Nel cielo che si prepara al Natale, da qualche anno si è accesa una nuova, piccola, lucente stella.
A Senny, la piccola stella che brilla per noi che le abbiamo voluto bene, è stato dedicato questo racconto.
La vetrina luminosa della pasticceria, rimanda un’immagine annoiata. La mia.
“Possibile – mi sono
detta con stupore – neanche tutte queste leccornìe ti interessano
più? Una volta avresti fatto i salti mortali per avere quelle
stupende pastine,sì, proprio quelle che sono là su quel tavolo,
appena preparate. Oggi guardi tutte queste cascate di cioccolatini,
di dolciumi, colorati e profumati…e l’unica cosa che riesci a
veder è il tuo brutto muso che ti guarda dalla vetrina?! Ma guarda
te o qualcosa oltre te …o il nulla?”.
Ho alzato le spalle
infastidita da me stessa. Possibile che neanche qui, oggi, in città,
dove sono venuta apposta per riempirmi gli occhi degli addobbi del
Natale e ritrovare quell’aria di magìa che mi manca tanto, da
troppo tempo ormai, non possa fare a meno di trovare qualcosa da
ridire di me stessa e di ciò che mi circonda? Oggi sono qui per
ritornare bambina, per vivere ancora l’attesa di qualcosa di
misterioso e di appagante. Sto cercando quel calore che una volta
sentivo scorrermi dentro, quando vedevo un po’ di lucine colorate e
udivo il suono delle zampogne, triste e scordato, ma così dolce,
così dolce! Ho bisogno di provare ancora quelle sensazioni, già
così sfumate nel ricordo; il ricordo del mio albero pieno di palline
colorate, ciascuna con la sua storia e il suo vissuto, il ricordo dei
miei pastorelli di terracotta un po’ sbocconcellati ma così pieni
di poesia. Li ho tirati fuori dalla scatola ieri i miei pastori,
dopo un sonno che è durato un anno, ma come mi sono sembrati tristi,
lontani da me! Mi è bastato un attimo per capire che non loro, ma io
ero lontana, lontana da tutto e da tutti e improvvisamente mi sono
ricordata della gioia che provavo quando preparavo i miei presepi,
sempre con le stesse statuine che allora avevano volti sorridenti e
colori smaglianti.
Ed è per questo che oggi
ho preso il treno e sono venuta in città, perché ho sentito
un’acuta nostalgia di tutti i miei presepi e dei miei alberi
passati e in un servizio che hanno fatto di recente al telegiornale
sulle più belle strade addobbate in occasione del Natale, mi è
sembrato di rivedere e di ritrovare quel calore che mi manca così
tanto! Ed eccomi qua.
Mi sono lasciata alle
spalle la vetrina tutta illuminata e ho continuato la mia solitaria
passeggiata tra luci festanti e alberi scintillanti di luci. Sento
che il mio passo perde la baldanza che aveva poco prima. Il mio
esperimento non funziona. Non funziona neanche un po’!
“Ma che credevi?
Pensavi di venire qui tra tutto questo sfarzo e ritrovare per incanto
la gioia? Possibile che non vuoi rassegnarti a capire che la gioia
non esiste più? Per lo meno non per te. Finché continuerai ad
aspettarti che la vita ti ripaghi del dolore che ti ha dato, cara
bella, vedrai che di gioia ne proverai ben poca……..Non c’è
controparte nella vita, non c’è tanto di questo e tanto di quello
in parte uguali, non c’è la legge del compenso. La vita va avanti
con una sua logica che non riesci a capire e ad accettare,con
disegni che quando credi di aver compreso, ti sfuggono in un attimo,
lasciandoti frastornata, ma non c’è niente da fare, se vuoi la
felicità devi darti da fare….Sei te che la devi trovare dentro te
stessa, e non nelle effimere cose che vai cercando, non nei castelli
in aria di trionfi e di rivalse, non nella rabbia che hai accumulato
nel corso degli anni, ma nella capanna della tua vita
quotidiana…possibile che non vuoi capirlo?”.
“Ma mi vuoi lasciare in
pace? – ho detto a quell’altra me stessa che non vuole saperne di
non infastidirmi – che vuoi da me, si può sapere? Io la gioia e
quindi la felicità la cerco dove mi pare e piace, se ti va bene è
così, se non ti va bene è così lo stesso….hai capitoo?” dico
con enfasi, un po’ troppa davvero, almeno a giudicare dalla faccia
perplessa di alcuni passanti e in quel momento realizzo che mi sono
risposta ad alta voce.
Perdindirindina, non mi
ero accorta di parlare ad alta voce. Ci mancava anche questa!
Ora sì che sono
demoralizzata, mortificata, …..e triste come non mai.
Mi volto repentinamente
verso la prima cosa che vedo, per nascondermi agli altri e il mio
sguardo si posa su un angioletto che pende da un ramo del bell’abete
che fa mostra di sé nella vetrina di un gioielliere. Cerco di darmi
un contegno e mi metto ad osservare meglio il bell’oggettino che
rappresenta un angelo di fattura squisita. I lunghi capelli neri gli
scendono sulle spalle, lisci, setosi, brillanti e incorniciano un
visetto grazioso, un po’ sbarazzino, un po’ dolce, dagli occhi
lievemente obliqui e il sorriso affascinante. Intorno al suo collo è
drappeggiata una veste bianca e lunga, che ogni tanto lascia passare
qualche bagliore, ma la cosa più carina di tutte sono due
scarpette verdi piene di strass (o saranno brillanti veri?) che si
intravedono dal lungo orlo della veste e che danno al tutto un che di
accattivante,di estremamente giovanile. E’ davvero un angelo
particolare, mi dico affascinata mio malgrado, un angelo diverso da
tutti gli angeli biondi e con gli occhi azzurri come in genere siamo
abituati a vedere……..un angelo che mi ricorda qualcuno…ma chi?
Non ricordo. Un’immagine
si presenta e scompare con la stessa velocità dalla mia mente e non
riesco a catturarne i tratti, ma rimango lì, quasi mio malgrado,
davanti a una vetrina piena di oro e d’argento che non mi interessa
per nulla, solo per continuare a guardare quell’angelo che in
qualche modo sento , sta per entrare nella mia vita.
“Chi sei?” dico al
mio muto interlocutore “mi ricordi qualcuno, ma non so chi sia, ma
già questo fatto mi fa stare meglio!”.
Da qualche minuto una
voce sta cantando una canzone dolce e lenta, accompagnandosi con una
chitarra. Sento solo una voce gentile, modulata, di giovane donna,
portata dal vento leggero e freddo che tira intorno a me, mi solleva
i capelli, mi accarezza le guance, mi fa luccicare gli occhi e
arrossare il naso. Bello il vento! E’ la tramontana e parla di
inverno, parla di neve che arriverà a breve, parla di fuoco acceso
nei caminetti, parla di casa, di tepore, di figli ora grandi, una
volta piccoli con gli occhi pieni di scintille dorate di trepida
attesa, parla di volti cari e sfumati nelle curve del tempo che
scorre,…. parla….parla…parla…il vento! Quante cose vengono
portate sulle ali del vento in una giornata come tutte le altre,
passata in città alla ricerca del tempo perduto e della perduta
felicità.
“Eppure mi bastava così
poco per essere contenta una volta…perché ora mi sembra tutto così
grigio, così monotono, così scontato e poco vero? In tutte le
cose vedo sempre e solo il lato peggiore, non ho più fiducia negli
altri e tanto meno in me stessa. Possibile che l’uomo, crescendo in
conoscenza, perda la gioia invece di trovarla?” dico piano piano
questa volta al piccolo angelo che mi guarda dalla vetrina.
L’angioletto non
risponde, ma la voce leggera che canta non molto lontano, sembra
diventare più incisiva più forte e dolcissima e alla fine capisco
chiaramente le parole,che ora mi arrivano facendomi correre un lungo
brivido lungo la schiena. Ora so di chi è quella voce, ora so chi è
quell’angelo e so che quello che sta cantando è un messaggio per
me, una poesia della vita, perché la vita è poesia anche nei
momenti in cui ci sentiamo tristi, una poesia che spinge a credere
nelle favole, perché molte volte le favole si avverano e i principi
e le principesse che le popolano non sono altro che persone vere che
hanno creduto in lei e nelle sue regole.
“Com’è….com’è…..com’è,
che si credeva ancora nelle favole…Roma era tutta candida…”. La
nevicata del ’56!! Una canzone stupenda, splendidamente
interpretata da Mia Martini e ora da questa voce così diversa ma così ugualmente bella. L’ho riconosciuta subito e un
immagine di me col mio babbo in un Natale sulla neve mi appare come
un flash seguito immediatamente da un’altra immagine di me con i
miei figli in un altro Natale sulla neve…e un’altra ancora con i
volti di tanti ragazzi. Visi ridenti, guance rosse, occhi
luccicanti……e improvvisamente mi trovo a sorridere e poi a ridere
perché mi accorgo che il mio angelo col suo canto è arrivato alla
parte più vera di me e che spesso la vita riesce a nascondere anche
a me stessa: quella che crede ancora nelle favole e mi ha fatto
capire che la vita la devo considerare come la favola più bella
perché la scrivo io.
Guardo il piccolo
angioletto e sento tanta riconoscenza verso di lui. Come vorrei
portarlo con me! Ma un’occhiata alla vetrina mi fa subito desistere
dalla cosa. Non è roba per le mie tasche. Alzo una volta di più le
spalle, ma stavolta non per scrollarmi un peso, ma perché non
importa avere quel piccolo oggetto, quando vicino a me ho l’angelo
vero che mi ha fatto inequivocabilmente capire che segue me e tante
altre persone alle quali ha voluto bene e continua a voler bene,
nella lunga, meravigliosa avventura della vita.
Lo guardo con occhi
emozionati, mentre mi appresto a riprendere il mio cammino.
“Buon Natale anche a te
piccolo caro amico!”