sabato 21 settembre 2013

Finalmente

«Io vedo con chiarezza — prosegue — che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso».
Papa Francesco


Non riesco e non voglio parlare del turbine di sentimenti che hanno suscitato in me queste parole, parte dell'ampia intervista rilasciata da Papa Bergoglio qualche giorno fa, perché sono considerazioni troppo personali che fanno parte della mia sfera privata.
Posso solamente dire la parola che dopo la sua lettura è uscita dalla mia bocca, ma che è nata istintivamente nel mio cuore, si è formata razionalmente nella mia mente e si è liberata nel mio spirito.

 FINALMENTE!

E in tutto questo vento che parla di cose finalmente nuove, finalmente giuste, finalmente umane, finalmente evangeliche, finalmente al passo con i tempi che viviamo, finalmente dense di speranza ritornano davanti a me altre parole dette tanto tempo fa, che poi ho sintetizzato e tradotto in aforisma in modo che restassero sempre con me e mi fossero di monito quando davanti a me ci fosse stata una persona sofferente, qualsiasi fosse il motivo della sua sofferenza.

"Se sei su una barca e vedi davanti a te qualcuno che sta per annegare, non domandargli il  perché e il percome. Prima porgigli la mano e aiutalo a salire nella tua barca, poi potrai fargli tutte le domande che vuoi"
da -Piccoli Pensieri di Kind Butterfly



 

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