venerdì 18 gennaio 2013

L'ancora

In questi giorni, non so perché, mi accorgo di guardare spesso mia madre. O meglio...il mio sguardo si posa spesso su di lei e si distoglie subito, come se non volesse vedere la vita che passa.
Infatti più su di lei che su di me, vedo il trascorrere dei giorni, lo sguardo che cambia!
La ritrovo piccola, indifesa, bisognosa di aiuto e mi accorgo che i nostri ruoli ormai sono invertiti. Io sono diventata la mamma della mia mamma. Con tutto ciò che comporta, e che molte volte non riesco ad accettare, perché i miei genitori per me sono sempre stati un gradino più in alto di me, o comunque in un gradino diverso dal mio e molte volte non riesco ad attraversare la soglia di quel pudore che fin da bambina ha sancito un limite oltre il quale non sono mai andata, un pò perché usava così, un pò proprio per la mia natura schiva. Eppure se mio padre è stato il faro della mia vita, mia madre è stata (e lo è anche oggi nella sua debolezza) l'ancora della mia navicella: un'ancora pronta ad alzarsi e ad abbassarsi in tutte le circostanze della mia vita, per tenermi in acque sicure..................
 






Quando ancora i miei occhi non vedevano
tu guardasti il mondo per me
E sognasti per me.
Quando i miei piedi mossero i primi passi
Tu mi tenesti per mano
E sognasti per me.
Quando mi mandasti incontro alla vita
Con i miei primi libri in mano
Tu sognasti per me.
Quando, passati gli anni, ti salutai
E me ne andai per la mia strada,
tu sognasti per me.
Quando la vita divenne dura e faticosa,
tu mi tendesti la mano
e sognasti per me.
Quanti sogni facesti per me!
Sogni che per te, non avevi mai fatto
Ma che per me non furono mai troppo belli,
troppo grandi,troppo irraggiungibili.
Sogni che spesso non si avverarono mai.
Sogni che passarono dai tuoi occhi ai miei
E che io riversai sopra altre vite
Più importanti di me.
Grazie per i tuoi sogni!
Grazie di avermi insegnato a sognare!
Grazie dal profondo del cuore!
Grazie mamma.

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