Sicuramente è una questione di età, ma molte volte i ricordi si presentano improvvisi, non cercati, non chiamati neanche con un fischio......magari anche non voluti, ma non c'è niente da fare. Entrano prepotentemente nella mia stanza, con la forza di un fiume in piena ed è inutile lottare, ormai me ne sono accorta da un bel pò. Allora non mi rimane altro che mettermi seduta in poltrona e guardare quel 'film d'essai' che è la mia vita........cercando come sempre di trovare il lato positivo che è poi quello che per guardare quel film non devo pagare neanche il biglietto...............
Sognavo! Sognavo ad occhi chiusi e ad occhi aperti!
Chiusa nella mia camera fantasticavo di tante cose impossibili, che
però per me in quei momenti erano così vere che se allungavo una
mano potevo quasi toccarle.
“Vieni a mangiare si o no!?” Tutte le sere mamma
doveva richiamarmi alla realtà della vita normale e alle esigenze
fisiologiche che il mio giovane corpo reclamava a dispetto di me
stessa.
“Vengo, vengo!” rispondevo mentre continuavo ad
ascoltare musica.
“Allora spicciati” brontolava lei “ che dopo devi
portare fuori Ares a fare la pipì” Ares era il mio Kocherone nero.
Era stata un’infatuazione a prima vista. “Lo porterò fuori io,
gli darò da mangiare io, lo pulirò io, farò tutto io”
Logicamente non era andata a finire così e dopo i primi entusiasmi
Ares era passato dalla mia tutela a quella molto più rassicurante di
mia madre che gli voleva un bene da matti! Comunque qualche volta non
potevo rifiutarmi di pensare a lui e poi anch’io gli volevo bene, e
una volta fuori niente mi impediva di pensare ai fatti miei, proprio
come se fossi in camera mia
Fu proprio durante una delle mie passeggiate col mio
cane ai giardini pubblici che nella mia vita entrò quello che
sarebbe diventato mio marito.
Ci incrociammo in uno dei vialetti del giardino. Io ero
da sola con Ares, lui in compagnia di un comune amico. Ci salutammo e
basta ma a me è sempre rimasto impresso quell’attimo e posso
ancora descrivere nei minimi particolari la sua giacca di velluto a
coste marrone, il suo maglione nero col collo alla dolce vita, il suo
ciuffo di capelli che scendeva caparbiamente sugli occhi, e le mani
macchiate di nicotina, indizio di fumo pesante. Da allora per caso,
che caso non era, ci vedemmo tutti i giorni. Io portavo a spasso il
cane e immancabilmente lo incontravo. Dopo i primi “Ciao”,
mormorati a mezza voce, i nostri colloqui si fecero sempre più
fitti finché mi chiese di mettersi insieme. Era il quindici maggio,
era primavera, io avevo tredici anni e mezzo e lui quindici, e la
vita mai mi apparve bella come quel giorno. Non avevo la più pallida
idea di quello che sarebbe stato il mio futuro.
Da - Fiore di Cappero.
....................Sento dentro di me una grande dolcezza, dopo aver guardato questo spezzone del film della mia vita. Non c'è niente da fare! Voglio e vorrò sempre un gran bene a quei due ragazzi pieni di sogni, di desideri, di speranze. Sono rimasti in questa stanza e se allungo una mano mi sembra di poterli toccare mentre se ne vanno ridendo per un lungo viale, lui col ciuffo ribelle, lei con i lunghissimi capelli al vento..................
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