domenica 9 giugno 2013

Kind Butterfly

Avevo tre anni o poco più.  E a quell'età ho fatto il primo sogno del quale ho ricordo. Eccolo!

Ero in giardino e mi trastullavo con i miei giocattoli, quando intorno a me cominciò a volare una bella farfalla tutta gialla. Si posava per un attimo su una foglia e poi continuava a girarmi intorno come se volesse giocare con me. Mi sono alzata e ho cominciato ad andarle dietro con le manine tese per prenderla. Lei scappava davanti a me e io le correvo sempre dietro con i miei piccoli passi. Il giardino familiare a un certo punto è scomparso e ci siamo inoltrate in lunghi corridoi di luce, lei mi guidava e  io mi fidavo. Siamo uscite in un bel prato verde in fondo al quale c'era una grande costruzione. La farfalla mi ha condotto fino all'entrata, ha aspettato un attimo, e poi è andata dentro. Io l'ho seguita, con quel piccolo timore misto a curiosità che hanno i bambini e una volta dentro mi sono ritrovata a guardare tante colonne di pietra............e il cielo, perché quella casa non aveva il tetto. Intanto la farfallina continuava il suo volo  per tutta la grande casa e alla fine è andata a posarsi su una tavola di pietra. Mi sono avvicinata e ho allungato la mano per prenderla............e il mio sogno è finito.

A sei anni sono andata ad abitare in un paesino che si chiama Chiusdino. Avete mai visto la pubblicità del Mulino Bianco? Ecco è quel paese. 
La caserma dei carabinieri era allora in un palazzo antichissimo, me ne rendevo conto anch'io, pur con la mia tenera età. Le stanze erano strane ma quello che era più buffo erano i davanzali delle finestre. Per affacciarsi a una di queste, dovevamo sdraiarcisi sopra, per quanto erano grossi i muri. Ricordo che una volta  mio padre mi permise di farlo, mentre lui mi teneva per le caviglie....e non ebbi mai più la voglia di riprovarci. La cosa più impressionante di quell'abitazione però erano i sotterranei, dove tenevamo la legna. Una volta ci sono andata con la mamma e ho visto un pozzo, nel quale dal muro scendeva sempre acqua, goccia a goccia. La mamma mi disse che sotto c'era una cisterna grandissima e che non avrei mai dovuto venire da sola in quella stanza buia. Tutto mi faceva impressione in quella casa, e da quello alla paura, acuita dall'immaginazione, il passo fu breve. Cominciò a farmi paura anche il contatore della luce, che faceva un leggero sibilo. Restammo solo un anno in quella casa, e solo molto più tardi seppi che era stata la casa  nativa di un certo San Galgano, e che il pozzo che io avevo visto portava anche lui quel nome. In quel breve anno, non seppi neanche che non molto distante da lì esisteva un tempio che anche lui portava il nome di San Galgano.

Molti, ma molti anni dopo, ero in attesa del mio secondo figlio, andammo a fare una girata in macchina, senza mèta,....così giusto per andare a far vedere al mio bambino che aveva quattro anni proprio quel mulino bianco che vedeva tutte le sere in televisione......................... e fu così che per caso mi ritrovai davanti a un tempio tutto diroccato accanto al quale era scritto "Tempio di San. Galgano".  Il nome mi riportò alle reminescenze della mia vecchia casa e allora chiesi a mio marito: "Ma quel paesino che si vede lassù sul poggio, che paese è?" "Credo che si chiami Chiusdino!" mi rispose e il discorso finì lì, ma dentro di me sentii qualcosa che si agitava.
L'esterno del Tempio non mi diceva niente, ma quando entrammo un lungo brivido mi percorse tutta la schiena, perche quelle colonne, quel cielo che faceva da volta in mancanza di un tetto, quell'altare che intravedevo giù in fondo erano loro, proprio loro, quelli del mio sogno,di quel sogno che non avevo mai dimenticato e che mi aveva sempre lasciato una gioia profonda e tranquilla dentro, fin da allora e che perdura anche oggi, quando ci ripenso. 
Tenevo mio figlio per mano e con lui mi incamminai verso l'altare, quella tavola di pietra che vedevo in fondo, presa da una strana emozione, da qualcosa che non riuscivo a spiegare neanche a me stessa, da un'aspettativa che razionalmente non volevo neanche pensare, ma che si affacciava comunque alla mia mente.
E invece  lei era proprio lì! Una gialla , bella, gentile farfalla, posata per un attimo sul piano di pietra di quell'altare sconsacrato e già pronta a riprendere il volo, mentre io allungavo, come allora la mia mano per accarezzarla. 
Un caso? Il destino? Un messaggio? Chissà! Non ho mai cercato spiegazioni a questa cosa, che continua a vivere dentro di me e a invecchiare con me, con la stessa freschezza di sempre, lasciandomi quell'indefinibile senso di felicità che non so spiegare e  che non riesco ad attribuire a niente.
Oggi so tutto di San Galgano e della sua storia tra realtà e fantasia, che si svolge in quei tempi di re , cavalieri, maghi potenti  e fate.....oggi so di aver abitato la casa natale di questo cavaliere, ...........ma non so ancora cosa vuol dire la mia farfalla gialla. Comunque a suo tempo decisi che avrebbe sempre fatto parte della mia vita e fu così che prma diventò il mio nome di Tribù in ambito scout e poi qualche tempo dopo per firmare i miei aforismi scelsi il nome di Kind Butterfly..........Farfalla gentile.......

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