Io mi chiamo Giuly. Anche se il mio nome vero è Giuliana. Ma il mio babbo che aveva la vista lunga e prevedeva il futuro, seppe sin da subito che non sarei mai stata una Giuliana. Io non potevo essere nient'altro che Giuly e si affrettò a chiamarmici fin dai miei primi vagiti. Solo chi si chiama Giuly sarebbe riuscita così bene a ad assorbire i colpi della vita, la grettezza del prossimo, l'indifferenza di chi ti gira intorno e non si accorge neanche della tua esistenza, o e se ne accorge non gliene frega proprio niente, ...........e a trovare per tutto ciò delle motivazioni valide che non le facciano perdere fiducia nella vita, nel domani e in definitiva rinascre continuamente dalle proprie ceneri sempre con nuovi progetti e nuove speranze. Perché chi si chiama Giuly, non può fare a meno di tutto ciò e non perché sia brava, anzi non lo è per niente, ma solo perché è il suo modo di andare incontro alla vita con le armi che ha e che in definitiva sono poche e deboli, ma indistruttibili, eterne, e che si possono riassumere in un'unica piccola frase: fiducia nel domani.
Non c'è niente da fare! Chi si chiama Giuly vive per il domani che verrà, per il giorno dopo, perché pensa, crede, lo vuole in tutti modi credere che il domani sarà o sicuramente migliore del giorno che sta vivendo, o comunque talmente diverso, da farle sopportare anche l'oggi più schifoso.
Giuly ha vissuto ormai tanti anni e in questo lungo periodo ha saputo anche modificare l'aspetto di un bicchiere che inizialmente riusciva a vedere sempre mezzo vuoto. Dagli oggi, dagli domani, uno schiaffo un giorno, una botta l'altro, una carezza il giorno successivo, un calcio quello immediatamente dopo, un bacio in un altro giorno ancora, insomma preso il tutto e schekerato, alla fine non si sa per quale alchimia, questo bicchiere invece ora lo vede sempre mezzo pieno, forse perché è davvero mezzo pieno, o forse perché si tiene ben strette le fette di prosciutto sugli occhi, in modo da non doverlo più vedere mezzo vuoto. Sia come sia, a Giuly questo non può interessare di meno. A prescindere dai grandi dolori della vita, che esulano da questo discorso, a lei basta aver trovato la formula che neutralizza tutto ciò che di negativo le accade nella giornata e le permette di ritornare in uno stato di quiete e di apparente serenità, che le consente sempre di trovare scuse convincenti per gli atteggiamenti e i modi di essere degli altri, quando non sono in sintonia col suo modo di essere.
Non è facile chiamarsi Giuly, ma è veramente bello chiamarsi così perché è proprio chiamandosi così che si conosce l'esistenza dell'oltre. Andare oltre, è scoprire scenari nuovi che altrimenti non si vedrebbero mai e che invece chiamano a nuove considerazioni, aspetti diversi della vita, nuovi approcci con gli altri, ma più che altro nuova considerazione di se stessi e della propria vita.
E chi non si chiama Giuly, che fa? Esattamente le stesse cose. Importante è avere un paio di scarpette rosse, chiamarsi per un pò di tempo Dorothy in qualche modo partire per andare a cercare l'arcobaleno, scavalcarlo e passare oltre....... e crederci.
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