Non ci posso fare niente. .......quando arriva....arriva!!
Favola
di Natale
Lo
puoi immaginare anche nella tua città. E’ uno dei tanti quartieri
poveri di qualsiasi città del mondo.
Muri
sporchi e devastati da murales senza arte, scurrìli, laidi.
Sporcizia di tutti i tipi accanto ai cassonetti e ben oltre, che si
riversa sulla strada dove gatti, cani e topi guardinghi, fanno
festini furtivi degli avanzi delle mense. Casermoni scuri, dai vetri
rotti e gli intonaci a pezzi, lampioni fulminati, sotto i quali
continuano ad aggirarsi giovani ragazze dallo sguardo triste, che
cercano di mascherare col trucco pesante del rimmel il ricordo di una
gioventù diversa e ormai così lontana, anche se solo ieri erano
bambine. Vetture posteggiate vicino ai marciapiedi e motorini, tanti
motorini, fanno da corona a un’insegna che ha visto tempi migliori.
Ogni tanto si ricorda di lampeggiare il suo nome che potrebbe essere
qualunque nome: da zì Pippo, o Cafè Mistral, o Wine Room……
nessun nome può modificare lo squallore di ciò che si intravede là
dentro, dietro la cortina di un denso fumo che avvolge gli avventori
come un mantello. Scorre vino e birra là dentro, come se fosse acqua
di ruscello, e non c’è distinzione di espressione tra il vecchio
ubriacone che si scola l’ultimo quartino di vino e il giovane
tossico che cerca di aiutare la dose che si è fatta, con un po’ di
alcool economico. Non c’è più speranza in quegli sguardi, non c’è
neanche rassegnazione. C’è solo una vuota indifferenza. Il mondo
può andare anche all’inferno per loro.
E’
quello che pensa anche il giovane uomo vestito di scuro, mentre si
aggira per quelle strade squallide. Ha lo sguardo pensieroso di chi
si sta domandando tante cose e non trova risposte. Non è il suo
ambiente quello e si vede bene dal suo aspetto curato, dai suoi
vestiti eleganti e sobri, dal suo sguardo,che è lo sguardo di chi
non ha bisogno dell’aiuto di nessuno, meno che meno di quei poveri
diavoli che vede intorno a sé.
Lui viene dall’altra parte della città, di qualsiasi
città, quella che potrebbe essere anche la nostra città e il suo
mondo è così diverso, così colmo di benessere materiale, di
desideri appagati, di voglie strane e devianti di chi non ha più
nulla da chiedere se non di fare esperienze nuove che diano quella
scarica di adrenalina che ormai manca da troppo tempo! Ha avuto tutto
dalla vita anche il superfluo e il superfluo del superfluo, ma
stranamente il suo sguardo non ha niente di diverso da quello di chi
invece non ha più sogni nel cassetto.
Cammina
lentamente per le strade viscide, in quella sera umida e nebbiosa;
attraversa la piccola piazza al centro della quale un debole
tentativo di fare di un albero rinsecchito, un albero di natale, è
miseramente fallito e le luci spenzolano dai rami, un po’ accese,
un po’ fulminate.
Passa
davanti alla chiesa triste e desolata anche lei, come tutto lì
intorno. A quell’ora è già chiusa. Prova a spingere il portone,
inutilmente. Neanche la chiesa è accogliente in quel luogo. Eppure
non dovrebbe essere aperta? Specialmente per chi ha bisogno di
risposte? Guarda di sfuggita l’orologio. Sono le dieci e mezzo di
sera ed è la notte di Natale e lui deve prendere una decisione, che
non può più rimandare. Deve decidere della sua vita.
Forse
farebbe meglio ad andare via, a tornarsene a casa, nella sua casa ben
riscaldata dove un bellissimo abete fa bella mostra di sé, carico di
mille palline colorate e di fantastiche lucine che lo rendono magico.
Distrattamente ricorda di avere visto sotto le fronde del verde
albero, molti pacchi colorati, in attesa di essere aperti durante il
cenone, con decine di amici, che come lui, per l’occasione hanno
riscoperto la tradizione del Natale e del presepio vivente, al quale
si recheranno subito dopo cena per ritrovare un momento di emozione
ormai dimenticata da troppo tempo. Cosa l’ha spinto a venire in un
posto così, proprio la vigilia di Natale? Non sa rispondersi.
Non
si è accorto che il tempo è passato, ma uno scalpiccio di passi lo
fa improvvisamente trasalire e riappropriarsi della propria
dimensione.
Alcuni
giovani, ragazzi e ragazze, stanno venendo nella sua direzione e
anche dal bar, decine di persone sono uscite e lentamente, qualcuna
ridendo, qualcuna traballando un po’, si incamminano verso di lui.
Si
volta rapidamente e rimane stupito. Non vengono verso di lui quegli
sconosciuti, ma verso una luce che improvvisamente è apparsa alle
sue spalle. La porta della piccola chiesa si è aperta ed è lì che
vanno tutti, giovani e vecchi. Tutti lo guardano mentre lo
oltrepassano, ma nessuno dice una parola. Entrano e improvvisamente
la chiesina è piena e non ha più niente di triste e desolato.
Anche
l’uomo entra, e rimane giù in fondo, cercando di abituare lo
sguardo a quella luce ovattata, mentre la celebrazione ha inizio. Non
c’è presepio in quella chiesa, o almeno lui non lo scorge, ma non
ce n’ è bisogno, perché nel giro di pochi minuti l’atmosfera è
cambiata e quei poveri diavoli non sono più tali, ma solo uomini in
attesa di una speranza, ………come lui del resto.
Sono
dette con semplicità estrema le parole che il vecchio sacerdote
sembra fare uscire dal suo cuore: “Gloria a Dio nell’alto dei
cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”, ma
improvvisamente quella chiesa è diventata la grotta della natività,
e loro, lì dentro sono gli stessi pastori stupiti di duemila anni
prima. Ed eccolo quel senso di caldo appagamento, così desiderato,
così cercato, e mai trovato. E l’ha trovato lì, in quel quartiere
dimenticato da Dio, in quel quartiere del quale lui ha sempre sentito
parlare con spregio e del quale non si è mai minimamente curato. E
la sua decisione è presa, netta, irrevocabile.
Il
suo domani è cominciato da pochi minuti e già avverte dentro di sé
una forza nuova, una voglia improvvisa di rimboccarsi le maniche per
lavorare, per condividere con altri ciò che la vita e la fortuna gli
hanno donato e che, solo ora lo comprende, servirà per dare
un' opportunità agli altri e a se stesso…. “………e
pace in terra agli uomini di buona volontà”. Sì! Risente le
parole dell’anziano prete che si rivolgono agli uomini di buona
volontà. Improvvisamente sorride perché ha appena capito che quel
quartiere dimenticato da Dio, come lui l’ha definito, è proprio il
posto dove Dio ha voluto che lui venisse a vivere il Natale, per
capire che la vita di un uomo non deve essere vissuta solo per se
stesso, ma anche per gli altri, perché abbia veramente il senso che
fa chiudere il cerchio e la rende completa.
Domani!
Domani si apre una nuova prospettiva. Ci sarà da lottare, si sentirà
dire cose di tutti i colori, che non è un uomo d’affari, che è
solo un sognatore, che la gente che aiuterà non gliene sarà grata,
ma anzi! Domani! Tutto questo domani, anche se domani è già
oggi!Ora no! Non in questa notte prodigiosa. Stanotte c’è soltanto
la risposta alla domanda fatta tante volte in cuor suo: cosa devo
fare per essere un uomo vero? Cosa devo fare per seguirti?
Narra
un’antica leggenda che i re magi non erano tre, ma quattro. Tutti
partirono per portare i loro doni al Re dei Re, ma uno di loro non
arrivò mai, perché durante il suo viaggio si fermò per aiutare chi
aveva bisogno di lui.
Nessun commento:
Posta un commento