Per me è stata una necessità e così quando ne sento la voglia, preparo una valigia e me ne vado per un pò di tempo a Valledoro. Che aria che si respira! E che natura che si vede! Questa sì che è vita!
Il popolo
dei Val non era come tutti gli altri popoli. Oh sì! Anche loro
avevano due gambe, due braccia, un naso, una bocca e due occhi, ma i
loro occhi avevano tutti il colore della valle e la bocca era rossa
come un lampone e come i lamponi piena di puntolini.
Le loro
casette erano tutte bianche, traboccanti di fiori canditi e di gatti
di pannolenci con i baffi di saggina. I cani invece avevano un bel
pelo come quello dei tappeti persiani e le orecchie con le nappe.
Tutti avevano cani e gatti. Qualcuno aveva persino un cavallo e una
mucca. E non crediate che fossero come quelli che si vedono da noi,
perché i cavalli erano a dondolo e le mucche avevano i boccoli
biondi o bruni….qualcuna rossi, ma erano tutte delle vere signore.
In una
delle ultime casette, vicino al torrente di marmellata vivevano Samo
e Var. Nessuno sapeva da dove fossero giunti. Il giorno prima non
c’erano e il giorno dopo erano lì, molto diversi dagli abitanti di
Valledoro, ma molto disposti a fare amicizia con tutti loro. Samo era
un uomo di nobile aspetto e di bel portamento , mentre Var era
biondissima e leggiadra. Avevano una bellissima figlia che tutti i
valligiani guardavano affascinati, per via del colore dei suoi occhi
che era identico al colore del cielo in una calda giornata d’estate.
Nessuno di loro aveva mai visto occhi simili, ma lungi dall’esserne
invidiosi erano contenti di avere tra di loro una simile perla rara e
tutti volevano bene a quella fanciulla bella come il sole, ridente
come una giornata di primavera, candida come la neve dei monti, che
aveva un nome scintillante come una goccia d’acqua attraversata
dall’arcobaleno: Iris.
I
genitori di Iris non avevano mai detto a nessuno la loro storia, ma
le brave persone di Valledoro intuivano che non erano persone comuni
e che solo per far perdere le loro tracce erano venuti ad abitare in
quel luogo, così isolato dal resto del mondo, ma non avevano mai
fatto domande e dopo un po’ Samo, Var e Iris, erano diventati parte
di loro. Avevano una sala da the dove ogni sera si radunavano tutte
le persone stanche della lunga giornata di lavoro, per fare un bel
bagno nel the zuccherato. Non c’era niente di più tonificante di
un bagno con abbondante zucchero di canna….e il popolo dei Val lo
sapeva ormai da innumerevoli generazioni e sapeva anche che il bagno
di the zuccherato conservava la giovinezza per lunghissimo tempo.
Infatti non vedevi nessun abitante di Valledoro che avesse una ruga,
neanche a cercargliela col lanternino................................
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la
campagna si allargava davanti a loro in morbide colline di pannolenci
dai colori smaglianti, piene di alberi da frutto, che lasciavano
pendere i loro rami carichi delle più deliziose confetture di
marmellata, mentre più in basso si stendevano ettari di vigne, i cui
grappoli a forma di bottiglia si riempivano via via che la stagione
si inoltrava e giungeva il momento della vendemmia. Allora bastava
staccare la bottiglia dalla vite e tapparla, perché il pregiato
nettare era già pronto per essere consumato.
Nel cielo
cominciavano a volare i primi uccellini con la carica a molla e
qualche volta, si vedeva passare anche il cucù, che di tanto in
tanto si appoggiava sul ramo di qualche albero per riposarsi un po’,
non mancando mai di ricordare l’ora.
Già si
vedevano nei campi appena illuminati dal sole nascente, i fornai che,
girando tra le spighe di grano, staccavano dal loro fusto i panini
che di lì a poco avrebbero venduto nella panetteria del borgo.
Insomma
tutta Valledoro si risvegliava e cominciava a lavorare di buona lena.
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