Ieri, mio malgrado ho sentito alcune parole concitate scambiate tra un ragazzo e una ragazza......o meglio era lui che intimava lei:"Non devi mai più rivolgere la parola a quei ragazzi....capito? Te lo proibisco" Fortunatamente mi sono resa subito conto che i tempi sono cambiati, perché lei gli ha fatto una bella risata in faccia e gli ha risposto sicura di sé: "Tu che cosa? ....proibisci?....ma va al diavolo!"
E mi è tornato in mente che per me invece tanto, tanto tempo fa andò tutto in maniera diversa.....................
Nel giro di un anno mi ritrovai senza amici. Le mie
amicizie erano per lo più maschili, perché mi sono sempre trovata
bene con i ragazzi, ma non avevo fatto i conti con la gelosia del
mio ragazzo. Cominciavo a fare la conoscenza con un sentimento che fino a quel
momento mi era stato completamente estraneo. Non ero mai stata gelosa
di nessuno, però forse sì, a pensarci bene. Da bambina ero stata
gelosa dei miei giocattoli, perché volevo bene ai miei giocattoli.
Interpretai quindi la gelosia di Luca come una dimostrazione
altissima di bene, e convinta che fosse una cosa giusta mi impegnai a
diventare gelosa anch’io. “Tu non devi parlare con nessuno” mi
diceva lui. “Allora neanche te lo devi fare” ritorcevo io. Fu
così che piano piano, quasi senza accorgercene cominciammo a
isolarci, finché ci ritrovammo completamente soli. Quale errore
madornale! Ma allora non lo capivo. Stavo bene insieme a lui e mi
pareva di non aver bisogno di nessun altro. Come mi pareva giusto in
un momento in cui tutte le ragazze cominciavano a portare le
minigonne, mettermi delle ridicole gonne lunghe quindici centimetri
sotto il ginocchio, e negarmi i più semplici piaceri della
civetteria femminile, fino a ridurmi a un essere slavato senza
nessuna bellezza, solo perché lui voleva così.
“Tu devi piacere solo a me” mi diceva il mio ragazzo
e io , chissà perché ero contenta.
Il tempo passava così, e passavano gli anni. Arrivai in
quarta magistrale e arrivò un ragazzo nuovo nella mia classe. Si
chiamava Giulio. Era alto, carino, simpatico.
Non mi innamorai di lui. No! Ma con lui ritrovai la
voglia di essere una ragazza come tutte le altre.
“Ma guardati allo specchio” mi diceva “Non vedi
che occhi belli che hai? E poi hai una bocca deliziosa”
“Ma falla finita” gli rispondevo io. Però cominciai
a guardarmi di più allo specchio, cominciai a pettinare i miei
capelli in maniera più femminile e più che altro cominciai a
sorridere di più, ad essere più allegra. Poi feci una cosa della
quale provo vergogna anche ora. Cominciai a chiedere alle mie
compagne di classe ombretto e rimmel, e un po’ alla volta mi
truccai gli occhi e mi passai un po’ di fard nelle guance. Ero
carina davvero! Perché non me ne ero resa conto prima? Trovai
l’espediente di arrotolarmi le gonne al punto vita, in modo che mi
si scorciavano di quindici centimetri e così mi sentivo più uguale
alle altre ragazze. Poi, finite le lezioni, cinque minuti prima che
suonasse la campanella, andavo in bagno, mi lavavo, mi ritiravo giù
le gonne e uscivo da scuola andando incontro a Luca che tutti i
giorni passava a prendermi, e il tutto senza l’ombra di un rimorso.
La mia vergogna sta nel fatto di non avere avuto il coraggio delle
mie azioni, di non aver saputo dire al mio ragazzo: “Senti io
voglio fare così, perché non sto facendo niente di male. Se ti va
bene, bene, altrimenti affari tuoi”. Magari l’avessi fatto. Forse
la nostra vita sarebbe andata tutta in un altro modo! Giulio, inutile
dirlo, ora mi veniva dietro ancora di più. “Ma ti rendi conto che
non è il ragazzo per te, che sei completamente diversa da come ti
vuole lui, lo vuoi capire che io ti voglio bene, ti vuoi svegliare si
o no?”
Non mi svegliai. Volevo bene a Luca non a Giulio.
Glielo dissi e rimasi esterrefatta quando in classe davanti a tutti,
professore compreso, Giulio si mise a piangere in maniera convinta e
di effetto. Mi sentii un essere spregevole. Avevo fatto del male a
un’altra persona, senza volerlo, è vero, ma il risultato comunque
era quello. Ciò nonostante, neanche per un momento pensai che la
decisione che avevo preso non fosse quella giusta.
Qualcosa dentro di me, però era cambiato per sempre,
anche se con tutte le mie forze non volevo riconoscerlo. Del resto
l’ultimo anno della Magistrali, oltre a rendermi consapevole della
mia nuova immagine, mi aveva fatto anche capire quanto stavo bene
insieme agli altri, quanto mi piaceva ridere, divertirmi. Me ne ero
accorta specialmente, quando in un impeto di ribellione, avevo deciso
di partecipare alla gita scolastica che quell’anno veniva fatta a
Napoli e Pompei.
“Tu non ci vai” mi aveva detto Luca “Te lo
proibisco”
“Invece io ci vado. E’ l’ultimo anno che passo con
i miei compagni di classe, non c’è niente di male. Lo fanno tutti.
Anche tu vai in gita con la tua scuola. Non vedo perché non dovrei
farlo io!”
La gita fu bellissima, o da per lo meno a me apparve tale.
Via via che il pullman si allontanava dal paese, mi sentivo
invadere da un senso di libertà che non avevo mai provato, che mi
riempiva di euforia e anche di spavento. Mi lasciò comunque tante
sensazioni così forti che anche oggi, quando ripenso a quei giorni
spensierati, qualcosa dentro di me si scioglie, e riesco ancora
vedermi come ero allora. Una ragazza che in riva al mare, vicina al
suo professore preferito, allargò le braccia e offrendosi al vento e
alla risacca marina, dichiarò il suo amore alla vita con queste
parole:” Vorrei che questo attimo durasse un’eternità”.
Invece tornammo a casa e per me cominciò un periodo
terribile.
(Da Fiore di Cappero)
Ma quanto è brutta la gelosia! Ma è anche qualcosa di molto peggio. E' stupida!
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