mercoledì 28 novembre 2012

Stamani

Stamani stanamente il mio primo pensiero non è stato per me, dove per me intendo tutto ciò che fa parte della mia vita affettiva..........non lo è stato perché non riesco a non pensare a quei 5000 operai dell'ILVA di Taranto che sono senza lavoro. Un intero paese, se pensiamo che dietro ciascuno di loro c'è comunque una famiglia. E pensando a loro mi vengono in mente anche tutte le altre persone che in questo anno disgraziato hanno perso la loro sicurezza materiale, anche se in maniera meno ridondante e quindi di minor impatto mediatico. Sono come ombre, che provengono da tutte le parti e lentamente si uniscono a questo gruppo e lo fanno diventare un piccolo mondo di diseredati. 
Il mio pensiero va a loro e lì si ferma....senza mai raggiungerli, come se ci fosse una barriera che mi impedisce di andare oltre. E' questo grande numero che fa impressione, perché per i casi singoli, esiste ancora la solidarietà, e forse mi illudo, ma spero che ogni persona che è vicina, che conosce, che magari è amica, si farebbe avanti per aiutare un'altra che è rimasta senza lavoro. Ma questo........è un esercito che ha perso una battaglia...speriamo non la guerra!
Penso a loro, soffro per loro, e poi continuo la mia vita, con le cose banali di tutti i giorni, che improvvisamente mi sono divenute care, perché già prendere un caffè, fare colazione, avere la 'testa' per sedermi davanti al computer e scrivere sul blog, sentire il tepore che i termosifoni cominciano a diffondere per la casa,  non sono così sicura che  in questo momento sia altrettanto scontato per molti di loro, che già da stamani si trovano a fare i conti  su che mangeranno. E sono costretta a sentirmi fortunata, perlomeno ancora fortunata, perché nessuno sa  come andrà a finire questa parte della storia d'Italia che non è più recessione, ma disastro.
Mentre scrivo penso e mi dico: "Ma cosa possiamo fare per loro?" E mi ritrovo impotente a guardare la tastiera, perché effettivamente cosa posso fare? Cosa possiamo fare? L'abbiamo visto bene in tutte le calamità naturali che ci sono state, che fine hanno fatto  i nostri aiuti . Persi in vie che non hanno nome, forse di tutto ciò che è stato raccolto è arrivato un decimo? Non lo so. Fatto sta che non crediamo più in questo tipo di partecipazione, che va ad aiutare solo chi ne fa accaparramento improprio. Poi al solito mi viene in mente e in aiuto che abbiamo comunque un Governo ed è lui che ci deve pensare  anche se ormai siamo abituati a vedere che pensare non vuol dire risolvere.......e mi ritrovo supinamete a delegare, quasi scrollandomi da dosso, un problema che non mi appartiene.  E così, come già altre volte,  mi sono data una risposta. E' questa la legge della sopravvivenza? Parrebbe proprio di sì! Ma la domanda stavolta non se ne vuole andare.... : "Cosa possiamo fare?" La solidarietà mentale e la simpatia, da sole non sfamano................................

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