giovedì 18 luglio 2013

Lavoro




Stamani di punto in bianco mi è tornato in mente il mio lavoro alle Terme, forse perché appena ho aperto la finestra, nell' immaginazione mi è venuto incontro un esile profumo , chiamiamolo così, di zolfo, che non so da dove provenisse, forse molto più verosimilmente perché stamani mi sono dovuta alzare alle cinque e mezzo per preparare il pranzo, visto che oggi ho ospiti e visto più che altro che dovendo poi andare al lavoro, non avrei avuto il tempo di prepararlo dopo. Per anni e anni questo è stato l'orario che iniziava la mia giornata lavorativa, e allora è facile andare indietro col ricordo......................
 

 
Mi colpì prima di tutto l’ambiente. Luminoso, discreto, elegante! Al quale la filodiffusione dava un tono decisamente raffinato. Non c’era rumore in quel luogo. Tutto era soft. Qua e là si aggiravano donne vestite di bianco, con aria decisamente professionale, che mi intimidirono non poco. Poi vidi Cristina! P,, il capo del Personale, che mi faceva fare un giro di ambientazione, mi presentò.
“Questa è Cristina, lavorerà con lei”. La guardai come avevo fatto con le altre, ma qualcosa mi trattenne di più sulla sua figura, per cui anche oggi ricordo perfettamente come era quel giorno. Capelli lunghi, scuri, legati in uno chignon basso, che le davano un’aria elegante e austera, occhi molto belli, nascosti da occhiali da vista con una spessa montatura nera. Sembrava una dottoressa e si comportò come tale. Mi salutò con gentilezza e con distacco e io mi sentii impensierita. Avrei dovuto lavorare con quella lì?! Già ero terrorizzata, perché non sapevo minimamente ciò che avrei dovuto fare, figuriamoci poi dover stare tutto il giorno con una persona che ti guardava dall’alto in basso! Beh! Ormai ero in ballo e dovevo ballare. Al resto avrei pensato dopo. Se le persone poi erano antipatiche o simpatiche, questo era roba di secondaria importanza. Quanto mi sbagliavo! Ma quanto! Non solo nel giro di un mese, avevo cambiato completamente idea sul conto di Cristina, ma eravamo diventate amiche, di quell’amicizia spontanea, sincera, così rara nella vita e così bella che l’accetti come un dono piovuto dal cielo e ti chiedi cosa puoi aver fatto per meritare una simile fortuna. Non diventammo come quelle persone appiccicose che non si separano mai l’una dall’altra. Anzi! Se c’è una cosa bella nella nostra amicizia è proprio il massimo grado di libertà che abbiamo l’una verso l’altra. Questo comunque non ci ha impedito di raccontarci l’una all’altra sapendo di poter contare sempre sull’aiuto reciproco. Devo molto a Cristina. Mi aiutò tantissimo nei primi giorni del mio lavoro, quando si accorse che praticamente anche se il mio corpo era lì, la mia mente era da tutt’altra parte e faticavo a seguire le persone che domandavano, volevano essere informate, coccolate, adulate. Ho conosciuto tanti tipi di gente diversa durante il mio lavoro. Alcuni di loro sono rimasti nel mio cuore per la loro umanità, altri ho cercato di dimenticarli per via della loro arroganza. Siamo fatti in tanti modi in questo mondo, ma è bello proprio perché è così! Non potrei immaginare un mondo in cui tutte le persone sono uguali, buone, brave, perfette. Non riuscirei più a capire che cos’è la bontà se non ci fosse nel mondo anche la cattiveria! Forse il buon Dio ha permesso il dilagare della cattiveria proprio per farci capire che cos’è la bontà!
Quando ebbi il mio primo stipendio, mi sentii una signora. I primi soldi guadagnati da me, sudore della mia fronte, dei quali potevo disporre come meglio credevo senza dover rendere conto a nessuno! Ero soddisfatta di me stessa, anche se ben presto mi resi conto che non sarebbe stato uno scherzo vivere con quello che guadagnavo. Non mi persi d’animo però. Inspiegabilmente riuscivo a vedere il bicchiere mezzo pieno, là dove l’avevo trovato sempre mezzo vuoto. Ero in fase di ottimismo insomma! Nessuno sarebbe riuscito a scoraggiarmi e a farmi credere più che altro che non esistesse una Provvidenza divina.
Ho sempre creduto al mio sesto senso e ci credei anche quel giorno in cui, mi ritrovai a leggere quel passo del Vangelo in cui si parla dei passeri del cielo e dei gigli dei campi! Sono un’inguaribile romantica? Può darsi! Ma preferisco essere così piuttosto che vedere tutto nero come invece mi è accaduto per tanto tempo nella mia vita.
Entrare così tardivamente nel mondo del lavoro, voleva dire ignorare anche le regole che lo governano, voleva dire non conoscere i propri doveri, ma non rendersi conto nemmeno dei propri diritti. Devo molto a tutte le mie colleghe, che mi hanno messo nella condizione di essere un po’ meno ignorante da quel punto di vista. Piano piano ho cominciato ad affezionarmi a tante di loro e a lavorare bene insieme. Donatella, Vincenza, Franca, Sonia, Paola ed io formiamo ormai da anni un team affiatato che lavora insieme in armonia. Ma siamo anche persone vere, ognuna delle quali con il proprio spaccato di vita. Loro mi hanno insegnato tanto e anch’io mi illudo di aver qualche volta potuto dare qualcosa di positivo anche a loro.
Mi è sempre piaciuto scrivere, e ho scritto anche parecchio, specialmente sul giornalino  che curo personalmente e del quale sono redattrice.
. Molti hanno definito le mie parole, poesia, io le chiamo semplicemente stati d’animo.
Ho parlato di tutto in questi miei sfoghi, senza vergognarmi di esporre i miei stati d’animo più profondi. Ho parlato dei miei figli e dei miei ragazzi, dell’amore, dell’indifferenza, della gioventù perduta, di Dio. Non sono mai riuscita a scrivere qualcosa su noi che lavoriamo alle Terme. Una volta mi vennero in mente queste parole: “Bianche colombe, dalle ali stanche…..”, ma per ora non sono riuscita ad andare avanti. Comunque siamo veramente bianche colombe dalle ali stanche, specialmente, a fine stagione, quando il lavoro grosso è scemato. Ci ritroviamo sfinite e nello stesso tempo contente di ciò che abbiamo fatto.
Lavoro alle terme, lavoro a S., lavoro a casa. Inspiegabilmente qualche volta riesco anche a dipingere, e mi rendo conto che i miei colori ora sono molto diversi da quelli di anni fa. E’ un assurdo ma mentre in giovinezza ho usato tinte fosche e scure, nella mia tavolozza ora trionfano i colori chiari e luminosi. Non che mi piacciano di più! Anzi direi proprio di no! Ma indipendentemente dalla mia volontà, come sempre del resto, il colore mi viene da dentro, da uno stato d’animo che non riesco a spiegare agli altri ne tanto meno a me stessa e che raggiunge l’apice quando diventa musica. Non sono impazzita! L’ho già detta questa cosa e non è cambiato niente con l’età. Anche in questo ho imparato ad accettarmi così, senza farmi troppe domande.
Da "Fiore di cappero"

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