Il tempo passò e passò
ancora e le costellazioni si spostarono nell'arco del cielo
Quando Radon si alzò quella
mattina non sapeva che avrebbe fatto la scoperta più importante di
tutta la sua vita.
Era giovane e pieno di belle
speranze e viveva in un periodo in cui, dopo il buio dei tempi oscuri
la mente si riapriva a nuove scoperte e a nuove invenzioni. Qualche
tempo indietro un certo Galino aveva fatto un'invenzione che aveva
del prodigioso. Aveva trionfato sulle tenebre della notte con una
cosa di sua invenzione che spandeva luce nel giro di tre o quattro
metri e questa luce non si consumava come il fuoco. La mente degli
uomini era in fermento da quando un altro giovane pensatore aveva
teorizzato che Ameropa, il luogo in cui vivevano non fosse altro che
una gigantesca palla sospesa nel vuoto.......Lui, intanto sognava sui
reperti che aveva trovato e su quelli che gli erano pervenuti dalla
sua famiglia, conservati gelosamente di generazione in generazione
da quando la sua antenata Megrofina li aveva definiti la chiave di
volta della storia dell'uomo. Primo tra tutti l'esile barca, leggera
e maneggevole fatta di un materiale resistente e incorruttibile. Ma
il cuore accelerò il battito quando pensò alla grande tavola di
pietra che gli era stata portata da Radico, un ragazzotto che
pascolava il suo gregge nella collina prospicente. Sin da quando
l'aveva avuta davanti a sé aveva intuito di essere davanti a
qualcosa di importante. La tavola era coperta di una scrittura fatta
con segni strani,ma la cosa più strabiliante era che c'erano almeno
tre scritture diverse tra loro e la cosa ancora più entusiasmante
era che uno di quelle scritture lui la conosceva.
Avrebbe dovuto ringraziare
Megrofina per il resto dei suoi giorni perché era proprio grazie a
lei e alla sua mania di raccogliere le cose del passato che era
potuto venire in contatto con quella scrittura e riuscire a
comprenderla almeno in parte.Non vedeva l'ora di mettersi all'opera e
confrontare con il nuovo reperto le cose misteriose che erano scritte
su quella tavola affusolata e leggera che veniva dalla notte dei
tempi. L'unica cosa che sapeva era che aveva un solo dato da cui
partire.....2012D.C. Doveva cercare, confrontare, senza stancarsi,
senza perdersi d'animo.......cosa che fece per circa trecento ombre
lunghe, che era sempre il modo più usuale di misurare il
tempo,anche se nuovi esperimenti parlavano di ipotesi ardite e
meccaniche......... finché un giorno chiese un colloquio con il
Grande Maestro del Venerabile Ordine degli Anziani e quando si tròvò
al suo cospetto parlò con voce emozionata:
"Grande Maestro ciò
che sto per dirti è talmente incredibile che io stesso fatico a
dirlo , ma le scritture parlano chiaro, per cui ti prego di
ascoltarmi"
"Parla Radon...conosco
la tua prudenza e so che non faresti o diresti mai niente di
avventato...Ti ascolto"
"Allora ascolta o
Grande Maestro! Tu sai che da quando ho l'uso della ragione mi sono
dedicato a studiare la tavola misteriosa che è in possesso della mia
famiglia da tante di quelle generazioni che ho perso il
conto......ecco, senza fare tanti ed inutili preamboli ti posso dire
che finalmente ho decifrato i suoi segni e dunque so che cosa c'è
scritto,.........ma ciò che c'è scritto è talmente strano,
talmente inaudito, talmente stupendo che mi lascia attonito, mi rende
euforico e timoroso allo stesso tempo....."
"Bene Radon! Capisco la
tua eccitazione, ma non ti sembra che faresti bene a illuminare anche
me?"
"Hai ragione, scusami
Grande Maestro...dunque ecco ciò che c'è scritto sulla grande
tavola:
"Questa è l'epopea di
Trepi. Ascoltate voi tutti che ancora potete ascoltare e tramandate
ciò che affido a questa tavola che una volta si chiamava surf. Al
tempo in cui accaddero questi fatti nuvole nere si stavano addossando
all'orizzonte, nuvole predette e non credute. L'anno vecchio se ne
era appena andato e il 2012 D.C già annunziava ciò che sarebbe
accaduto a breve. L'aria era sempre più carica di elettromagnetismo
e il timore incombente di una catastrofe cominciava a prendere forme
sempre più precise. Il mondo tutto sapeva che di lì a poco niente
sarebbe stato più come prima e che la civiltà splendente che l'uomo
viveva avrebbe avuto un duro colpo. Le distanze che ora erano
facilmente superabili, a breve sarebbero state insormontabili, la
conoscenza sarebbe caduta nell'oblio, il buio della notte non sarebbe
più stato vinto dalla luce conquistata dal genio dell'uomo.Fu allora
che Trepi decise o decisero di costruire il grande uccello di fuoco,
un uccello meccanico sulle indicazioni di un certo Da Vinci, un
grande uccello che nutrendosi proprio del nemico del mondo,
l'elettromagnetismo, avrebbe coperto le grandi distanze per portare
messaggi ai sopravvissuti e riceverne in cambio. Se fu Pi,o Pu, o Pa
o se furono tutti e tre insieme ciò non è noto neanche a me che
scrivo, io so che fu un tipo un pò a 'modo suo' a restituire la
speranza agli uomini e quel tipo si chiamava Trepi, ma più tardi
tutti lo chiamarono 'il P.'......Il grande uccello di fuoco volò nei
cieli da una sponda all'altra dell'oceano per lungo tempo, fino a che
ci fu qualcuno capace e in grado di ricaricarlo, tra lo stupore,
l'ammirazione e il terrore degli uomini, che ormai privi delle
conoscenze del passato pensarono che fosse un dio e lo mitizzarono
fino a farlo diventare un'unica leggenda con ' il P'.
Ciò che ho udito è giunto
fino a me di generazione in generazione ma ora sento il bisogno di
scriverlo anche su questa tavola che affiderò al mare. Chi lo
troverà avrà l'arduo compito di diffondere il messaggio che
tramanda: Nessuno mai sconfiggerà l'uomo.
Vengo in pace dal grande
lago ghiacciato e vado in pace verso Proto, la stella del mattino.
Neber"
Il silenzio regnò totale
per un lungo momento poi il Grande Maestro si alzò, si avvicinò a
Radon e abbracciandolo gli disse:
"Tu oggi hai reso un
grande servizio all'umanità intera. Di qui in avanti questo giorno
sarà dedicato al ricordo del grande P e della sua epopea e il tuo
nome non sarà dimenticato".
tratto da: L'Epopea di Trepi
Perché stamani ho trascritto questo pezzo di un racconto (è pubblicato per intero sul blog) che scrissi due anni fa? Non c'è dietro nessun arcano. L'ho messo soltanto perché ieri, andando a fare una passeggiata sono passata per un viottolo di recente costruzione. Per farlo hanno dovuto sbancare parte di una scarpata che circonda le mura del paese antico.....e mentre camminavo, seminascosto dalla terra è venuto fuori un pezzetto di ferro tondo, con un buco centrale, tutto arrugginito. L'ho preso, l'ho guardato e mentre stavo per buttarlo via, mi è tornato in mente il mio racconto....e quindi non ho potuto fare altro che mettermelo in tasca. Oggi lo pulirò per bene e magari anch'io avrò la fortuna di trovarci qualche incisione. Del resto che ci posso fare se sono fatta così? Se ho bisogno per esssere felice di trovare sempre qualcosa che accenda la mia curiosità e la mia immaginazione e le faccia volare giù per la valle? Sono cose che accadono quando si decide di fare una passeggiata al tramonto del sole!
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