lunedì 5 novembre 2012

Alba della speranza

"Per quanto buia possa essere stata la notte, il mattino che si preannuncia a est dell'orizzonte, porta inconsapevolmente con sé una luce, che noi chiamiamo speranza e di quella luce viviamo anche sapendo di andare comunque incontro a un'altra notte"
(Da Piccoli Pensieri di Kind Butterfly)


Devono essere state le caldarroste che ho mangiato ierisera. Al solito con le castagne non mi so limitare......fatto sta che stamani mi sono svegliata con questo aforisma che galleggiava nei miei sogni e intanto diventava ciò che ho appena scritto.Ma io dico! Possibile che non abbia niente di meglio da sognare?
Macché! Io la notte sogno spesso queste cose e queste cose le sogno sempre che galleggiano sopra la mia testa......ecco per farmi capire dirò che somigliano molto al monolito parallelepipedo di  2001 . Anche il mio monolito è nero, la sua posizione nel cielo, fortunatamente sempre pieno di stelle nei miei sogni, è sempre leggermente inclinata a sinistra e sopra sfoggia sempre la scritta di turno a caratteri cubitali.  In questo scenario di apparente tranquillità io mi sento come quando ero a scuola e dovevo risolvere un compito di matematica. Cercavo la soluzione dappertutto, fuori di finestra, nella nuca della compagna che avevo davanti,sulla punta della penna che scioglieva il suo inchiostro dentro la mia bocca, insomma dappertutto tranne che nella mia testa. Nel sogno è la stessa cosa! Vedo queste parole, guardo il cielo oltre il monolito, poi una stella, poi comincio a camminare a grandi passi, poi repentinamente avverto la terribile sensazione di cadere nel vuoto mentre il monolito mi precipita addosso, poi..........insomma lavoro tantissimo, ma mai per un attimo mi viene in mente di cercare dentro me stessa, almeno in sogno! Non ci penso nemmeno e anche sognando mi dico "Ma che cavolo è questa speranza?" e mai e poi mai arrivo a dirmi che la speranza siamo solo noi stessi. E sbaglio tanto, perché se me lo dicessi, prenderei atto di una cosa bella tosta, questo è vero, ma che alla fine farebbe smettere di girare quel monolito del cavolo e mi farebbe dormire il sonno ristoratore che merita chiunque il giorno dopo abbia un bel pò da fare. E da fare il giorno dopo, presa consapevolezza della cosa, ce ne sarebbe tanto, perché la mia speranza sono le mie mani che lavorano, la mia speranza sono le mie gambe che mi portano da una parte all'altra, la mia speranza è la mia testa che pensa, e che può inventare il futuro, bello o brutto che sia non lo so, ma che sicuramente  mi aiuterebbe sempre a uscire da una posizione di statica aspettativa che viene dall'alto. Ma queste cose riesco a dirmele solo ora che appena alzata, non sono ancora sveglia del tutto, e sono ancora  in bilico tra il mio mondo onirico e quello reale. La mia speranza sono io, tutto il resto è contorno, anche Dio. Ed è per questo che il monolito  che mi sovrasta pesa tanto,.....ma tanto! E' una bella responsabilità essere la speranza di se stessi! Un lavorone!E lavorare è fatica, dispendio di energie, che la paga sindacale di una giornata lavorativa non ripaga......ed è per quello che sembra che convenga  sempre stare sul vago, lasciare che questa benedetta speranza sia qualcosa che ce la porta il sole quando nasce, le fa fare un bel giro su nel cielo, poi la riporta a dormire e il giorno dopo ce la ripropina sempre un pò più inverosimile, un pò più sfrangiata, un pò più appannata, fino al giorno in cui guardandola le diremo "Ma tu chi sei?" e lei un pò acida come tutte le donne che invecchiano ci risponderà "O grullo! Ma non riesci neanche più a vedere che sono la speranza?" E noi la guarderemo e non la riconosceremo perché di una speranza così non sappiamo di che farcene.
Guardo le mie mani. Sono mani che lavorano.Guardo i miei piedi. Hanno ancora molta voglia di camminare. Tocco la mia testa. La speranza del giorno che vado a cominciare è lì dentro e se io riesco a dare un senso a quella speranza poi tutto il resto ubbidirà. Andrà bene? Andrà male? E chi lo sa? Ma in ogni caso sarò stata io l'artefice della mia speranza, invece di quella povera cosa che gira e rigira col mondo, logorata dalle   egoistiche aspettative dell'umanità vorace,  da questa umanità che la infama ogni volta in cui non riesce ad esaudire tutto ciò che le viene chiesto. Quella povera speranza che cerca di mantenere una bellezza che neanche iniezioni di boto o protesi di silicone, possono restituire alla sua primitiva beltà...... quando anche lei credeva in se stessa! 
Ovvia! Bisognerà darle una mano!

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