Qualche volta, non tanto spesso in verità, nella Casa di Fuf, il mio pensiero vola talmente in alto che arriva a bussare alla porta della casa di Dio. E' una casa misteriosa, senza pareti e senza finestre. C'è solo questa porta, ma basta a dare l'idea di impenetrabilità.
Io però sono curiosa, molto curiosa, e non potendo sbirciare dalle fineste che non ci sono, ho bussato alla porta.
Chi mi risponderà? O meglio ancora ....qualcuno mi risponderà???
Quante volte ho pensato di averti trovato, di essere arrivata sul punto di incontrarmi con te, anche se da molto lontano. Ti ho cercato dentro me stessa, come mi è stato insegnato da chi sà, o crede di sapere. Cercandoti dentro di me, ho provato a trovarti nel silenzio di tutti i deserti della mia vita. Deserti veri che ho visitato e deserti più intimi all'interno del mio essere, diversi di volta in volta l'uno dall'altro. Luoghi di silenzio, i deserti di sassi e di sabbia che i miei piedi hanno calpestato sotto la sferza incandescente del sole, che mi hanno messo nella possibilità di capire che nella solitudine che mi circondava avevo bisogno di non sentirmi sola, di trovare un motivo che giustificasse la mia presenza sotto il sole, sulla terra.
Deserti
pieni di vento, quelli del mio cuore, pieni di sussurri, di voci
lontane, di immagini simili a miraggi, a volte sublimi, ma più spesso
richiami dolorosi della vita che incalza, che non accetta di star
fuori dalle soglie del deserto, che ti insegue, ti cerca, ti trova e
ti cattura nuovamente per riportarti al presente, alle responsabilità
impellenti, ai problemi urgenti, all'umanità vorace. Ti ho cercato e
perduto immediatamente, anche se per brevi attimi che hanno la durata
di un sospiro, so di averti trovato.. Trovato sì, ma non
riconosciuto! Sentito che qualcosa di grandioso per un attimo mi
ha sfiorato, ma senza sapere che.
Infiorata sul tema "Trittico Romano" |
Ti ho cercato ostinatamente nella natura, in tutte le sue manifestazioni. Mi sono seduta davanti ai rossi tramonti e al sole che dopo un ultimo guizzo scompare nel nulla ho affidato la mia domanda. Chi sei? Ho lasciato spaziare il mio sguardo sull'ampio orizzonte che si prepara a superare il momento terribile del crepuscolo, nel quale sembra che niente debba più rinascere, che tutto sia giunto a compimento....e lì in quell'orizzonte ho visto passare davanti agli occhi la mia vita e la mia ricerca di te. Mi è apparsa la mia esistenza in tutta la sua realtà fatta di amore, di peccato, di speranza, di intelligenza, di orgoglio, di sconfitta, di solitudine. Non ho cercato di camuffarla sotto le mentite spoglie della giustificazione, anzi! Essa è scorsa davanti ai miei occhi, impietosa di se stessa,lacerandomi in ogni attimo e in ogni attimo facendomi sentire piccolissima nel creato. Anche qui ti ho trovato fugacemente, nei brevi istanti in cui la mia coscienza ha accettato di sottoporsi al suo denudamento. Momenti troppo brevi per capire chi sei e cosa vuoi da me.
Ti ho cercato nelle nuvole che si riflettono nelle acque tranquille di un laghetto, e scorrono via sospinte da un vento che noi non sentiamo. Ci ho visto un'allegoria della nostra vita che passa nella trasparenza del tuo essere e si perde in te. Mai uguale, sempre portatrice di nuove linfe buone o cattive, sempre colma di ricerca, di voglia di sapere dove andiamo, chi siamo. Forse ti nutri di noi, come il cielo si nutre di acqua?! Ma non ce ne accorgiamo! Troppo poco per conoscerti e capire dove ci vuoi portare, dove mi vuoi condurre, E se mi vuoi portare da qualche parte che tu sai, mi hai preso per mano, o mi hai indicato solo perentoriamente la direzione e mi hai lasciato sola con la mia libertà?
Chi sei? Il padre amorevole, o il padrone del gioco? Ecco, ti trovo rabbiosamente anche nella mia ribellione, nella mia capacità di pensare, nella mia poca umiltà. Ti trovo, perché non metto indiscussione la tua esistenza, ma il tuo amore. Mi ami tu? O prima di darmi il tuo amore vuoi incondizionatamente il mio? Un flash un giorno sulle pagine di un giornale!
"....Poiché, una volta ancora Signore, non più nelle foreste dell'Aisne, ma qui nelle steppe dell'Asia, io non ho, né pane né vino, né altare, eco cheio mi innalzerò, al di sopra dei simboli sino alla pura Maestà del Reale, e vi offrirò, io vostro sacerdote,sull'altare di tutta la Terra il lavoro e il dolore del Mondo. Il sole, laggiù ha appena illuminato l'estrema frangia del Primo Oriente. Una volta di più. Sotto l'increspata giacenza dei suoi fuochi, la superficie vivente della Terra si sveglia, freme e ricomincia la paurosa fatica. Io collocherò sulla mia patena, o mio Dio, la messe tanto attesa di questo nuovo sforzo. Verserò nel mio calice il succo di tutti i frutti che oggi verranno frantoiati. Il mio calice e la mia patena sono le profondità di un'anima largamente aperta a tutti gli sforzi, che in un istante stanno per innalzarsi da tutti i punti del Globo e per convergere verso lo spirito. Venga quindi tutto intorno a me il ricordo, e la presenza, di tutti coloro che ora la luce sta svegliando per una nuova giornata!" (La messe sur le monde – Pierre Teilhard de Chardin).
Perché mi hanno colpito tanto quel
giorno queste parole? Per la loro novità? Per il fatto di essere
uscite dagli abituali schemi della messa, ai quali siamo abituati
così passivamente? Forse anche questo ha influito sulla sferzata che
ho ricevuto dalla loro lettura, ma credo di non sbagliare,
conoscendomi, se dico che ciò che mi ha colpito profondamente è la
paurosa fatica che compie l'uomo nella sua vita ad ogni risveglio del
sole. Mi sono passati avanti, anni, secoli, millenni, ere, nei quali
io come uomo, ho sempre dovuto compiere una paurosa fatica per
venirti a cercare.. Avrei potuto vivere semplicemente così, come gli
animal come le piante! Lo dice così bene Giovanni Paolo II nel suo
Trittico Romano, riferendosi all'uomo – "Ed era solo col suo
stupore, tra le creature senza meraviglia, per le quali esistere e
trascorrere era sufficiente. L'uomo con loro scorreva sull'onda dello
stupore! Meravigliandosi, sempre emergeva dal maroso che lo
trasportava, come per dire al mondo: "Fermati!, in me hai un
porto, in me c'è quel luogo d'incontro col Primordiale Verbo,
Fermati, questo trapasso ha un senso, ha un senso....ha un
senso....ha un senso!".
Stupore, paurosa fatica....ha un senso!
Il mattino di un nuovo giorno! La terra trema e in un istante
migliaia di uomini non esistono più. Siamo fragili esseri in balìa
anche del più piccolo batterio e migliaia di uomini non esistono
più. Stupore, paurosa fatica.....ha un senso! Quale?
Sei tu che hai voluto portarmi a farti
questa domanda, o sono solo io che con questa piccola parola comincio
il cammino più lungo della mia vita? E' come un gioco nel quale, per
riuscire a muoverti nella casella successiva, devi lasciare qualcosa.
Mi sto accorgendo che se voglio proseguire questo gioco, devo
rinunciare sempre un pò di più a me stessa. Qualche volta questo mi
terrorizza. Mi puoi capire? O solo io devo capire te?
Questo qualche volta mi fa pensare a te
come a un avversario. Non voglio batterti, non ci riuscirei mai, ma
non accetto di essere battuta. Non riesco a liberarmi della mia
intelligenza, della mia capacità di pensare, solo che non so
regimentare il fiume di emozioni, di sensazioni, di ribellioni, che
si agitano in me. Stupore, paurosa fatica...ha un senso! Dov'è la
spiegazione di tutto questo? E più mi interrogo e più mi accorgo di
incartarmi in tende di nebbia che mi impediscono di trovarti. Più ti
vengo a cercare e meno ti trovo! Ha un senso anche questo? Questo
giocare a nascondino? Io so che tu ci sei, lo so perché lo sento
dentro di me, non per logica , ma perché ti ho dentro il mio DNA.
Mi sei stato tramandato da milioni di uomini che sono vissuti prima
di me, fino al primo al quale ti sei manifestato parlandogli di
eternità. Ma che forse posso io capire che cos'è l'eternità?
Eternità vuol dire per sempre! Facile a dirsi ma per me impossibile
dare un senso a queste parole. Per quanto mi sforzi, non posso fare a
meno di metterle sempre dentro confini, che rimangono tali anche se
li dilato, li sublimo. Ragiono insomma con il mio cervello di uomo.
Forse sono riuscita a capire l'eterntà solo immergendo i miei occhi
in quelli dei miei figli quando erano estremamente piccoli. Ho sempre
pensato che in quegli occhi ci fosse tutto il trascorrere del mondo e
in essi per brevi attimi ho sentito che loro erano una proiezione di
me verso l'eternità. Non chiedermi come, non lo saprei spiegare con
le parole nostre. L'espressione degli occhi dei bambini è un abisso
profondo che apre le porte a nuove dimensioni che hanno bisogno di
linguaggi diversi. E lì, per brevi attimi ti ho trovato, ti ho
persino toccato, e ti ho nuovamente perso nel momento in cui col
latte che ho dato ai miei figli li ho nutriti anche dei tormenti
dell'umanità.
Imparerò a capire chi sei nell'arco
della mia vita? Non so certo darmi una risposta.
Ma io continuerò a venirti a cercare
proprio come dice Battiato nella sua canzone, proprio perché sento
che in te sono le mie radici, perché ho bisogno di te per dare un senso alla mia presenza in questa dimensione e per avere la
speranza di un'altra.
Pochi giorni fa ho visto un ragazzo che
portava a spasso il suo cane e mentre camminava sorrideva e il suo
sorriso gli arrivava agli occhi e li illuminava. Sorrideva a chi a
che cosa? A un suo pensiero? O forse sorrideva a te?. Mi ha colpito
quel sorriso. Diverso da tutti gli altri! Così vero, così
autentico, così incurante dell'opinione altrui! Forse un ragazzino
diverso? Uno di quelli che definiamo nella nostra presuntuosa e
stupida ipocrisia figli di un Dio minore? E se così fosse? Non so
cosa mi ha spinto a vederti nel viso di quel ragazzo, ma anche lì ti
ho trovato per un lungo momento, mentre mi allontanavo correndo verso
i problemi della mia giornata.
Avrei ancora tanto da dire......che faccio....continuo? Mi valgo anch'io della regola del "Silenzio Assenso"? Vedrò...................
Avrei ancora tanto da dire......che faccio....continuo? Mi valgo anch'io della regola del "Silenzio Assenso"? Vedrò...................
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