martedì 3 settembre 2013

Le avventure di Bepi e Marilù°

 L'idea di scrivere questo raccontino, mi venne un giorno in cui ero alla messa e pare proprio che il mio pensiero vagasse verso altre cose, più che seguire la celebrazione, cosa che mi capita sempre.............non so che farci!
 Nella nostra chiesa, dietro l'altar maggiore c'è la statua che rappresenta sant'Agnese che tiene sul palmo della mano la nostra città. Cominciai a immaginare gli abitanti di quella città e il raccontino cominciò immediatamente dentro di me. Quando ne parlai ai ragazzini che seguivo in quel momento, cercando di insegnare loro un improbabile catechismo, frutto di mie convinzioni radicate, ma non condivise dai più, che se si deve raccontare storielle ai bambini, tanto vale raccontargliele divertenti, questi si mostrarono talmente entusiasti, che nelle domeniche successive, mi sentii molto colpevole di vederli con lo sguardo costantemente rivolto alla statua di sant'Agnese, come se questa santa improvvisamente avesser  attirato tutta la loro attenzione. Il sacerdote, al quale diedi dopo la spiegazione di quello che sapevo bene non essere un  improvviso misticismo, invece di arrabbiarsi, si dimostrò soddisfatto, .........ed essendo un prete di larghe vedute, non mi stupii per niente quando mi disse "almeno stanno fermi e non si annoiano!"
E fu così che anche questo raccontino fu stampato (in proprio naturalmente) e distribuito a tutti i bambini...........altri tempi!







Le avventure di Bepi e Marilù


C'era una volta una città. Non era una città grandissima, anzi devo dire che era proprio piccola, ma così piccola che stava sul palmo di una mano, ma i suoi abitanti non lo sapevano e quando provavano a guardare oltre il bordo del dito mignolo, ma anche del pollice se è per questo, vedevano solamente uno spaventoso interminabile precipizio, in fondo al quale si intravedeva qualcosa di molto simile a un mare, sul quale galleggiavano strane isole tondeggianti.

Questa città, come tutte le città che si rispettano, aveva anche un nome che spiccava bene in vista all'inizio del Viale della Vita, che era la strada più importante e più lunga di quel luogo. Poi c'era la Via della Fortuna, quella della Felicità e quella dell'Amore, ma tutte erano meno grandi del Viale della Vita che portava anche al Municipio, nonché nella piazza più bella della città, che si chiamava appunto Piazza Bella Piazza.

Ah! Scusate. Mi ero dimenticata di dirvi il nome di questa città: si chiamava Biancaneve ma non aveva niente a che vedere con i sette nani. Si chiamava Biancaneve semplicemente perché era bianca come la neve e bianche erano le case, bianchi gli alberi, bianche le persone e anche gli animali, gatti compresi; non c'èra il verso di trovare un gatto nero neanche a pagarlo a peso d'oro.

I suoi bitanti erano convinti che non ci fosse niente di strano in ciò, non sapendo che esistevano altri colori e non sapendo nemmeno che la loro città era nel palmo di una mano di una statua di marmo bianco. I neviani non erano numerosissimi, ma molto organizzati: avevano un sindaco, la giunta comunale, la chiesa, tre o quattro negozi e anche un cinema parrocchiale nel quale la domenica i bambini trascorrevano due o tre ore divertenti.

Era insomma una cittadina tranquilla e industriosa e molto pulita....essendo bianca, ma proprio bianca!

La gente pareva essere felice anche se isolata dal resto del mondo. Dopo il lavoro uomini e donne andavano a passeggio per le amene strade della loro città e per la Via dell'Amore potevi trovare tante coppiette che camminavano mano nella mano, guardandosi negli occhi, mentre invece le persone più anziane preferivano camminare nel Viale della Vita, più tranquillo.....e meno trafficato. I bambini giocavano a tutti i giochi che fanno i bambini di questo mondo e dai loro visi li avresti detti proprio felici come quei due, un maschietto e una femminuccia, che un pò più appartati dagli altri, chiacchieravano animatamente.
segue........

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