Chi uccide la poesia
nel cuore dell'uomo,
è come la tenebra che cattura
la luce del giorno,
è come l'eclisse
che oblitera il sole.
Non è ancora il tempo della notte.
Ora è il momento dei colori,
che tingono di rinnovata vita
il mondo, là, oltre la mia siepe.
Ora è il momento dei profumi,
che aiutano a riprendere la strada
di una nuova primavera.
Quante primavere ormai passate!
Quante ne arriveranno? chissà?
importa solo che il tempo nuovo
ritrovi la poesia dentro il mio cuore.
E' quella che mi fa vivere,
mi fa sperare, mi spinge a dare.
Verrà la notte, ma non ancora.
Non ora!
Chi uccide la poesia
nel cuore dell'uomo,
è tenebra, ma è poca cosa
non prevarrà,
perche sa che come il sole
riporta la luce
fin dal primo mattino della vita
così riporta la poesia nel nostro cuore,
poesia eterna come l'Eternità.
Forse l'ho già messa in qualche altro post , questa poesia, che tra tutte quelle che ho scritto, è una delle mie preferite, perché io ho bisogno di poesia, proprio come dell'aria che respiro. E questo non da ora, da sempre, da quando ero bambina e la mia poesia erano i miei giocattoli e le storie fantastiche che mi raccontava il mio babbo.
I periodi in cui se ne era andata, o forse io l'avevo cacciata pensando che non servisse a niente, o che addirittura fosse deleteria, sono stati i più bui della mia vita. Quando è tornata, dapprima timidamente, dentro di me , l'ho accolta con la gioia,che viene quando, dopo una separazione, ci si ritrova per continuare qualcosa che si era fermato e pensavamo non poter più finire perché gli ingranaggi non giravano più.
Amo la poesia e la sensazione che mi fa provare,...... quella sensazione che ritrovo nei quadri di Chagall. Io potrei essere benissimo uno dei suoi personaggi, una di quelle donne che volano a mezz'aria, portandosi dentro il cuore tutto ciò che lasciano sotto di sé e cercando allo stesso tempo l'infinito che le sovrasta e al quale tendono........con la consapevolezza che le persone che amo e che stanno con i piedi ben piantati in terra, mi danno una mano a non farmi superare quella linea che separa la poesia dall'incoscienza.
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