Ieri ho rivisto uno spezzone di Pinocchio, il film di Benigni e senza stare a fare la critica di questo film che per molti è stato un flop, per altri un piccolo capolavoro, dirò che a me è servito anche ierisera a riportare il mio pensiero su quel piccolo burattino che ciascuno di noi anche inconsapevolmente ha in un angolo buio del proprio Io. Di tanto in tanto risalta fuori nella nostra vita con movimenti scoordinati e imprevedibili, proprio come fanno tutti i burattini, portando scompiglio nella nostra esistenza. che cerchiamo di programmarci così bene......ma così bene!!!!
Ma Pinocchio è un burattino speciale......................................
Ma Pinocchio è un burattino speciale......................................
“C’era una volta….” “Un re!”
diranno subito i miei piccoli lettori.
“No ragazzi, avete sbagliato…c’era
una volta un pezzo di legno!”
Merito a Benigni di aver subito il
fascino di Pinocchio, fino a diventare Pinocchio lui stesso, sperando
che riesca a farlo amare dai tanti ragazzi che non sanno nemmeno chi
è Pinocchio.
Per quello che mi riguarda quando leggo
queste parole ritorno sempre bambina, e mi rivedo nei banche di
scuola, dove appunto per la prima volta approdai alla lettura di
Pinocchio. Fu la prima, ma non certo l’ultima perché da allora ho
sempre avuto modo di costatare che le sue vicende in definitiva sono
quelle di tutti gli uomini. E come lui anche noi abbiamo avuto un
babbo che si sacrifica, una fata che ci punisce e ci ama, un grillo
parlante che ci rimprovera e rimane spesso inascoltato, salvo poi
pentirsene immediatamente dopo che il danno è stato fatto, un gatto
e una volpe che provano sempre a farci andare sulla cattiva strada e
molte volte ci riescono anche.
Pinocchio insomma sono io, siete voi,
siamo tutti noi. Il nostro è un mondo di Pinocchi, che di volta in
volta diventa il Paese dei balocchi, o quello di Acchiappacitrulli,
dove gli innocenti sono in galera e i birbanti se la ridono fuori. E
siccome Pinocchio, ognuno se lo immagina come vuole e lo costruisce
come pare a lui, io me lo sono spalmato addosso come qualcuno, che nonostante
le batoste, le traversie, e la testa dura come il legno, è rimasto
un inguaribile ottimista scanzonato. Mi è sempre rimasta impressa
una frase messa in bocca a Geppetto, nel momento in cui si accinge a
fare una cosa seria e importante, cioè a dare il nome a suo figlio.
“Lo chiamerò Pinocchio. E’ un nome che gli porterà fortuna. Ho
conosciuto un’intera famiglia di Pinocchi. Pinocchio il padre,
Pinocchia la madre, Pinocchi tutti i figliolini. E tutti se la
passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina”.
Per me queste parole sono sempre state
un inno all’ottimismo!
E tutti noi siamo Pinocchi, a volte
burattini, a volte teneri bambini impauriti, che di volta in volta ci
accompagniamo con figure losche come il gatto e la volpe, altre volte
tiriamo su il bindolo del pozzo per ore e ore, fino a spaccarci la
schiena, per poter avere quello zecchino che ci permetta di comprare
una buona tazza di latte per il nostro Geppetto.
E sicuramente il mio Pinocchio non sarà
mai il vostro, né il vostro il mio, per cui lo vedremo agire sempre
in maniera diversa, restando comunque e sempre Pinocchio. Saremo
comunque sempre Pinocchio nelle nostre bugie e nei nostri slanci
generosi, nella nostra indolenza e nelle nostre paure, nei nostri
desideri e nella nostra realtà. Burattini che non esitano a
sacrificarsi per altri burattini, non tremando nemmeno davanti ai
terribili Mangiafuoco delle nostre esistenze, e al tempo stesso pezzi
di legno insensibili, che non esitano a far morire di crepacuore il
loro Geppetto e la loro fata, per seguire i miraggi che non daranno
nient’altro che guai. Io so con certezza che se anche Benigni
avesse fatto del suo Pinocchio un capolavoro non sarebbe riuscito mai
a sostituire i nostri Pinocchi molte volte incompresi, come penso che
per molti resterà incompreso il suo.
Forse il suo Pinocchio sogna l’albero
con gli zecchini d’oro nel campo dei miracoli, mentre il mio anela
ancora il cavolo condito con l’olio e l’aceto, seguito da un
confetto ripieno di rosolio di menta. Giuro che non ho mai desiderato
niente con tanta intensità, e pensare che il rosolio di menta non mi
piace neppure! E come il Pinocchio di Collodi, anche noi abbiamo
senz’altro il nostro amico del cuore, il nostro Lucignolo che ci
istiga, ci canzona, ci raglia addosso, ci fa spuntare orecchie e coda
di asino, ci tiene legati a sé, finché uno strattone più grosso ci
libera dalla nostra schiavitù e dalla nostra sudditanza. Ma quanto
ci siamo divertiti insieme, quante cose proibite abbiamo affrontato
insieme, in barba alle convenzioni e alle convenienze. Quante sfide e
quanti disinganni!
Per fortuna che c’è sempre una fata!
Ma c’è sempre per davvero? C’è, c’è, solo che molte volte
non la sappiamo vedere. Molte volte è vicina a noi con la mano tesa
dell’amicizia, della solidarietà, del conforto, ma non ce ne
vogliamo accorgere. Ma il mio Pinocchio come tutti i Pinocchi ha
anche un cuore e un cuore grande se dio vuole, un cuore che fa
rimediare molte volte alle sue balordaggini. Tutti i Pinocchi hanno
un cuore, altrimenti non potrebbero essere Pinocchio. Altrimenti
sarebbero altri burattini, che a noi non interessano, vero? E
terminerò con le parole del Grillo Parlante: “Ci sono tanti casi
nella vita!”.
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