giovedì 15 agosto 2013

C'era una volta

Non era una stanza molto luminosa e aveva un'unica finestra con un'inferriata di quelle categoriche, quasi da prigione:sbarre incrociate di grosso ferro dipinto di grigio....ma su quelle sbarre, un giorno cominciò a fare capolino una rosa rampicante rossa e fu subito festa.
In quella stanza avevo i miei incontri allora, con un gruppo di ragazze di diciotto anni, un bel gruppetto allegro e vivace, e proprio questa allegria e questa vivacità mi attirarono veerso di loro fin dal primo momento. Mentre le guardavo una per una, mi dicevo, che mi sarebbe stato facile interagire con loro, se solo l'argomento da trattare fosse stato un tantino meno serioso......e invece diventava tutto in salita non appena usavo una parola di appena tre lettere: Dio.
Allora gli sguardi diventavano seri, le bocche non sorridevano più e tutto il loro corpo prendeva un atteggiamento di rigida compostezza, nel senso che il  loro simulacro era lì, mentre l'anima usciva dalla finestra e andava verso lidi più consoni alla loro età. Le capivo. Quello che non capivo era il perché padre G. avesse affidato proprio a me quel bel gruppetto di persone, col rischio di rovinarle irrimediabilmente. Anche se io ero credente, lo sono sempre stata a modo mio,  non mi è mai piaciuta la maniera cattedratica di affrontare l'argomento Dio.Avevo le mie idee in proposito, ma non osavo esprimerle in un ambiente in cui tutto era serio e gravido di pathos. Io la vedevo molto come Benigni e con Dio mi piaceva parlare, discuterci e anche arrabbiarmici....ma non osavo farlo lì. Andammo avanti così per tre incontri,nei quali le ragazze si resero conto che mi sentivo inadeguata a quel compito di educatrice e io mi resi conto che loro se ne erano accorte e cominciavano a essere anche annoiate. 
La volta successiva, fortunatamente il mio sguardo cadde sulla finestra, sulla sua inferriata e su quelle timide roselline che ne cambiavano l'aspetto.Presi la decisione e non la rimandai....
"Bene ragazze, che ne direste di scrivere un racconto? Di elaborarlo tutte insieme, durante le nostre riunioni? Si scrive un racconto per ragaqzzi e poi lo stampiamo da noi, lo impaginiamo, lo illustriamo e lo diamo a tutti i ragazzini. Che ve ne pare come idea?"
L'idea non solo andò bene, ma benissimo e le risate che si sentirono in quella stanza da allora in poi fanno eco anche ora, quando mi capita di rientrarci.......e dopo di questo siamo rimaste insieme per altri cinque anni, e ci siamo avventurate anche in brevi apparizioni teatrali seguendo un copione scritto rigorosamente da noi, dal gruppo 'Il Gabbiano'.
Questo breve racconto è il frutto dei nostri incontri......ma quanto abbiamo riso e quanto abbiamo parlato e più che altro parlato liberamente,  in tutti i mesi che ne hanno preceduto la sua 'pubblicazione', lo sappiamo solo noi e Dio veniva a farci compagnia durante i nostri incontri, partecipando attivamente a tutte le discussioni, e ci sembrava anche...divertendosi,  perché se il racconto è per ragazzini, quello che veniva fuori dalle nostre conversazioni era per gente che cresceva, che si interrogava e cercava di darsi risposte. E  io crescevo con loro......

Ma chi lo scriverà? -mi domandarono un pò impaurite - non non ce la sentiamo
Lo scriverò io- risposi e non mi pareva vero del resto - l'importante è che tutto, dalla trama ai contenuti, alle piccole riflessioni, sia opera vostra. Ci state?
Certo che ci stiamo! Messa in questo modo diventa una passeggiata......

In un bel pomeriggio d'estate, il libretto stampato e illustrato fu dato in dono a tutti i ragazzini che ne fecero richiesta......e furono tanti




IL SENTIERO DELLA FANTASIA



Storie di bipedi e quadrupedi sulle ali di una colomba.











Capitolo primo



..

C'era una volta, tanto, ma tanto tempo fa, una fattoria abbarbicata ai fianchi di una montagna piena di nuvole (c'è chi dice di averla vista anche recentemente).

La cosa in sè era già abbastanza strana! Che ci fa una fattoria in un pendio scosceso di una montagna a un'altezza dove non nascono alberi da frutto e il grano non si miete d'estate?

La cosa era strana è vero, ma più strano ancora è che questa fattoria fosse abitata solo da animali il cui assortimento era piuttosto vario: mucche vicino a leoni, lupi ed agnelli, polli e aquile, cani, bisonti, giraffe e gazzelle.....e tutti parlavano la stessa lingua.

Per loro non era una cosa strana, perché lo facevano da sempre e non era strano neanche abitare lassù, perchè non erano stati mai da altra parte anche se sapevano che fuori di lì c'erano luoghi diversi, abitati da altri animali.

La loro storia si perdeva nella notte dei tempi e i vecchi l'avevano tramandata di generazione in generazione nelle aie, le calde sere d'estate e nelle stalle, durante le gelide notti nvernali. Sapevano di essere arrivati lì secoli e secoli prima, dopo un'avventura lunghissima, superando inondazioni spaventose, finché un giorno erano approdati in quella strana montagna e avevano cercato di sopravvivere e di conservare le leggi che gli anziani avevano loro tramandato.

Molti di loro non avevano resistito ed erano scesi a valle e si erano sparsi nelle varie lande, ma alcuni erano rimasti e inconsapevolmente, erano diventati saggi, forse perché quell'aria leggera che tirava lassù sgombrava la mente da pensieri cattivi, e le albe e i tramonti che vedevano ogni giorno scaldava il loro cuore.

Questo lo sapevano bene le colombe che tenevano i contatti tra loro e il mondo, come del resto avevano sempre fatto. E fu proprio una colomba, Lucilla per la precisione, che quel giorno arrivò trafelata alla Fattoria degli Animali portando una terribile notizia: il mondo intero era in pericolo e al solito la colpa era dell'uomo e della sua terribile sete di potere. Non c'era tempo da perdere! La fattoria degli Animali doveva intervenire con la sua saggezza e allontanare la terribile spada che pendeva sulla testa di tutta la natura e del suo equilibrio.











Capitolo secondo



Fu riunita in fretta l'assemblea nell'aia della fattoria. Non c'era tempo da perdere. Lucilla non aveva scherzato dicendo che il mondo era in pericolo.. Aveva parlato poco, come era sua natura, ma aveva pronunciato tre parole gravissime: orgoglio, invidia, egoismo.

Bisognava intervenire subito e riportare l'umanità alla saggezza e alla fiducia. Moab, il vecchio re leone, si guardò intorno fissando gli altri animali, che a loro volta lo guardavano, aspettando che lui parlasse.

Bisogna partire e cercare di fare qualcosa per rimettere a posto le cose – disse con la sua possente voce – da quello che ha detto Lucilla, il primo posto da visitare si trova molto lontano da qui....mi pare che si chiami Cing-ong....no! Bang-Hong!

Hong-Kong, nobile Moab, Hong-Kong! -  Ribatté Lucilla con pazienza.

Bene! Credo che gli animali più indicati per questo genere di problema siate voi – disse Moab e con la zampa indicò Leo l'elefante, Ariel la pecora,Carolina la mucca, e Strong il maiale.

Sì! ......- continuò poi dopo un attimo di riflessione – Sì! Credo proprio che voi siate i più indicati. Tu Leo hai la saggezza della tua progenie e tu Ariel la mitezza indispensabile per frenare la caparbietà di Strong. Quanto a te Carolina, ti ho sempre trovato molto equilibrata.

E che dovremo fare? Chiese Strong

Questo purtroppo non ve lo so dire: bisogna vedere che situazione troverete al vostro arrivo a Hong-Kong. Comunque non indugiate e domattina all'alba partite per quella terra lontana e tornate con buone nuove.

continua domani ..................................................


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