domenica 15 dicembre 2013

Il presepio

Naturalmente nel mio Natale non può mancare il presepio. Anzi, devo dire che è la cosa più importante, anche se senz'altro non è la più appariscente.
Il Natale è il mistero che è giunto a noi sotto forma di 'buona novella', di 'dolce speranza',  'favola bella',  e si è concretizzato nel presepio per la prima volta  attraverso gli occhi, l'anima e la mente di quel poeta di nome Francesco. Solo i poeti, ma quelli veri, che per un attimo riescono a catturare il pensiero di Dio, sanno trasformare la banalità di una stalla in una porta temporale, che da oltre duemila anni è rimasta sempre aperta e ci parla  con silenzioso misticismo. 
La scena della Natività, diretta magistralmente da Franco Zeffirelli, altro vero poeta,  nel suo film 'Gesù di Nazareth' ebbe su di me un impatto potente e mentre la storia, che ormai tutti conocevamo e quindi non avrebbe dovuto avere niente di nuovo da dire, si snodava davanti ai miei occhi, io mi sentivo invadere da un'emozione sempre più intensa, che scioglieva dentro di me nodi mai risolti, che si erano aggrovigliati tra loro in tanti anni di rifiuto e di lontananza, fino a farmi scoppiare in un pianto dirotto e incontenibile, davanti a un pubblico piuttosto eterogeneo e stupito, che dapprima mi guardò con un sorrisino sulla bocca, poi con altri occhi , perché evidentementa aveva capito che la mia emozione non era nata dalla scena di un film, ma da qualcosa che io avevo visto in quel film. 
E in effetti io in quel momento ero entrata in quella capanna, o in quella grotta, che importa? e avevo assistito a un travaglio che era stato per ben tre volte anche il mio, e avevo sentito l'odore inconfondibile del sangue e del cucciolo  che era appena nato e avevo trovato neglio occhi di quella Maria che mi sembrava non più attrice,ma solo donna come me, la stessa espressione di atavica paura, di trionfo, di dolcezza, di nuova consapevolezza, appena scoperta ma già radicata nel profodo dell'anima, che si era manifestata in rapida  successione, che è la stessa di ogni donna che mettendo al mondo un figlio ripete più o meno coscientemente  un rito sacro e ancestrale. E' la vita che si rinnova in ogni essere che giunge sulla terra, sia esso il frutto di un amore, di una violenza, di un mistero come quello di Gesù.
E quella capanna è così piena di Dio e dell'uomo allo stesso modo in cui ne è piena una stanzetta nell'ospedale dove l'evento della nascita si è appena compiuto, o  qualsiasi altro luogo dove questo accada, anche se fosse sul ciglio di una strada. E' quello l'attimo sublime in cui Dio e l' uomo sono ancora insieme e si parlano senza parole attraverso il corpo di una donna prostrata dalla sofferenza della creazione che continua a compiersi giorno dopo giorno. 


Ecco!Questo per me è il presepio e mentre guardo il mio, fatto anche quello nel 'giorno più corto che ci sia', e che sta tutto dentro una cesta, sento che non posso aggiungere neanche una parola di più a questo pensiero che è scaturito libero e spontaneo, stamani, un giorno come tutti gli altri, nel quale però per un attimo si è riaccesa quella scintilla del mio natale, quello vero.

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