venerdì 30 novembre 2012

L’Angelo con le scarpe verdi

 
Nel cielo che si prepara al Natale, da qualche anno si è accesa una nuova, piccola, lucente stella.
A Senny, la piccola stella che brilla per noi che le abbiamo voluto bene,  è stato dedicato questo racconto. 


La vetrina luminosa della pasticceria, rimanda un’immagine annoiata. La mia.
Possibile – mi sono detta con stupore – neanche tutte queste leccornìe ti interessano più? Una volta avresti fatto i salti mortali per avere quelle stupende pastine,sì, proprio quelle che sono là su quel tavolo, appena preparate. Oggi guardi tutte queste cascate di cioccolatini, di dolciumi, colorati e profumati…e l’unica cosa che riesci a veder è il tuo brutto muso che ti guarda dalla vetrina?! Ma guarda te o qualcosa oltre te …o il nulla?”.
Ho alzato le spalle infastidita da me stessa. Possibile che neanche qui, oggi, in città, dove sono venuta apposta per riempirmi gli occhi degli addobbi del Natale e ritrovare quell’aria di magìa che mi manca tanto, da troppo tempo ormai, non possa fare a meno di trovare qualcosa da ridire di me stessa e di ciò che mi circonda? Oggi sono qui per ritornare bambina, per vivere ancora l’attesa di qualcosa di misterioso e di appagante. Sto cercando quel calore che una volta sentivo scorrermi dentro, quando vedevo un po’ di lucine colorate e udivo il suono delle zampogne, triste e scordato, ma così dolce, così dolce! Ho bisogno di provare ancora quelle sensazioni, già così sfumate nel ricordo; il ricordo del mio albero pieno di palline colorate, ciascuna con la sua storia e il suo vissuto, il ricordo dei miei pastorelli di terracotta un po’ sbocconcellati ma così pieni di poesia. Li ho tirati fuori dalla scatola ieri i miei pastori, dopo un sonno che è durato un anno, ma come mi sono sembrati tristi, lontani da me! Mi è bastato un attimo per capire che non loro, ma io ero lontana, lontana da tutto e da tutti e improvvisamente mi sono ricordata della gioia che provavo quando preparavo i miei presepi, sempre con le stesse statuine che allora avevano volti sorridenti e colori smaglianti.
Ed è per questo che oggi ho preso il treno e sono venuta in città, perché ho sentito un’acuta nostalgia di tutti i miei presepi e dei miei alberi passati e in un servizio che hanno fatto di recente al telegiornale sulle più belle strade addobbate in occasione del Natale, mi è sembrato di rivedere e di ritrovare quel calore che mi manca così tanto! Ed eccomi qua.
Mi sono lasciata alle spalle la vetrina tutta illuminata e ho continuato la mia solitaria passeggiata tra luci festanti e alberi scintillanti di luci. Sento che il mio passo perde la baldanza che aveva poco prima. Il mio esperimento non funziona. Non funziona neanche un po’!
Ma che credevi? Pensavi di venire qui tra tutto questo sfarzo e ritrovare per incanto la gioia? Possibile che non vuoi rassegnarti a capire che la gioia non esiste più? Per lo meno non per te. Finché continuerai ad aspettarti che la vita ti ripaghi del dolore che ti ha dato, cara bella, vedrai che di gioia ne proverai ben poca……..Non c’è controparte nella vita, non c’è tanto di questo e tanto di quello in parte uguali, non c’è la legge del compenso. La vita va avanti con una sua logica che non riesci a capire e ad accettare,con disegni che quando credi di aver compreso, ti sfuggono in un attimo, lasciandoti frastornata, ma non c’è niente da fare, se vuoi la felicità devi darti da fare….Sei te che la devi trovare dentro te stessa, e non nelle effimere cose che vai cercando, non nei castelli in aria di trionfi e di rivalse, non nella rabbia che hai accumulato nel corso degli anni, ma nella capanna della tua vita quotidiana…possibile che non vuoi capirlo?”.
Ma mi vuoi lasciare in pace? – ho detto a quell’altra me stessa che non vuole saperne di non infastidirmi – che vuoi da me, si può sapere? Io la gioia e quindi la felicità la cerco dove mi pare e piace, se ti va bene è così, se non ti va bene è così lo stesso….hai capitoo?” dico con enfasi, un po’ troppa davvero, almeno a giudicare dalla faccia perplessa di alcuni passanti e in quel momento realizzo che mi sono risposta ad alta voce.
Perdindirindina, non mi ero accorta di parlare ad alta voce. Ci mancava anche questa!
Ora sì che sono demoralizzata, mortificata, …..e triste come non mai.
Mi volto repentinamente verso la prima cosa che vedo, per nascondermi agli altri e il mio sguardo si posa su un angioletto che pende da un ramo del bell’abete che fa mostra di sé nella vetrina di un gioielliere. Cerco di darmi un contegno e mi metto ad osservare meglio il bell’oggettino che rappresenta un angelo di fattura squisita. I lunghi capelli neri gli scendono sulle spalle, lisci, setosi, brillanti e incorniciano un visetto grazioso, un po’ sbarazzino, un po’ dolce, dagli occhi lievemente obliqui e il sorriso affascinante. Intorno al suo collo è drappeggiata una veste bianca e lunga, che ogni tanto lascia passare qualche bagliore, ma la cosa più carina di tutte sono due scarpette verdi piene di strass (o saranno brillanti veri?) che si intravedono dal lungo orlo della veste e che danno al tutto un che di accattivante,di estremamente giovanile. E’ davvero un angelo particolare, mi dico affascinata mio malgrado, un angelo diverso da tutti gli angeli biondi e con gli occhi azzurri come in genere siamo abituati a vedere……..un angelo che mi ricorda qualcuno…ma chi?
Non ricordo. Un’immagine si presenta e scompare con la stessa velocità dalla mia mente e non riesco a catturarne i tratti, ma rimango lì, quasi mio malgrado, davanti a una vetrina piena di oro e d’argento che non mi interessa per nulla, solo per continuare a guardare quell’angelo che in qualche modo sento , sta per entrare nella mia vita.
Chi sei?” dico al mio muto interlocutore “mi ricordi qualcuno, ma non so chi sia, ma già questo fatto mi fa stare meglio!”.
Da qualche minuto una voce sta cantando una canzone dolce e lenta, accompagnandosi con una chitarra. Sento solo una voce gentile, modulata, di giovane donna, portata dal vento leggero e freddo che tira intorno a me, mi solleva i capelli, mi accarezza le guance, mi fa luccicare gli occhi e arrossare il naso. Bello il vento! E’ la tramontana e parla di inverno, parla di neve che arriverà a breve, parla di fuoco acceso nei caminetti, parla di casa, di tepore, di figli ora grandi, una volta piccoli con gli occhi pieni di scintille dorate di trepida attesa, parla di volti cari e sfumati nelle curve del tempo che scorre,…. parla….parla…parla…il vento! Quante cose vengono portate sulle ali del vento in una giornata come tutte le altre, passata in città alla ricerca del tempo perduto e della perduta felicità.
Eppure mi bastava così poco per essere contenta una volta…perché ora mi sembra tutto così grigio, così monotono, così scontato e poco vero? In tutte le cose vedo sempre e solo il lato peggiore, non ho più fiducia negli altri e tanto meno in me stessa. Possibile che l’uomo, crescendo in conoscenza, perda la gioia invece di trovarla?” dico piano piano questa volta al piccolo angelo che mi guarda dalla vetrina.
L’angioletto non risponde, ma la voce leggera che canta non molto lontano, sembra diventare più incisiva più forte e dolcissima e alla fine capisco chiaramente le parole,che ora mi arrivano facendomi correre un lungo brivido lungo la schiena. Ora so di chi è quella voce, ora so chi è quell’angelo e so che quello che sta cantando è un messaggio per me, una poesia della vita, perché la vita è poesia anche nei momenti in cui ci sentiamo tristi, una poesia che spinge a credere nelle favole, perché molte volte le favole si avverano e i principi e le principesse che le popolano non sono altro che persone vere che hanno creduto in lei e nelle sue regole.
Com’è….com’è…..com’è, che si credeva ancora nelle favole…Roma era tutta candida…”. La nevicata del ’56!! Una canzone stupenda, splendidamente interpretata da Mia Martini e ora da questa voce così diversa ma così ugualmente bella. L’ho riconosciuta subito e un immagine di me col mio babbo in un Natale sulla neve mi appare come un flash seguito immediatamente da un’altra immagine di me con i miei figli in un altro Natale sulla neve…e un’altra ancora con i volti di tanti ragazzi. Visi ridenti, guance rosse, occhi luccicanti……e improvvisamente mi trovo a sorridere e poi a ridere perché mi accorgo che il mio angelo col suo canto è arrivato alla parte più vera di me e che spesso la vita riesce a nascondere anche a me stessa: quella che crede ancora nelle favole e mi ha fatto capire che la vita la devo considerare come la favola più bella perché la scrivo io.
Guardo il piccolo angioletto e sento tanta riconoscenza verso di lui. Come vorrei portarlo con me! Ma un’occhiata alla vetrina mi fa subito desistere dalla cosa. Non è roba per le mie tasche. Alzo una volta di più le spalle, ma stavolta non per scrollarmi un peso, ma perché non importa avere quel piccolo oggetto, quando vicino a me ho l’angelo vero che mi ha fatto inequivocabilmente capire che segue me e tante altre persone alle quali ha voluto bene e continua a voler bene, nella lunga, meravigliosa avventura della vita.
Lo guardo con occhi emozionati, mentre mi appresto a riprendere il mio cammino.
Buon Natale anche a te piccolo caro amico!”




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