domenica 30 giugno 2013
sabato 29 giugno 2013
questa sì che è vita!
Ma si! Stamani mi sento proprio come un'abitante di Valledoro, i piccoli abitanti di quella valle che immaginai un pò di tempo fa, e della quale ho scritto un raccontino che poi ho inserito in questo blog...... Per chi è questo racconto? Per bambini forse? Per adulti senza un venerdì magari? O semplicemente per persone come me, che quando pensano a un mondo migliore non lo possono fare seguendo i parametri del nostro mondo, perché ne sono talmente shifati che sennò rischiano nuovamente di infognarsi nei liquami?........Io ho sentito il bisogno di uscire da questo nostro grigio mondo per entrare in qualcosa di veramente diverso, assurdo, fantastico, ma tanto tanto piacevole..........
Per me è stata una necessità e così quando ne sento la voglia, preparo una valigia e me ne vado per un pò di tempo a Valledoro. Che aria che si respira! E che natura che si vede! Questa sì che è vita!
Per me è stata una necessità e così quando ne sento la voglia, preparo una valigia e me ne vado per un pò di tempo a Valledoro. Che aria che si respira! E che natura che si vede! Questa sì che è vita!
Il popolo
dei Val non era come tutti gli altri popoli. Oh sì! Anche loro
avevano due gambe, due braccia, un naso, una bocca e due occhi, ma i
loro occhi avevano tutti il colore della valle e la bocca era rossa
come un lampone e come i lamponi piena di puntolini.
Le loro
casette erano tutte bianche, traboccanti di fiori canditi e di gatti
di pannolenci con i baffi di saggina. I cani invece avevano un bel
pelo come quello dei tappeti persiani e le orecchie con le nappe.
Tutti avevano cani e gatti. Qualcuno aveva persino un cavallo e una
mucca. E non crediate che fossero come quelli che si vedono da noi,
perché i cavalli erano a dondolo e le mucche avevano i boccoli
biondi o bruni….qualcuna rossi, ma erano tutte delle vere signore.
In una
delle ultime casette, vicino al torrente di marmellata vivevano Samo
e Var. Nessuno sapeva da dove fossero giunti. Il giorno prima non
c’erano e il giorno dopo erano lì, molto diversi dagli abitanti di
Valledoro, ma molto disposti a fare amicizia con tutti loro. Samo era
un uomo di nobile aspetto e di bel portamento , mentre Var era
biondissima e leggiadra. Avevano una bellissima figlia che tutti i
valligiani guardavano affascinati, per via del colore dei suoi occhi
che era identico al colore del cielo in una calda giornata d’estate.
Nessuno di loro aveva mai visto occhi simili, ma lungi dall’esserne
invidiosi erano contenti di avere tra di loro una simile perla rara e
tutti volevano bene a quella fanciulla bella come il sole, ridente
come una giornata di primavera, candida come la neve dei monti, che
aveva un nome scintillante come una goccia d’acqua attraversata
dall’arcobaleno: Iris.
I
genitori di Iris non avevano mai detto a nessuno la loro storia, ma
le brave persone di Valledoro intuivano che non erano persone comuni
e che solo per far perdere le loro tracce erano venuti ad abitare in
quel luogo, così isolato dal resto del mondo, ma non avevano mai
fatto domande e dopo un po’ Samo, Var e Iris, erano diventati parte
di loro. Avevano una sala da the dove ogni sera si radunavano tutte
le persone stanche della lunga giornata di lavoro, per fare un bel
bagno nel the zuccherato. Non c’era niente di più tonificante di
un bagno con abbondante zucchero di canna….e il popolo dei Val lo
sapeva ormai da innumerevoli generazioni e sapeva anche che il bagno
di the zuccherato conservava la giovinezza per lunghissimo tempo.
Infatti non vedevi nessun abitante di Valledoro che avesse una ruga,
neanche a cercargliela col lanternino................................
.............................................
la
campagna si allargava davanti a loro in morbide colline di pannolenci
dai colori smaglianti, piene di alberi da frutto, che lasciavano
pendere i loro rami carichi delle più deliziose confetture di
marmellata, mentre più in basso si stendevano ettari di vigne, i cui
grappoli a forma di bottiglia si riempivano via via che la stagione
si inoltrava e giungeva il momento della vendemmia. Allora bastava
staccare la bottiglia dalla vite e tapparla, perché il pregiato
nettare era già pronto per essere consumato.
Nel cielo
cominciavano a volare i primi uccellini con la carica a molla e
qualche volta, si vedeva passare anche il cucù, che di tanto in
tanto si appoggiava sul ramo di qualche albero per riposarsi un po’,
non mancando mai di ricordare l’ora.
Già si
vedevano nei campi appena illuminati dal sole nascente, i fornai che,
girando tra le spighe di grano, staccavano dal loro fusto i panini
che di lì a poco avrebbero venduto nella panetteria del borgo.
Insomma
tutta Valledoro si risvegliava e cominciava a lavorare di buona lena.
venerdì 28 giugno 2013
Non mi va!
"L'inesorabile trascorrere del tempo ci fa diventare grandi anche se dentro di noi esiste sempre un bambino"
(Da piccoli Pensieri di Kind Butterfly)
Mi viene in mente una scena di 2001 Odissea nello spazio, mi viene in mente il fanciullino del Pascoli, mi viene in mente il Vangelo, mi viene in mente Peter Pan........................ma non mi viene assolutamente in mente perché io, proprio io, in questo momento , abbia scritto questa frase.
L'unica cosa che so, che sento è che è qualcosa di veramente molto triste e quindi vuol dire che dentro di me sono triste, anche se non ne ho la consapevolezza. Non mi va!
Allora....vediamo....potrei invece dire:
"L'inesorabile trascorrere del tempo che ci fa diventare grandi, ci aiuta a proteggere il bambino che è dentro di noi"
(da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly)
Ecco! Così va meglio.....me la sono aggiustata proprio bene, anche se so che è vera la prima e non la seconda, ............però non me lo venite a dire per piacere.............ma non corro questo rischio,ahahahah!....... ne sono certa.......... tanto......nessuno mi dice mai niente!!!!
(Da piccoli Pensieri di Kind Butterfly)
Mi viene in mente una scena di 2001 Odissea nello spazio, mi viene in mente il fanciullino del Pascoli, mi viene in mente il Vangelo, mi viene in mente Peter Pan........................ma non mi viene assolutamente in mente perché io, proprio io, in questo momento , abbia scritto questa frase.
L'unica cosa che so, che sento è che è qualcosa di veramente molto triste e quindi vuol dire che dentro di me sono triste, anche se non ne ho la consapevolezza. Non mi va!
Allora....vediamo....potrei invece dire:
"L'inesorabile trascorrere del tempo che ci fa diventare grandi, ci aiuta a proteggere il bambino che è dentro di noi"
(da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly)
Ecco! Così va meglio.....me la sono aggiustata proprio bene, anche se so che è vera la prima e non la seconda, ............però non me lo venite a dire per piacere.............ma non corro questo rischio,ahahahah!....... ne sono certa.......... tanto......nessuno mi dice mai niente!!!!
giovedì 27 giugno 2013
Compleanno
Oggi è il compleanno di mio figlio......di uno dei miei tre figli e quindi per me è una giornata speciale, che ogni volta, vivo in manera diversa e sempre nuova da trentaquattro anni.
Non faccio mai niente di diverso dal solito in questo giorno, ma sento che è un giorno dverso, che ha uno spessore diverso e un tempo diverso, pieno di ricordi e di voci che giungono da lontano...fino a riportarmi al primo vagito della vita................
Un
pomeriggio
Caldo d’estate!
Ricordo una lama di
sole
densa di pulviscolo
dorato
che come laser
bucava la parete
della stanza
E la finestra chiusa
con gli scuri quasi
a toccarsi
come a pregare di
lasciar fuori
il rumore assordante
di rulli di tamburi
e di grida incitanti
la corsa
delle prove del
Palio.
E sudore!
Sudore che intrideva
la leggera camicia
e scorreva in lenti
rivoli
sul mio corpo ormai
senza tabù.
E dolore!
Dolore che cresceva,
che saliva in silenzio
negli occhi che
anelavano
un cielo pieno di
vento e di azzurro
che il soffitto
nemico
respingeva con
barricate di cemento
Mi sentivo lontana
da me
cullata da una voce
leggera
che mi incitava con
parole gentili
E l’attimo!
Un momento,
l’eternità…chissà!
in cui sono stata
sola e sospesa
e fuori da ogni
tempo
nella lotta perpetua
per la vita
Niente e nessuno
esisteva in quell’attimo
se non il lungo
brivido della creazione
Chissà se Dio ha
sofferto e gioito così
quando ha creato
l’Universo?
Chissà se ha
imprecato ed esultato così
quando ha creato
l’uomo?
Un attimo sospeso
nel tempo infinito
e poi sei nato e il
tuo tempo è cominciato
mercoledì 26 giugno 2013
Meno male..........
Ovvia! Stamani è destino che non debba scrivere! Non slo mi sono alzata in ritardo mostruoso, e quindi ho fretta, ma mi si è cancellato anche quello che avevo scritto e che era roba tutta assonnata. Pace! Vuol dire che denuncerò solo la causa del mio sonno e del fatto che stanotte non ho chiuso occhio.
E' un libro. Il suo titolo? 'La casa di Jane'. Me l'hanno prestato e conigliato per rilassarmi e così niente mi è sembrato meglio che cominciar a leggerlo prima di addormentarmi. Quale errore! Forse sarà che non è il genere di libri che leggo abitualmente, fatto sta che mi sono ritrovata a leggere questa storia sulluccherosa, patetica, e forse anche vera tutto sommato, senza riuscire a smettere.............Stamani il risultato è devastante e tra poco devo essere al lavoro a far e cose molto pratiche invece!
Boh! Per chi comunque volesse accostarsi a questa lettura, consiglio un pacchetto di klinex, un approccio sentimentale e qualcosa di caldo che aiuta tanto a sentirsi avvolti in un'atmosfera di partecipazione per la sfigata Ruth! Ma questa Jane era un mostro di perfezione!
Meno male che io sto nella Casa di Fuf!!!!!!!
E' un libro. Il suo titolo? 'La casa di Jane'. Me l'hanno prestato e conigliato per rilassarmi e così niente mi è sembrato meglio che cominciar a leggerlo prima di addormentarmi. Quale errore! Forse sarà che non è il genere di libri che leggo abitualmente, fatto sta che mi sono ritrovata a leggere questa storia sulluccherosa, patetica, e forse anche vera tutto sommato, senza riuscire a smettere.............Stamani il risultato è devastante e tra poco devo essere al lavoro a far e cose molto pratiche invece!
Boh! Per chi comunque volesse accostarsi a questa lettura, consiglio un pacchetto di klinex, un approccio sentimentale e qualcosa di caldo che aiuta tanto a sentirsi avvolti in un'atmosfera di partecipazione per la sfigata Ruth! Ma questa Jane era un mostro di perfezione!
Meno male che io sto nella Casa di Fuf!!!!!!!
martedì 25 giugno 2013
La ricerca della felicità
Stamani mi sono svegliata con la voglia di scrivere questo raccontino. Già nel dormiveglia mattutino, la scena si presentava nitida dietro i miei occhi insonnoliti e forse quest'immagine dell'albero non è altro che una trasposizione di me stessa che ho fatto a livello inconscio. Boh!
Era nato lì, su quel bel poggio che tutti gli invidiavano. E con ragione. Era quello infatti un luogo ideale, unico, dal quale lo sguardo poteva girare a trecentosessanta gradi, per posarsi solo su cose belle. Questo era il motivo per cui tutti dissero che era fortunato e questa parola gli si appiccicò addosso durante tutti gli anni che seguirono. Lui era un albero fortunato.
Da un certo punto di vista era vero, come era vero che da lì godeva un'ottima vista, e che non era stato costretto a stare in fila come gli alberi dei viali, o pressato come quelli dei vivai , o tagliato come quelli dei boschi. Lui non aveva corso questo rischio, perché era diventato parte del paesaggio, qualcosa da proteggere per la sua bellezza. O almeno aveva creduto così per tanto tempo, fino al giorno in cui il vento gli aveva portato voci di uomini e queste voci dicevano senza pietà che il bellissimo poggio era una terra inutile, perché non ci nasceva niente di buono, in quanto l'acqua piovana inspiegabilmente defluiva subito a valle dove c'era il fiume e quindi era inutilizzabile per qualsiasi piantagione. Non riuscivano a spiegarsi, aggiungevano quelle voci, come quel grande albero avesse fatto a diventare così grande.
Ma lui se lo spiegava benissimo e ora improvvisamente capiva che tutta la fatica che aveva fatto per mandare sempre più in profondità le sue radici, era stato un impegno titanico, per quanto inconsapevole, perché nessuno gli aveva mai detto che in altre terre fertili è molto più semplice la sopravvivenza. Ci pensò sopra un attimo e poi scosse la chioma. Ormai la fatica era stata fatta e lui era diventato quello che era e in più aveva anche il privilegio di non essere disturbato da nessuno. Era felice? Non lo sapeva. Aveva passato il suo tempo per cercare di diventare ciò che era e non si era soffermato su altre cose che nel frattempo accadevano intorno a lui e tra i suoi rami. Decise che ciò gli bastava.
Fino al giorno del grande fulmine.
Arrivò così, all'improvviso, in un giorno qualsiasi della sua vita e gli entrò dentro, scaricando su di lui tutta la sua rabbia, la sua feroce aggressività, assolvendo il compito per cui era nato, prima di dissolversi nel nulla. Non arrivò a completare la sua missione completamente, e anche se le solite voci dissero che era stato un albero fortunato, in quanto si era seccato solo a metà, lui non si sentì fortunato per niente e quella fu la prima volta che fu veramente infelice. Non conosceva la felicità, ma l'infelicità la conobbe bene e per tanto tempo.
Tutto gli sembrò improvvisamente strano intorno a lui. Non riusciva a godere neanche del bel panorama di cui si era beato fino ad allora. Gli sembrò che la sua vita fosse diventata inutile e che di lui non fosse rimasto nient'altro che un inutile moncone che non poteva dare più niente, neanche quella bellezza che per anni e anni aveva distribuito con l'indifferenza di chi nel frattempo sta facendo altre cose. Il vento portava ancora le voci che salivano dal fiume e queste voci dicevano che probabilmente il grande albero sarebbe stato tagliato. Lui le ascoltava senza interesse. Non gli importava se la sua vita sarebbe finita, tagliata da una motosega.
I giorni passarono, venne l'inverno e poi passò e giunse la primavera. Un giorno l'albero fortunato sentì un pigolio tra le fronde che gli erano rimaste e che si erano già riempite di foglie e seppe di avere tra i suoi rami un grande nido di uccelli. Non sapeva che uccelli fossero, ma non gli importava. Però tutte le mattine si metteva in ascolto del pigolio che si svegliava con il sole e la sera cominciò a pensare che le sue grandi fronde, proteggevano il riposo dei suoi piccoli. I suoi piccoli? Ma che diceva? Era forse impazzito? Però da quel giorno cominciò a lavorare di nuovo con le sue radici, per imprimere loro più forza per andare più in fondo nella terra, dove si trovava l'humus della vita. Aveva bisogno che le sue foglie fossero grandi e fresche e garantissero l'ombra che richiedeva l'estate che stava avanzando. Ogni giorno si sentiva sempre più forte e il duro lavoro che l'attendeva non gli pesava più, perché aveva trovato un motivo per renderlo leggero. Aveva scoperto l'amore disinteressato, quello che da senza chiedere niente e anche se lui non sapeva di aver fatto questa scoperta, il risultato si vide ben presto, perché le sue foglie diventarono grandi, verdissime, lucide e fresche E' vero, c'era anche la parte di lui che ormai sarebbe stata inesorabilmente secca e il grande albero capì che non sarebbe stato mai più lo stesso, ma che importava ormai? Il passato era passato e lui era nuovamente proiettato verso la vita e forse per la prima volta riusciva veramente a capire cosa voleva dire vivere!
Giunsero nuovamente le voci dalla valle. Erano voci stupite che dicevano che il grande albero non sarebbe stato più tagliato, non perché fosse diventato più bello, ma perché tra le sue fronde si era annidiata una specie protetta di uccelli molto rari e in via di estinzione. E csì seppe che anche lui aveva contribuito a quella sopravvivenza..............
E per la prima volta l'albero fortunato seppe che cos'era la felicità.
"Questa parte della mia vita, questa piccola parte della mia vita si può chiamare Felicità!"
(frase tratta dal film La ricerca della felicità, diretto da Gabriele Muccino e interpretto da Will Smith)
Era nato lì, su quel bel poggio che tutti gli invidiavano. E con ragione. Era quello infatti un luogo ideale, unico, dal quale lo sguardo poteva girare a trecentosessanta gradi, per posarsi solo su cose belle. Questo era il motivo per cui tutti dissero che era fortunato e questa parola gli si appiccicò addosso durante tutti gli anni che seguirono. Lui era un albero fortunato.
Da un certo punto di vista era vero, come era vero che da lì godeva un'ottima vista, e che non era stato costretto a stare in fila come gli alberi dei viali, o pressato come quelli dei vivai , o tagliato come quelli dei boschi. Lui non aveva corso questo rischio, perché era diventato parte del paesaggio, qualcosa da proteggere per la sua bellezza. O almeno aveva creduto così per tanto tempo, fino al giorno in cui il vento gli aveva portato voci di uomini e queste voci dicevano senza pietà che il bellissimo poggio era una terra inutile, perché non ci nasceva niente di buono, in quanto l'acqua piovana inspiegabilmente defluiva subito a valle dove c'era il fiume e quindi era inutilizzabile per qualsiasi piantagione. Non riuscivano a spiegarsi, aggiungevano quelle voci, come quel grande albero avesse fatto a diventare così grande.
Ma lui se lo spiegava benissimo e ora improvvisamente capiva che tutta la fatica che aveva fatto per mandare sempre più in profondità le sue radici, era stato un impegno titanico, per quanto inconsapevole, perché nessuno gli aveva mai detto che in altre terre fertili è molto più semplice la sopravvivenza. Ci pensò sopra un attimo e poi scosse la chioma. Ormai la fatica era stata fatta e lui era diventato quello che era e in più aveva anche il privilegio di non essere disturbato da nessuno. Era felice? Non lo sapeva. Aveva passato il suo tempo per cercare di diventare ciò che era e non si era soffermato su altre cose che nel frattempo accadevano intorno a lui e tra i suoi rami. Decise che ciò gli bastava.
Fino al giorno del grande fulmine.
Arrivò così, all'improvviso, in un giorno qualsiasi della sua vita e gli entrò dentro, scaricando su di lui tutta la sua rabbia, la sua feroce aggressività, assolvendo il compito per cui era nato, prima di dissolversi nel nulla. Non arrivò a completare la sua missione completamente, e anche se le solite voci dissero che era stato un albero fortunato, in quanto si era seccato solo a metà, lui non si sentì fortunato per niente e quella fu la prima volta che fu veramente infelice. Non conosceva la felicità, ma l'infelicità la conobbe bene e per tanto tempo.
Tutto gli sembrò improvvisamente strano intorno a lui. Non riusciva a godere neanche del bel panorama di cui si era beato fino ad allora. Gli sembrò che la sua vita fosse diventata inutile e che di lui non fosse rimasto nient'altro che un inutile moncone che non poteva dare più niente, neanche quella bellezza che per anni e anni aveva distribuito con l'indifferenza di chi nel frattempo sta facendo altre cose. Il vento portava ancora le voci che salivano dal fiume e queste voci dicevano che probabilmente il grande albero sarebbe stato tagliato. Lui le ascoltava senza interesse. Non gli importava se la sua vita sarebbe finita, tagliata da una motosega.
I giorni passarono, venne l'inverno e poi passò e giunse la primavera. Un giorno l'albero fortunato sentì un pigolio tra le fronde che gli erano rimaste e che si erano già riempite di foglie e seppe di avere tra i suoi rami un grande nido di uccelli. Non sapeva che uccelli fossero, ma non gli importava. Però tutte le mattine si metteva in ascolto del pigolio che si svegliava con il sole e la sera cominciò a pensare che le sue grandi fronde, proteggevano il riposo dei suoi piccoli. I suoi piccoli? Ma che diceva? Era forse impazzito? Però da quel giorno cominciò a lavorare di nuovo con le sue radici, per imprimere loro più forza per andare più in fondo nella terra, dove si trovava l'humus della vita. Aveva bisogno che le sue foglie fossero grandi e fresche e garantissero l'ombra che richiedeva l'estate che stava avanzando. Ogni giorno si sentiva sempre più forte e il duro lavoro che l'attendeva non gli pesava più, perché aveva trovato un motivo per renderlo leggero. Aveva scoperto l'amore disinteressato, quello che da senza chiedere niente e anche se lui non sapeva di aver fatto questa scoperta, il risultato si vide ben presto, perché le sue foglie diventarono grandi, verdissime, lucide e fresche E' vero, c'era anche la parte di lui che ormai sarebbe stata inesorabilmente secca e il grande albero capì che non sarebbe stato mai più lo stesso, ma che importava ormai? Il passato era passato e lui era nuovamente proiettato verso la vita e forse per la prima volta riusciva veramente a capire cosa voleva dire vivere!
Giunsero nuovamente le voci dalla valle. Erano voci stupite che dicevano che il grande albero non sarebbe stato più tagliato, non perché fosse diventato più bello, ma perché tra le sue fronde si era annidiata una specie protetta di uccelli molto rari e in via di estinzione. E csì seppe che anche lui aveva contribuito a quella sopravvivenza..............
E per la prima volta l'albero fortunato seppe che cos'era la felicità.
"Questa parte della mia vita, questa piccola parte della mia vita si può chiamare Felicità!"
(frase tratta dal film La ricerca della felicità, diretto da Gabriele Muccino e interpretto da Will Smith)
lunedì 24 giugno 2013
La zanzara
Stamani non mi sento tranquilla. Da quando mi sono messa seduta davanti al computer c'è una piccola zanzara che gira sullo schermo. Per ora è più attirata dalla luce che da me.....ma durerà?
Io ho il terrore delle zanzare e non è un terrore da donnicciola, ma giustificato dai fatti. Un pizzico di zanzara sulla mia pelle, non rimane semplicemente un pizzico, ma diventa un ponfo enorme, rosso, gonfio, pruriginoso e quando i pizzichi sono tanti io divento semplicemente un mostro e siccome non riesco a vincere la tentazione di grattarmi, superato il primo momento di goduria, questo si trasforma rapidamente in fastidio doloroso che da luogo a infiammazioni ancora più vaste e durature.
E allora stamani è venuta fuori la domanda: ma a che servono le zanzare? Che ruolo hanno nel mondo, se non quello di rompere le scatole al prossimo? Sono andata a vedere in internet e ho trovato la seguente risposta:
La zanzara, come tutto in natura, non presenta solo aspetti negativi. Con il suo regime alimentare a base di nettare, è uno degli agenti dell’impollinazione delle piante, come l’ape e la farfalla. Le larve di zanzara sono una fonte di alimentazione per alcuni pesci, in particolare sono apprezzate dai goumari e dai combattenti. Una volta adulte diventano cibo per numerosi animali insettivori (uccelli, anfibi, pipistrelli…).
Può bastare per farmi amare le zanzare nella stessa maniera in cui amo le farfalle? Se smettono di pizzicarmi forse sì, ma allo stesso modo in cui ci sono persone simpatiche e persone antipatiche e quest'ultime non smetteranno mai di essere dispettose fino a farti venire voglia di dare una martellata sulla loro zucca,........... allo stesso modo va per la zanzara. Mi è decisamente antipatica anche solo con il suo psssssssss.....psssssssssssssssss....................e stamani mi ha impedito di dire qualcosa di un pochino più sensato. Dov'è il martello? Eppure, che colpa ne ha lei , se è stata fatta così? Non fa nient'altro che seguire il suo ciclo vitale........come puà decidere così di colpo che invece di succhiare sangue come un vampiro, potrebbe....che ne so.......farsi un pò di coca cola!? Le proprietà della coca cola sono molteplici, oltre a far digerire, a svitare i bulloni arrugginiti, a smacchiare, e tante altre cose... non potrebbe servire anche per le zanzare.........hai visto mai? Forse si potrebbe arivare a un armistizio con le zanzare grazie alla coca cola? Voglio provare a lasciarne un pò in un piattino, ma se funziona, chiedo i diritti d'autore!
domenica 23 giugno 2013
Il richiamo della foresta
Il richiamo..... sulle note della Turandot |
sabato 22 giugno 2013
Il travaglio delle tenebre
....dal travaglio delle tenebre......... |
Stamani ero sulla strada quando è nato il sole e nonostante abbia assistito ormai tante volte al prodigio dell'alba, non ce n'è mai stata una in cui questo evento tanto ripetitivo eppure sempre tanto nuovo, mi abbia lasciato indifferente.Nel mio immaginario ho sempre pensato all'alba come al momento di un parto che si rinnova ogni giorno, in cui dal travaglio delle tenebre scaturisce questo miracolo che si chiama Sole. E del resto come si può rimanere indifferenti alla nascita della luce, che si offre ogni giorno nel silenzio cosmico, agli occhi di noi uomini? Nel silenzio....sì! perché siamo noi uomini e la natura in generale che rende rumoroso questo momento, che riempiamo subito dei nostri affanni, della lotta per la sopravvivenza, del nostro correre, del nostro andare inquieto che qualche volta ci fa dire: "Domani il sole sorgerà ancora? Sulla gente che arriva, sulla gente che va?Sui programmi della vita, sui desideri dei cuori, sulle prospettive delle menti?.......E sulla commossa consapevolezza di sapere che significa essere uomini,.........e ritrovarsi a dire:" 'Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor
lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è
bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta
significatione..............' possono esserci altre parole forse?".
Domani
Domani il
sole sorgerà ancora.
Non importa
se oggi piove
e le nuvole
basse coprono l'orizzonte.
Il vecchi
giorno sta per finire
e lascia
spazio alla notte silnziosa.
Se credi,
questo è il tempo per piangere
e dire addio
alle cose che ami.
Domani il
sole sorgerà ancora
con le nuove
promesse del tempo che sarà.
Ti porterà
speranze e lotte, gioie e dolori
e ti
regalerà una nuova vita.
Non ti
voltare a cercare ciò che non c'è più.
Davanti a te
si apre un nuovo giorno
e la nuova
avventura che stai per cominciare
prendila
come un dono anche se ora soffri.
Sono tristi
gli addii, sono pagine scritte
che entrano
nel ricordo di chi resta e di chi va.
Domani il
sole sorgerà ancora.
Le parole
del silenzio ti accompagnino
sulla tua
strada nel faticoso andare
e ricorda
sempre nei tuoi momenti tristi
che
comunque, sempre, in ogni dove
domani il
sole sorgerà ancora.
venerdì 21 giugno 2013
Il campanello
Ieri finalmente ho vissuto un vero momento di felicità. Ancora più bello perché del tutto inaspettato.
Erano più o meno le undici quando il campanello ha suonato, ma questa, nel mio ambiente lavorativo è una cosa normale, quindi sono andata a rispondere al citofono molto routinariamente.
"Chi è?"
"Buongiorno....io cerco la signora giuly!" ha detto una voce maschile
"Sono io!" ho risposto già un pò più attenta
"Ciao giuly.........io sono un tuo vecchio compagno di scuola che ti vorrebbe salutare" ha proseguito la voce che mi è sembrata leggermente emozionata
"Apro subito!" ho risposto mandando al diavolo la prudenza che è sempre lì a dire di stare attenti, che potrebbero essere scherzi, che non si apre la porta se prima non si sa con chi si ha a che fare, ecc. ecc........
Invece stavolta la prudenza si era sbagliata davvero me ne sono resa conto immediatamente quando in lontananza si è profilata la figura del mio visitatore. Lui ha cominciato a sorridere da lontano e anche a me è successa la stessa cosa...........e poi c'è stato il momento bello, macché bello....stupendo!..... quello più bello di tutto il nostro incontro, perché dopo quarant'anni, senza dirci nemmeno una parola, ci siamo abbracciati stringendoci sempre di più, sentendo che quel momento di grande intimità che ci isolava dal resto del mondo, anche dai muratori che erano lì a fare lavori, era qualcosa di talmente puro, talmente grande, talmente giusto, che mai avrebbe potuto essere scambiato per qualcos'altro da quello che era: felicità. Quell'abbraccio è stato un viaggio nel tempo, che ha avuto il potere di riportarci nella nostra dimensione giovane, di risentire con la stessa intensità le sensazioni di allora, gli slanci di allora, i sogni di allora, la gioia di allora.........
"Com'eravamo belli!" ho detto io quando il momento magico è passato e ci siamo ritrovati a guardarci lui uomo, io donna con gli occhi lucidi di commozione
"Davvero!" ha risposto lui e da lì ho capito che anche lui aveva provato le mie stesse sensazioni, le mie intense emozioni e che per un attimo in quell'abbraccio così profondo, non programmato, sicuramente neanche mai pensato, né da lui mentre suonava il campanello, né da me mentre aprivo il portone........... per un attimo dicevo, siamo stati davvero di nuovo i ragazzi di allora.
Poi, finché Massimo è rimasto con me, quel momento che abbiamo vissuto è rimasto con noi, più leggero, più diafano, ma sempre presente e mentre ci raccontavamo l'uno all'altro, cercando di riassumere in pochi minuti quarant'anni di vita, i due ragazzi spensierati che eravamo stati, si muovevano intorno a noi con la voglia di vita che solo i giovani possono avere............................... Non mi va di dare un epilogo a quel momento di felicità, anche perché perdura tuttora in un angolo del mio cuore, dove se mi riesce lo vorrò conservare sempre, e voglio terminare pensando a due ragazzi che si sono ritrovati nei meandri della vita, emozionati, sinceri, felici della sorte che li ha fatti incontrare per vivere un momento magico che ha dell'incredibile, solo per loro, fuori dal tempo e dalla pazza folla, lontano da tutto ciò che non è giovinezza.
"Come eravamo belli!"......................"Come saremo sempre belli - ho aggiunto credendoci veramente - se dentro l'anima......................." e a questi puntini ciascuno può aggiungere quello che ritiene faccia al caso suo.
Erano più o meno le undici quando il campanello ha suonato, ma questa, nel mio ambiente lavorativo è una cosa normale, quindi sono andata a rispondere al citofono molto routinariamente.
"Chi è?"
"Buongiorno....io cerco la signora giuly!" ha detto una voce maschile
"Sono io!" ho risposto già un pò più attenta
"Ciao giuly.........io sono un tuo vecchio compagno di scuola che ti vorrebbe salutare" ha proseguito la voce che mi è sembrata leggermente emozionata
"Apro subito!" ho risposto mandando al diavolo la prudenza che è sempre lì a dire di stare attenti, che potrebbero essere scherzi, che non si apre la porta se prima non si sa con chi si ha a che fare, ecc. ecc........
Invece stavolta la prudenza si era sbagliata davvero me ne sono resa conto immediatamente quando in lontananza si è profilata la figura del mio visitatore. Lui ha cominciato a sorridere da lontano e anche a me è successa la stessa cosa...........e poi c'è stato il momento bello, macché bello....stupendo!..... quello più bello di tutto il nostro incontro, perché dopo quarant'anni, senza dirci nemmeno una parola, ci siamo abbracciati stringendoci sempre di più, sentendo che quel momento di grande intimità che ci isolava dal resto del mondo, anche dai muratori che erano lì a fare lavori, era qualcosa di talmente puro, talmente grande, talmente giusto, che mai avrebbe potuto essere scambiato per qualcos'altro da quello che era: felicità. Quell'abbraccio è stato un viaggio nel tempo, che ha avuto il potere di riportarci nella nostra dimensione giovane, di risentire con la stessa intensità le sensazioni di allora, gli slanci di allora, i sogni di allora, la gioia di allora.........
"Com'eravamo belli!" ho detto io quando il momento magico è passato e ci siamo ritrovati a guardarci lui uomo, io donna con gli occhi lucidi di commozione
"Davvero!" ha risposto lui e da lì ho capito che anche lui aveva provato le mie stesse sensazioni, le mie intense emozioni e che per un attimo in quell'abbraccio così profondo, non programmato, sicuramente neanche mai pensato, né da lui mentre suonava il campanello, né da me mentre aprivo il portone........... per un attimo dicevo, siamo stati davvero di nuovo i ragazzi di allora.
Poi, finché Massimo è rimasto con me, quel momento che abbiamo vissuto è rimasto con noi, più leggero, più diafano, ma sempre presente e mentre ci raccontavamo l'uno all'altro, cercando di riassumere in pochi minuti quarant'anni di vita, i due ragazzi spensierati che eravamo stati, si muovevano intorno a noi con la voglia di vita che solo i giovani possono avere............................... Non mi va di dare un epilogo a quel momento di felicità, anche perché perdura tuttora in un angolo del mio cuore, dove se mi riesce lo vorrò conservare sempre, e voglio terminare pensando a due ragazzi che si sono ritrovati nei meandri della vita, emozionati, sinceri, felici della sorte che li ha fatti incontrare per vivere un momento magico che ha dell'incredibile, solo per loro, fuori dal tempo e dalla pazza folla, lontano da tutto ciò che non è giovinezza.
"Come eravamo belli!"......................"Come saremo sempre belli - ho aggiunto credendoci veramente - se dentro l'anima......................." e a questi puntini ciascuno può aggiungere quello che ritiene faccia al caso suo.
giovedì 20 giugno 2013
Una stella
"Quando cerchi una stella nel cielo per identificarti con lei e il tuo sguardo viene catturato da quella più spendente, prima di dire che quella è la tua stella, guarda te stesso e la tua luce. E' inutile cercare la stella più splendente se dentro di te ci sono ancora tante ombre.".
Da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly
Oh! Questo pensierino che mi è venuto stamani, mi piace davvero anche perché mi sembra che sia proprio veritiero. In effetti fin da bambini quando guardiamo le stelle ci identifichiamo sempre con quelle più brillanti. Niente di male in tutto questo perché è logico e molto umano aspirare sempre al bello! Crescendo però, facendo lo stesso gioco, forse sarebbe molto meglio dire "Vorrei essere quella stella che brilla!" piuttosto che "Sono quella stella che brilla!", perché prendere consapevolezza dei propri imiti vuol dire cercare di superarli. Poi magari questo è un gioco che faccio solo io e pochi altri, me ne rendo conto, perché è solo un gioco per sognatori, e di sognatori oggi ce ne sono rimasti pochi, però è un bel gioco credetemi, perché ci mette continuamente davanti a noi stessi e a i nostri limiti. Il primo limite è quello che una stella brilla di luce prpria e non riflessa e quindi tutto ciò che ci fa brillare e che viene da fuori, tipo il sucesso, la ricchezza, la notorietà, conta poco perché è tutta roba che si appiccica addosso e oggi c'è .....domani non c'è più. La luce della stella è altra cosa e viene dal nostro Io interiore, è una combustione interna che deve arrivare a illuminarci e a dare luce agli altri. Difficile? Molto......anzi di più! Impossibile? Esiste forse per l'uomo la parola impossibile? Ed è per questo che mi piace fare questo gioco, proprio perché la parola impossibile per me non esiste e quando vado a cercare nel cielo la mia stella, che con onestà devo dire essere piccola, brutta, lontana e poco luminosa, niente mi vieta di pensare che un giorno potrò con altrettanta onestà sperare di renderla più vivida, se ho la consapevolezza di aver camminato per migliorarmi e che quindi la mia luce interiore è aumentata. Può capitare anche che la stella piccola, brutta, lontana e poco luminosa vada ancora più lontana e si fermi su quella linea dell'orizzonte degli eventi oltre il quale si apre il buco nero del non ritorno, ma questo capita solo a chi non si preoccupa di cercare la sua stella e quindi i sognatori come me, che vivono di stelle, possono stare tranquilli!
mercoledì 19 giugno 2013
Quante case!
In questi giorni si parla molto di 'casa'. Per forza! Con la prima rata dell'IMU da pagare, vorrei vedere che non si parlasse di casa.............. e anche di casini, se è per questo, perché c'è una tale confusione................già! E se oggi ci fossero ancora i famosi 'casini', anche quelli pagherebbero l'IMU? Senz'altro sì e non solo, ma verrebbero considerati dallo Stato come abitazioni di lusso, visto il reddito che davano, per cui sarebbero considerati sicuramente A1,..........case vip, o meglio casini vip!
Al solito ho divagato........mica volevo parlare di questo, ma mentre pensavo alla casa, mi ci è caduto un attimo il pensiero.
Pare che la casa per gli Italiani sia un bene di primaria necessità! Perché, per i Francesi, i Tedeschi, i Russi, gli Americani.....forse no? A me sembra che Italiani o no, ogni uomo ambisca ad avere una casa sua ed è per questo motivo che si fanno sacrifici, si accetta lo strozzinaggio delle banche, ci si indebita per trent'anni.
Certo! Dico la verità....se ci fossero grotte disponibili per tutti, forse non disdegnerei neanche una di quelle............Ma non è neanche di questo che volevo parlare...............ma oggi pare che sia una di quelle giornate in cui il mio pensiero va dove gli pare e divaga.
Torno al principio. In questi giorni si parla molto di 'casa' ed è così che ierisera quando sono andata a letto mi sono messa a pensare a tutte le case della mia vita, quelle mie e quelle che invece ho avuto in prestito dallo Stato, essendo figlia di un maresciallo dei carabinieri, che era il comandante della Stazione in cui prestava di volta in volta servizio. Bene, dall'inizio della mia vita ad oggi ho calcolato che ho abitato in ben sedici case in Italia e all'Estero e non faccio l'elenco del dove sennò non finisco più. Quello che so è che in ciascuna di queste case è rimasto qualcosa di me, della mia vita, dei miei stati d'animo, gioiosi o tristi, qualcosa che si è spalmato sulle pareti di ogni casa, e che neanche le successive imbiancature di chi è andato ad abitarle dopo di me riuscirà mai a togliere. Proprio per lo stesso motivo per cui non sono mai riuscita a togliere (o forse non ho voluto) le impronte di chi le aveva abitate prima di me, fossero i miei nonni, o persone a me legate in qualche maniera, o perfetti sconosciuti. In ciascuna di queste case che ho abitato, a parte una, che è stata rinnovata da noi, ho sempre sentito la presenza di chi ci aveva vissuto prima di me e questo, invece di dispiacermi, mi ha indotto a pensare alla casa, non solo come a un insieme di mattoni e di cemento, ma a qualcosa di vitale sulle cui pareti c'è scritta la storia nel tempo di tanti uomini e tante donne che come me hanno vissuto, amato, pensato. Del resto è la stessa sensazione che provo andando a visitare insediamenti archeologici e io ho abitato anche case che pur non essendo coniderate archeologiche, sono comunque un bel pezzo in là nel tempo e di storie di uomini ne hanno viste tante!
E allora - mi sono chiesta - di queste case qual'è che è veramente casa mia?
Ne ho escluse subito molte, qualcuna delle quali, senza starci a pensare neanche due volte e non perché ci abbia abitato per poco tempo, ma perché sono quelle che da sempre ho sentito meno mie. Nella rosa di quelle rimaste ho dovuto pensare un pò, ma poi quasi subito ho capito che casa mia si trova ancora nella caserma del mio attuale paese e lo so con certezza, perché anche se non abito più lì da quarant'anni, ogni volta che di notte passo sotto le sue finestre e le vedo illuminate, mi si presentano alla mente delle immagini talmente vivide che qualche volta mi sembra di viverle ancora. Ho sempre un flash dei miei genitori e li vedo in cucina davanti al caminetto e io sto rientrando in casa di inverno alle sette di sera e sono un pò in ritardo e vedendo la luce accesa mi dico "Bisogna che mi spicci.....il babbo e la mamma sono già rientrati!" e dentro di me sento scendere una piccola gioia tranquilla e calda.............che è solo un attimo, un ricordo e niente più. ma che mi fa capire inequivocabilmente che quella è stata la mia vera casa, quella in cui sono nati i miei sogni di adolescente, quella in cui ho sentito i primi palpiti dell'amore, quella in cui la mia vita ha avuto la sua giusta dimensione. Casa mia!
E perciò sono giunta alla conclusione che la nostra casa eè quella dove è il nostro cuore e non importa che sia di proprietà o no.....purché sia veramente casa!
Al solito ho divagato........mica volevo parlare di questo, ma mentre pensavo alla casa, mi ci è caduto un attimo il pensiero.
Pare che la casa per gli Italiani sia un bene di primaria necessità! Perché, per i Francesi, i Tedeschi, i Russi, gli Americani.....forse no? A me sembra che Italiani o no, ogni uomo ambisca ad avere una casa sua ed è per questo motivo che si fanno sacrifici, si accetta lo strozzinaggio delle banche, ci si indebita per trent'anni.
Certo! Dico la verità....se ci fossero grotte disponibili per tutti, forse non disdegnerei neanche una di quelle............Ma non è neanche di questo che volevo parlare...............ma oggi pare che sia una di quelle giornate in cui il mio pensiero va dove gli pare e divaga.
Torno al principio. In questi giorni si parla molto di 'casa' ed è così che ierisera quando sono andata a letto mi sono messa a pensare a tutte le case della mia vita, quelle mie e quelle che invece ho avuto in prestito dallo Stato, essendo figlia di un maresciallo dei carabinieri, che era il comandante della Stazione in cui prestava di volta in volta servizio. Bene, dall'inizio della mia vita ad oggi ho calcolato che ho abitato in ben sedici case in Italia e all'Estero e non faccio l'elenco del dove sennò non finisco più. Quello che so è che in ciascuna di queste case è rimasto qualcosa di me, della mia vita, dei miei stati d'animo, gioiosi o tristi, qualcosa che si è spalmato sulle pareti di ogni casa, e che neanche le successive imbiancature di chi è andato ad abitarle dopo di me riuscirà mai a togliere. Proprio per lo stesso motivo per cui non sono mai riuscita a togliere (o forse non ho voluto) le impronte di chi le aveva abitate prima di me, fossero i miei nonni, o persone a me legate in qualche maniera, o perfetti sconosciuti. In ciascuna di queste case che ho abitato, a parte una, che è stata rinnovata da noi, ho sempre sentito la presenza di chi ci aveva vissuto prima di me e questo, invece di dispiacermi, mi ha indotto a pensare alla casa, non solo come a un insieme di mattoni e di cemento, ma a qualcosa di vitale sulle cui pareti c'è scritta la storia nel tempo di tanti uomini e tante donne che come me hanno vissuto, amato, pensato. Del resto è la stessa sensazione che provo andando a visitare insediamenti archeologici e io ho abitato anche case che pur non essendo coniderate archeologiche, sono comunque un bel pezzo in là nel tempo e di storie di uomini ne hanno viste tante!
E allora - mi sono chiesta - di queste case qual'è che è veramente casa mia?
Ne ho escluse subito molte, qualcuna delle quali, senza starci a pensare neanche due volte e non perché ci abbia abitato per poco tempo, ma perché sono quelle che da sempre ho sentito meno mie. Nella rosa di quelle rimaste ho dovuto pensare un pò, ma poi quasi subito ho capito che casa mia si trova ancora nella caserma del mio attuale paese e lo so con certezza, perché anche se non abito più lì da quarant'anni, ogni volta che di notte passo sotto le sue finestre e le vedo illuminate, mi si presentano alla mente delle immagini talmente vivide che qualche volta mi sembra di viverle ancora. Ho sempre un flash dei miei genitori e li vedo in cucina davanti al caminetto e io sto rientrando in casa di inverno alle sette di sera e sono un pò in ritardo e vedendo la luce accesa mi dico "Bisogna che mi spicci.....il babbo e la mamma sono già rientrati!" e dentro di me sento scendere una piccola gioia tranquilla e calda.............che è solo un attimo, un ricordo e niente più. ma che mi fa capire inequivocabilmente che quella è stata la mia vera casa, quella in cui sono nati i miei sogni di adolescente, quella in cui ho sentito i primi palpiti dell'amore, quella in cui la mia vita ha avuto la sua giusta dimensione. Casa mia!
E perciò sono giunta alla conclusione che la nostra casa eè quella dove è il nostro cuore e non importa che sia di proprietà o no.....purché sia veramente casa!
martedì 18 giugno 2013
Caro diario.....
Da quando ho cominciato a scrivere, ho sempre avuto un diario. I miei primi diari mi furono regalati dalla mia mamma ed erano quadernini frufrù, pieni di di disegni e di decorazioni , sui quali con la mia calligrafia ancora incerta scrivevo le mie prime impressioni sulla vita, del tipo "Oggi la mamma mi ha dato uno sculaccione, ma io non avevo fatto niente di male....o almeno non credo" e imparavo a capire che annotavo con più diligenza gli episodi negativi e dolorosi, piuttosto che quelli belli, che invece hanno costellato la mia infanzia....quelli mi limitavo a viverli con tutta me stessa. Purtroppo quei diari, tutti muniti della loro chiavetta non li ho più, ma la mania di tenere il diario mi è rimasta e per anni e anni ho scritto su grossi quadereni scolastici la mia vita che scorreva e se quando ho cominciato il primo avevo diciannove anni, l' annotazione più recente che ho fatto nell'ultimo quaderno risale a pochi mesi fa...........dopo di che ho chiuso il quaderno e ho giurato che non ci avrei scritto mai più niente...e per esserne più sicura li ho incartati e infiocchettati e sigillati e mi sono minacciata di terribili reprimende, se solo proverò a manomettere il sigillo.Non solo non voglio più scriverci ma neanche leggere quello che ho scritto nell'arco di tanti anni, anche se è la storia molto semplice di una ragazza che poi diventa donna e poi mamma e poi.............Il problema è che una volta mi sono messa a rileggerli e ho visto quanto affetto e quanta fiducia c'era tra quelle righe, ma anche quanto dolore ..............e quando il dolore è diventato esponenzialmente molto di più di tutto il resto sommato insieme, ho capito che continuare a scriverci sarebbe stato come quello che gode a darsi le martellate sui piedi. E così i miei diari sono in un angolo buio di un armadio e siccome ogni tanto, a dispetto di me stessa, mi vengono in mente, medito di distruggerli, di fare un bel falò, di farli a striscioline e disperderli al vento, di mangiarmeli..........purché spariscano dalla mia vista e più che altro dalla mia vita. In effetti che ci vuole a distruggerli? Basta perderci un pò di tempo e zac....non esistono più.........ma così facendo è come se volessi distruggere ciò che ho vissuto e ancora non sono pronta a farlo, anche se so che un giorno lo farò. Ma ci vuole il giorno giusto, il giorno che abbia le condizioni necessarie per farmelo vivere solo come una cosa liberatoria e che non mi dia l'occasione di voltarmi indietro. Ancora quel giorno non è arrivato.
Dentro di me c'è sempre la voglia di scrivere comunque e di raccontarmi e fortunatamente per me questa cosa la posso fare con il blog, nel quale non c'è giorno che non pubblichi qualcosa, ma con i dovuti paletti che impone la discrezione, per cui alla fine riesco a scaricare questa necessità con leggerezza, e con un pò di ironia, che fa bene alla salute e mi predispone al meglio a ogni nuovo giorno che comincio a vivere.
Dentro di me c'è sempre la voglia di scrivere comunque e di raccontarmi e fortunatamente per me questa cosa la posso fare con il blog, nel quale non c'è giorno che non pubblichi qualcosa, ma con i dovuti paletti che impone la discrezione, per cui alla fine riesco a scaricare questa necessità con leggerezza, e con un pò di ironia, che fa bene alla salute e mi predispone al meglio a ogni nuovo giorno che comincio a vivere.
lunedì 17 giugno 2013
Le ferie son finite
PUAMCEALMA O DUDDE!
Le mie ferie sono finite e oggi torno in gloria al lavoro.In questi giorni sono stata a visitare luoghi di sogno, ho fatto una scappatina in vetta al Monte Bianco (non sono ancora pronta a sufficienza per l'Everest), sono andata in crociara sul Nilo con pernottamento dentro la piramide di Cheope, un finesettimana l'ho trascorso a Machu Picchu in camera con vista, un altro in Irlanda.....................naturalmente con la fantasia.
Mentre invece ho letto molto, ho lavorato molto, un giorno mi sono allontanata dal mio interland di circa settanta kilometri per ben due ore e una sera sono andata persino a cena fuori, in un prato con vista sul nostro tramonto e succesivo cielo stellato,......e più che altro ho gioito molto della compagnia dei miei figlioli e dei miei nipotini per tutto il tempo che ho potuto.
Sono contenta di quello che ho fatto in questi giorni, dico sul serio, allo stesso modo in cui sono contenta di tornare al mio lavoro. Detta così mi rendo conto che può sembrare una presa in giro, ma così non è. Sono davvero contenta. E se invece qualcuno pensa che dietro queste parole ci sia un significato recondito e misterioso meglio così......a me piacciono i misteri. E mi è piaciuto cominciare questo post con una piccola frase cifrata (altra passione soddisfatta in questi giorni), insomma con una bischerata del lunedì, però molto patriottica, perché il codice usato se a qualcuno può interessare è quello 'carbonaro', che non è riferito alla pastasciutta, ma alla società segreta del nostro risorgimento.
Le mie ferie sono finite e oggi torno in gloria al lavoro.In questi giorni sono stata a visitare luoghi di sogno, ho fatto una scappatina in vetta al Monte Bianco (non sono ancora pronta a sufficienza per l'Everest), sono andata in crociara sul Nilo con pernottamento dentro la piramide di Cheope, un finesettimana l'ho trascorso a Machu Picchu in camera con vista, un altro in Irlanda.....................naturalmente con la fantasia.
Un unico rimpianto! Non mi è mai riuscito di farmi queste dormite!!Sig!!! |
Sono contenta di quello che ho fatto in questi giorni, dico sul serio, allo stesso modo in cui sono contenta di tornare al mio lavoro. Detta così mi rendo conto che può sembrare una presa in giro, ma così non è. Sono davvero contenta. E se invece qualcuno pensa che dietro queste parole ci sia un significato recondito e misterioso meglio così......a me piacciono i misteri. E mi è piaciuto cominciare questo post con una piccola frase cifrata (altra passione soddisfatta in questi giorni), insomma con una bischerata del lunedì, però molto patriottica, perché il codice usato se a qualcuno può interessare è quello 'carbonaro', che non è riferito alla pastasciutta, ma alla società segreta del nostro risorgimento.
domenica 16 giugno 2013
Lampi di felicità:uno su mille
E' strano vero che un lampo di felicità possa nascere anche quando c'è sofferenza, anzi che sia generato proprio dalla stessa sofferenza.....eppure è così, me lo sono ricordata stamani, non so neanche io perché, visto che la mia testa era da tutt'altra parte in pensieri molto più piacevoli.....
C'è una grande stanza. Anzi grandissima. ....e altissima. Dipinto sul soffitto un affresco gigantesco in cui fanno spicco uccelli che dovrebbero essere aquile?....o sono arpie? C'è un freddo lì dentro! Poco prima ho dato un'occhiata al termometro e guardando quello che segna ho avuto un brivido in più. Non è la temperatura esterna, ma di quella stanza.....di tutta la casa.............solo chi vive con me dentro quella casa, sa cosa significa quella temperatura. Anche i pensieri si congelano in quella casa che si apre sulla visione magnifica di una piazza che è un capolavoro di architettura. Ma non basta! Oggi non basta perché i pensieri si saranno anche congelati, ma la sottile disperazione che mi corre dentro, quella no! Quella è lì e mi attanaglia lo stomaco e sento che sta avendo il sopravvento su di me e sul mio spirito. Che momento buio! Ho acceso la televisione per sentire una voce che mi faccia compagnia e non mi faccia pensare a ciò che è stato, a ciò che è, a ciò che sarà. Ciò che è stato ormai è passato, ciò che è mi lascia indifferente ma ciò che sarà mi mette l'angoscia, mi da un senso di impotenza, di.....non so neanche io di che, non riesco a vedere spiragli in quella cortina grigia che oggi mi sembra il mio futuro. .....................................e poi....non so quanto tempo dopo, la musica e oltre a quella le parole......sono quelle che mi entrano dentro una per una, si allargano dentro di me, mi scaldano e alla fine la prigione di gelo si scioglie e anche se il freddo è sempre lo stesso, sono io che sono diversa, che ho ritrovato me stessa e la mia voglia di vedere qualcosa di positivo, una piccola luce, in ogni giornata della mia vita scaturisce nuovamente dentro di me e diventa una fiamma. Sono un balsamo le parole che ascolto, un incitamento, sono una mano tesa verso la mia...................e improvvisamente sento agitarsi dentro di me una piccola felicità, una voglia di vivere, di andare, ...........come quando si accende il fuoco con legna che non vuole bruciare....poi improvvisamente ecco la fiammella, allegra sin da subito, che guarda prepotentemente in alto e così ci diamo da fare per alimentare questo fuoco per non farlo spengere, lo pariamo con la mano per proteggerlo, ci chiniamo per soffiare quel vento che lo faccia brillare di più, aggiungiamo pagliuzze e legnetti e non lo abbandoniamo fino a che non siamo sicuri che la fiamma continuerà. Così hanno fatto per me quelle parole...........................................Se sei a terra non strisciare mai se ti diranno sei finito non ci credere devi contare solo su di te ............................Uno su mille ce la fa ma quanto è dura la salita in gioco c'è la vita ............................................ Il passato non potrà tornare uguale mai forse meglio perché no, tu che ne sai non hai mai creduto in me ma dovrai cambiare idea .................La vita è come la marea ti porta in secca o in alto mare com'è la luna va ..................................Grazie. Grazie a chi? Al caso? alla Rai? A Morandi? alla Provvidenza?..........................Ma che ne so! Comunque grazie, grazie e ancora grazie.......
C'è una grande stanza. Anzi grandissima. ....e altissima. Dipinto sul soffitto un affresco gigantesco in cui fanno spicco uccelli che dovrebbero essere aquile?....o sono arpie? C'è un freddo lì dentro! Poco prima ho dato un'occhiata al termometro e guardando quello che segna ho avuto un brivido in più. Non è la temperatura esterna, ma di quella stanza.....di tutta la casa.............solo chi vive con me dentro quella casa, sa cosa significa quella temperatura. Anche i pensieri si congelano in quella casa che si apre sulla visione magnifica di una piazza che è un capolavoro di architettura. Ma non basta! Oggi non basta perché i pensieri si saranno anche congelati, ma la sottile disperazione che mi corre dentro, quella no! Quella è lì e mi attanaglia lo stomaco e sento che sta avendo il sopravvento su di me e sul mio spirito. Che momento buio! Ho acceso la televisione per sentire una voce che mi faccia compagnia e non mi faccia pensare a ciò che è stato, a ciò che è, a ciò che sarà. Ciò che è stato ormai è passato, ciò che è mi lascia indifferente ma ciò che sarà mi mette l'angoscia, mi da un senso di impotenza, di.....non so neanche io di che, non riesco a vedere spiragli in quella cortina grigia che oggi mi sembra il mio futuro. .....................................e poi....non so quanto tempo dopo, la musica e oltre a quella le parole......sono quelle che mi entrano dentro una per una, si allargano dentro di me, mi scaldano e alla fine la prigione di gelo si scioglie e anche se il freddo è sempre lo stesso, sono io che sono diversa, che ho ritrovato me stessa e la mia voglia di vedere qualcosa di positivo, una piccola luce, in ogni giornata della mia vita scaturisce nuovamente dentro di me e diventa una fiamma. Sono un balsamo le parole che ascolto, un incitamento, sono una mano tesa verso la mia...................e improvvisamente sento agitarsi dentro di me una piccola felicità, una voglia di vivere, di andare, ...........come quando si accende il fuoco con legna che non vuole bruciare....poi improvvisamente ecco la fiammella, allegra sin da subito, che guarda prepotentemente in alto e così ci diamo da fare per alimentare questo fuoco per non farlo spengere, lo pariamo con la mano per proteggerlo, ci chiniamo per soffiare quel vento che lo faccia brillare di più, aggiungiamo pagliuzze e legnetti e non lo abbandoniamo fino a che non siamo sicuri che la fiamma continuerà. Così hanno fatto per me quelle parole...........................................Se sei a terra non strisciare mai se ti diranno sei finito non ci credere devi contare solo su di te ............................Uno su mille ce la fa ma quanto è dura la salita in gioco c'è la vita ............................................ Il passato non potrà tornare uguale mai forse meglio perché no, tu che ne sai non hai mai creduto in me ma dovrai cambiare idea .................La vita è come la marea ti porta in secca o in alto mare com'è la luna va ..................................Grazie. Grazie a chi? Al caso? alla Rai? A Morandi? alla Provvidenza?..........................Ma che ne so! Comunque grazie, grazie e ancora grazie.......
sabato 15 giugno 2013
La Fatina delle stelle
La Fatina delle stelle, non era una fata come tutte le altre. Per prima cosa aveva degli occhi unici, perché avevano un brillio che solo gli occhi delle fate possono avere, ma più che altro avevano un colore indefinito e bellissimo che la rendevano diversa da tutte le altre. Non era una fata adulta ma una fatina al suo primo apprendistato tant'è che la sua bacchetta la chiamava solo 'la Magica', un pò per inesperienza, un pò perché ancora non sapeva che tipo di potere aveva avuto in dono.
Un giorno la Fatina delle stelle, seppe che era arrivato il grande giorno di fare un lungo viaggio e partì sulle ali di un uccello d'argento per giungere sul cucuzzolo di cioccolato di un paese fatto con i biscotti. Con i biscotti era stato costruito proprio tutto, dalla torre del comune al campanile della chiesa più bella, e l'aria lì intorno sapeva solo di cose buone. La Fatina delle stelle seppe che quello era il posto dove avrebbe voluto passare il suo periodo di vacanza e vi si stabilì. Fece la conoscenza dei suoi abitanti e con i suoi modi di fare arrivò al cuore di molti di loro, anche a quello di una donna, che non sapeva dimostrare il bene che voleva con baci e abbracci, ma solo con giochi balli e canzoncine e fu così che durante un pomeriggio di musica, favole e travestimenti da principesse, la piccola Fatina delle stelle si ritrovò a ballare il Valzer della Bella Addormentata, insieme a un Principe Azzurro biondo con tanto di mantello e cappello con la piuma. Un pomeriggio indimenticabile al quale si aggiunse una Fata più grande ma molto giovane che tutti chiamavano la Fata dei gatti, che lo animò col suo brio a tal punto che nessuno voleva più smettere di ballare. Passarono molti giorni felici ma poi arrivò anche il giorno in cui la Fatina delle stelle, guardando in cielo, vide che l'uccello dalle ali d'argento la stava aspettando per riportarla nel lontano paese delle fate. C'era anche la Fatina del sorriso tra le piume di quel grande uccello, una piccola fata, che lasciava la gioia intorno a sé e che era venuta a riprenderla in modo che la sua gioia impedisse che ci fossero addii tristi, ma solo ciao ciao già pieni di voglia di ritrovarsi...............................
E così la Fatina delle stelle, la mia nipotina,stamani molto presto, è ripartita ed è tornata in America e sembra impossibile che una piccola bimba lasci un vuoto così grande, nelle stanze, sui giocattoli ancora sparsi per casa, sulle bambole che con i loro sguardi fissi si chiedono perché oggi non viene a trovarle............ma è proprio così....un vuoto così grande soprattutto nel cuore..........................e se mi tramutassi in una farfalla per raggiungerla almeno nei suoi sogni di bambina? Mi dicono che le farfalle possono andare ovunque, con leggerezza, senza disturbare, senza neanche farsi vedere e lasciare una carezza impalpabile nei sogni dei piccoli..............Parola di Fata!!
Un giorno la Fatina delle stelle, seppe che era arrivato il grande giorno di fare un lungo viaggio e partì sulle ali di un uccello d'argento per giungere sul cucuzzolo di cioccolato di un paese fatto con i biscotti. Con i biscotti era stato costruito proprio tutto, dalla torre del comune al campanile della chiesa più bella, e l'aria lì intorno sapeva solo di cose buone. La Fatina delle stelle seppe che quello era il posto dove avrebbe voluto passare il suo periodo di vacanza e vi si stabilì. Fece la conoscenza dei suoi abitanti e con i suoi modi di fare arrivò al cuore di molti di loro, anche a quello di una donna, che non sapeva dimostrare il bene che voleva con baci e abbracci, ma solo con giochi balli e canzoncine e fu così che durante un pomeriggio di musica, favole e travestimenti da principesse, la piccola Fatina delle stelle si ritrovò a ballare il Valzer della Bella Addormentata, insieme a un Principe Azzurro biondo con tanto di mantello e cappello con la piuma. Un pomeriggio indimenticabile al quale si aggiunse una Fata più grande ma molto giovane che tutti chiamavano la Fata dei gatti, che lo animò col suo brio a tal punto che nessuno voleva più smettere di ballare. Passarono molti giorni felici ma poi arrivò anche il giorno in cui la Fatina delle stelle, guardando in cielo, vide che l'uccello dalle ali d'argento la stava aspettando per riportarla nel lontano paese delle fate. C'era anche la Fatina del sorriso tra le piume di quel grande uccello, una piccola fata, che lasciava la gioia intorno a sé e che era venuta a riprenderla in modo che la sua gioia impedisse che ci fossero addii tristi, ma solo ciao ciao già pieni di voglia di ritrovarsi...............................
E così la Fatina delle stelle, la mia nipotina,stamani molto presto, è ripartita ed è tornata in America e sembra impossibile che una piccola bimba lasci un vuoto così grande, nelle stanze, sui giocattoli ancora sparsi per casa, sulle bambole che con i loro sguardi fissi si chiedono perché oggi non viene a trovarle............ma è proprio così....un vuoto così grande soprattutto nel cuore..........................e se mi tramutassi in una farfalla per raggiungerla almeno nei suoi sogni di bambina? Mi dicono che le farfalle possono andare ovunque, con leggerezza, senza disturbare, senza neanche farsi vedere e lasciare una carezza impalpabile nei sogni dei piccoli..............Parola di Fata!!
venerdì 14 giugno 2013
Fratelli dell'Infinito
Ieri sera ore 22.00 circa. Nel cielo ci sono due luci arancioni vicinisime tra loro. Poi improvvisamente una si stacca e si allontana senza alcun rumore diventando più grande. L'altra scompare mentre seguo con lo sguardo la luce in movimento.
Queste sono le parole che mi ha riferito mia figlia rientrando in casa. Per lei solo una cronaca di qualcosa fuori dall'usuale, per me un portale di sogni che si spalanca nuovamente sulla fantasia.
Sono sempre stata presa in giro pr questa mia convinzione che esistano forme di vita aliena, ma che mi importa? Io continuo a credere che questo immenso universo non sia fatto solo per noi e che ci siano altre intelligenze che sfidano lo spazio per mettersi in contatto con altre forme di vita....proprio come facciamo noi.Il mio pensiero corre immediatamente a tutte le cose strane che ho visto nel cielo nell'arco della mia vita, una delle quali fotografata e spedita a un giornale che la pubblicò. La cosa strana di allora aveva una forma di scudo e si vide in pieno giorno proprio sul nostro cielo............ma la cosa più affascinante la vidi da bambina nel cielo di Marradi, quando un grande globo verde attraversò orizzontalmente il cielo nero per perdersi dietro i monti e forse è proprio allora che cominciai a sognare altre forme di vita. Qui invece, tra le diverse cose strane avvistate nell'arco della mia vita, voglio ricordare un episodio al quale assistetti attonita in una notte invernale, nella quale ero uscita a fare una passeggiata. Non ebbi nessun preavviso di ciò che stava già accadendo sulla mia testa, solo la mia mania di guardare sempre il cielo notturno alla ricerca di stelle , mi fece assistere allo spettacolo incredibile di decine e decine di piccoli globi luminosi che in formazione stavano passando silenziosamente sopra di me. Rimasi ferma a guardare cercando di imprimere quello spettacolo in maniera tangibile dentro di me, e ancora oggi a distanza di tanti anni, le emozioni che provai sono tutte qui, pronte a tornare fuori con la stessa intensa meraviglia.
Una cosa è certa e allo stesso tempo inspiegabile. Ogni volta che assisto personalmente a qualcuno di questi episodi, ma anche quando me ne parlano, mi sento invadere da una gioia profonda. Non so da che cosa mi deriva questo stato d'animo, ma mi piace.
E dunque non mi sono stupita per niente se ierisera le parole di mia figlia, hanno riacceso in me questa sensazione di appartenenza a qualcosa di grandioso, che stiamo vivendo in dimensioni diverse che qualche volta si incontrano, insieme ad altri che io chiamo, rubando il termine a Peter Kolosimo, .....Fratelli dell'Infinito.
Queste sono le parole che mi ha riferito mia figlia rientrando in casa. Per lei solo una cronaca di qualcosa fuori dall'usuale, per me un portale di sogni che si spalanca nuovamente sulla fantasia.
Sono sempre stata presa in giro pr questa mia convinzione che esistano forme di vita aliena, ma che mi importa? Io continuo a credere che questo immenso universo non sia fatto solo per noi e che ci siano altre intelligenze che sfidano lo spazio per mettersi in contatto con altre forme di vita....proprio come facciamo noi.Il mio pensiero corre immediatamente a tutte le cose strane che ho visto nel cielo nell'arco della mia vita, una delle quali fotografata e spedita a un giornale che la pubblicò. La cosa strana di allora aveva una forma di scudo e si vide in pieno giorno proprio sul nostro cielo............ma la cosa più affascinante la vidi da bambina nel cielo di Marradi, quando un grande globo verde attraversò orizzontalmente il cielo nero per perdersi dietro i monti e forse è proprio allora che cominciai a sognare altre forme di vita. Qui invece, tra le diverse cose strane avvistate nell'arco della mia vita, voglio ricordare un episodio al quale assistetti attonita in una notte invernale, nella quale ero uscita a fare una passeggiata. Non ebbi nessun preavviso di ciò che stava già accadendo sulla mia testa, solo la mia mania di guardare sempre il cielo notturno alla ricerca di stelle , mi fece assistere allo spettacolo incredibile di decine e decine di piccoli globi luminosi che in formazione stavano passando silenziosamente sopra di me. Rimasi ferma a guardare cercando di imprimere quello spettacolo in maniera tangibile dentro di me, e ancora oggi a distanza di tanti anni, le emozioni che provai sono tutte qui, pronte a tornare fuori con la stessa intensa meraviglia.
Una cosa è certa e allo stesso tempo inspiegabile. Ogni volta che assisto personalmente a qualcuno di questi episodi, ma anche quando me ne parlano, mi sento invadere da una gioia profonda. Non so da che cosa mi deriva questo stato d'animo, ma mi piace.
E dunque non mi sono stupita per niente se ierisera le parole di mia figlia, hanno riacceso in me questa sensazione di appartenenza a qualcosa di grandioso, che stiamo vivendo in dimensioni diverse che qualche volta si incontrano, insieme ad altri che io chiamo, rubando il termine a Peter Kolosimo, .....Fratelli dell'Infinito.
Iscriviti a:
Post (Atom)