potrà rifiutarsi di
rispondere anche perché lo sa benissimo è in gioco la sua
permanenza nel nostro Ordine, quindi è nel suo interesse convincere
questo uditorio della sua disponibilità e più che altro della sua
accettazione della Regola in toto. Ha domande da fare prima di
cominciare?”
“Una, signor presidente. Vi pregherei
di chiamarmi se possibile Merlot, perché ormai da una vita sono
abituato a sentirmi chiamare con questo nomignolo....e il mio nome
vero mi sembra quello di un estraneo”
“Va bene, ...concesso.. Dunque signor
Merlot....che c'è ancora?” riprese spazientito il Presidente
“Se fosse possibile...senza il
signor..... Non sono abituato a queste onorificenze....”
“Va bene, va bene, basta cominciare.
Allora Merlot possiamo partire con le domande? Siii?”
Il povero Merluzzo annuì lanciando
sguardi adombrati da ciglia sbattenti che si illanguidivano e si
perdevano dentro quelli opachi del presidente, e ci si perdevano a
tal punto che sentì scorrere un lungo brivido di freddo fino
all'estremità della pinna caudale. Non gli rimase altro che annuire
e chinare il capo in gesto di sottomissione.
“Bene. Il primo che prenderà la
parola sarà il signor Pinnarigida, squalo di lunga esperienza che ha
arricchito il nostro ordine di spirito artistico, mantenendo sempre
nel rispetto della nostra Regola tutte le direttive imposte, che sono
quelle di riscoprire continuamente la superiorità della Regola
stessa in ogni vicissitudine e in ogni incontro. Guai abbassarsi e
mischiarsi alla moltitudine! Noi siamo squali sapienti che devono
trasmettere la loro conoscenza al mondo e proprio per questo siamo al
di sopra di tutto ciò che è considerato comune.” e il Presidente
dopo queste parole ispirate si accomodò meglio nella poltrona.
“Mio caro Merlot, la mia domanda è
semplice e breve. Ci è giunta voce che anche quando eri giovane e
dovevi cominciare la tua strada, facesti delle scelte
...diciamo....discutibili. Rifiutasti di laurearti per stare con quei
piccoli pesci che avevi sempre intorno e per di più per stare con
loro a giocare a pallone. La mia domanda è....'Perché?'”.
Merlot si concentrò per rispondere,
cominciò a pensare e si sforzò veramente di trovare una risposta
importante, una di quelle che lasciano l'interlocutore senza fiato,
ma non trovandola si limitò a stringersi nelle spalle e a guardare
con i suoi occhioni di triglia il suo interlocutore. Poi con un filo
di voce disse: “Ma loro si divertivano tanto, e io ero felice della
loro felicità! Se avessi fatto un'altra scelta il loro gruppo si
sarebbe sfaldato....e allora............!!”
“Tutta qui la tua risposta? E ti pare
plausibile rinunciare a una laurea che deve servirti per svolgere
meglio il tuo lavoro nell'adempimento della Regola, per quattro
pesciolini senza arte ne parte?” il tono di Pinnarigida era molto
ironico.
“Ma io.......” e Merluzzo si
interruppe sbattendo gli occhi che ammiccarono nella maniera più
suggestiva
“E questa sarebbe la tua risposta?”
Pinnarigida buttò ad arte il fascicolo che teneva stretto in mano sul
tavolo, con gesto sprezzante e si rimise a sedere.
“La parola a lei signor Montenero”
disse spicciativamente il Pesidente
“Signor Presidente,....signori
colleghi, so da fonte certa che questo bell'esemplare di pesce
invece di arricchire il suo scibile per poterlo portare a frutto come
dice la nostra Regola, ha investito il suo tempo in cose banali come
pranzi e cene e festini vari. Mentre i suoi colleghi si davano da
fare con ore e ore di duro studio, lui gozzovigliava insieme a pesci
anche di discutibile moralità. La mia domanda è 'In nome di
che?'”.E Montenero puntò il dito minaccioso verso Merluzzo
“Pertanto invito quello che ancora chiamiamo nostro collega a darci
una spiegazione plausibile di tale comportamento”
“Signor Merluzzo....anzi Merlot, vuoi
rispondere in maniera chiara a questa domanda?” sollecitò il
Presidente
Aaahh!!?” si provò a rispondere
Merluzzo occhi di triglia, facendo finta di non aver capito la
domanda, per prendere tempo e trovare una risposta che facesse
intendere che anche lui la cultura ce l'aveva, eccome se ce l'aveva!
Ma dall'espressione del Presidente capì che non era il caso di
trincerarsi dietro un Aahh! E dunque raccogliendo il coraggio che
cominciava a scarseggiare disse:
“Signor Presidente, facendo questi
festini , come li ha chiamati il mio collega, i pesci stavano
insieme, si scambiavano le esperienze, si arricchivano di nuove idee
...ed erano felici......”
“Sì! Felici di scolarsi litri di
vino!” riprese il signor Montenero “Non è vero che in queste
occasioni si bevevano litri e litri di vino?”
“Quanto si bevesse, non l'ho mai
contato veramente.....certo è che davanti a un buon bicchiere di
vino la lingua si scioglie, si esce dalle nostre tane, dove ci
rinchiudiamo per non farci vedere dagli altri, si sta insieme e ci si
accorge quasi con stupore di starci bene insieme agli altri, nella
maniera più semplice e cordiale!” Merluzzo riprese il fiato. Un
discorso così lungo non credeva di averlo mai fatto fino a quel
momento.
“La parola al signor Stromboli” Il
Presidente doveva aver proprio fretta di terminare quel dibattito per
incalzare così le domande.
Il signor Stromboli era uno squalo
decisamente raffinato. Portava occhiali con la montatura d'oro e fiutava tabacco.
“Caro Merlot,......noi ci conosciamo
da tanto tempo e credo che anche se tu non sei uno squalo come noi,
sei comunque un pesce che ha nobili ideali. O perlomeno li hai avuti
finché non ti sei impelagato con quella marmaglia che va in giro dandosi
nomi strani e parla un linguaggio che solo chi è di loro può
capire. Ecco, da quando tu sei con loro ne hai preso gli
atteggiamenti, i modi di fare rozzi e maleducati e non ti ricordi più
chi sei e la dignità che devi al tuo Ordine e alla tua Regola.
Quelli ai quali ti unisci sono pesci di poco conto ai quali basta
andare a zonzo, ritrovarsi per ridere e scherzare, fare degli
affiliati discutibili come loro, alcuni dei quali senza neanche il
minimo dei nostri principi.......oserei dire che ti sei affiliato a
una setta di anarchici irresponsabili. Allora io ti chiedo: 'dove
sono andati a finire tutti i tuoi valori, le tue certezze, il tuo
senso di responsabilità?'”
“I miei valori? Le mie certezze? Il
mio senso di responsabilità? ….Dove sono finiti?.....Ma sono qui,
dentro di me, dove sono sempre stati. Loro hanno bisogno di essere
guidati, hanno bisogno di avere un punto di riferimento, di sapere
che c'è qualcuno che vuole loro bene, in qualsiasi modo siano fatti,
e al quale possano dare tutto il loro bene.........”
“Ah! Ah! Ah! E il punto di
riferimento sarebbe un Merluzzo dagli occhi di triglia?......Ma ti
sei mai visto caro Merlot? Tu punto di riferimento? Tu che non hai
neanche un grammo di austerità, di rigore, di presenza.......tu,
proprio tu punto di riferimento?.....Ma non farci ridere”
E Stromboli scoppiò in una sonora
risata seguito da vicino da tutti gli altri membri del Consiglio. Gli
squali hanno uno strano modo di ridere, perché la loro bocca è
sempre voltata in basso e il loro modo di ridere più che una risata
sembra un sinistro sogghigno....ma a loro va bene così e si
piacciono anche perché nessun altro pesce sa ridere come loro!
Nell'Assemblea invece corse un lento
mormorio, come lo sciabordio dell'onda sulla risacca di
sassolini....che si spense immediatamente sotto lo sguardo gelido del
Presidente che rapidamente battè il martelletto per richiamare
l'attenzione.
“Andiamo avanti – si limitò a dire
– e cerchiamo di non perdere tempo.....chi di voi ha ancora qualche
domanda da fare?....Anche se mi sembra che quanto appreso sin ora
possa essere sufficiente per avviarci a una votazione il cui
risultato immagino già scontato.......!”
“Signor Presidente, se permette
vorrei fare io un'ultima domanda!.”
“Prego dottor Ru! Anzi siamo onorati
che voglia intervenire con la sua perspicacia in questo
dibattito....si accomodi, si accomodi!” e il presidente non riuscì
a reprimere la tentazioni di darsi una strofinata alle pinne.
L'intervento magistrale di un luminare come il signor Ru,
praticamente chiudeva la partita. La votazione sarebbe stata solo un
proforma e nulla di più.
“Caro Merluzzo, o meglio Merlot come
vuoi essere chiamato non rendendoti conto che pensando di paragonarti
a un vitigno ti stai paragonando comunque a un merlo, il che è tutto
dire....ma non divaghiamo! Dopo attenta riflessione, ho pensato di
chiederti una cosa che mi ero prefisso da tempo di domandarti, ma che
ho sempre rimandato pensando che da te ti saresti accorto
dell'incongruenza del tuo modo di fare.
Che senso ha, con tutto il daffare che
c'è nel nostro Ordine, andare una volta all'anno a visitare i pesci
nelle loro grotte, uno per uno, per chiedere dati, che puoi
estrapolare facilmente dal computer o attraverso il telefono? Come
mai non usi i potenti mezzi che ci sono messi a disposizione della
tecnologia?....o li usi solo per divertimento tuo? Non sai che in
questo modo togli spazio all'attuazione della Regola?
Dimmi dunque: 'cos'è che ti spinge ad
avere un simile atteggiamento disdicevole, quando vedi che noi non
facciamo altrettanto?”
“Mah! Mah! Non capisco
veramente!...... – il povero Merlot era veramente disorientato.
Ripensava alla fatica sostenuta per mesi e mesi di duro lavoro da una
grotta all'altra nell'intento di svolgere il suo ruolo nel miglior
modo possibile, alle ore di conversazioni con pesci che erano anni
che non parlavano più con nessuno......e ora, anche di questo veniva
accusato – io credevo...no! Io credo che il dialogo semplice, la
vicinanza, la disponibilità all'ascolto siano cose molto importanti
nel nostro lavoro....”
“Il nostro lavoro! Tu parli del
nostro lavoro, come se fosse una bancarella del mercato, mentre è
una multinazionale. Tu non sei in sintonia con lo spirito di gruppo e
ti proponi ai pesci di tutte le categorie con quegli occhi da triglia
che snaturano, umiliano, offendono la nostra categoria! ….Che dirti
di più? Sono sconsolato – e giratosi verso gli altri consiglieri
sospirò fortemente, facendo uscire un rivolo di bollicine che
scapparono impaurite verso l'alto aggiunse magistralmente – siamo
sconsolati, dispiaciuti, offesi e credo che a questo punto ci sia ben
poco da aggiungere....Se siete d'accordo passerei alle
votazioni.....” e si rimise a sedere mentre per la sala il leggero
brusio di prima diventava come l'onda che s'infrange sullo scoglio.
Specialmente nelle ultime file si
notava un certo fermento e si vedevano pesci che pur sottovoce,
parlavano animatamente tra di loro. Guardando più attentamente si
potevano vedere anche alcune meduse quasi trasparenti che si
contraevano in maniera vistosa, mentre parlavano con un'aringa
affumicata e alcuni cefali (tutti sanno che i cefali vivono vicino
alle acque dei porti, dove si nutrono delle novità del mondo
diventando pesci liberi insofferenti di ogni disciplina) dando segni
di un'agitazione che alla fine catturò l'attenzione dei pesci più
vicini, che cominciarono a guardarli attentamente, i più con sguardi
riprovevoli. Ma qualcuno anche con simpatia malcelata.
A questo punto la pinna dell'aringa
affumicata si alzò per chiedere la parola, ma fu volutamente
ignorata dai membri del Consiglio.
Il Presidente si alzò in tutta la sua
imponenza e prendendo la parola disse:
“Mio caro Merlot, è con spirito
veramente fraterno che ti invito a rivolgerti a questa assemblea per
spiegare e giustificare i tuoi comportamenti che abbiamo or ora
vagliato. Ti prego di essere breve in modo da poter passare alle
votazioni.....anzi! Visto la tua emozione, ti vengo in aiuto
facendoti una domanda esplicativa alla quale risponderai dando così
le tue motivazioni e le tue giustificazioni. Dunque rispondi! Perché
tutto ciò?”
L'aringa teneva sempre e ostinatamente
la pinna in alto per avere facoltà di parola!
Il povero Merlot, guardava davanti a
sé, e il suo sguardo si perdeva lontano riandando a tutta la sua
vita, alle sue scelte, ai suoi sentimenti, ai suoi sacrifici, ai suoi
momenti belli, e i tanti pesci che aveva incontrato sul suo cammino
gli sfilarono davanti quasi in un carosello acquatico, in una danza
della vita. Quanti! Quanti ne aveva conosciuti, aiutati, capiti,
amati! Ripensò ai suoi anni , passati, quando giovane merluzzo in
una veste che non era la sua, aveva cominciato il suo lavoro con
quell'impegno e quell'energia che mai era venuta meno, poi i suoi
occhi si posarono per un attimo sui suoi colleghi che lo stavano
giudicando, e se possibile diventarono ancora di più occhi di
triglia, per andare oltre loro e le loro vedute ristrette, i loro
personalismi, le loro ambizioni, le loro frustrazioni. Sentì che la
padella sulla quale stava per cadere era molto vicina, ma poi pensò
al dopo, sarebbe diventato dei fantastici bastoncini findus e avrebbe
fatto la gioia di quelli, che in un mondo diverso dal suo chiamavano
bambini. Chissà se i bambini erano come i pesciolini che lui aveva
allevato con tanto amore? La prova che doveva attraversare era
difficilissima e lui non era coraggioso per niente, lo sapeva, ma
fortunatamente non sapeva di essere anche un grande incosciente e che
proprio la sua incoscienza lo aveva spinto in tante situazioni e
salvato in tante altre. Infine fu sereno e dietro i suoi occhi
apparve la risposta.
“Perché tutto ciò?....Per
amore....solo per amore!” disse piano e lentamente non sapendo di
aver preso in prestito una frase già detta da altri
“Non hai altro da aggiungere?” Il
Presidente era un po' stupito ma anche sollevato dalla rapidità con
cui si svolgeva la cosa.
“No signor presidente non ho altro da
aggiungere!” e i suoi occhi si abbassarono fino al pavimento.
L'aringa intanto era sempre con la
pinna alzata, mentre intorno a lei i cefali, si muovevano con
agitazione e con aria minacciosa. Anche la parte più conservatrice
dell'Assemblea cominciava a dare segni di disagio; tutto sommato quel
povero Merluzzo dagli occhi di triglia, aveva toccato qualche corda
particolare del cuore di ciascuno di loro e cominciavano ad agitarsi
anche se non avevano il coraggio di intervenire. Le alte sfere
dell'uditorio invece rimasero impassibili e ferme al loro posto,
solidali col potere del grande Ordine, che a un cenno del Presidente
si alzò in piedi intorno alla tavola a forma di mezzaluna. Bastò
questo gesto di autorità per restituire il silenzio all'Assemblea e
gli unici rumori che continuarono a sentirsi sempre minacciosi furono
quelli fatti dai cefali ora chiaramente in gesto di rivolta e per
l'occasione avevano ritrovato anche il fazzoletto famigerato e
denigrato che ora tenevano orgogliosamente al collo e la povera
aringa affumicata, che non ce la faceva più a stare con la pinna
alzata per chiedere la parola, ma che stoicamente resisteva sapendo
che se l'avesse abbassata avrebbe perso ogni diritto di parlare. Però
di tanto in tanto si vedeva arrivare qualche pesce sciolto, cioè non
facente più parte di nessun circolo o di nessun gruppo, che però il
tam-tam aveva richiamato per fare numero ed essere solidali nella
protesta. Arrivavano gamberi, acciughe, sardine, ma anche calamari e
meduse, che nessuno se non quel povero Merluzzo aveva voluto insieme
a sé. Il piccolo gruppo si rianimò, mentre altri pesciolini
arrivavano da ogni parte e facevano chiaramente intendere che
l'ultima parola ancora non era detta. Lentamente fu trovato uno
slogan e in fondo alla sala si cominciò a sentire: “Libero
pensiero in libero mare!”.
Dapprima fu scandita quasi sottovoce,
ma mentre pesci accorrevano da tutte le parti per dare forza il tono
delle voci si alzò e alla fine “LIBERO PENSIERO IN LIBERO MARE”
si sentì anche in fondo alla fossa delle Marianne.
Il cancelliere si avvicinò al
Presidente e gli bisbigliò qualcosa nell'orecchio:
“Dottore, questi non scherzano, devo
chiamare la gendarmeria? E nel frattempo per cercare di distogliere
l'attenzione di questi facinorosi non sarebbe bene dare la parola a
quell'aringa che è da un ora che ha la pinna alzata?”
“D'accordo cancelliere, chiamiamo la
cavalleria nel caso ci fosse bisogno di caricare la folla, avverta
dunque la Compagnia degli Ippocampi che si tenga all'erta. Potrebbe
esserci bisogno di un loro intervento - .poi rivolgendosi all'Aringa
affumicata le disse abbastanza sbrigativamente;
“Dica quello che deve dire e passiamo
alle votazioni”
L'aringa provò ad abbassare la pinna,
ma era da troppo tempo che la teneva sollevata e ci volle l'aiuto di
due o tre cefali per rimettergliela a posto e restituirle quel po' di
quella dignità che hanno anche le aringhe affumicate. Una volta
compiuta l'operazione si avviò verso la gogna, davanti alla pletora
che la guardava impassibile e impietosa. Sentiva il cuore che stava
per uscirle dalle branchie da quanto batteva forte e i suoi denti
tremavano per la paura, le venne anche voglia di fare dietrofront e
sparire nella profondità degli abissi, ma poi guardò Merluzzo e si
disse che non era giusto che nessuno spendesse una parola per lui,
anche se il mormorio di malcontento già la diceva lunga sui
sentimenti dell'Assemblea, almeno di quella Assemblea popolare che
riempiva l'immensa grotta per oltre due terzi. Fece un lungo sospiro
e poi guardò negli occhi il Presidente. ...Stranamente non ebbe
paura.
“Ci declini le sue generalità e poi
dica ciò che ha da dire!” Le disse il Presidente con voce neutra
mentre il resto del consiglio la guardava con indifferenza. Anni di
esperienza avevano già fatto capire ai sagaci squali che quella
povera aringa non avrebbe scalfito minimamente il loro pensiero né
tantomeno avrebbe fatto scaturire la scintilla per dare l'avvio a una
sommossa. Per loro sfortuna questo lo capì subito anche l'Aringa.
“Il mio nome è Arigatò e ciò che
voglio dire a questo pesce che voi avete messo alla gogna è grazie,
come recita già il mio nome. Grazie di che? Intanto grazie di avermi
fatto capire che anche un'aringa affumicata come me ha qualcosa da
dire e da dare, e di avermi permesso di dirlo e di darlo negli anni
in cui insieme a quei cefali che vedete laggiù, ho potuto lavorare
con lui dandogli una mano a distribuire un po' di felicità a tanti
pesci che nuotavano intorno a noi.
Cosa sia la felicità forse voi non
potete capirlo, persi come siete nella vostra Regola che a forza di
seguire in maniera così supina, specialmente in ciò che vi faceva
più comodo, avete finito per snaturare. Voi avete paura di quel
piccolo innocuo Merluzzo, che non chiede altro che dare un po' di
felicità agli altri. In che modo? Nella maniera più semplice e più
naturale che esista e che ogni pesce dovrebbe conoscere: dando il
proprio bene in maniera gratuita....a tutti. E per questo voi lo
volete punire? Metterlo nelle condizioni di essere come voi? E
perché? Da quando in qua amare gli altri è un reato?La felicità è
fatta di piccole cose ma tutti abbiamo bisogno di riceverla e di
restituirla. Come? Con la nostra presenza, con il nostro modo di
essere, così diverso da uno all'altro, con la partecipazione alle
emozioni di chi ci sta intorno, con la voglia di stare insieme, di
costruire insieme per sé e per gli altri. Insomma
regalando i nostri talenti, che abbiamo diversi gli uni dagli altri e
senza prevaricare o sminuire chi è diverso da noi, perché
nonostante le nostre reciproche differenze siamo tutti alla ricerca
della felicità.
Voi ora voterete.
Siete dieci e ciascuno di voi con una pallina bianca o con una nera
con un semplice gesto deciderà la sorte di questo povero Merluzzo,
che, signori, non ha altra colpa se non quella di amare. Se per
impossibile sorte uscissero più palline bianche egli avrebbe la
possibilità di vivere la sua vita, cercando di fare del bene tra i
pesci del grande mare; se invece saranno quelle nere ad avere il
sopravvento Merluzzo dovrà fare la sua abiuria, come mi dicono sia
stata fata sulla terra tanti anni fa....e che ci guadagnerete voi in
cambio signori squali? Ve lo siete chiesto? Di sicuro non uno squalo
come voi, ma sicuramente un baccalà ...questo sì. E' a questo
traguardo che volete giungere? O avete smarrito la strada e non
sapete come fare per tornare in quella maestra? Ve lo dico io come
dovete fare...è semplicissimo. Prendete esempio da Merlot! Grazie
per l'attenzione” e l'aringa affumicata, si ritirò lentamente
indietro sentendo in cuor suo che non avrebbe potuto proprio fare
qualcosa di più, ma non senza prima aver dato un'occhiata al
Consiglio. Si sbagliava, o quello squalo, il terzo a destra aveva un
minimo di espressione in quegli occhi fissi? Forse era stata una sua
idea e basta, ma l'impressione più grande fu quella di sentire un
leggero battito di pinne, che veniva dal mezzo della sala, leggero ma
prolungato, come se chiedesse che qualcun altro si aggiungesse al
suo. Cosa che accadde quasi immediatamente, e dopo un minuto tutta la
grotta rimbombava dello scroscio di applausi entusiasti.
L' aringa si guardò
intorno interdetta. Non sapeva che pensare! Non che non avesse mai
ricevuto un applauso in vita sua, questo no, ma erano stati tutti
applausi guidati proprio da Merluzzo, che quando lei faceva qualcosa,
subito si precipitava da chi gli era vicino per dire: Fate un
bell'applauso!” e quelli per non deluderlo si affrettavano ad
accontentarlo anche se molte volte non sapevano neanche il perché. E
così faceva con tutti, proprio per dare quelle briciole di felicità
che non ti risolvono la vita, ma almeno per un attimo te
l'alleggeriscono.
Le votazioni come
previsto furono rapide e si svolsero nel silenzio più assoluto, ma
l'atmosfera era diversa e tutti l'avvertirono. Qualcuno aveva
spezzato il silenzio, aveva vinto la soggezione che incute il potere,
aveva espresso un pensiero libero, senza curarsi delle conseguenze
che avrebbe potuto avere sulla sua vita futura...e l'acqua si era
improvvisamente riempita di tante bollicine che volavano verso l'alto
portando i sospiri di sollievo di tanti pesci. Erano le bolle della
speranza che purtroppo scoppiano sempre sia in mare sia in terra sia
in cielo, ma che per un attimo restituiscono forza e fiducia nelle
proprie possibilità.
“Signori
la votazione si è conclusa – disse il Presidente con voce alta –
ora andremo a dividere le palline bianche da quelle nere e
l'Assemblea tutta vedrà il risultato, accettandolo in toto come è
sempre stato da centinai di anni in qua. Le votazioni sono state
corrette e tutti hanno avuto modo di poterlo costatare …..bene non
rimane altro che cominciare” e aprì l'urna dentro la quale mise
subito una pinna tirando fuori la prima pallina...nera, e così la
seconda e la terza, ma quando la quarta uscì e tutti, proprio tutti,
anche i pesci degli abissi più profondi che non vedono quasi niente,
si accorsero che era bianca, scoppiò un urlo incontenibile di
gioia. Qualcuno aveva spezzato la catena. C'era un anello debole!! Le
altre palline furono tutte nere, ma ormai non aveva più importanza.
La cosa più importante era che il pensiero non andava più solo in
un'unica direzione!
“Libero
pensiero in libero mare!” improvvisamente apparve uno striscione
improvvisato che i cefali più anziani, quelli che
avevano formato il nucleo del gruppo e l'avevano portato avanti a
forza di risate sotto l'egida dell' 'immane',avevano inventato lì per lì e
dove una seppia volonterosa aveva scritto alla meglio col suo
inchiostro quella frase che sarebbe rimasta nella storia!
Gli squali non si
scomposero, anche se cominciarono a guardarsi l'un con l'altro. Chi
aveva messo la pallina bianca? Nessuno l'avrebbe mai saputo, ma
qualcuno di loro segretamente aveva gioito di quella cosa anche se
non aveva avuto il coraggio di farla lui stesso, perché anche se gli
squali sembrano così temibili hanno comunque un cuore che
batte.....e questo la dice lunga.
“Signor
Merluzzo, si alzi per ascoltare le decisioni che sono state prese dal
nostro Consiglio!” La voce del Cancelliere pescespada era
visibilmente emozionata. In tanti anni di onorata carriera era la
prima volta che succedeva una cosa simile.
Il Merluzzo dagli
occhi di triglia si alzò tremando leggermente, ma stranamente sereno
in cuor suo e si mise proprio davanti al Presidente, come diceva la
Regola, che anche lui conosceva benissimo, che credete, solo che!....
“La
votazione è terminata con il seguente risultato: palline bianche
una, palline nere nove...per cui il signor Merluzzo da ora in poi
dovrà promettere di seguire la Regola e dovrà prometterlo davanti a
quest'assemblea. Signor Merluzzo, e mi scuso se in questo momento
ufficiale non posso chiamarti Merlot come mi avevi richiesto, ma
capirai da te che la cosa è importante e seria, signor Merluzzo,
promette che da ora in poi seguirà la Regola?”
“Ubbidisco!”
rispose Merlot con la voce più ferma che poté trovare, non sapendo
neanche stavolta di aver rubato la parola a un personaggio celebre
della terra, che pur dicendola al suo re poi continuò a fare come
gli sembrò più giusto fare vivendo incredibili avventure in tutto
il mondo.
“Ringrazio
l'Assemblea per la sua partecipazione e dichiaro la seduta sciolta”
il Presidente e i membri del Consiglio chinarono leggermente la
testa e uscirono.
Allora scoppiò il
pandemonio e tutti si misero a fare caroselli acquatici, zingarate,
danze improvvisate. Le orche marine, pur non partecipando,
cominciarono a dimenare gli enormi deretani, e anche i tonni, misero
da parte la loro nobiltà per seguire con sguardo rilassato,
l'incredibile bagarre che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.
Dal fondo della
grotta qualcuno urlò:
“Merlot!
Merlot!” e dopo pochi attimi tutti gridavano “Merlot, Merlot!”
a dimostrazione che tutti vanno dove tira il vento.
Merlot, si avviò
frastornato verso quella folla rumorosa dove lo stavano aspettando
per festeggiare non tanto lui, quanto l'idea di una nuova libertà!
“Sì!
- disse in cuor suo – ubbidirò e seguirò la Regola, quella vera,
quella che ho sempre avuto dentro di me” e andando velocemente
verso coloro ai quali voleva bene, ed erano tanti, non trovò altro
da dire che;
“Ragazzi
bisogna festeggiare. Andiamoci a fare una bella
sbicchierata!.........”
E la storia del
Merluzzo dagli occhi di triglia continua instancabile e piena di
nuovi incontri, di nuove emozioni, di nuovi affetti, di nuove
avventure, di nuove incoscienze, …....che se poi qualcosa va
storto, anche nel mare esiste il telefono fatto con le conchiglie e
allora basta chiamare i vecchi amici tra i quali c'è anche un'aringa
affumicata, che prima fa parlare, poi bacchetta, poi consola, poi
infine offre soluzioni che non stanno né in cielo né in terra, e
infine magari organizza una cena insieme ai cefali e beve alla sua
salute anche in sua assenza, proprio per essere solidale.......
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