lunedì 3 settembre 2012

Il mio Paese

Amo il mio paese.  specialmente  nei suoi rossi tramonti, quando il sole allunga le ombre dei cipressi e dei covoni di grano adagiati sui campi che degradano in dolci ondulazioni. Amo le sue albe magnifiche che nascono sul lago, facendone brillare l’acqua. Amo i suoi vicoli silenziosi, misteriosi, complici di coppiette innamorate. Amo le sue chiese ombrose, i suoi palazzi imponenti che culminano nel più grande splendore di Piazza Grande, piccolo gioiello d’arte cinquecentesca. Questo è il paese che amo, con lo stridio dei rondoni d’estate che volano turbinosamente intorno ai campanili e il gracchiare dei corvi neri che nasce dagli anfratti delle mura che la recingono. Amo il vento impetuoso che accompagna nelle ripide discese e ti coglie impreparato a una svolta della strada, togliendoti il fiato.
No, non è stato un amore a prima vista il mio, ma il frutto di una continua ricerca del bello, che mi fa amare questo posto anche ora che per me bello non è più come prima. Senz’altro più curato, più restaurato, ma privato di quell’identità personale, da quando il turismo si è impossessato di lui.
Quando arrivai quassù, il posto era tranquillissimo, e a parte le sue trascorse bellezze architettoniche, e le sue fortunate e attuali beltà paesaggistiche, il paese si arricchiva di pochi e scalcinati negozi che offrivano merce di qualche anno indietro alle mode attuali. Forse è per questo che allora mi sembrò tanto brutto. Venivo da un posto altrettanto grande, ma che aveva saputo stare al passo coi tempi. Venire tra le sue mura aveva significato tornare indietro di una decina d’anni.
I primi giorni mi guardai intorno, cercando di ambientarmi nel nuovo contesto, che devo dire era bellissimo e grandioso, un bel pese, nel contesto del Bel paese, un paese dall'idioma elegante anche se un pò strascicato,  specialmente nella 'c' e la 'g',  un paese dalle linee pure ed elaganti cesellate dal San Gallo, un paese fatto di salite e di discese, sulle quali hanno camminato anche gli antichi passi degli Etruschi Poi dopo averlo osservato attentamente , me ne innamorai senza riserve di un amore che perdura anche oggi, anche se, come ho già detto, non mi piace più come prima e non trovo più in lui la suggestione degli anni andati.............ma forse sono io che sono cambiata........
La perdita di identità di un luogo è brutta come quella di una persona. Non si può snaturare la personalità per diventare qualcosa di altro, neanche per diventare qualcosa di meglio. Oggi anche da noi tutto è prevedibile, niente è lasciato al caso o alla bizzarria della natura, tutto è impostato, etichettato e purtroppo reso conforme  a cento altri luoghi come questi! 
Ma indietro non si torna mai e in me resta il ricordo di quello che una volta era il mio paese, dei suoi personaggi caratteristici, ricordo che cerco di tramandare ai miei figli, non so se con successo o no, ma con impegno senz'altro.

(Tratto da 'Fore di cappero')


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