mercoledì 23 ottobre 2013

Il pretino di montagna

Sabato prossimo ci sarà l'incontro mensile del nostro 'circoletto culturale' pomposamente  chiamato 'Gli amici del grillo parlante'...........nome che da adito, via via che ci si conosce meglio e quindi entriamo in confidenza, a equivoci ridanciani dai sottintesi che tutti possoino immaginare. Per essere sinceri devo dire che sono stata proprio io, ma del tutto inconsapevolmente, a dare il via a questa serie di sottintesi, una volta che per convocare tutti quanti, avendo poco tempo,  mandai di rincorsa una mail, scrivendo  'cari amici del grillo........'. Da allora è stato più che semplice continuare su questa strada.
Al di là di ciò, che poi non è quello che volevo dire, l'incontro di questo mese avrà il seguente titolo Come pregavano i nostri nonni. La religiosità dimenticata'
Io purtroppo non sarò presente, perché cose molto più materiali mi chiamano a Marradi, però in questi giorni il mio pensiero è tornato su quanto mi ha detto mia madre nell'arco dei tanti anni della sua esistenza e sono riaffiorati vari episodi, che poi scriverò in modo da poter dare il mio contributo alla riunione.
Sono tutte cose molto semplici, ma è proprio questa semplicità che le rende interessanti, come quell'episodio del prete di Campigno, un agglomerato di quattro case, nascosto tra i monti, a quattro cinque chilometr da Marradi. Era costui un vecchio sacerdote, chiamato bonariamente Don Cicala, dal giorno in cui lui russando beatamente alla merigge, non si rese neanche conto che una grossa cicala gli si era posata sul viso cantando a perdifiato. Don Cicala, abituato a parlare il grezzo dialetto romagnolo di montagna, non sapeva parlare più l'italiano, figurarsi il latino, e quando diceva messa, la infarciva di sfondoni estrafalcioni vari, che pur nonrendendola meno valida, la facevano sicuramente più divertente. La cosa si riseppe nelle valli circostanti e un gruppo di 'acculturati', ungiorno decise di fare una sortita e andare alla messa di Don Cicala, per prenderlo in giro. Però anche allora il vento che scendeva a valle, poi tornava tra i monti e tornò riferendo al pretino in questione,  quello che gli si stava preparando. La domenica successiva la chiestta era piena di gente 'di città' la messa cominciò e tutti si prepararono ad 
 ascoltare l'omelia che avrebbe seguito la lettura del vangelo. Quando la lettura fu bene o male ultimata, e già tutti pregustavano ciò che sarebbe venuto fuori dopo, il prete di Campigno cominciò a parlare spostando lo sguardo su coloro che già ridacchiavano sotto i baffi e disse: "Oggi il vangelo non dice niente di buono, ...è inutile parlare" e continò la messa in latino, che bene o male, lui lo sapeva, forse non bene.......ma forse meglio di tanti altri,  dimostrando a tutta la pletora riunita appositamente per prenderlo in giro durante l'omelia, che un prete di montagna potrà anche non accorgersi di una cicala che gli canta per un'ora su una guancia,  potrà anche non sapere l'italiano, ma l'aria che tira in montagna, dove sei a una schioppettata da dio, gli ha mantenuto il cervello limpido, pulito quel tanto che basta per non farsi fare fesso da nessuno
Questo è solo uno dei tanti episodi, che mi stanno tornando alla mente............gli altri li scriverò un'altra volta.

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