domenica 7 ottobre 2012

Il merluzzo dagli occhi di triglia




La Grande Assemblea degli Squali ormai era al completo. Tra pochi minuti avrebbe fatto il suo ingresso maestoso il Presidente e il dibattito avrebbe avuto inizio. Ciascuno dei membri aveva già preso il posto che gli spettava intorno all' enorme tavola a forma di mezzaluna e da lì guardava la moltitudine che si snodava cinque o sei scalini più in basso.
Nei posti d’onore le Orche Marine, invitate speciali al grande consesso, in veste di uditrici, senza possibilità di voto. Poi due file più indietro i nobili Tonni col loro atteggiamento distinto, seguiti dai blasonati Dentici e dalle potenti Aragoste, terminavano la rappresentanza degli ospiti importanti. Importanti, ma senza privilegi particolari.
Dietro, il popolo era mescolato e si potevano vedere polipi e acciughe seduti vicino che chiacchieravano animatamente in attesa che il dibattito avesse inizio. Nell’acqua c’era odore di attesa e un fremito scorreva leggero nelle pinne di ciascun partecipante.
Solo gli Squali erano imperturbabili e mentre i loro occhi di ghiaccio, senza sentore di vita, esaminavano freddamente gli intervenuti, le loro bocche si incurvavano in lenti, biechi sorrisi , mettendo di tanto in tanto in mostra una dentatura aguzza e micidiale . Passavano per i pesci più acculturati e dispensatori dello scibile, ma a guardarli si intuiva che il loro potere non veniva tanto dalla loro sapienza, quanto da un retaggio antico che non ammetteva nessun contrasto verso la loro collaudatissima regola e il loro sapere.
In quel momento entrò il Presidente. Era costui un tipo sulla sessantina di grossa corporatura, lo sguardo vuoto, lontano,privo di emozioni. Istintivamente le giovani sogliole, da poco maggiorenni, che per la prima volta partecipavano all’assemblea si strinsero l’una all’altra senza proferire parola.
Il presidente avanzò lentamente, dispensando saluti indifferenti e andò ad occupare la poltrona a lui destinata, pezzo antico recuperato da un naufragio di caravelle spagnole.
Immediatamente scese il silenzio e tutti si apprestarono con ansia ad ascoltare ciò che di tanto importante e di così grave era accaduto da far riunire un’assemblea plenaria in pieno ferragosto, quando prudenza avrebbe voluto vigilanza e ritiro in quel periodo in cui la pesca diventava più serrata, e senza regole.
Qualcosa di importanza capitale doveva essere accaduto e la curiosità aveva vinto sulla paura e da qui si spiegava la moltitudine di presenze, anche di chi non aveva non solo diritto al voto, e neanche alla parola, ma era tenuto in considerazione meno del pesce di paranza, ma che dico…del pesce azzurro! Le sardine ne sapevano qualcosa!
Il presidente si alzò in piedi e un brivido corse tra le lische di tutti i partecipanti e chi non aveva neanche quelle, si sentì tutto sballottato, come accade alla gelatina quando viene messa sopra al pollo in galantina.
“Signori, ringrazio tutti di questa partecipazione così sentita a questa assemblea straordinaria. Tra poco saprete il motivo di questa convocazione e chi avrà diritto al voto,….cioè noi squali – e girata rapidamente un’occhiata sul tavolo a mezzaluna, fece un sogghigno appena abbozzato – metterà nell’urna una pallina nera o bianca per esprimere il suo parere. La regola è sovrana e la maggioranza deciderà in merito! …..Dichiaro aperta l’Assemblea..................................Cancelliere esponga ai presenti il caso” e senza aggiungere altro si riaccomodò nella rigida poltrona dorata.
Si fece avanti un pescespada piuttosto in là con gli anni, che inforcava spesse lenti e tenendo tra le pinne un grosso verbale cominciò a leggere:

“L’odierna Assemblea si apre per discutere una grave decisione che deve essere presa a breve contro un merluzzo, che erroneamente molto tempo fa fu ammesso a fare parte della grande casta degli squali. Fu un errore di interpretazione di chi allora credé di avere a che fare con uno squalo piccolo e si ritrovò quando ormai non era più possibile tornare indietro, davanti a un merluzzo e neanche di grande statura, in nessun senso, ma la cosa più grave, che oggi non lascia adito ad altre soluzioni se non la coercizione, a un merluzzo piccolo e con gli occhi di triglia. Che un merluzzo fosse entrato erroneamente tra di noi, bontà la cattiva vista del Presidente di allora, passi, che sia poi un merluzzo oltremodo piccolo, passi anche questo, ….ma che un merluzzo che si nasconde sotto mentite spoglie di squalo, abbia gli occhi da triglia, questo non è accettabile.
Per questo motivo si è riunita l'Assemblea straordinaria, perché proprio gli occhi di triglia sono causa di disordini, di malcontento generale, di destabilizzazione dell'intero sistema e della sua regola.
Ciascun membro della Commissione, avrà diritto di esprimere il suo parere e conseguentemente di dare il suo giudizio in voto, il resto dell'Assemblea, potrà parlare solo se interrogato. Nel caso che qualcuno dovesse fare testimonianza, è pregato di alzare la pinna fino a che non gli sarà concessa la parola. ..se ce la farà....in mancanza di pinna può andare bene anche la chela o il tentacolo (le cozze che erano in fondo si dettero di guscio con le vongole e una vecchia ostrica biascicò: “che vi dicevo? Noi restiamo sempre fuori da qualsiasi decisione!”).
Letto e sottoscritto dalla Commissione!”

Il Presidente a questo punto si alzò, girò lo sguardo sull'Assemblea, che si sentì surgelata all'istante e proclamò:
“Usciere, faccia entrare il signor Merluzzo, conosciuto meglio nel suo discutibile ambiente come Merlot, per la sua inconfessata passione per i vitigni. Detto Merluzzo dovrà rispondere alle domande che ciascun membro della Commissione vorrà rivolgergli e dare le giustificazioni dei suoi comportamenti!”

Immediatamente si levò un brusio che andò aumentando sempre di più fino a quando non si aprì una porta rossa in fondo alla stanza e due saraghi in guanti bianchi e cappello con la tesa, apparvero in tutta la loro imponenza. In mezzo a loro un piccolo panciutello merluzzo si guardava intorno con occhi interrogativi. A nessuno sfuggì il fatto che veramente aveva due occhi da triglia come se ne vedono pochi. Ma perché davano così noia quegli occhi da triglia? Perché gli squali erano così arrabbiati e così preoccupati per due occhi simili?Il loro proprietario il signor Merluzzo sembrava un tipo innocuo e accomodante e anche abbastanza pauroso. Che noia potava dare un essere simile a quell'enclave di squali alteri ed orgogliosi?
Questo era ciò che cominciava a domandarsi la folla accorsa da tutte le parti. E la curiosità aumentava.
Il signor Merluzzo a guardarlo meglio faceva vedere che non era più un merluzzo di prima squama. Qualche ruga in qua e in là facevano intravedere le vicissitudini di una vita che forse non era stata semplice come si poteva supporre da una prima superficiale osservazione,ma il suo aspetto nonostante la tensione che il momento sicuramente doveva procurargli, era sereno, né poteva essere diversamente perché chi ha gli occhi da triglia mantiene sempre un aspetto oserei dire quasi felice, anche nel momento in cui lo stanno uccidendo anche se non solo fisicamente. Ci sono tanti modi di uccidere un pesce!

“Signor Merluzzo – la voce del presidente si alzò fredda e chiara – questo non è un processo e lei non è qui in veste di accusato. La commissione si è riunita solo per fare chiarezza su un modo di fare inconsueto e che getta ombra sulla nostra Regola, che come lei dovrebbe sapere, deve essere sempre alla base del nostro comportamento. Questa Regola ci impone di fare delle scelte di vita che a volte possono essere difficili, ma che se seguite in maniera totale, alla fine ci fanno essere quello che lei vede qui davanti a lei. Ci guardi dunque!Questo deve essere il risultato della Regola. Squali come noi, che tengono alta l'immagine del nostro nome e rendono credibile in tutto l'Oceano ciò che facciamo.....”
“o non facciamo!” bisbigliò talmente piano Merluzzo, che neanche lui si sentì, ma non evidentemente il Presidente perché immediatamente riprese:
“Prego?! Ha detto qualcosa?” e i suoi denti si mostrarono in tutta la loro lunghezza
“No signore! Me ne guarderei bene” rispose Merluzzo e i suoi occhi di triglia lo guardarono con un'espressione che avrebbe intenerito anche il cuore più duro, ma un cuore duro plasmato dalla Regola, era immune da tutto ciò e Merluzzo lo comprese subito, sentendosi già quasi fritto!
“Signor Merluzzo ….! Può sedersi su quella seggiola e ascoltare attentamente tutte le domande che le verranno fatte. A queste domande lei non potrà rifiutarsi di rispondere anche perché lo sa benissimo è in gioco la sua permanenza nel nostro Ordine, quindi è nel suo interesse convincere questo uditorio della sua disponibilità e più che altro della sua accettazione della Regola in toto. Ha domande da fare prima di cominciare?”
“Una, signor presidente. Vi pregherei di chiamarmi se possibile Merlot, perché ormai da una vita sono abituato a sentirmi chiamare con questo nomignolo....e il mio nome vero mi sembra quello di un estraneo”
“Va bene, ...concesso.. Dunque signor Merlot....che c'è ancora?” riprese spazientito il Presidente
“Se fosse possibile...senza il signor..... Non sono abituato a queste onorificenze....”
“Va bene, va bene, basta cominciare. Allora Merlot possiamo partire con le domande? Siii?”
Il povero Merluzzo annuì lanciando sguardi adombrati da ciglia sbattenti che si illanguidivano e si perdevano dentro quelli opachi del presidente, e ci si perdevano a tal punto che sentì scorrere un lungo brivido di freddo fino all'estremità della pinna caudale. Non gli rimase altro che annuire e chinare il capo in gesto di sottomissione.
“Bene. Il primo che prenderà la parola sarà il signor Pinnarigida, squalo di lunga esperienza che ha arricchito il nostro ordine di spirito artistico, mantenendo sempre nel rispetto della nostra Regola tutte le direttive imposte, che sono quelle di riscoprire continuamente la superiorità della Regola stessa in ogni vicissitudine e in ogni incontro. Guai abbassarsi e mischiarsi alla moltitudine! Noi siamo squali sapienti che devono trasmettere la loro conoscenza al mondo e proprio per questo siamo al di sopra di tutto ciò che è considerato comune.” e il Presidente dopo queste parole ispirate si accomodò meglio nella poltrona.
“Mio caro Merlot, la mia domanda è semplice e breve. Ci è giunta voce che anche quando eri giovane e dovevi cominciare la tua strada, facesti delle scelte ...diciamo....discutibili. Rifiutasti di laurearti per stare con quei piccoli pesci che avevi sempre intorno e per di più per stare con loro a giocare a pallone. La mia domanda è....'Perché?'”.
Merlot si concentrò per rispondere, cominciò a pensare e si sforzò veramente di trovare una risposta importante, una di quelle che lasciano l'interlocutore senza fiato, ma non trovandola si limitò a stringersi nelle spalle e a guardare con i suoi occhioni di triglia il suo interlocutore. Poi con un filo di voce disse: “Ma loro si divertivano tanto, e io ero felice della loro felicità! Se avessi fatto un'altra scelta il loro gruppo si sarebbe sfaldato....e allora............!!”
“Tutta qui la tua risposta? E ti pare plausibile rinunciare a una laurea che deve servirti per svolgere meglio il tuo lavoro nell'adempimento della Regola, per quattro pesciolini senza arte ne parte?” il tono di Pinnarigida era molto ironico.
“Ma io.......” e Merluzzo si interruppe sbattendo gli occhi che ammiccarono nella maniera più suggestiva
“E questa sarebbe la tua risposta?” Pinnarigida buttò ad arte il fascicolo che teneva stretto in mano sul tavolo, con gesto sprezzante e si rimise a sedere.
“La parola a lei signor Montenero” disse spicciativamente il Pesidente
“Signor Presidente,....signori colleghi, so da fonte certa che questo bell'esemplare di pesce invece di arricchire il suo scibile per poterlo portare a frutto come dice la nostra Regola, ha investito il suo tempo in cose banali come pranzi e cene e festini vari. Mentre i suoi colleghi si davano da fare con ore e ore di duro studio, lui gozzovigliava insieme a pesci anche di discutibile moralità. La mia domanda è 'In nome di che?'”.E Montenero puntò il dito minaccioso verso Merluzzo “Pertanto invito quello che ancora chiamiamo nostro collega a darci una spiegazione plausibile di tale comportamento”
“Signor Merluzzo....anzi Merlot, vuoi rispondere in maniera chiara a questa domanda?” sollecitò il Presidente
Aaahh!!?” si provò a rispondere Merluzzo occhi di triglia, facendo finta di non aver capito la domanda, per prendere tempo e trovare una risposta che facesse intendere che anche lui la cultura ce l'aveva, eccome se ce l'aveva! Ma dall'espressione del Presidente capì che non era il caso di trincerarsi dietro un Aahh! E dunque raccogliendo il coraggio che cominciava a scarseggiare disse:
“Signor Presidente, facendo questi festini , come li ha chiamati il mio collega, i pesci stavano insieme, si scambiavano le esperienze, si arricchivano di nuove idee ...ed erano felici......”
“Sì! Felici di scolarsi litri di vino!” riprese il signor Montenero “Non è vero che in queste occasioni si bevevano litri e litri di vino?”
“Quanto si bevesse, non l'ho mai contato veramente.....certo è che davanti a un buon bicchiere di vino la lingua si scioglie, si esce dalle nostre tane, dove ci rinchiudiamo per non farci vedere dagli altri, si sta insieme e ci si accorge quasi con stupore di starci bene insieme agli altri, nella maniera più semplice e cordiale!” Merluzzo riprese il fiato. Un discorso così lungo non credeva di averlo mai fatto fino a quel momento.
“La parola al signor Stromboli” Il Presidente doveva aver proprio fretta di terminare quel dibattito per incalzare così le domande.
Il signor Stromboli era uno squalo decisamente raffinato. Portava occhiali con la montatura d'oro e fiutava tabacco.
“Caro Merlot,......noi ci conosciamo da tanto tempo e credo che anche se tu non sei uno squalo come noi, sei comunque un pesce che ha nobili ideali. O perlomeno li hai avuti finché non ti sei impelagato con quella marmaglia che va in giro dandosi  nomi strani e parla un linguaggio che solo chi è di loro può capire. Ecco, da quando tu sei con loro ne hai preso gli atteggiamenti, i modi di fare rozzi e maleducati e non ti ricordi più chi sei e la dignità che devi al tuo Ordine e alla tua Regola. Quelli ai quali ti unisci sono pesci di poco conto ai quali basta andare a zonzo, ritrovarsi per ridere e scherzare, fare degli affiliati discutibili come loro, alcuni dei quali senza neanche il minimo dei nostri principi.......oserei dire che ti sei affiliato a una setta di anarchici irresponsabili. Allora io ti chiedo: 'dove sono andati a finire tutti i tuoi valori, le tue certezze, il tuo senso di responsabilità?'”
“I miei valori? Le mie certezze? Il mio senso di responsabilità? ….Dove sono finiti?.....Ma sono qui, dentro di me, dove sono sempre stati. Loro hanno bisogno di essere guidati, hanno bisogno di avere un punto di riferimento, di sapere che c'è qualcuno che vuole loro bene, in qualsiasi modo siano fatti, e al quale possano dare tutto il loro bene.........”
“Ah! Ah! Ah! E il punto di riferimento sarebbe un Merluzzo dagli occhi di triglia?......Ma ti sei mai visto caro Merlot? Tu punto di riferimento? Tu che non hai neanche un grammo di austerità, di rigore, di presenza.......tu, proprio tu punto di riferimento?.....Ma non farci ridere”
E Stromboli scoppiò in una sonora risata seguito da vicino da tutti gli altri membri del Consiglio. Gli squali hanno uno strano modo di ridere, perché la loro bocca è sempre voltata in basso e il loro modo di ridere più che una risata sembra un sinistro sogghigno....ma a loro va bene così e si piacciono anche perché nessun altro pesce sa ridere come loro!
Nell'Assemblea invece corse un lento mormorio, come lo sciabordio dell'onda sulla risacca di sassolini....che si spense immediatamente sotto lo sguardo gelido del Presidente che rapidamente battè il martelletto per richiamare l'attenzione.
“Andiamo avanti – si limitò a dire – e cerchiamo di non perdere tempo.....chi di voi ha ancora qualche domanda da fare?....Anche se mi sembra che quanto appreso sin ora possa essere sufficiente per avviarci a una votazione il cui risultato immagino già scontato.......!”
“Signor Presidente, se permette vorrei fare io un'ultima domanda!.”
“Prego dottor Ru! Anzi siamo onorati che voglia intervenire con la sua perspicacia in questo dibattito....si accomodi, si accomodi!” e il presidente non riuscì a reprimere la tentazioni di darsi una strofinata alle pinne. L'intervento magistrale di un luminare come il signor Ru, praticamente chiudeva la partita. La votazione sarebbe stata solo un proforma e nulla di più.
“Caro Merluzzo, o meglio Merlot come vuoi essere chiamato non rendendoti conto che pensando di paragonarti a un vitigno ti stai paragonando comunque a un merlo, il che è tutto dire....ma non divaghiamo! Dopo attenta riflessione, ho pensato di chiederti una cosa che mi ero prefisso da tempo di domandarti, ma che ho sempre rimandato pensando che da te ti saresti accorto dell'incongruenza del tuo modo di fare.
Che senso ha, con tutto il daffare che c'è nel nostro Ordine, andare una volta all'anno a visitare i pesci nelle loro grotte, uno per uno, per chiedere dati, che puoi estrapolare facilmente dal computer o attraverso il telefono? Come mai non usi i potenti mezzi che ci sono messi a disposizione della tecnologia?....o li usi solo per divertimento tuo? Non sai che in questo modo togli spazio all'attuazione della Regola?
Dimmi dunque: 'cos'è che ti spinge ad avere un simile atteggiamento disdicevole, quando vedi che noi non facciamo altrettanto?”
“Mah! Mah! Non capisco veramente!...... – il povero Merlot era veramente disorientato. Ripensava alla fatica sostenuta per mesi e mesi di duro lavoro da una grotta all'altra nell'intento di svolgere il suo ruolo nel miglior modo possibile, alle ore di conversazioni con pesci che erano anni che non parlavano più con nessuno......e ora, anche di questo veniva accusato – io credevo...no! Io credo che il dialogo semplice, la vicinanza, la disponibilità all'ascolto siano cose molto importanti nel nostro lavoro....”
“Il nostro lavoro! Tu parli del nostro lavoro, come se fosse una bancarella del mercato, mentre è una multinazionale. Tu non sei in sintonia con lo spirito di gruppo e ti proponi ai pesci di tutte le categorie con quegli occhi da triglia che snaturano, umiliano, offendono la nostra categoria! ….Che dirti di più? Sono sconsolato – e giratosi verso gli altri consiglieri sospirò fortemente, facendo uscire un rivolo di bollicine che scapparono impaurite verso l'alto aggiunse magistralmente – siamo sconsolati, dispiaciuti, offesi e credo che a questo punto ci sia ben poco da aggiungere....Se siete d'accordo passerei alle votazioni.....” e si rimise a sedere mentre per la sala il leggero brusio di prima diventava come l'onda che s'infrange sullo scoglio.
Specialmente nelle ultime file si notava un certo fermento e si vedevano pesci che pur sottovoce, parlavano animatamente tra di loro. Guardando più attentamente si potevano vedere anche alcune meduse quasi trasparenti che si contraevano in maniera vistosa, mentre parlavano con un'aringa affumicata e alcuni cefali (tutti sanno che i cefali vivono vicino alle acque dei porti, dove si nutrono delle novità del mondo diventando pesci liberi insofferenti di ogni disciplina) dando segni di un'agitazione che alla fine catturò l'attenzione dei pesci più vicini, che cominciarono a guardarli attentamente, i più con sguardi riprovevoli. Ma qualcuno anche con simpatia malcelata.
A questo punto la pinna dell'aringa affumicata si alzò per chiedere la parola, ma fu volutamente ignorata dai membri del Consiglio.
Il Presidente si alzò in tutta la sua imponenza e prendendo la parola disse:
“Mio caro Merlot, è con spirito veramente fraterno che ti invito a rivolgerti a questa assemblea per spiegare e giustificare i tuoi comportamenti che abbiamo or ora vagliato. Ti prego di essere breve in modo da poter passare alle votazioni.....anzi! Visto la tua emozione, ti vengo in aiuto facendoti una domanda esplicativa alla quale risponderai dando così le tue motivazioni e le tue giustificazioni. Dunque rispondi! Perché tutto ciò?”
L'aringa teneva sempre e ostinatamente la pinna in alto per avere facoltà di parola!
Il povero Merlot, guardava davanti a sé, e il suo sguardo si perdeva lontano riandando a tutta la sua vita, alle sue scelte, ai suoi sentimenti, ai suoi sacrifici, ai suoi momenti belli, e i tanti pesci che aveva incontrato sul suo cammino gli sfilarono davanti quasi in un carosello acquatico, in una danza della vita. Quanti! Quanti ne aveva conosciuti, aiutati, capiti, amati! Ripensò ai suoi anni , passati, quando giovane merluzzo in una veste che non era la sua, aveva cominciato il suo lavoro con quell'impegno e quell'energia che mai era venuta meno, poi i suoi occhi si posarono per un attimo sui suoi colleghi che lo stavano giudicando, e se possibile diventarono ancora di più occhi di triglia, per andare oltre loro e le loro vedute ristrette, i loro personalismi, le loro ambizioni, le loro frustrazioni. Sentì che la padella sulla quale stava per cadere era molto vicina, ma poi pensò al dopo, sarebbe diventato dei fantastici bastoncini findus e avrebbe fatto la gioia di quelli, che in un mondo diverso dal suo chiamavano bambini. Chissà se i bambini erano come i pesciolini che lui aveva allevato con tanto amore? La prova che doveva attraversare era difficilissima e lui non era coraggioso per niente, lo sapeva, ma fortunatamente non sapeva di essere anche un grande incosciente e che proprio la sua incoscienza lo aveva spinto in tante situazioni e salvato in tante altre. Infine fu sereno e dietro i suoi occhi apparve la risposta.
“Perché tutto ciò?....Per amore....solo per amore!” disse piano e lentamente non sapendo di aver preso in prestito una frase già detta da altri
“Non hai altro da aggiungere?” Il Presidente era un po' stupito ma anche sollevato dalla rapidità con cui si svolgeva la cosa.
“No signor presidente non ho altro da aggiungere!” e i suoi occhi si abbassarono fino al pavimento.
L'aringa intanto era sempre con la pinna alzata, mentre intorno a lei i cefali, si muovevano con agitazione e con aria minacciosa. Anche la parte più conservatrice dell'Assemblea cominciava a dare segni di disagio; tutto sommato quel povero Merluzzo dagli occhi di triglia, aveva toccato qualche corda particolare del cuore di ciascuno di loro e cominciavano ad agitarsi anche se non avevano il coraggio di intervenire. Le alte sfere dell'uditorio invece rimasero impassibili e ferme al loro posto, solidali col potere del grande Ordine, che a un cenno del Presidente si alzò in piedi intorno alla tavola a forma di mezzaluna. Bastò questo gesto di autorità per restituire il silenzio all'Assemblea e gli unici rumori che continuarono a sentirsi sempre minacciosi furono quelli fatti dai cefali ora chiaramente in gesto di rivolta e per l'occasione avevano ritrovato anche il fazzoletto famigerato e denigrato che ora tenevano orgogliosamente al collo e la povera aringa affumicata, che non ce la faceva più a stare con la pinna alzata per chiedere la parola, ma che stoicamente resisteva sapendo che se l'avesse abbassata avrebbe perso ogni diritto di parlare. Però di tanto in tanto si vedeva arrivare qualche pesce sciolto, cioè non facente più parte di nessun circolo o di nessun gruppo, che però il tam-tam aveva richiamato per fare numero ed essere solidali nella protesta. Arrivavano gamberi, acciughe, sardine, ma anche calamari e meduse, che nessuno se non quel povero Merluzzo aveva voluto insieme a sé. Il piccolo gruppo si rianimò, mentre altri pesciolini arrivavano da ogni parte e facevano chiaramente intendere che l'ultima parola ancora non era detta. Lentamente fu trovato uno slogan e in fondo alla sala si cominciò a sentire: “Libero pensiero in libero mare!”.
Dapprima fu scandita quasi sottovoce, ma mentre pesci accorrevano da tutte le parti per dare forza il tono delle voci si alzò e alla fine “LIBERO PENSIERO IN LIBERO MARE” si sentì anche in fondo alla fossa delle Marianne.

Il cancelliere si avvicinò al Presidente e gli bisbigliò qualcosa nell'orecchio:
“Dottore, questi non scherzano, devo chiamare la gendarmeria? E nel frattempo per cercare di distogliere l'attenzione di questi facinorosi non sarebbe bene dare la parola a quell'aringa che è da un ora che ha la pinna alzata?”
“D'accordo cancelliere, chiamiamo la cavalleria nel caso ci fosse bisogno di caricare la folla, avverta dunque la Compagnia degli Ippocampi che si tenga all'erta. Potrebbe esserci bisogno di un loro intervento - .poi rivolgendosi all'Aringa affumicata le disse abbastanza sbrigativamente;
“Dica quello che deve dire e passiamo alle votazioni”
L'aringa provò ad abbassare la pinna, ma era da troppo tempo che la teneva sollevata e ci volle l'aiuto di due o tre cefali per rimettergliela a posto e restituirle quel po' di quella dignità che hanno anche le aringhe affumicate. Una volta compiuta l'operazione si avviò verso la gogna, davanti alla pletora che la guardava impassibile e impietosa. Sentiva il cuore che stava per uscirle dalle branchie da quanto batteva forte e i suoi denti tremavano per la paura, le venne anche voglia di fare dietrofront e sparire nella profondità degli abissi, ma poi guardò Merluzzo e si disse che non era giusto che nessuno spendesse una parola per lui, anche se il mormorio di malcontento già la diceva lunga sui sentimenti dell'Assemblea, almeno di quella Assemblea popolare che riempiva l'immensa grotta per oltre due terzi. Fece un lungo sospiro e poi guardò negli occhi il Presidente. ...Stranamente non ebbe paura.
“Ci declini le sue generalità e poi dica ciò che ha da dire!” Le disse il Presidente con voce neutra mentre il resto del consiglio la guardava con indifferenza. Anni di esperienza avevano già fatto capire ai sagaci squali che quella povera aringa non avrebbe scalfito minimamente il loro pensiero né tantomeno avrebbe fatto scaturire la scintilla per dare l'avvio a una sommossa. Per loro sfortuna questo lo capì subito anche l'Aringa.
“Il mio nome è Arigatò e ciò che voglio dire a questo pesce che voi avete messo alla gogna è grazie, come recita già il mio nome. Grazie di che? Intanto grazie di avermi fatto capire che anche un'aringa affumicata come me ha qualcosa da dire e da dare, e di avermi permesso di dirlo e di darlo negli anni in cui insieme a quei cefali che vedete laggiù, ho potuto lavorare con lui dandogli una mano a distribuire un po' di felicità a tanti pesci che nuotavano intorno a noi.
Cosa sia la felicità forse voi non potete capirlo, persi come siete nella vostra Regola che a forza di seguire in maniera così supina, specialmente in ciò che vi faceva più comodo, avete finito per snaturare. Voi avete paura di quel piccolo innocuo Merluzzo, che non chiede altro che dare un po' di felicità agli altri. In che modo? Nella maniera più semplice e più naturale che esista e che ogni pesce dovrebbe conoscere: dando il proprio bene in maniera gratuita....a tutti. E per questo voi lo volete punire? Metterlo nelle condizioni di essere come voi? E perché? Da quando in qua amare gli altri è un reato?La felicità è fatta di piccole cose ma tutti abbiamo bisogno di riceverla e di restituirla. Come? Con la nostra presenza, con il nostro modo di essere, così diverso da uno all'altro, con la partecipazione alle emozioni di chi ci sta intorno, con la voglia di stare insieme, di costruire insieme per sé e per gli altri. Insomma regalando i nostri talenti, che abbiamo diversi gli uni dagli altri e senza prevaricare o sminuire chi è diverso da noi, perché nonostante le nostre reciproche differenze siamo tutti alla ricerca della felicità.
Voi ora voterete. Siete dieci e ciascuno di voi con una pallina bianca o con una nera con un semplice gesto deciderà la sorte di questo povero Merluzzo, che, signori, non ha altra colpa se non quella di amare. Se per impossibile sorte uscissero più palline bianche egli avrebbe la possibilità di vivere la sua vita, cercando di fare del bene tra i pesci del grande mare; se invece saranno quelle nere ad avere il sopravvento Merluzzo dovrà fare la sua abiuria, come mi dicono sia stata fata sulla terra tanti anni fa....e che ci guadagnerete voi in cambio signori squali? Ve lo siete chiesto? Di sicuro non uno squalo come voi, ma sicuramente un baccalà ...questo sì. E' a questo traguardo che volete giungere? O avete smarrito la strada e non sapete come fare per tornare in quella maestra? Ve lo dico io come dovete fare...è semplicissimo. Prendete esempio da Merlot! Grazie per l'attenzione” e l'aringa affumicata, si ritirò lentamente indietro sentendo in cuor suo che non avrebbe potuto proprio fare qualcosa di più, ma non senza prima aver dato un'occhiata al Consiglio. Si sbagliava, o quello squalo, il terzo a destra aveva un minimo di espressione in quegli occhi fissi? Forse era stata una sua idea e basta, ma l'impressione più grande fu quella di sentire un leggero battito di pinne, che veniva dal mezzo della sala, leggero ma prolungato, come se chiedesse che qualcun altro si aggiungesse al suo. Cosa che accadde quasi immediatamente, e dopo un minuto tutta la grotta rimbombava dello scroscio di applausi entusiasti.
L' aringa si guardò intorno interdetta. Non sapeva che pensare! Non che non avesse mai ricevuto un applauso in vita sua, questo no, ma erano stati tutti applausi guidati proprio da Merluzzo, che quando lei faceva qualcosa, subito si precipitava da chi gli era vicino per dire: Fate un bell'applauso!” e quelli per non deluderlo si affrettavano ad accontentarlo anche se molte volte non sapevano neanche il perché. E così faceva con tutti, proprio per dare quelle briciole di felicità che non ti risolvono la vita, ma almeno per un attimo te l'alleggeriscono.

Le votazioni come previsto furono rapide e si svolsero nel silenzio più assoluto, ma l'atmosfera era diversa e tutti l'avvertirono. Qualcuno aveva spezzato il silenzio, aveva vinto la soggezione che incute il potere, aveva espresso un pensiero libero, senza curarsi delle conseguenze che avrebbe potuto avere sulla sua vita futura...e l'acqua si era improvvisamente riempita di tante bollicine che volavano verso l'alto portando i sospiri di sollievo di tanti pesci. Erano le bolle della speranza che purtroppo scoppiano sempre sia in mare sia in terra sia in cielo, ma che per un attimo restituiscono forza e fiducia nelle proprie possibilità.

Signori la votazione si è conclusa – disse il Presidente con voce alta – ora andremo a dividere le palline bianche da quelle nere e l'Assemblea tutta vedrà il risultato, accettandolo in toto come è sempre stato da centinai di anni in qua. Le votazioni sono state corrette e tutti hanno avuto modo di poterlo costatare …..bene non rimane altro che cominciare” e aprì l'urna dentro la quale mise subito una pinna tirando fuori la prima pallina...nera, e così la seconda e la terza, ma quando la quarta uscì e tutti, proprio tutti, anche i pesci degli abissi più profondi che non vedono quasi niente, si accorsero che era bianca, scoppiò un urlo incontenibile di gioia. Qualcuno aveva spezzato la catena. C'era un anello debole!! Le altre palline furono tutte nere, ma ormai non aveva più importanza. La cosa più importante era che il pensiero non andava più solo in un'unica direzione!

Libero pensiero in libero mare!” improvvisamente apparve uno striscione improvvisato  che i cefali più anziani, quelli che avevano formato il nucleo del gruppo e l'avevano portato avanti a forza di risate sotto l'egida dell' 'immane',avevano inventato lì per lì e dove una seppia volonterosa aveva scritto alla meglio col suo inchiostro quella frase che sarebbe rimasta nella storia!

Gli squali non si scomposero, anche se cominciarono a guardarsi l'un con l'altro. Chi aveva messo la pallina bianca? Nessuno l'avrebbe mai saputo, ma qualcuno di loro segretamente aveva gioito di quella cosa anche se non aveva avuto il coraggio di farla lui stesso, perché anche se gli squali sembrano così temibili hanno comunque un cuore che batte.....e questo la dice lunga.

Signor Merluzzo, si alzi per ascoltare le decisioni che sono state prese dal nostro Consiglio!” La voce del Cancelliere pescespada era visibilmente emozionata. In tanti anni di onorata carriera era la prima volta che succedeva una cosa simile.

Il Merluzzo dagli occhi di triglia si alzò tremando leggermente, ma stranamente sereno in cuor suo e si mise proprio davanti al Presidente, come diceva la Regola, che anche lui conosceva benissimo, che credete, solo che!....

La votazione è terminata con il seguente risultato: palline bianche una, palline nere nove...per cui il signor Merluzzo da ora in poi dovrà promettere di seguire la Regola e dovrà prometterlo davanti a quest'assemblea. Signor Merluzzo, e mi scuso se in questo momento ufficiale non posso chiamarti Merlot come mi avevi richiesto, ma capirai da te che la cosa è importante e seria, signor Merluzzo, promette che da ora in poi seguirà la Regola?”

Ubbidisco!” rispose Merlot con la voce più ferma che poté trovare, non sapendo neanche stavolta di aver rubato la parola a un personaggio celebre della terra, che pur dicendola al suo re poi continuò a fare come gli sembrò più giusto fare vivendo incredibili avventure in tutto il mondo.

Ringrazio l'Assemblea per la sua partecipazione e dichiaro la seduta sciolta” il Presidente e i membri del Consiglio chinarono leggermente la testa e uscirono.

Allora scoppiò il pandemonio e tutti si misero a fare caroselli acquatici, zingarate, danze improvvisate. Le orche marine, pur non partecipando, cominciarono a dimenare gli enormi deretani, e anche i tonni, misero da parte la loro nobiltà per seguire con sguardo rilassato, l'incredibile bagarre che si stava svolgendo davanti ai loro occhi.
Dal fondo della grotta qualcuno urlò:
Merlot! Merlot!” e dopo pochi attimi tutti gridavano “Merlot, Merlot!” a dimostrazione che tutti vanno dove tira il vento.
Merlot, si avviò frastornato verso quella folla rumorosa dove lo stavano aspettando per festeggiare non tanto lui, quanto l'idea di una nuova libertà!
Sì! - disse in cuor suo – ubbidirò e seguirò la Regola, quella vera, quella che ho sempre avuto dentro di me” e andando velocemente verso coloro ai quali voleva bene, ed erano tanti, non trovò altro da dire che;
Ragazzi bisogna festeggiare. Andiamoci a fare una bella sbicchierata!.........”




E la storia del Merluzzo dagli occhi di triglia continua instancabile e piena di nuovi incontri, di nuove emozioni, di nuovi affetti, di nuove avventure, di nuove incoscienze, …....che se poi qualcosa va storto, anche nel mare esiste il telefono fatto con le conchiglie e allora basta chiamare i vecchi amici tra i quali c'è anche un'aringa affumicata, che prima fa parlare, poi bacchetta, poi consola, poi infine offre soluzioni che non stanno né in cielo né in terra, e infine magari organizza una cena insieme ai cefali e beve alla sua salute anche in sua assenza, proprio per essere solidale.......











Nessun commento:

Posta un commento