venerdì 4 ottobre 2013

Raccontami una favola

Ieri sera, mente cercavo in internet  alcune poesie di Dino Campana, cliccando casualmente in qua e in là, mi sono capitate davanti agli occhi alcune fotografie di Marradi, ma non foto comuni, bensì documenti che riguardano la seconda guerra mondiale e più precisamente il bombardamento che rase al suolo Biforco, la piccola frazione, nella quale noi abbiamo la casa dei miei nonni, che fortunatamente rimase illesa. Era da tanto che cercavo qualche fotografia così e trovandomela sotto gli occhi del tutto inattesa, mi ha riempito di emozione. Ne ho fatto un ingrandimento e ho chiamato la mia mamma dicendole: "Vieni ti voglio far vedere una cosa!" Dopo cinque minuti è arrivata 'La lumachina di Pinocchio' come noi la chiamiamo un pò affettuosamente, un pò per farla arrabbiare....................."Guarda!" le ho detto e lei dopo un attimo di perplessità, si è illuminata nel viso, nonostante la fotografia riproducesse una scena non proprio aulica. "Mo.... è T'furc!(Ma.... è Biforco!) ha detto in romagnolo"  ed è stato come se il tempo fosse 
Biforco dopo il  bombardamento aereo del '44
scomparso dai suoi occhi, se ne fosse andato lontano lontano e nel suo corpo di vecchia signora ottantottenne tornassero prepotentemente due occhi ridenti di giovane ragazza.
E allora io le ho detto come facevo da bambina "Raccontami una favola!" e lei non se l'è fatto ripetere due volte.

"Avevo diciannove anni quando Biforco fu bombardato. Avevamo avuto anche prima vicende amare e pericolose, ma mai come quel giorno. Arrivarono improvvisamente , le fortezze volanti. Erano grandi e erano tante. Si sentì un rombo che si propagò per tutta la valle, ingigantito dai monti che facevano corona....... e eco. Non l'ho mai dimenticato quel rumore, sai, e anche oggi, quando sento passare un aereo che vola basso, mi vengono i brividi. Un giorno di guerra cominciato come tutti gli altri, nella Linea Gotica, dove appunto eravamo noi, si tramutò nel giro di pochi minuti in un orrore infinito. L'obettivo era la lina ferroviaria, che invece rimase quasi del tutto illesa, mentre le case vennero rase al suolo e con loro vennero uccise tante persone...tante.......!Il nostro è un piccolo paese e ci si conosceva tutti.... Quando cominciammo a sentire i primi sibili delle bombe che cadevano ed esplodevano con fragore, mi ricordo che un uomo che in quel momento era vicino a me disse: "Scappiamo gente....questa è per noi!" e si buttò fuori nella strada, correndo forte.....e fu così che morì. Io ero impietrita, dentro il portone, che è proprio in questa fotografia che hai ritrovato. Dopo alcuni istanti non si vedeva più niente. L'aria era piena di fumo e di polvere e così rimase per tanto tempo.....neanche quello l'ho più dimenticato sai!.E poi con la stessa velocità con cui era cominciato, il bombardamento finì e uno strano silenzio scese intorno a noi. Lentamente cominciammo a uscire dai ricoveri di fortuna nei quali ci eravamo riparati, stupiti di essere ancora vivi. Il nostro paese non esisteva più. Il ponte che attraversava il fiume non esisteva più e al suo posto c'era un baratro. Cumoli di macerie ci dicevano dove prima erano le case......e i corpi dei nostri paesani, dei nostri amici......ci conoscevamo tutti lì.............Su un cumolo di macerie, quella che era stata la mia maestra, venne ritrovata, illesa in stato confusionale e completamente nuda..........mentre lo Scmith (detto in romagnolo), quel signore tedesco che abitava  in quello che poi  ti ho sempre detto che da allora si chiama 'L'orto dello Scmith', perché di casa non c'era rimasto niente, fu ritrovato morto. Lo Scmith era un signore che ci aveva sempre messo soggezione, per la sua lunghissima barba. Quando fu ritrovato, la barba gli copriva tutto il volto, per il forte spostamento d'aria che aveva subito.....e nessuno riuscì più ad abbassargliela.............Dopo, come ti ho detto altre volte, i tedeschi ci fecero sfollare e andammo tutti a ........Zattaglia!........e quello è un altro discorso e un'altra paura............."

Quanta emozione nella voce della mia vechia signora! E anche in me. E per tutta la sera la mia mamma ha continuato a tirare fuori dai recessi dei ricordi, qualche episodio, qualcosa di inedito, che ancora non sapevo e i suoi occhi per tutta la sera hanno conservato una luce diversa da quella degli altri giorni. Non è poco, non è poco!

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