lunedì 4 febbraio 2013

La sveglia!




“Lallà, tarallà, tarallà tarallà, …….lalalalalalaaalallalà ………” Mi risveglio sulle note della Traviata. Non è da tutti avere una sveglia che ti richiama in vita con pezzi d’Opera! E che Opera!
Allungo una mano esitante per cercare il pulsante della sveglia, che tutte le mattine è sempre in un posto diverso da dove ricordo io di averla messa. “Lallà tarallà tarallà tar……..” “Falla finita perbacco! Ho capito ho capito. Mica sono scema!” La mattina sono sempre un po’ acida, di colore verdognolo, abbastanza scarmigliata. Non proprio uno spettacolo!
Apro un occhio, lo richiudo, poi li riapro tutti e due. Sono quasi sveglia e sono qui, presente a me stessa, in questa valle di lacrime e di lavoro più che altro. Bisogna che mi spicci. Oggi non voglio fare assolutamente tardi, anzi, devo essere lì per tempo, per predisporre con calma il mio lavoro, prima che arrivino i miei impazienti ospiti.
Allungo una mano al pulsante della lampada, per alzare la densità della luce e sfioro per caso la piccola carta trasparente. Non la ricordavo più. La prendo in mano e distrattamente me la faccio passare davanti agli occhi e ………rimango pietrificata. Sulla carta c’è segnato qualcosa, cosa non so, ma alcuni segni balzano inequivocabilmente ai miei occhi: (l§uyc). Sono di un giallo sbiadito, in alcuni punti più accentuato, in altri quasi invisibile, ma sicuramente sono segni che ieri sera non c’erano e oggi sono impressi nella cartina, che improvvisamente sembra la mappa di un tesoro. Ma cosa vogliono dire?
Sento un brivido scendermi lungo la schiena. E’ freddo, è paura? Mi rendo conto incredula, che non è niente di tutto questo, è solo una tremenda sensazione di eccitazione, che mi fa allargare anche le dita dei piedi fino all’inverosimile. Allora era vero!
Allora veramente la piccola ninfa mi ha consegnato una missiva, allora il luogo incantato esiste e io ci sono stata e Cristina era là, e l’acqua esisteva e cantava e io stavo tanto bene.
“Stai calma, in fin dei conti hai in mano solo un foglietto in cui sono scritte cinque lettere dell’alfabeto o roba del genere. Ma che vorranno dire? Sarà una lingua sconosciuta? O una lingua antica?” Non è facile stare calmi, meno facile ancora non fare progetti. Devo sapere, devo informarmi. Devo chiedere, ma a chi? Non posso mostrare questo piccolo foglio di carta chiedendo di spiegarmi che cosa vogliono dire quei segni sconclusionati, a nessuno, proprio a nessuno. Non posso correre il rischio di essere considerata in preda alla follia e portata urgentemente all’ospedale, dove c’è ad attendermi uno psichiatra col sorriso satanico e un siringone pieno di valium. No, non posso!
Non posso….ma devo!
“Eh sì! Devo proprio. Sono troppo curiosa! Non può finire così quest’avventura che è appena cominciata e già è così conturbante.” Ma come fare?
Mi siedo sul divano e mi prendo la testa tra le mani chiuse a pugno. Devo trovare una soluzione.
“Ci penserai dopo” mi dice la voce del giudizio. “Ora preparati e vai a lavorare” “Dici bene tu! Oh se dici bene!” rispondo inviperita. Possibile che quella venga a rompere sempre nei momenti più importuni? Però ha ragione, come al solito del resto!
Allan, Allan, mi senti?”
Eccole nuovamente le piccole ninfe del laghetto dei miei sogni.
Ragazze, non ve ne andate, rispondetemi vi prego. Che cosa vogliono dire i segni che sono scritti sul foglietto che vi ha lasciato Sirìn? Me lo sapete dire voi? Vi prego rispondetemi”
(Tratto da Time of Dreams)

 

Ma com'è difficile svegliarsi la mattina. E alzarsi lo è ancora di più. Ma questa è la vita. Almeno la mia. Ogni giorno sempre con qualche imprevisto e un bigliettino misterioso da decifrare. E ogni giorno questa fastidiosa voce del giudizio, del senso del dovere che mi dice:"Sei ancora qui bighellona? Spicciati e vai a lavorare!" Agli ordini capo!  Prendo il mio biglietto crittato, una lente di ingrandimento e via........entro nel mistero del mio nuovo giorno tutto da scoprire aprendo la prima porta delle tante che aprirò in questo nuovo giorno. Lo farò con aria circospetta, guardando se nessuno mi segue e una volta entrata mi toglierò il cappuccio e tirerò un sospiro di sollievo. Meno male anche per stamani sono riuscita ad evitare  che Strarompi  mi venisse dietro e sciupasse il mio rituale con le sue solite chiacchiere di alta filosofia. "Buon giorno! Un bombolone e un caffè!"
  

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